Meeting nazionale

Meeting Rimini, Scholz (presidente): “La cura dell’amicizia” antidoto all’individualismo

24 Ago 2023

di Daniele Rocchi

È stato “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile” il titolo della 44ª edizione del Meeting di Rimini, che dal 20 fino al 25 agosto si è svolto nei padiglioni della Fiera della città romagnola. Il tema scelto è ispirato al libro di don Giussani “Il cammino al vero è una esperienza” che raccoglie gli scritti che diedero prima forma, organicamente espressa, a ciò che si viveva agli inizi dell’esperienza del movimento di Comunione e Liberazione. Durante l’evento il Sir ha intervistato il presidente della Fondazione Meeting, Bernhard Scholz.

Bernard Scholz – foto Meeting

Presidente, con il titolo “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”, il Meeting ha posto al centro dell’attenzione “l’amicizia, i rapporti buoni e creativi, le relazioni positive e costruttive”. Amicizia che, è bene ricordare, è nel dna del Meeting, la cui ragione sociale è proprio “Meeting per l’amicizia fra i popoli”. È l’amicizia l’antidoto all’individualismo e alla solitudine esistenziale dell’uomo di oggi?
Certamente l’amicizia esalta l’unicità della singola persona in un rapporto reciproco di stima, di rispetto, di sostegno e di incoraggiamento. In questo modo si riduce la tentazione dell’individualismo che vive della presunzione che ognuno basti a se stesso e si riduce l’illusione del collettivismo di poter unire le persone annientando di fatto la singolarità di ognuno. La solitudine esistenziale di tanti giovani dipende dal fatto che vivono forse tanti rapporti e sono anche molto connessi attraverso gli strumenti digitali ma gli mancano persone che siano veramente e gratuitamente interessate a loro, alla loro vita, al loro destino. Si trovano da soli con le domande più importanti e più urgenti che la vita gli pone. L’amicizia è da sempre una relazione tra persone che condividono le gioie e le sofferenze della vita, i momenti di successo e di insuccesso, ma soprattutto condividono in modo forte e discreto le domande esistenziali.

Tra i temi con cui il Meeting si è confrontato anche quelli dell’intelligenza artificiale, degli algoritmi e del metaverso: come parlare di amicizia davanti a queste nuove evoluzioni?
Di fatto sono strumenti che possono aiutare a vivere meglio, a evitare lavori usuranti o ripetitivi, con una comunicazione più veloce, con informazioni anche complesse più facilmente raggiungibili, e tanti altri vantaggi. Al contempo ci sono anche tanti rischi come la disinformazione, una continua distrazione, una dipendenza da valutazioni esterne e superficiali, tante relazioni virtuali che non potranno mai sostituire le relazioni di amicizia di cui parlavamo prima. Penso che proprio di fronte a questi rischi sia importante curare le amicizie: questo richiede sempre un certo impegno personale che fa bene alla crescita e alla maturazione, allarga l’orizzonte, fa uscire da un certo solipsismo o da un narcisismo che paradossalmente vengono alimentati dall’iperconnettività. L’amicizia aiuta anche a valutare in un confronto sereno rischi e opportunità nell’utilizzo di questi strumenti.

Il Meeting si è confrontato, ancora una volta come spesso accaduto in passato, con una situazione geopolitica caratterizzata “da vecchi e nuovi conflitti, da guerre atroci anche al centro del nostro continente”. Quale messaggio intende lanciare a tale riguardo?
Il Meeting vuol prima di tutto rendere presente la possibilità di un dialogo fra culture e religioni diverse, un dialogo fra posizioni politiche economiche differenti. Siamo convinti che ogni dialogo autentico porti ad un arricchimento reciproco e prevenga la crescita delle conflittualità. In un certo senso ogni amicizia autentica è una profezia della pace. Abbiamo parlato anche con il card. Matteo Zuppi della sua missione a nome del papa per la pace in Ucraina, abbiamo sentito persone che in situazioni disperate dal punto di vista umano creano amicizie che diventano luoghi di speranza per tanti, e abbiamo ricordato testimoni di un’amicizia inesauribile il cui influsso è arrivato fino ai nostri tempi, come Dorothy Day dagli Stati Uniti, Takashi Nagai dal Giappone, il Beato Hernandez dal Venezuela e in Italia don Pino Puglisi e don Lorenzo Milani. Avere presente queste testimonianze del passato e del presente fa nascere anche in noi la forza e la determinazione di creare luoghi di amicizia e di pace.

Mattarella al Meeting 2021 – foto Meeting

A chiudere questa edizione è stato il presidente della Repubblica, Mattarella, alla sua terza presenza, dopo quelle del 2016 e del 2021: sono ancora vivi i suoi richiami alla responsabilità, alla solidarietà, all’ascolto e al dialogo… Qual è il significato di questa presenza? 
Prima di tutto è un onore aver potuto ricevere la visita del presidente della Repubblica. La vedo come una espressione di stima della quale siamo molto grati, ma la vedo anche come un incoraggiamento ad un’ulteriore assunzione di responsabilità nella costruzione di incontri e confronti sui temi decisivi del nostro futuro. Penso che il presidente riconosca nel Meeting il tentativo di creare un luogo di condivisione e di amicizia sociale che contribuisce alla vitalità e alla creatività della società civile.

Come tradizione del Meeting il programma degli ospiti è nutrito: oltre al presidente Mattarella ci sarà anche la presidente della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, il già citato presidente della Cei, card. Matteo Maria Zuppi. La relazione sul tema del Meeting è stata tenuta lunedì 21 agosto da mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo metropolita di Cagliari e segretario generale dei vescovi italiani. La presenza dei vertici della Cei riconferma la dimensione ecclesiale del Movimento?

Card. Zuppi al Meeting di Rimini -foto Sir

La capacità di accoglienza, la gratuità dei volontari, la sensibilità culturale, la curiosità scientifica, l’apertura al dialogo che nascono dall’esperienza di Comunione e Liberazione sono fattori che rendono possibile che ogni anno ci possa essere nuovamente un Meeting a Rimini. È un’esperienza di fede vissuta con semplicità e naturalezza nella dimensione ecclesiale. Per questa ragione i responsabili della Fondazione che organizza il Meeting e i responsabili di Comunione e Liberazione sono più che grati che il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, il segretario generale della Cei mons. Giuseppe Baturi ma anche il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione e famoso poeta, il cardinale Baltazar E. Porras Cardozo, arcivescovo metropolita di Caracas, o Mauro-Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine Cistercense e altri vescovi abbiano accettato il nostro invito. Riconosciamo nella loro presenza un riconoscimento ecclesiale del nostro tentativo che ci sorprende sempre di nuovo e che cogliamo come invito ad essere sempre più radicati nella comunione ecclesiale nella sequela al successore di Pietro.

La manifestazione, trasmessa in diretta su più canali digitali e in più lingue, ha presentato tavole rotonde, mostre, spettacoli e iniziative culturali. È spiccato a riguardo un grande spazio espositivo della Cooperazione italiana che racconta l’impegno dell’Italia per la pace, la stabilità e lo sviluppo. Quali altri eventi culturali hanno lasciato il segno, alla luce del tema del Meeting?
È sempre difficile fare una scelta ma vorrei ricordare lo spettacolo “Maddalene (da Giotto a Bacon)” nel quale Valter Malosti ha presentato dei versi che Giovanni Testori compose sui dipinti più suggestivi aventi come soggetto la figura di Maria Maddalena. C’è stata poi una mostra inedita che ha presentato dodici quadri di grandi protagonisti dell’arte contemporanea che interpretano testi scritti da giovani su parole significative per il nostro futuro e raccolti da Giovanni Caccamo nel volume “Manifesto del cambiamento – Parole ai giovani” che contiene anche una lettera di papa Francesco ai giovani. Con il titolo “La forma delle parole” questa mostra è stata realizzata in collaborazione con i Musei Vaticani e la Fondazione Andrea Bocelli. Poi c’è stata l’occasione straordinaria di vedere la più grande tela mai realizzata dal grande artista Alberto Burri, il Sacco del 1969 ideato e realizzato per il fondale del primo atto del dramma teatrale “L’avventura di un povero cristiano”, dal romanzo di Ignazio Silone. Per evitarmi un ulteriore imbarazzo della scelta inviterei tutti a guardare il programma del Meeting (https://www.meetingrimini.org/edizioni/edizione-2023/programma-2023/) che ha sorpreso anche me tutte le volte che l’ho scorso. Perché esso stesso è frutto di una rete di amicizie cosi creativa e cosi attenta al reale da essere veramente testimone di un’amicizia inesauribile.

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