Navigare nuovi spazi: la lettera di papa Leone XIV su educazione e Ai
Il 28 ottobre scorso, papa Leone ha pubblicato una lettera apostolica sull’educazione intitolata: ‘Disegnare nuove mappe di speranza’. Leggetela. Breve e bella. Sapiente e confortante. Regalatela a maestri e professori, catechisti ed educatori, a tutti gli appassionati del futuro della nostra umanità.
Il testo nasce in occasione del LX anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, un documento che, secondo papa Leone, ha aperto una stagione di fiducia: ha incoraggiato ad aggiornare metodi e linguaggi.
Il paragrafo nove di questo documento, che inizia con questo giudizio, è esattamente quello dedicato alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale. Il titolo del paragrafo è Navigando nuovi spazi.
In poche righe il Papa da un giudizio preciso sulle nuove tecnologie utilizzate in ambito educativo e pone una serie di condizioni e di attenzioni.
Davanti alla perplessità e, talvolta, alla paura che caratterizzano non poche reazioni del mondo educativo e scolastico di fronte all’irruzione obiettivamente violenta e fulminea dell’Ai, il Papa dice che bisogna “evitare ogni tecnofobia. Il nostro atteggiamento nei confronti della tecnologia non può mai essere ostile, perché «il progresso tecnologico fa parte del piano di Dio per la creazione». Così, quell’incoraggiamento carico di fiducia che Gravissimus Educationis offriva incoraggiando l’aggiornamento dei metodi e dei linguaggi, oggi vale in modo specifico per la rivoluzione digitale in atto.
Il giudizio del Papa è certamente molto positivo, ma non ingenuo, Per questo, dopo aver invitato tutti ad aprirsi con fiducia all’accoglienza di nuove tecnologie in campo educativo, il Pontefice richiama alcuni criteri con cui questa adozione può essere davvero positiva.
Il primo riguarda il fine: Le tecnologie devono servire la persona, non sostituirla; devono arricchire il processo di apprendimento, non impoverire relazioni e comunità. […] L’intelligenza artificiale e gli ambienti digitali vanno orientati alla tutela della dignità, della giustizia e del lavoro.
Per custodire queste finalità, Leone chiede poi di “rafforzare la formazione dei docenti anche sul piano digitale; valorizzare la didattica attiva; promuovere service-learning e cittadinanza responsabile. Ma soprattutto “chiede discernimento sulla progettazione didattica, sulla valutazione, sulle piattaforme, sulla protezione dei dati, sull’accesso equo”.
Infine, nel documento appare un rischio che un’errata comprensione e un uso insipiente di queste tecnologie può generare. Richiamando un’idea di educazione squisitamente umana e molto ben delineata nei paragrafi precedenti, nell’introdurre fiduciosamente strumenti digitali vanno evitati l’efficientismo senza anima e la standardizzazione del sapere, che diventa poi impoverimento spirituale. […] In ogni caso, nessun algoritmo potrà sostituire ciò che rende umana l’educazione: poesia, ironia, amore, arte, immaginazione, la gioia della scoperta e perfino, l’educazione all’errore come occasione di crescita.
Il punto decisivo – conclude papa Leone – non è la tecnologia, ma l’uso che ne facciamo. [Questi strumenti] vanno governati con criteri di etica pubblica e partecipazione; vanno accompagnati da una riflessione teologica e filosofica all’altezza.
In sintesi, per abitare questi spazi occorre creatività pastorale, è necessaria una visione.
Siano le nostre scuole, le nostre università, i nostri percorsi educativi parrocchiali e associativi, luoghi creativi e visionari, capaci di abitare e servire questo tempo con fiducia, saggezza e coraggio. La lamentela è sterile, l’irrigidimento del “si è sempre fatto così” è demoniaco, la ripetizione impaurita di un passato apparentemente rassicurante è illusoria e deludente.
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