Arte

Orfeo e le Sirene: un inestimabile reperto trafugato nel Tarantino, potrebbe approdare al Marta

13 Ago 2022

di Silvano Trevisani

Chi incantava più il pubblico dell’antichità: il mitico Orfeo, poeta e cantore divenuto, con la sua cetra, punto di riferimento per i secoli a venire, o le Sirene, controverso simbolo dell’attrazione irresistibile e fatale? Il quesito retorico e irrisolvibile torna d’attualità oggi con la notizia che probabilmente potremo godere dell’esposizione di questo gruppo scultoreo unico, in argilla, che non ha paragoni o copie, risalente all’età ellenistica (intorno al 300 a.C.) che, scavato clandestinamente nel nostro territorio e venduto a trafficanti internazionali con base in Svizzera, è approdato negli Stati Uniti ed esposto già dalla metà degli anni Settanta nel Getty Museum di Los Angeles, risultando tra i prezzi più pregiati, dal quale sono già tornati in Italia, a più riprese, numerosi e importanti reperti archeologici, in parte provenienti da Taranto e poi restituiti al MarTa.

Dopo una prima esposizione nel Museo dei reperti ritrovati di Roma, come avvenuto anche per le precedenti restituzioni, il gruppo scultoreo dovrebbe tornare a Taranto, per chiudere un ciclo penoso e doloroso che coinvolge da oltre un secolo e mezzo il nostro patrimonio storico-archeologico. Opere inestimabili, in parte commercializzate da notabili tarantini quando non ci era ancora una legislazione di tutela, sono esposte nei più importanti musei del mondo, a iniziare dal British Museum (e non citiamo la dea in trono di Berlino). Ma qualche anno fa, nel corso di un convegno svoltosi a Taranto, furono mostrate le sale espositive di un deposito in Svizzera in cui migliaia di oggetti provenienti da scavi abusivi, molti dei quali nel nostro territorio, era “esposti” in attesa di acquirenti. Il lavoro dei tombaroli non si è mai fermato e i reperti, scavati clandestinamente, continuano a essere venduti, arricchendo i commercianti. Alcuni dei quali sono ben noti da decenni e uno in particolare fu anche legato, agli inizia degli anni Ottanta, a un sequestro di persona che a quel tempo fece epoca, pare proprio per fatti legati al traffico di reperti. Il “Corriere del giorno”, dove lavoravo ai tempi di un’inchiesta epocale, venne anche querelato dal facoltoso mercante che aveva accumulato enormi ricchezze, ma che era finalmente incappato nelle maglie delle forze dell’ordine. E la vicenda del commercio clandestino del patrimonio archeologico è anche al centro del mio romanzo di qualche anno fa “Ombre sulla città perduta”. Una denuncia verso un percorso criminale che ha fortemente colpito e continua a colpire la comunità, che se qualcosa ha attenuto dalle restituzioni, si molta quasi impotente verso i saccheggi.

L’Orfeo con Sirene, è un gruppo talmente particolare che in passato fu ritenuto anche un falso, dato che non ha riscontri simili. Orfeo si presenta seduto su di un klismos (un seggio) con uno schienale ampio e tondeggiante, il corpo è parzialmente avvolto in un mantello. Il labbro inferiore e la bocca semiaperta sono entrambi segni che questo personaggio era ritratto nell’atto di cantare.

Sul caso è intervenuta anche la direttrice del Museo archeologico nazionale, Eva degl’Innocenti: “Quando un patrimonio di così inestimabile valore torna in patria”, ha dichiarato, “è una grande conquista civica e morale, non soltanto per l’eredità culturale che rappresenta, ma anche per la vittoria del senso della legalità e del rapporto con i territori come ci insegna la stessa Convenzione di Faro”. Il gruppo dovrebbe provenire proprio dall’area tarantina a cui lo stesso Getty aveva già restituito negli anni scorsi antichi manufatti ceramici di produzione apula esposti poi al MarTa nella mostra Mitomania nell’aprile del 2019. “In quell’occasione, grazie al grande lavoro di indagine condotto dal Nucleo di tutela del patrimonio del Comando dei Carabinieri, restituimmo alla pubblica fruizione capolavori della ceramica apula che erano stati trafugati da contesti archeologici tarantini”, aggiunge la direttrice, “ed oggi come allora quella identità storico-culturale rappresenta un legame indissolubile con questa terra. Sarebbe pertanto auspicabile che Orfeo e le sue Sirene tornassero a casa e potessero entrare a far parte della esposizione permanente del MarTa. Dopo l’esposizione romana, dunque, il MArTA sarebbe pronto ad ospitare il gruppo di figure in terracotta, anche in virtù del progetto in corso di nuovo allestimento espositivo che consentirebbe al gruppo scultoreo di poter recuperare il proprio contesto identitario”.

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