Nuova collocazione dei Santi Medici, nel santuario in città vecchia

Grande commozione ha suscitato nei numerosi presenti giovedì sera nel santuario di Santa Maria di Costantinopoli (in città vecchia) la cerimonia di inaugurazione della nuova collocazione delle statue dei Santi Medici, Cosma e Damiano. Queste ultime, infatti, sono state posizionate in alto sull’altare santuario, in una teca dai colori chiari, che altro non è che quella che precedentemente le ospitava a lato del presbiterio, ora opportunamente restaurata e meglio disposta. I simulacri, portati in processione per i vicoli ogni 26 settembre, hanno come sfondo dei panneggi bianchi, che presto saranno sostituiti da un fondale con i colori maggiormente idonei.
Desta curiosità, nei pressi dell’altare, il ritorno della tela bifronte, restaurata oltre vent’anni fa, raffigurante da un lato la Madonna di Costantinopoli e dell’altro la stessa Vergine accompagnata dai ‘nostri’ santi.
Il tutto si deve all’impegno della confraternita di Santa Maria di Costantinopoli (commissario arcivescovile, cav. Antonio Gigante) e alla generosità di numerosi benefattori.
La chiesa è stata inoltre arricchita dalla statua della Madonna di Lourdes, proveniente dalla cappella del Santissimo Sacramento della basilica cattedrale, e dalla croce astile in legno, realizzata ad Ortisei, dono personale di mons. Emanuele Ferro, parroco della città vecchia. Quest’ultimo, dopo la benedizione alle immagini, ha poi celebrato la santa messa, sottolineando nell’omelia come la chiesetta, sebbene priva di un certo pregio artistico, ha una storia di pellegrinaggi e miracoli attestata dai numerosi ex voto, insieme a biglietti di ringraziamento, targhe e fotografie di persone beneficate dai santi.
La data di costruzione del tempio di via Di Mezzo è incerta e senz’altro è posteriore al decimo secolo dopo la ricostruzione della città ad opera dei bizantini. Inizialmente la chiesetta – ha spiegato don Emanuele – era costituita da un’umile stanzetta di una casa, assumendo le dimensioni attuali grazie all’inglobamento di vicine abitazioni, effettuata a partire dal 1500, come risulta dai verbali della visita dell’arcivescovo mons. Lelio Brancaccio. Nonostante questo, il santuario mantiene un certo fascino che avvertono anche i visitatori da altre città, quasi visibilmente depositario della memoria storica dei tarantini. La chiesetta, ha ricordato il celebrante, sin dalla riapertura, nel 2020, ha mantenuto il suo ruolo di presidio di legalità di propulsore di fede in una zona fra le più nascoste dell’Isola.
Al termine della celebrazione i presenti hanno partecipato un momento di convivialità nell’attiguo largo Fuggetti, degustando zeppole e chiacchiere di Carnevale.
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