Silvia Semeraro oro ai World Games: “La mia vittoria migliore. La dedico a Greta, mia nipote”
Si trascina le parole, come fossero le sue avversarie, che sul tatami domina, legandole ad una immagine fattasi già ricordo. Perché le grandi imprese vengono consegnate alla storia, l’ultima lascerà una indelebile impronta nella carriera della karateka più forte del mondo, sempre legata al territorio ionico: ai World Games, dove ha rappresentato la nazionale italiana negli Stati Uniti (Birmingham, Alabama), Silvia Semeraro ha vinto la medaglia d’oro, dopo aver fatto suoi tutti gli incontri del Round Robin nella categoria -68kg. Un risultato straordinario del quale c’era sentore. Perché dopo essersi presa la rivincita alla Premier League di Matosinhos su chi le aveva negato la più grande gioia ai campionati del mondo, la campionessa tarantina cresciuta nella comunità di Faggiano, in forza al gruppo sportivo delle Fiamme Oro, aveva conquistato la medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo. Dando la sensazione di aver solamente rinviato l’appuntamento con il trionfo. Il piatto è servito, ora. “Sono felicissima – ha dichiarato al nostro giornale in esclusiva – a caldo devo realizzare ancora: credo ci vorranno un po’ di giorni. Il dodici (domani, ndr) torno in Puglia, e non vedo l’ora di riabbracciare i miei familiari, i miei genitori e tutte quelle persone che mi sostengono. Che immaginavo fossero lì con me ad applaudirmi e a sostenermi, a tifarmi in gara, per spingermi alla vittoria”.
Che gara è stata?
“È stata una gara dura. Una guerra, a partire dalle eliminatorie, dove avevo la statunitense Skylar Lingl, la canadese, l’austriaca Buchinger: in semifinale mi è capitata la vicecampionessa olimpica, l’azera Irina Zaretska, che ho battuto; in finale mi sono ritrovata di nuovo la Buchinger. Vincere i World Games è stata un’emozione unica. Una gara particolare, organizzata al top: avevamo tutto a disposizione nel vicino collage. Devo dire che il nuovo regolamento mi piace tantissimo: girone all’italiana, eliminatorie, la semifinale dopo 2 ore, la finale dopo 3. Fisicamente bisogna avere tante energie. Riscaldarci per bene tre volte. Bisogna saper “spaccare” e riaccendersi, rimanendo concentrati sull’obiettivo. Quello che ho fatto io: volevo a tutti i costi portare a casa questa medaglia d’oro. La sentivo mia, la volevo. È un anno che mi scivola. Finalmente è arrivata e posso benedirla. A sfidarci, eravamo tra le migliori otto. Essere arrivata prima non può che darmi ancora più carica e consapevolezza dell’atleta che sono. E di quello che potrò andarmi a prendere dopo”.
Hai una dedica speciale da fare?
“Sì, a Greta, mia nipote. Purtroppo viviamo lontane: lei è a La Spezia, con mia sorella: so che mi ha tifata, è stata la mia prima grande tifosa. Spero che anche lei un giorno possa gioire di queste mie vittorie. E delle sue che realizzerà, in ambito sportivo e non solo”.
Fatichi a trattenere l’emozione…
“È naturale. È stata forse la mia migliore gara di tutto l’anno. Anzi, senza il forse, è stata la mia migliore performance, e il risultato è stato eccezionale. Proprio quello che volevo”.