Negli Stati Uniti, per 42 milioni di americani indigenti a rischio gli aiuti alimentari
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sospeso l’ordinanza di un tribunale federale che imponeva all’amministrazione Trump di garantire il finanziamento completo del programma Snap, il principale strumento pubblico di assistenza
da New York – Nel sobborgo di College Park, in Georgia, il ministro evangelico Terence Lester ha scelto un gesto simbolico: sedersi su un frigorifero vuoto per 42 ore, una per ogni milione di americani colpiti dal taglio del programma di aiuto alimentare Snap (Supplemental Nutrition Assistance Program). “Abbiamo ricevuto più di mille richieste di aiuto in un mese”, ha detto Lester, fondatore dell’organizzazione Love Beyond Walls. Il frigorifero vuoto è diventato emblema di una fame che non è metafora, ma realtà quotidiana.
Venerdì 8 novembre, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sospeso l’ordinanza di un tribunale federale che imponeva all’amministrazione Trump di garantire il finanziamento completo del programma Snap, il principale strumento pubblico di assistenza alimentare. La decisione ha lasciato 42 milioni di americani in una condizione di estrema vulnerabilità, aggravando l’incertezza già generata dal blocco delle attività governative.
“È una situazione catastrofica – ha dichiarato Monica Lopez Gonzalez di Feeding America -: milioni di persone non riescono a permettersi la spesa. Le loro vite sono sconvolte”.
Il programma Snap, noto in passato come buoni pasto, offre un sostegno mensile che può arrivare fino a 300 dollari per un singolo individuo e 1.000 per una famiglia di quattro persone. La maggior parte dei beneficiari vive sotto la soglia di povertà.
La sospensione dei fondi ha provocato un’impennata della domanda presso le banche alimentari, con lunghe file per ricevere pasti gratuiti. Alcuni stati hanno attivato fondi di emergenza, altri hanno erogato direttamente sussidi temporanei. Ma il quadro resta frammentato e incerto.
Il Dipartimento dell’agricoltura ha minacciato sanzioni agli Stati che continuano a erogare i sussidi Snap, definendoli “non autorizzati”.
La Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha espresso profonda preoccupazione. L’arcivescovo Timothy Broglio ha denunciato l’ingiustizia di una scelta che “fa ricadere il peso della chiusura sui poveri e sui vulnerabili, i meno in grado di andare avanti”. In un appello accorato, ha chiesto ai legislatori di agire con urgenza e responsabilità bipartisan per garantire il finanziamento dei programmi salvavita.
In tutto il Paese, le organizzazioni cattoliche si stanno mobilitando. Catholic Charities Usa e le sue filiali locali collaborano con partner civili per rispondere all’emergenza. Si moltiplicano le iniziative di solidarietà: donazioni dirette, carte regalo, sostegno alle spese di trasporto e affitto, acquisti condivisi presso negozi all’ingrosso. Strumenti digitali come Flashfood e Foodsource.net aiutano le famiglie a trovare cibo scontato o risorse locali.
Il governatore del Maryland, Wes Moore, ha parlato di “caos intenzionale” e in un’intervista alla rete tv CBS ha dichiarato senza mezze misure: “Hanno soldi per combattere guerre. Hanno soldi per le sale da ballo. Hanno soldi per tutto, ma non quando si tratta di sostenere la gente”. Anche la fame nell’America first di Trump è diventata un tema polarizzante e divisivo, dove a farne le spese sono 42 milioni di persone e tra queste anche elettori del presidente che invece di salvarli li sta affamando.
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