Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, due giovani innamorati di Gesù

ph Ansa-Sir
08 Set 2025

“Oggi è una festa bellissima, per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo”: così, a sorpresa, Leone XIV ha cominciato la sua prima liturgia di canonizzazione dall’elezione al soglio di Pietro arrivando a piedi al centro del sagrato e parlando a braccio, rivolto alla distesa sterminata di oltre 80 mila fedeli affluiti già dalle prime ore della mattina. “Prima di cominciare la solenne celebrazione della canonizzazione, volevo dire un saluto, una parola a tutti voi, perché se da una parte la celebrazione è molto solenne, è anche un giorno di molta gioia”, ha detto il Papa: “E volevo salutare soprattutto tanti giovani, i tanti ragazzi che sono venuti per questa santa messa”, ha proseguito: “Veramente è una benedizione del Signore trovarci insieme, voi che siete venuti diversi Paesi. È veramente un dono di fede che vogliamo condividere”. “Dopo la santa messa, se potete avere un po’ di pazienza, spero di venire a salutare voi in piazza”, ha poi annunciato, salutando i familiari dei due beati quasi santi, le delegazioni ufficiali – a partire da quella italiana, guidata dal presidente Sergio Mattarella – , tanti vescovi e sacerdoti che sono venuti. Un applauso per tutti loro: grazie anche a voi per essere qui, religiosi e religiose, l’Azione cattolica”. “Ci prepariamo per questa celebrazione liturgica con la preghiera, col cuore aperto, volendo ricevere veramente questa grazia del Signore”, l’esortazione del pontefice: “E sentiamo tutti nel cuore la stessa cosa che Piergiorgio e Carlo hanno vissuto: questo amore per Gesù, soprattutto nell’Eucarestia, ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle. Tutti voi, tutti voi siamo chiamati ad essere santi”. Al centro dell’omelia, una sinossi incrociata delle vite dei due nuovi santi, Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, “un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per lui”.

“Entrambi, Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’adorazione eucaristica”, i tratti in comune. “Sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro”, la conclusione dell’omelia, dove lo sguardo di Leone XIV si è allargato a tutti i giovani del mondo.

“Il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio”, ha esordito Leone XIV partendo dalla domanda di un giovane come Pier Giorgio e Carlo: il re Salomone, la cui grande abbondanza di mezzi gli aveva fatto sorgere nel cuore una domanda: “Cosa devo fare perché nulla vada perduto?”. “Tanti giovani, nel corso dei secoli, hanno dovuto affrontare questo bivio nella vita”, ha attualizzato il Papa citando Francesco d’Assisi, che come Salomone era giovane e ricco, assetato di gloria e di fama, ma poi “aveva cominciato a scrivere una storia diversa: la meravigliosa storia di santità che tutti conosciamo, spogliandosi di tutto per seguire il Signore, vivendo in povertà e preferendo all’oro, all’argento e alle stoffe preziose di suo padre l’amore per i fratelli, specialmente i più deboli e i più piccoli”. “E quanti altri santi e sante potremmo ricordare!”, ha esclamato: “A volte noi li raffiguriamo come grandi personaggi, dimenticando che per loro tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto ‘sì’ a Dio e si sono donati a Lui pienamente, senza tenere nulla per sé”. Sant’Agostino racconta, in proposito, che, nel “nodo tortuoso e aggrovigliato” della sua vita, una voce, nel profondo, gli diceva: ‘Voglio te’”, l’altro esempio scelto dal Papa: “E così Dio gli ha dato una nuova direzione, una nuova strada, una nuova logica, in cui nulla della sua esistenza è andato perduto”.

Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali – l’Azione Cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la Fuci, il Terz’Ordine domenicano – e lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità”, il profilo del giovane torinese: “Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato ‘Frassati Impresa Trasporti’!”.

“Anche oggi, la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale”, l’omaggio di Leone XIV: “Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri”. “Carlo, da parte sua, ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori, Andrea e Antonia – presenti qui oggi con i due fratelli, Francesca e Michele – e poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale”, ha proseguito il Papa: “È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità”. “Tutti e due avevano una grande devozione per i santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità”, ha concluso papa Leone: “Perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti”.

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