Diocesi

Sabato 24, l’ordinazione presbiterale di quattro nuovi sacerdoti

In Concattedrale, mons. Filippo Santoro ha ordinato come presbiteri Adriano Arcadio, Maurizio Donzella, Francesco Mànisi e Simone De Benedittis

foto G. Leva
29 Set 2022

L’anno pastorale si inaugura all’insegna della speranza nel futuro, con l’ordinazione di quattro nuovi sacerdoti diocesani: sabato 24 settembre, in Concattedrale, sono diventati presbiteri Adriano Arcadio, Maurizio Donzella, Francesco Mànisi e Simone De Benedittis.

Omelia di mons. Filippo Santoro per l’ordinazione presbiterale

Carissimi Adriano, Francesco, Maurizio e Simone, che gioia poter celebrare nell’anno del mio cinquantesimo anniversario di sacerdozio la vostra ordinazione presbiterale!

foto G. Leva

Siete stati chiamati per nome dal Signore come i primi apostoli lungo il mare di Galilea.
Avete ricevuto il dono della vocazione cominciata nelle vostre famiglie e nelle vostre parrocchie. Col dono della vita avete ricevuto il dono della vocazione; “Non voi avete scelto me , ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16).
Siete stati scelti perché portiate molto frutto; siete chiamati per una pienezza. La pienezza della vita consiste nel consegnarla a Cristo. Non volerla salvare con le nostre mani. Semra passività, ma è semplicemente riconoscere che all’origine della nostra vita e della nostra vocazione c’è una sapienza e un amore che ci chiama. Nella vocazione degli apostoli come nella nostra c’è innanzitutto una vocazione profetica. Il profeta è chiamato da un Altro e la sua vita è la risposta a quest’Altro: in questo consiste la libertà.

Commentavo alcuni giorni fa un testo del servo di Dio mons. Giussani che dice: “Dio «ci ha messo al mondo [e ancor più possiamo dire che ci ha dato la vocazione]per una utilità “sua”, in funzione del suo regno, e non perciò per una utilità definita da noi, una funzione identificata per noi. (…) Ci è stato dato di vivere per una utilità, per una funzione non nostra e in questa utilità e in questa funzione sta il significato del vivere, ciò che rende il vivere gustoso, ciò che rende il vivere vita» (L’Alleanza, Jaca Book, Milano 1979, p. 12).

Ed è proprio per questo che abbiamo uno scopo comune nella vita: troviamo la nostra pienezza quando insieme possiamo vivere «per una utilità“sua”». Questo è cominciato con la vocazione data a ciascuno di noi come ai grandi di Israele. Siamo insieme per lo scopo, per la vocazione comune, siamo insieme per un cammino comune o, per usare la parola che papa Francesco ha indicato a tutta la Chiesa, per vivere una «sinodalità»: cammino comune.
Questo vale per tutti i fedeli, ma in particolare per gli ordinati al ministero presbiterale al servizio della Chiesa e del mondo. Ci dice san Paolo nella prima lettera a Timoteo: “Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Tim 6, 12).

Alla logica del dono che consiste nel concepire e nel vivere la vita come un’offerta e un’apertura al Mistero e agli altri si oppone la logica del possesso indicata dalla parabola del vangelo di Lazzaro e del ricco epulone, senza nome di questa XXVI domenica del tempo ordinario.
La logica del possesso è la chiusura sul proprio interesse ignorando il Mistero e il povero che mendica alle porte del palazzo del ricco.
Si scontano due logiche quella della risposta al dono come offerta della vita e quella del possesso.
La logica del dono porta alla pienezza già in questa vita e poi nell’eternità.
IL Signore ci chiama ad essere suoi ministri e ministri della verità, che ha anche il nome del dono , dell’ offerta, dell’amicizia, e della sinodalità.

I gesti della liturgia dell’ordinazione sottolineano questo orientamento della vita.
Le mani degli ordinandi nelle mani del vescovo,
la prostrazione degli ordinandi,
l’imposizione delle mani del vescovo sul capo degli ordinandi;
l’unzione delle mani col sacro crisma,
la consegna del calice e dell’ostia per la santificazione del popolo di Dio.
E poi c’è labbraccio della pace tra il Vescovo e gli ordinandi che è l’abbraccio di Cristo che vi accompagna sempre cari ordinandi, ma anche alle vostre famiglie, parrocchie, associazioni e movimenti.
E con l’abbraccio del Signore la protezione della Regina Apuliae per il vostro ministero e l’ardore del Martirio di santa Agnese, patrona del Collegio Capranica.

Carissimi fedeli tutti,
nella gioia di questa giornata ricordatevi di pregare per questi giovani ordinati e per le vocazioni sacerdotali, per i sacerdoti in esercizio e anche per me.

† Filippo Santoro

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