Classifica “Ecosistema urbano”: Taranto scende di 12 posti nel 2024
Ecosistema urbano: Taranto, che si era piazzata discretamente nel 2023 perde, quest’anno, ben 12 posizione, scendendo al 79° posto, preceduta, per la Puglia, da Brindisi, al 72° posto, e da Lecce, 58° che però di posti ne perde ben 18, passando così nella metà inferiore della classifica. Peggio di Taranto stanno Foggia, 84a ma in risalita di 9 posizioni, e Bari 89a e stazionaria (+1).
I dati
Per la verità, nella maggior parte delle classifiche realizzate da Legambiente in collaborazione con il quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”, Taranto “galleggia”, non brillando mai ma non presentando in genere una sequenza di situazioni particolarmente gravi, anche se, certo anche per via dell’ampliamento dei parametri introdotti quest’anno, la posizione complessiva è peggiorata. Ma il settore che la vede fanalino di coda è quello della raccolta differenziata dei rifiuti, dove condivide il podio negativo con Palermo e Foggia. La raccolta si attesta, infatti, al 23% e contribuisce al peggioramento della posizione generale, nonostante che Legambiente abbia preferito, come vedremo, abbassare percentualmente l’incidenza di questa classifica in favore di altre, come la dispersione idrica e la presenza di isole pedonali.
Inquinanti
La concentrazione di Pm10 nell’aria è peggiorata per Taranto. L’anno scorso era stata di 20,00 Ug/mc che l’aveva collocata al 28 posto. Quest’anno è scesa al 38° posto con una concentrazione pari a 21,2. È al 37° posto per i consumi giornalieri di acqua potabile: 132,88 pro capite, un po’ peggio dell’anno scorso, quando era 35a con consumo di 128 litri. Per la dispersione della rete idrica (che calcola la differenza percentuale tra acqua immessa in rete e consumata per usi civili, industriali, agricoli è 44a con 27,9%, netto miglioramento mentre era 68° con 44% del 2023.
Concentrazione media annua di biossido di azoto: Taranto è 21a con 16 ug/mc, mentre lo scorso anno era 16a con 14 ug/mc. PM2,5: sempre al 24% posto.
Scende al 70° posto per la produzione di rifiuti urbani (oltre 524 chili annui a persona, ma l’anno scorso erano stati 533). Qui il record positivo è di Campobasso con “soli” 388 chilogrammi seguita da Potenza e Reggio Calabria.
Trasporto
Taranto non brilla per l’utilizzo del trasporto pubblico pur disponendo di una rete accettabile. Molto modesta la disponibilità di isole pedonali, che è solo di 4,8 mq per abitante, se si pensi che Brindisi ne ha 37, Bari 57 e Cosenza 175! Situazione migliore quella della presenza di alberi, classifica in cui Taranto, con 34 alberi per 100 abitanti, surclassa le altre città pugliesi ed è tra le prime del Sud. Lo stesso vale anche per il verde pubblico fruibile.
La classifica
Ogni anno, Ecosistema Urbano, rapporto sulle performance ambientali delle città, rivede i criteri con cui viene costruita la classifica finale, cercando di fornire una fotografia il più realistica possibile dello stato delle città italiane. A ciò si aggiunge il metodo di calcolo del rapporto, che si basa sulla normalizzazione dei dati: questo significa che, a parità di indicatore da un anno all’altro, se la media complessiva aumenta, lo stesso indicatore comporterà un punteggio inferiore. “Quest’anno – spiega Legambiente – è stato deciso di ridurre il peso di alcuni indicatori, come la percentuale di Raccolta Differenziata, in quanto non rappresenta più come un tempo un elemento innovativo nella gestione ambientale. E di aumentarne altri, come la dispersione della rete idrica e l’estensione delle isole pedonali. È stato inoltre introdotto un nuovo indicatore relativo alla Variazione nell’uso efficiente del suolo, elaborato da Legambiente su dati ISTAT, per stimolare una riflessione anche in ottica di trend sullo sfruttamento delle risorse territoriali. Un’altra novità è la decisione di premiare i comuni che hanno fornito il numero esatto di alberi di proprietà comunale, assegnando un peso ridotto a chi ha fornito il dato stimato. Questo intende valorizzare la capacità delle amministrazioni di reperire dati precisi sul proprio territorio, limitando il vantaggio dei comuni che hanno inviato dati stimati molto elevati”.