Peregrinatio di San Cataldo

La messa a Statte: “La lingua incorrotta di San Cataldo è un monito per tutti noi”

04 Mag 2024

di Angelo Diofano

La riflessione del vicario foraneo don Luciano Matichecchia, nella visita del simulacro del santo a Statte

“Contemplando le reliquie di San Cataldo, mi ha impressionato molto quella della lingua, rimasta incorrotta. Questo segno è un monito per noi pastori perché non ci vinca la stanchezza dell’abitudine e della parola vuota  che non edifica nella carità. Ed è un invito a Dio per chiedergli una lingua da discepolo che sappia annunciare la gioia di Cristo Risorto e la bellezza della sua sposa che è la Chiesa, che cammina evangelizzando secondo uno stile sinodale che ci è chiesto di sposare nei nostri convincimenti più profondi”.

Così ha sottolineato il vicario foraneo di Statte-Crispiano, don Luciano Matichecchia, nella santa messa in chiesa madre, in occasione della visita a Statte del simulacro e delle reliquie di San Cataldo vescovo, che ha coinvolto anche la vicaria di Martina Franca.

“ La lingua di San Cataldo – ha continuato nell’omelia – è anche un monito per la classe politica perché annunzi ancora come validi, per la felicità della polis, i valori evangelici dell’onestà, della solidarietà, della ricerca del vero bene comune, della vicinanza ai poveri, della custodia della vita, che include in se stessa il diritto alla salute, al lavoro dignitoso e a un ambiente sano: prerogative tutte di eguale e urgente importanza”

La tappa di Statte della peregrinatio ha avuto inizio nel tardo pomeriggio di venerdì 3 maggio nella Biopiazza, dove la popolazione ha accolto il simulacro e le reliquie del santo patrono dell’arcidiocesi, con successiva cerimonia di consegna alle autorità cittadine. Dopo la proclamazione del brano dagli Atti degli Apostoli relativo alla Pentecoste e alla missione degli apostoli, monsignor Emanuele Ferro, parroco della basilica cattedrale nonché presidente del comitato festeggiamenti, ha spiegato il senso della peregrinatio, costituita  “da segni semplici che rimandano alle origini della nostra fede e alla testimonianza della Chiesa attraverso San Cataldo… Nonostante la brevità, sono sicuro che questa permanenza a Statte inciderà non poco nel cammino che si va facendo insieme tra tutte le diverse componenti della comunità”.

Dopo la lettura dell’atto di consegna del simulacro e delle reliquie di parte di don Mattia Santomarco, vicario parrocchiale alla basilica cattedrale, c’è stata la firma da parte del commissario prefettizio del Comune di Statte, Maria Luisa Ruocco, del sindaco di Crispiano, Luca Lopomo, dell’assessore Anna Lasorte per il sindaco di Marina Franca Gianfranco Palmisano, del vicario foraneo di Crispiano-Statte don Luciano Matichecchia e di quello di Martina Franca, mons. Pasquale Morelli, del parroco della chiesa madre di Statte don Ciro Savino, oltre che di monsignor Ferro.

Quindi si è formata la lunghissima processione per le vie del paese, con tutte le realtà parrocchiali locali e i sacerdoti padre Luca Mignogna, padre Saverio Zampa, don Giovanni Agrusta, don Santo Guarino, don Vincenzo Annicchiarico oltre che dei già citati don Ciro Savino, monsignor Pasquale Morelli, don Luciano Matichecchia, mons. Emanuele Ferro e don Mattia Santomarco. A chiudere il corteo, la banda “Giuseppe Chimienti” di Montemesola e il popolo di Dio. Attraverso il Canale della Zingara si è giunti infine al corso principale e al piazzale Lepanto. Sul sagrato della Madonna del Rosario, l’arcivescovo Ciro Miniero, accogliendo il santo patrono, che così ha detto: “Con grande spirito missionario, il santo vescovo ha riavvicinato alla fede il popolo affidatogli, donando tanta fiducia nonostante le grandi sofferenze patite per le devastazioni saracene. Vogliamo chiedere a San Cataldo di tenerci sempre uniti e di aiutarci a camminare insieme verso la pace e l’unità”. Quindi, l’ingresso in chiesa, accolte dall’”Inno a San Cataldo” eseguito dal coro parrocchiale e celebrazione della santa messa presieduta da don Luciano. Al termine, la recita della preghiera a San Cataldo scritta da monsignor Miniero e la partenza del simulacro e delle reliquie per Montemesola, a chiusura di una serata che non sarà facilmente dimenticata dalla comunità stattese.

(Foto Pasquale Reo)

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