Francesco

La domenica del papa – Mangiare, saziare: i due verbi con cui ci parla Francesco

Foto Vatican media/Sir
20 Giu 2022

di Fabio Zavattaro

Mangiare, saziare. Sono i due verbi con i quali papa Francesco ci parla, all’Angelus, della festa del Corpo e Sangue di Cristo – Corpus Domini – e del Vangelo che narra la famosissima pagina della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci, evento che tutti gli evangelisti propongono, anzi Matteo e Marco lo ricordano due volte. Luca non scrive, come fa Giovanni, che in quei giorni era vicina la Pasqua, non parla nemmeno del ragazzo al quale si rivolge Andrea perché in possesso di cinque pani – pane d’orzo, il pane dei poveri – e due pesci. Ciò che conta in Luca è il dialogo tra Gesù e i suoi apostoli: la folla ha seguito il Maestro fin nel bel mezzo del deserto, ha ascoltato la sua parola e ora è affamata; impossibile dare a tutta la gente cibo a sufficienza, impossibilità acquistarlo per tutti con i soli duecento denari. La soluzione è semplice per gli apostoli: “congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”. Ancora una volta Gesù mette alla prova i suoi: fa una richiesta che sa non essere praticabile: date voi stessi da mangiare. Conosce già la risposta, ma vuole che siano i discepoli a trovare la soluzione, così li chiama all’impegno personale.

Anche papa Francesco, all’Angelus chiama tutti a un impegno personale per non dimenticare “il martoriato popolo ucraino in questo momento, popolo che sta soffrendo”. Ecco allora la domanda che rivolge a coloro che lo ascoltano: “vorrei che rimanga in tutti voi una domanda: cosa faccio io oggi per il popolo ucraino? Prego? Mi do da fare? Cerco di capire? Cosa faccio oggi per il popolo ucraino? Ognuno risponda nel proprio cuore”.

Torniamo alla pagina di Luca. Per gli apostoli, che ragionano ancora con la logica del mondo, la soluzione è semplice: che le persone si arrangino, vadano a cercare altrove il cibo. In Gesù c’è la certezza che tutto è possibile a Dio, per questo dice ai suoi: “voi stessi date loro da mangiare” come scrive Luca. Ordina di far sedere la gente, a gruppi di cinquanta, sull’erba. Come dice il Salmo “il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare”. Poi benedice quel poco che gli viene portato, e che diventa il tanto con il quale sfama la folla, e ciò che resta del pasto viene messo in dodici canestri. Allora, ecco i due verbi che Francesco propone nella sua riflessione domenicale: mangiare e saziare, “due fondamentali necessità che nell’eucaristia vengono appagate”

Mangiare. Il pane “aumenta passando di mano in mano. E mentre mangia, la folla si rende conto che Gesù si prende cura di tutto”. Il Signore è “presente nell’Eucaristia: ci chiama ad essere cittadini del Cielo, ma, intanto, tiene conto del cammino che dobbiamo affrontare qui in terra”. Non va confinata l’eucaristia “in una dimensione vaga, lontana, magari luminosa e profumata di incenso, ma lontana dalle strettoie del quotidiano”. Il Signore ha a cuore tutti i nostri bisogni, sottolinea Francesco, che aggiunge: “la nostra adorazione eucaristica trova la sua verifica quando ci prendiamo cura del prossimo, come fa Gesù: attorno a noi c’è fame di cibo, ma anche di compagnia, c’è fame di consolazione, di amicizia, di buonumore, c’è fame di attenzione, c’è fame di essere evangelizzati”. Nel pane eucaristico c’è “l’attenzione di Cristo alle nostre necessità, e l’invito a fare altrettanto verso chi ci è accanto”. Con quelle parole Gesù invita i discepoli a fare una conversione: dalla logica del “ciascuno per sé” a quella della condivisione.

Secondo verbo, saziare, anzi essere saziati. “La folla si saziò per l’abbondanza di cibo, e anche per la gioia e lo stupore di averlo ricevuto da Gesù”. Abbiamo bisogno di alimentarci, ma anche “di essere saziati”, cioè di sapere che “il nutrimento ci venga dato per amore”. Nell’eucaristia troviamo la presenza di Cristo, “la sua vita donata per ognuno di noi. Non ci dà solo l’aiuto per andare avanti, ma ci dà sé stesso: si fa nostro compagno di viaggio, entra nelle nostre vicende, visita le nostre solitudini, ridando senso ed entusiasmo”. È proprio questo, afferma apa Francesco, che “ci sazia”, perché il Signore “dà senso alla nostra vita, alle nostre oscurità, ai nostri dubbi”. È questo “senso” che ci dà il Signore che “ci sazia, ci dà quel di più che tutti cerchiamo: cioè la presenza del Signore”.

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