Una fede che si racconta: il Giubileo dei missionari digitali

Un nuovo modo di fare missione per una Chiesa sempre più vicina ai giovani, in grado di riconoscere i segni dei tempi e di farsi luce nel mondo: con questo obiettivo si è aperto ieri, lunedì 28, a Roma, il primo Giubileo dei missionari digitali; un evento storico che riunisce influencer, blogger, comunicatori, impegnati quotidianamente nell’annuncio del Vangelo nel mondo digitale.
L’evento, promosso dal Dicastero per l’evangelizzazione e dal Dicastero della comunicazione, si inserisce nel più ampio contesto del Giubileo dei giovani: una settimana dedicata interamente a loro, protagonisti e pellegrini di speranza.
Circa 1700 missionari digitali e influencer cattolici, religiosi e laici, provenienti da 75 paesi in tutto il mondo, hanno raggiunto Roma per l’occasione, segno di un digitale che non è più una dimensione a sé stante, bensì un ambito in cui siamo completamente immersi, ed è possibile annunciare il Vangelo con autenticità e creatività; un ambiente in cui i missionari digitali non rappresentano più figure di nicchia, ma veri protagonisti di una nuova frontiera di evangelizzazione.
Ad aprire le giornate, nell’Auditorium della Conciliazione, le parole del cardinale Pietro Parolin: “Ciò che caratterizza l’umano è la capacità di farsi delle domande, la domanda di oggi è: come il mondo digitale, che sta trasformando rapidamente le dinamiche sociali, può comunicare la fede?”. E allora – ha proseguito il segretario di Stato – bisogna partire dal presupposto che “ogni persona è un volto, non un profilo e la sua storia è sacra, non un insieme di dati. Fare nuovo l’ambiente digitale è la sfida che attende tutti voi, sentitela come la vostra missione”.

L’arcivescovo Rino Fisichella, pro prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, ha evidenziato il legame tra questo Giubileo e quello dei giovani: “Non è un caso che abbiamo scelto l’inizio del Giubileo dei giovani per dare vita al primo giubileo degli influencer: a voi la grande responsabilità di raccontare ciò che in questi giorni avviene. Questo incontro vuole essere un impegno a coniugare i contenuti con le persone, non si può fare evangelizzazione senza gli evangelizzatori, né gli evangelizzatori possono essere tali se non sentono l’urgenza di evangelizzare e di essere evangelizzati a loro volta”.
Alla luce di questi interventi, e del rapporto tra i due giubilei, abbiamo raccolto la testimonianza di una giovane influencer cattolica del territorio.
Abbiamo chiesto a Francesca, una giovane ventunenne di Grottaglie, di raccontarci il significato di questo pellegrinaggio, e qual è il motore che l’ha spinta ad avventurarsi in questo affascinante evento epocale:
“Partecipare al Giubileo, in entrambe le sue dimensioni, come giovane e come influencer cattolica, è per me un’esperienza di grazia e una risposta a una chiamata: quella a mettermi in cammino per testimoniare una fede viva, gioiosa e profondamente radicata nella vita quotidiana. Sono una giovane impegnata in parrocchia come educatrice e catechista, e amo stare con i ragazzi: ascoltarli, accompagnarli, vivere con loro l’avventura della fede in modo concreto e autentico. Per me, condividere la fede oggi significa proprio questo: essere una presenza credibile, che parla con la vita prima ancora che con le parole. E questo vale sia nella relazione diretta sia nel mondo digitale.
Oggi i social possono diventare uno strumento prezioso per raccontare la bellezza della speranza cristiana. Se usati con responsabilità e verità, possono essere luoghi in cui il Vangelo incontra le domande, i sogni e le ferite di tanti. È quello che ho imparato partecipando al progetto ‘Shine to Share’ promosso dalla Cei, insieme ad altri 99 giovani da tutta Italia. In quel percorso, che ha previsto la formazione all’Università Cattolica di Milano e un workshop creativo a Seveso, ho scoperto quanto sia importante comunicare con uno stile che unisca fede, professionalità e passione. Viaggio tanto perché credo che la fede vada cercata, custodita, ma soprattutto condivisa. E questi appuntamenti, come il Giubileo dei missionari digitali e quello dei giovani, sono per me occasioni per rinnovare lo slancio, per incontrare testimoni, per sentirmi parte di una Chiesa viva e giovane.
Nel fine settimana mi raggiungeranno anche due ragazzi della mia parrocchia: questo per me è il segno più bello. Vedere che il cammino personale può diventare invito, contagio, esperienza comunitaria. Quello che desidero è portare con me storie, volti, parole. E se possibile, lasciare anche io un seme: nei cuori delle persone che incontrerò dal vivo, e anche in quelli che raggiungerò con un post, una foto, una parola online. Perché la fede, quando è vera, si vede. E si racconta”.
Nel volto e nelle parole della giovane Francesca, si riflette il senso profondo di questo Giubileo: una generazione che non ha paura di abitare il mondo con tutte le sue contraddizioni e le sue complessità, guidata dalla fede, dalla responsabilità e da un desiderio vivo, reale di condivisione. Una missione nuova, viva, in cui evangelizzazione e modernità si fondono in un nuovo modo di essere luce e speranza per il mondo. Perché se è vero che il rischio, oggi, è quello di abbandonarsi alla solitudine e all’individualismo, questi giovani sono qui per ricordarci che il seme della speranza è ancora vivo e pronto a generare nuova vita.
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