Incontro con Milad Fatouleh, cantante cristiano-palestinese che domenica 22 sarà a Taranto
In concerto avrà luogo nella cattedrale San Cataldo, accompagnato dai bambini del coro parrocchiale
Può la musica essere uno strumento di pacificazione? Con la sua immediatezza e freschezza può certo parlare a tutti nello stesso modo, superare gli ostacoli materiali. È quello che spera Milad Fatouleh, cantante e musicista cristiano-palestinese che fa della musica la sua missione. Nei prossimi giorni sarà a Taranto, dove, domenica 22 dicembre, terrà – con ingresso libero – un concerto nella Cattedrale San Cataldo, accompagnato dai bambini del coro.
La sua è una storia particolare, che a lui stesso chiediamo di raccontarci.
Nel 2004, in occasione della 47ª edizione dello Zecchino d’Oro, su sollecitazione del francescano padre Ibrahim Faltas, della comunità di Gerusalemme, giunsi in Italia, a Cassano Murge, ospite di una famiglia di Cassano, la cui figliola partecipava quell’anno alla competizione. Anch’io vi partecipai, dunque, con la canzone “Una stella per Betlemme”. Le nostre mamme divennero amiche, anzi di più: sorelle. Così, quando nel 2006 ci fu la seconda Intifada, decidemmo di tornare in Italia e di trovare lavoro. Con i miei genitori e le mie sorelle siamo rimasti a Cassano, per lavorare e studiare.
Poi, qualche anno fa, hai deciso di tornare.
Sì. La Palestina era sempre viva nel mio cuore e il pensiero che i cristiani palestinesi, che da sempre vivono nella regione, diminuivano drasticamente per le difficoltà crescenti, mi ha dato la spinta. Padre Ibrahim mi ha offerto la possibilità di insegnare musica ai bambini e io ho colto l’occasione con slancio. I cristiani sono sempre stati fondamentali nella Terra Santa e da sempre riescono a vivere dignitosamente nella loro terra, nonostante tutto. Ma la guerra in atto ha bloccato tutto, ha portato morte e distruzione. Tutte le attività si sono fermate e io sono tornato a Cassano, per cercare di diffondere un segno di speranza, soprattutto per i cristiani che ormai sono sempre meno. La Palestina, Gerusalemme, Betlemme non sono le stesse senza la comunità cristiana.
Ma è possibile una pacificazione secondo te? Parlare di due popoli due stati è ancora realistico o solo un’utopia.
Sarebbe la cosa più giusta. Ma dal 7 ottobre tutto si è interrotto. Le nostre comunità vivevano soprattutto di turismo, che era la maggior fonte di reddito. Ma da allora tutto si è fermato. Molti palestinesi avevano il permesso per andare a lavoro a Gerusalemme, ma ora non più. Betlemme è un deserto. Quando due settimane fa il patriarca è stato a Betlemme per l’inizio dell’avvento, non c’era nessuno. Per motivi diversi, ma sempre riconducibili alle guerre, i cristiani di Palestina, Libano, Siria stanno soffrendo terribilmente e rischiano di scomparire.
La canzone che portasti allo Zecchino d’oro era molto bella. Chi era l’autore? E chi scrive i brani che proponi, oggi che hai 28 anni?
Si trattava di una canzone araba che parlava della speranza da coltivare insieme, che è stata tradotta in italiano per l’occasione. Le canzoni che canto oggi le scriviamo insieme a un gruppo di amici che collaborano con me. A Taranto, assieme ai bambini della Cattedrale, proporrò canti natalizi compreso, naturalmente “Una stella per Betlemme”.

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Fin qui la testimonianza di Milad che, pur da noi sollecitato, preferisce non parlare della guerra che sta sconvolgendo la Palestina, su tutti i fronti, e che sta massacrando il popolo palestinese. Neanche dei rapporti con i musulmani con i quali, ammette, si conviveva da sempre.
Ma è fin troppo evidente che l’attenzione internazionale verso lo sterminio dei palestinesi è assolutamente insufficiente e, quindi, in parte connivente con la violenza che non è certo nascosta ma persino propagandate e, da alcune fonti, viene descritta come una Guerra Santa. Non si può neppure nascondere che in buona parte dell’Occidente, ma anche nel nostro Paese, sopravvive un’ostilità di connotazione razziale verso tutti gli arabi, ivi compresi i cristiani.
Non possiamo dimenticare quello che avvenne nel 2015 ad Abbiategrasso, alle porte di Milano. Qui, l’istituto “Umberto e Margherita di Savoia”, per il tradizionale spettacolo di Natale, aveva in programma di far cantare ai bambini canzoni sul tema della pace. Oltre a brani di Vasco, Povia e dei Modà c’era anche “Una stella a Betlemme”, proprio quella di Milad. Ebbene, questa decisione fece infuriare la Lega, che parlò di un “affronto” ai cristiani. Il responsabile locale della Lega nord, Marcantonio Tagliabue, così dichiarò rivolgendosi al preside dell’Istituto: “Ritengo che comportandosi in questo modo, lei alimenta ulteriormente le divisioni tra italiani di fede cristiana e gli stranieri di altre religioni”
Con evidente ignoranza e palese razzismo i rappresentanti di quel partito non si accorsero neppure che la canzone era stata presentata da un cristiano, ma forse per loro saperlo non avrebbe fatto nessuna differenza!

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