Archeologia

Penelope: la grande mostra al MarTa Ne parliamo con Stella Falzone

20 Feb 2025

di Silvano Trevisani

Il prossimo 8 marzo sarà un’occasione privilegiata, per Taranto, per dare alla festa della donna un sapore particolare, intriso nella bellezza e nella storia.

Si inaugura, infatti, in quella data, la tappa tarantina della grande mostra su Penelope che nelle scorse settimane è stata allestita a Roma, nel Parco archeologico del Colosseo: Tempio di Romolo (Foro Romano) e Uccelliere farnesiane (Palatino). La mostra, curata da Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni si propone di ripercorrere il mito e la fortuna della figura di Penelope attraverso i secoli e fino ai nostri giorni, partendo dalla remota età in cui affondano i poemi omerici, e seguendo nel tempo due tradizioni ugualmente potenti: quella letteraria e quella legata alla rap presentazione visiva e iconografica.

Agli scavi archeologici al Palatino ha lavorato per molti anni l’archeologa Stella Falzone, che da qualche mese è la direttrice del MarTa, il Museo archeologico nazionale di Taranto. Abbiamo colto l’occasione per intervistarla.

Come valuta il ruolo del Museo rispetto alla cultura e alla vita cittadina di Taranto?

Questa è una sensazione fortissima che ho avuto da subito e che si conferma tutti i giorni: il Museo riveste un ruolo fondamentale. Lo è stato dall’inizio sia per la funzione di tutela a cui mi sono riferita, sia per le attività divulgative. Insomma: noi siamo un collettore del passato della città e del territorio ma non abbiamo un ruolo passivo, nel senso che non siamo solo i custodi. Il nostro compito, e che io mi impegno a svolgere, è di riposizionare il Museo all’interno di una mission culturale, che vuole muovere da esso ed entrare nel territorio. Attraverso iniziative, partecipazioni, presentazioni creare quel tessuto connettivo che gli dia senso. Perché non vive per se stesso ma è in funzione dei visitatori e del ruolo educativo che riveste.

Quindi, per me è molto importante che riscopra la dimensione di centro propulsivo di idee, di dibattiti, di discussioni e che offra sempre di più i percorsi consapevoli di una collezione e sempre più accessibili, in termini non solo fisici ma anche cognitivi. Dobbiamo rendere accessibili il Museo e i suoi contenuti

Ecco. Il Museo, a parte della sua fondazione, ha avuto diversi allestimenti funzionali alle strategie del momento. L’attuale allestimento, che ha poco più di quindici anni, risponde all’idea di percorso storico. In passato, invece, si esaltavano le tipologie di reperto dando molto spazio agli “Ori”. Si è molto discusso dell’allestimento attuale. Ritiene che il percorso espositivo attuale è sempre valido?

Sì. il Museo così com’è è la creazione di grandi studiosi che hanno saputo restituire, anche attraverso la collezione, la storia della città. Il nostro percorso all’interno del Museo non è concepito per oggetti o per tesori. Questi ci sono e certamente focalizzano l’attenzione del visitatore, però noi dobbiamo restituire il reperto all’interno di una dinamica e di un dinamismo storico. Io ho trovato un allestimento che amo molto. Lo stiamo implementando, siamo creando nuovi spazi per le mostre temporanee, però per me ha un grandissimo significato l’ultimo allestimento. Perché restituisce il senso di una connessione con la città.

Perché ogni oggetto, anche importante che proviene da una delle tombe della città, che rappresentano il più grande bacino di rinvenimento dei reperti, non viene presentato nella sua singolarità ma nel suo contesto. Questa lettura e analisi dei contesti e degli oggetti è quello che ci restituisce il senso della mentalità antica, che creava connessioni tra gli oggetti. Si abbandona l’idea di spettacolarizzare il singolo elemento in favore di una lettura integrata di tutte quelle che sono le componenti, siano esse di un corredo tombale o di un deposito votivo. Perché noi dobbiamo raccontare cosa c’era dietro quella scelta nella realizzazione e nella collocazione di quell’oggetto nella posizione in cui è stato trovato.

A proposito di mostre temporanee, il Museo ospiterà presto, quindi, una grande mostra dal significato molto particolare.

Sì, noi siamo molto felici perché l’8 marzo inauguriamo una mostra importantissima su Penelope: è la seconda tappa nazionale di una mostra che è stata realizzata nella Capitale, al Parco archeologico del Colosseo. Ma noi la ospitiamo con una rivisitazione completamente tarantina. Abbiamo aderito a quel progetto, che riteniamo molto interessante e accattivante,, ma lo abbiamo fatto nostro com’è giusto che sia per un museo importante come quello di Taranto.

In che modo?

Diversificando l’allestimento attraverso la valorizzazione di reperti presenti nelle collezioni museali, molto ricche, com’è ovvio, di riferimenti alla mitologia greca e alla figura femminile. Dando così una nostra lettura di questo personaggio che permea tutta la cultura occidentale, e non solo.

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