Angelus

La domenica del Papa – Il grido dei poveri

ph Vatican media-Sir
17 Nov 2025

di Fabio Zavattaro

“Ascoltare il grido dei poveri”: è molto più di un invito che papa Leone XIV rivolge ai capi degli Stati, ai responsabili del mondo. È un vero appello a cambiare prospettiva perché “non ci potrà essere pace senza giustizia e i poveri ce lo ricordano in tanti modi, con il loro migrare come pure con il loro grido tante volte soffocato dal mito del benessere e del progresso che non tiene conto di tutti, e anzi dimentica molte creature lasciandole al loro destino”.

Nella giornata in cui si celebra il Giubileo dei poveri, continuando la scelta voluta da papa Francesco, Leone XIV ricorda che tante “povertà opprimono il nostro mondo! Sono anzitutto povertà materiali, ma vi sono anche tante situazioni morali e spirituali, che spesso riguardano soprattutto i più giovani”. Ma c’è un dramma che attraversa tutte le povertà, la solitudine che ci sfida “a guardare alla povertà in modo integrale, perché certamente occorre a volte rispondere ai bisogni urgenti, ma più in generale è una cultura dell’attenzione quella che dobbiamo sviluppare, proprio per rompere il muro della solitudine”.

C’è Francesco, ma c’è soprattutto Paolo VI nelle parole che Leone pronuncia all’omelia nella basilica vaticana di San Pietro. Montini con la sua enciclica Populorum progressio, 1967, aveva parlato di sviluppo nuovo nome della pace, dell’urgenza di affrontare in modo organico il problema del sottosviluppo perché, scriveva, “i popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La chiesa trasale davanti a questo grido d’angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello”.

Per la celebrazione, San Pietro è insufficiente per accogliere tutti, e moltissimi sono rimasti in piazza e assisteranno alla messa dai maxischermi; a loro il Papa dal sagrato dice: “vi ringrazio per la vostra presenza, la basilica diventa un po’ piccola”. Con 1.300 di loro e una cinquantina di transessuali si fermerà poi al pranzo nell’aula Paolo VI, organizzato dalla San Vincenzo.

Ascoltare i poveri, dunque, chiede Il vescovo di Roma, in un tempo in cui scenari di guerra “presenti purtroppo in diverse regioni nel mondo, sembrano confermarci in uno stato di impotenza”. Se Francesco a Lampedusa aveva parlato di globalizzazione dell’indifferenza, Leone parla di globalizzazione dell’impotenza. Parole già presenti nel videomessaggio in occasione della candidatura dell’isola a Patrimonio immateriale dell’Unesco, che ripropone domenica ricordando che “la globalizzazione dell’impotenza nasce da una menzogna, dal credere che questa storia è sempre andata così e non potrà cambiare. Il Vangelo, invece, ci dice che proprio negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci. E noi, comunità cristiana, dobbiamo essere oggi, in mezzo ai poveri, segno vivo di questa salvezza”.

La povertà interpella i cristiani, i quali sanno che “nelle persecuzioni, nelle sofferenze, nelle fatiche e nelle oppressioni della vita e della società, Dio non ci lascia soli. Egli si manifesta come colui che prende posizione per noi. Tutta la Scrittura è attraversata da questo filo rosso che narra un Dio che è sempre dalla parte del più piccolo, dalla parte dell’orfano, dello straniero e della vedova”. Interpella anche i potenti, i responsabili delle nazioni chiamati a ascoltare il grido dei più poveri, perché “non ci potrà essere pace senza giustizia”.

All’angelus, il Papa parla della persecuzione dei cristiani che accade “non solo con le armi e i maltrattamenti, ma anche con le parole, cioè attraverso la menzogna e la manipolazione ideologica”. Proprio davanti a questi “mali fisici e morali, siamo chiamati a dare testimonianza alla verità che salva il mondo, alla giustizia che riscatta i popoli dall’oppressione, alla speranza che indica per tutti la via della pace”.

Discriminazioni e persecuzioni avvengono in diverse parti del mondo: Leone XIV cita il Bangladesh, Nigeria, Mozambico, Sudan e altri Paesi, “dai quali giungono spesso notizie di attacchi a comunità e luoghi di culto. Dio è Padre misericordioso e vuole la pace tra tutti i suoi figli”. Poi prega per le famiglie nella Repubblica Democratica del Congo, dove, nella regione di Kivu, “c’è stato un massacro di civili, almeno venti vittime di un attacco terroristico. Preghiamo che cessi ogni violenza e i credenti collaborino per il bene comune”.

Infine, il conflitto in Ucraina. Il Papa segue “con dolore” le notizie di attacchi che “continuano a colpire numerose città, compresa Kiev: causano vittime e feriti, tra cui anche bambini, e ingenti danni alle infrastrutture civili, lasciando le famiglie senza casa mentre il freddo avanza”. Esprime vicinanza alla popolazione duramente provata: “non possiamo abituarci alla guerra e alla distruzione”. E prega per “una pace giusta e stabile nella martoriata Ucraina”.

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