Tavola rotonda su: “donne e lavoro” nei festeggiamenti per l’Addolorata
Nell’ambito dei festeggiamenti della Beata Vergine Maria Addolorata, venerdì 12 settembre, nel Centro San Gaetano in via Cava (città vecchia), si svolgerà la cerimonia di conferimento del premio “Cuore di donna”.
In quella occasione, in collaborazione con il Soroptimist international club di Taranto, si svolgerà la tavola rotonda sul tema: “Taranto donna e lavoro”. Dopo i saluti del priore della confraternita Maria SS. Addolorata e San Domenico, Giancarlo Girardi, interverranno: Rosa Maria Ladiana, presidente del Soroptimist club di Tarano, Filippo Linzalata, del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari “Aldo Moro”, Gemma Lanzo, giornalista socia del club. Concluderà monsignor Emanuele Ferro, padre spirituale della confraternita Maria SS: Addolorata e San Domenico.
La tavola rotonda prende spunto dallo studio “Taranto donna e lavoro” realizzato da Linzalata, nel sessantennale della fondazione del Soroptimist club di Taranto, nato nel 1965 “per iniziativa di 18 giovani donne tarantine, animate da una moderna consapevolezza del proprio potenziale e guidate dalla fondatrice, Anna Paola Albanese”, come leggiamo nella permessa al volume a firma della presidente Ladiana.
Abbiamo colto l’occasione per rivolgere a Rosa Maria Ladiana alcune domande sull’iniziativa.
Iniziamo dai sessant’anni del Soroptimist di Taranto. È sempre viva l’esigenza di “riunire” le donne in un’associazione che punti a migliorare la condizione femminile?
Direi di sì. È evidente che, dopo sessant’anni, le cose sono fortunatamente cambiate in meglio, rispetto alla metà degli anni Sessanta. Se pensiamo a cos’era il mondo delle professioni a quel tempo ci renderemo conto di quanti passi in avanti si siano fatti. Ma se le cose sono cambiate è anche per il grande lavoro svolto dalle donne e da alcune di loro che, a Taranto come in tutto il Paese, hanno tenuta viva l’attenzione attraverso il loro lavoro ma anche attraverso la continua sensibilizzazione della società, a cominciare dalle stesse donne. A questo proposito voglio menzionare soprattutto una figura, ancora attiva e trainante, qual è quella di Anna Paola Petrone, che volle fondare l’associazione a Taranto, ma che per anni è stata protagonista nella vita sociale e culturale della città e del territorio e continua ancora a esserlo. Suo un contributo al volume pubblicato. Le cose sono cambiate, quindi, basti pensare al ruolo apicale svolto dalle donne in molti settori, a cominciare dal prefetto di Taranto, che è appunto una donna. Ma a una crescita “qualitativa” del ruolo delle donne non corrisponde ancora una crescita “quantitativa”.
Nasce da qui l’esigenza di studiare la situazione della donna a Taranto?
Sì. In particolare, abbiamo voluto aggiornare lo studio che proprio le Soroptimist di Taranto vollero realizzare trent’anni fa. Nel 1995, sotto la presidenza di Elisa Sansonetti, in occasione del trentennale del club, fu proprio Anna Paola Petrone a elaborare, con la collaborazione grafica della socia Marcella Merlini Musolino, uno studio sull’evoluzione lavorativa delle donne a Taranto nel trentennio 1965-1995. Un’epoca di cambiamenti sociali importanti, ma dai risvolti ancora limitati. Trent’anni dopo ci è sembrato opportuno riprendere l’argomento e verificare come la situazione si è evoluta.
I risultati sono incoraggianti?
È sotto gli occhi di tutti il fatto che le donne sono protagoniste in professioni dalle quali fino a pochi decenni fa erano quasi escluse: medici, avvocati, infermieri, giudici, funzionari pubblici, dirigenti sono molto spesso delle donne. Significativo è il fatto che il numero delle donne che arrivano alla laurea è più numeroso rispetto a quello degli uomini. Nel 2023, ultimo anno di rilevazione da parte del Miur, si sono laureate, in provincia di Taranto, 2.357 donne e 1.686 uomini, ma se passiamo a osservare i dati dell’occupazione femminile, la situazione non è affatto positiva. Sia per i settori a prevalente lavoro femminile che per il numero di occupati.
Ma ci sono anche settori creativi in cui le donne si rendono protagoniste?
Sì, in particolare nel settore dell’impresa culturale, e soprattutto questo avviene nella provincia di Taranto, come dimostra il contributo che allo studio ha fornita la nostra socia Gemma Lanzo, quasi in controcanto rispetto a quello che accade non solo in Italia ma anche a livello europeo.
La vostra associazione si ritaglia, quindi, ancora un ruolo di servizio. Quante sono le iscritte?
Attualmente sono venticinque. Non molte ma tutte impegnate a dare il nostro contributo e ad aggiornare la nostra composizione aprendo alle giovani professioniste e creando un incrocio di età che possa essere garanzia per il futuro.
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