Diocesi

L’omelia di mons. Ciro Miniero per la chiusura dell’istruttoria diocesana del Servo di Dio Pierangelo Capuzzimati

24 Gen 2025

Riportiamo qui di seguito l’omelia integrale di mons. Ciro Miniero, pronunciata venerdì 24 gennaio nella parrocchia Maria Santissima Assunta, durante la celebrazione eucaristica per la chiusura dell’istruttoria diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Pierangelo Capuzzimati.

 

La diretta della celebrazione eucaristica sul canale YouTube di TeletrioTV: LINK ALLA DIRETTA

 

Eccellenze Reverendissime, reverendo parroco, signor sindaco, distinte autorità civili emilitari, sacerdoti, diaconi, religiose e religiosi, fratelli e sorelle, oggi è un giorno speciale per la nostra Chiesa Particolare, per la comunità di Faggiano, per la famiglia Capuzzimati poichè si chiude l’istruttoria diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Pierangelo Capuzzimati, per consegnarla al Dicastero delle Cause dei Santi in vista della sua beatificazione. Ringraziamo insieme il Signore per Pierangelo, per la sua straordinaria testimonianza cristiana e per aver concesso a molti la gioia di conoscerlo e di incontrarlo. La Parola di Dio che è stata proclamata ci introduce nel contesto spirituale per comprendere il significato dell’evento che stiamo celebrando, partendo dalla centralità di Cristo, sommo sacerdote e mediatore della nuova alleanza che ci chiama a seguire le sue orme, rivolgendo il suo invito agli apostoli i quali liberamente accolgono il suo appello e vanno con lui. Gesù, dunque, è all’origine della chiamata a seguirlo nella fede del santo Battesimo e nella vita di speciale consacrazione, in vista della missione dell’annuncio del Vangelo ad ogni creatura: Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare (Mc 3,13). In queste parole del Vangelo di Marco possiamo scoprire principalmente la chiamata ad iniziare un cammino di santità, espresso da due verbi: andare da lui, da Gesù e stare con lui. “Andare da Gesù” è la prima risposta del chiamato, di colui che si lascia affascinare da lui, dalla sua Parola, dal suo stile di vita, dalla sua santità che esprime nel suo costante dialogo con il Padre. Andare da Gesù richiama la scelta del mercante di perle preziose che, trovatane una di grande valore, vende tutto per possederla. Quella perla di grande valore è Gesù, la vera ricchezza della vita. La seconda risposta alla chiamata è la decisione “di rimanere con lui”, con Gesù, condividendo la sua vita e le sue scelte, vuol dire essere sempre uniti a lui come il tralcio alla vite, in modo perenne.

Fonte: Diretta Teletrio tv

La chiamata alla santità è universale

Se per costituire i Dodici, il primo nucleo della Chiesa, Gesù sceglie quelli che vuole, per il cammino di santità chiama tutti, poiché a tutti dice: Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48).

Il Servo di Dio, Pierangelo Capuzzimati, risponde alla chiamata del Signore, vive la sua esperienza di fede da adolescente, la vita sacramentale, si nutre della Parola di Dio, facendo tesoro dell’educazione cristiana ricevuta nella sua famiglia, maturando la convinzione che i cristiani siano chiamati a dare testimonianza autentica, secondo lo spirito del Vangelo.

I tratti della vita di Pierangelo sono semplici ed essenziali: nasce a Taranto il 28 giugno 1990, ma vive qui, a Faggiano con i genitori Angelo e Giuseppina; dopo di lui, nasce la sorella Sara. Di carattere tranquillo e riflessivo, sorprende insegnanti e familiari per la sua sete di conoscenza. Nell’estate del 2004, gli viene diagnosticata una forma di leucemia. Interpreta la malattia come un’occasione per meditare ancora di più e per sentire Gesù come un vero amico. Intanto prosegue gli studi, anche da autodidatta. Muore il 30 aprile 2008, due mesi prima di compiere diciott’anni. Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero cittadino di San Giorgio Jonico. Il 26 aprile 2018, la Santa Sede concede il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione.

Pierangelo crede nei valori fondamentali della vita cristiana, e si interroga su che cosa lascerà alle  future generazioni una società priva di valori, di modelli umani veri e trascinanti. Manifesta convinzioni che vanno al di là della sua età: parla di unità della famiglia, di integrazione, di collaborazione e di incontro tra i popoli e tra le culture, e di solidarietà. Questo pensiero di respiro universale, trova una sua concreta risonanza in ciò che quotidianamente vive. Nella lettera al suo primo donatore, a Natale 2005, afferma che “quello dell’aiuto è forse il più solido pilastro di una retta condotta morale in una società così superba, spregiudicata ed egoista; una necessità interiore che porta a sentirsi vivi o importanti solo attraverso l’aiuto offerto al prossimo, sia per seguire un precetto cristiano, sia per ascoltare una propria spinta intima. Spero quindi che lei abbia la piena coscienza di ciò che il suo atto ha significato per un essere umano e per tutta la famiglia…”. Nel 2009, esprime il desiderio di avere l’onore di partecipare, con la famiglia, all’udienza papale del mercoledì, non per semplice curiosità, ma con spirito di fede. Successivamente, scriverà che l’incontro con Sua Santità è un evento gioioso ed emozionante e, nello stesso tempo, è un bisogno, una conferma, un aiuto, una spinta per proseguire quel cammino. Scrive: “Quindi, ulteriormente motivato da questa necessità, mi permetto anche di chiedere di valutare se sia possibile ottenere un incontro più ravvicinato con Sua Santità, per poter così meglio cogliere tutta la forza e la dolcezza di uno sguardo, di una parola sussurrata o di un’amorevole stretta di mano. Questa lettera è dettata dall’esigenza e dal battere di un cuore che trova già nello scriverla un piacere ed uno sfogo quasi simili a quelli che, forse, un giorno, spero lo inonderanno, quando la stessa sarà esaudita e dirsi allora felicemente appagato e migliore. Sicuramente si sentirà un cuore ancora più forte e difeso dai pericoli, dagli ostacoli, dalle tentazioni e dai rovi che incontrerà lungo il suo irto sentiero”. Emerge, ancora una volta, una fede fatta non di devozioni, espressioni infantili o di tradizionalismo, ma una fede che sa esprimere le proprie ragioni. Da questi scarni cenni, si evince la statura spirituale di Pierangelo che segue Cristo e lo considera suo unico modello di vita, per cui la sua fama di santità è data dalla sua scelta radicale per lui, per la Parola, per il Magistero e per l’esercizio delle virtù.

Il giovane fin dai primi momenti della sua malattia, vede in essa un progetto di Dio, e si abbandona totalmente al suo “Amico” Gesù. La sua testimonianza genera alla fede molti di coloro che ha intorno, iniziando dalla sua stessa famiglia. Il suo percorso spirituale, nella sua interezza, è conosciuto solo da Dio. E questa preziosa componente, appena intuita anche da chi gli è vicino, si disvela completamente solo negli ultimi giorni della sua vita terrena. Quella stessa fede, già presente in lui fin da tenera età, cresce e si sviluppa a tal punto da divenire per lui forza e sostegno nelle travagliate giornate. Diventa chiaro come la serenità, sempre presente sul suo volto anche nei momenti più difficili, siano frutto della fiducia e dell’abbandono in Cristo.

Pur nella fragilità umana, portatrice di paure e incertezze, la fiducia e l’amore per Lui, suo “Amico” come ama ripetere, sono talmente grandi al punto da condurlo ad affermare che la sua malattia è da considerarsi un “dono”, parte di un “progetto divino che le nostre menti troppo piccole non possono capire”.

Quella di Pierangelo non è una spiritualità intimistica, un fatto suo personale, poiché si sente pienamente inserito nella realtà della Chiesa che ama così com’è. La ama, come la ama Cristo quale sua sposa e per la quale aveva dato tutto se stesso.

Nell’Esortazione apostolica Gaudete et Exultate, papa Francesco ci parla di alcuni aspetti della chiamata alla santità che sono grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo, realizzati da Pierangelo nella sua breve esistenza e cioè: rimanere saldi in Dio; vivere con gioia e senso dell’umorismo perché ci sono momenti duri, tempi di croce; spendere la vita al servizio di Dio con audacia e fervore; vivere il cammino verso la santità nella comunità; condividere la Parola e celebrare insieme l’Eucaristia per realizzare pian piano una comunità santa e missionaria; pregare con costanza e fiducia, poiché la preghiera rappresenta la risposta del cuore che si apre all’incontro con Dio a tu per tu, dove è possibile ascoltare la sua soave voce e discernere, alla luce dello Spirito, le vie di santità che il Signore ci propone. Per ogni discepolo è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui, sempre. Dio si riversa nella nostra storia di vita, pertanto la nostra preghiera è ricca di memoria.

Oggi la nostra Chiesa di Taranto con gioia conclude l’istruttoria diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Pierangelo Capuzzimati, un traguardo importante che ci invita a riflettere sulla sua testimonianza di fede e a seguire il suo esempio di generosità e di speranza. La sua capacità di affrontare la sofferenza con fede e serenità ci riempie di ammirazione e ci invita a coltivare la nostra relazione con Dio.

Come pastore della diocesi di Taranto, indico Pierangelo come esempio di santità vissuta per tanti giovani come lui, affinché si lascino afferrare da Cristo e lo considerino la perla più preziosa della propria vita. A tutta la comunità diocesana rivolgo la mia viva esortazione a pregare affinché Pierangelo, se la Provvidenza di Dio così desidera, possa essere iscritto nell’albo dei Santi. Ringraziamo il Signore e la Vergine Maria per il dono di Pierangelo e impegniamoci a vivere il Vangelo con il suo stesso entusiasmo.

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