Festa del cinema di Roma

Festa del Cinema Roma: in sala “La casa degli sguardi” diretto da Luca Zingaretti

foto Duccio Giordano
25 Ott 2024

di Sergio Perugini

Il difficile mestiere di essere genitori. Ma anche di essere figli. Di questo ci parlano due titoli forti alla 19ª Festa del Cinema di Roma. Anzitutto “La casa degli sguardi”, opera prima di Luca Zingaretti che porta sullo schermo un testo di Daniele Mencarelli: è la storia del ventenne Marco, inghiottito dalla vertigine della bottiglia, che grazie a un lavoro come addetto alle pulizie presso l’Ospedale Bambin Gesù forse avrà la possibilità di cambiare rotta, di salvarsi e salvare il rapporto con il padre. Dolente, intenso, marcato da tenerezza. Zingaretti firma un film misurato che commuove.

“La casa degli sguardi”

“È il mio primo film come autore e regista. (…) Un film che parla di genitori e figli e della capacità di stare, come atto di amore più puro. È un film sull’amore e l’amicizia, che possono farti ritrovare la strada di casa. (…) Un film sulla vita, dove c’è sempre un motivo per resistere, sulla speranza e sulla capacità dell’uomo di risorgere”. Così Luca Zingaretti, presentando la sua opera prima come regista (in Tv ha portato a termine gli ultimi episodi de “Il Commissario Montalbano”). È “La casa degli sguardi”, adattamento dell’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, di cui Zingaretti è autore del copione insieme a Gloria Malatesta e Stefano Rulli. Un viaggio padre e figlio segnato dallo smarrimento di quest’ultimo tra male di vivere e una dipendenza dalla bottiglia che lo svuota e lo trasforma. Un cammino di riparazione, lento e sofferto, che passa per ripetute cadute, faticosi tentativi di risalite e soprattutto per la presenza di un padre che con amore silenzioso e costante non smette di sperare.Prodotto da Bibi Film, Clemart, Rai Cinema, Stand By Me e Zocotoco, sarà nei cinema nel 2025 con Lucky Red.

La storia

Roma, oggi. Marco è un ventenne che soffre per la perdita della madre e fatica ad avere un dialogo con il padre. Si è chiuso in se stesso, allontanando amici e fidanzata; compone poesie ma non trova il coraggio di condividerle. Riesce solo a bere fino a stordirsi. Un giorno il padre gli procura un posto come addetto alle pulizie in una cooperativa presso l’Ospedale Bambin Gesù. Per Marco sulle prime è una sfida difficile, perché scostante e desideroso di tornare alla bottiglia; piano piano inizierà ad aprirsi con i colleghi e i piccoli pazienti della struttura, che lo faranno sentire di nuovo amato…

La casa degli sguardi- foto Duccio Giordano

Zingaretti dirige un film duro e potente. Il diario di bordo di una caduta nelle pieghe della disperazione di un ventenne che non trova stimoli nel futuro. Un vinto per troppo dolore, che si nega ogni talento e possibilità. Uno smarrimento che genera sofferenze al giovane e per riflesso anche al genitore, che gli rimane a fianco con ostinazione e resilienza, sfidando spesso lo sconforto. “La casa degli sguardi” descrive la caduta nel vuoto di un giovane uomo – un po’ come la serie “Tutto chiede salvezza” sempre da un romanzo di Mencarelli –, che si sente perso e fatica a rimettersi in partita con la vita. Zingaretti governa il racconto con misura e prudenza, non scivolando mai nel melodramma o nel melenso, ma descrivendo la traiettoria padre-figlio in maniera credibile e composta, toccante. Si veda la scena finale, sussurrata, di grande raffinatezza. Ottimi gli interpreti, a partire da Zingaretti e Gianmarco Franchini. Bene anche i comprimari Federico Tocci, Chiara Celotto, Alessio Moneta, Riccardo Lai e Filippo Tirabassi.

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