Emergenza climatica, i condizionatori contribuiscono al surriscaldamento globale
Non possiamo farne a meno, ormai. Li teniamo sparati in qualsiasi luogo al chiuso e in ogni momento della giornata. Particolarmente in queste giornate di caldo eccezionale. Ma i condizionatori, sebbene siano alleati della salute, specie dei soggetti più fragili, contribuiscono proprio al surriscaldamento globale. Così siamo arrivati a questo paradosso. Che l’aria condizionata fu ideata per rendere il caldo sopportabile: ora, però, dobbiamo convivere e combattere con temperature ancora più elevate.
L’inquinamento
Entro il 2050 il consumo elettrico legato all’utilizzo dei condizionatori produrrà tra i 7 e i 17 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in Europa. E tra i 38 e i 160 milioni di tonnellate in India. Lo attesta uno studio pubblicato su Scientific Reports, coordinato da Francesco Colelli, economista ambientale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, per il quale il consumo dell’aria condizionata potrebbe raddoppiare in Europa e persino quadruplicare in India entro quella stessa data. I responsabili dell’inquinamento sono i gas refrigeranti che circolano all’interno dei climatizzatori. Si tratta degli idrofluorocarburi (Hfc), i quali contribuiscono all’effetto serra più dell’anidride carbonica.
Più condizionatori in tutto il mondo: come usarli
Nell’ipotesi più temuta, quella che vedrà un aumento della temperatura media globale di 4 o 5 gradi, si stima che in Italia il fabbisogno annuale di picco di elettricità si incrementerà di 10 GW. Ovvero un 16 per cento in più rispetto ai livelli attuali. Inevitabilmente questo avrà ricadute negative sull’ambiente, e prima ancora sulle tasche degli italiani. I quali possiedono almeno un condizionatore in casa. E i condizionatori consumano tanta elettricità: più di qualsiasi altro elettrodomestico, contribuiscono al 10% dei consumi globali. Va detto che nelle economie emergenti, come l’India e l’Indonesia, solo una famiglia su dieci ha accesso all’aria condizionata, rivela l’International Energy Agency. Sono i Paesi più ricchi ad avere maggiore disponibilità. E quindi a impattare sulle emissioni inquinanti in modo importante.
Il riscaldamento e raffreddamento degli edifici sono responsabili di circa il 15 per cento delle emissioni di gas serra. Cosa si può fare? A fronte dell’aumento della domanda (anche nei Paesi meno ricchi è lecito aspettarselo), si mettono in campo strategie, esperimenti, utili a soddisfare il bisogno senza provocare un ulteriore riscaldamento globale. Tecnologie più efficienti sono al vaglio di aziende e startup. L’obiettivo è alleggerire la rete elettrica per sostenere temperature più elevate. Mentre l’utilizzo di nuovi materiali, come il sale liquido per asciugare l’aria, abbassa il tasso di umidità. Che è poi una delle variabili più importanti nella percezione del caldo che dobbiamo sopportare. Al netto delle soluzioni da trovare, occorre buonsenso intanto: evitiamo gli sprechi, stiamo sotto l’aria condizionata, e godiamocela, solo quando il caldo si fa insopportabile.