Cardini: Valditara sbaglia sulla geostoria e l’aggiornamento dev’essere obbligatorio
La storia è fondamento delle nostre conoscenze. Ma ci sono molti modi di ‘fare’ e ‘raccontare’ la storia e il suo essere ‘maestra di vita’ può dipendere dalla nostra memoria, spesso ingannatrice.
Sulla storia si è interrogato Franco Cardini, uno degli storici più noti e popolari che, interrogato da Sergio Valzania, giornalista e storico lui stesso, ha dato alla luce il saggio ‘I confini della storia’. Lo ha presentato a Taranto, nella biblioteca Acclavio, introdotto dall’editore Giuseppe Laterza. Abbiamo approfittato della sua presenza per rivolgergli alcune domande sui temi d’attualità.
Abbiamo appreso dal ministro Valditara che la scuola italiana darà l’addio alla geostoria per dare spazio esclusivo alla storia italiana e occidentale. Cosa vuol dire? È un fatto di per sé positivo?
Se è un fatto positivo o negativo non lo so. So che viviamo un momento di profonda crisi del mondo occidentale e in cui altrove succede di tutto. Programmare un futuro in cui si tornerà a non saper più nulla, o sapere troppo poco, di quello che succede fuori dal ‘cosiddetto’ Occidente, mi pare una scelta suicida. Cento anni fa si poteva anche ammettere che un ragazzo non sapesse nulla… che so… dell’Impero cinese. Mi chiedo se questo oggi è ancora possibile. Questa visione di un mondo a compartimenti stagni, in cui si può ignorare quello che succede semplicemente perché non è una parte nostra, quando le connessioni sono profonde, per l’economia, la politica, la religione, la cultura sono perfettamente connesse, tutto questo mi sembra assolutamente incongruo. L’addio alla geostoria è una cosa che farà piacere al ministro e, credo, anche al deus ex machina della visione storica che ci sta dietro, che è il mio vecchio e caro amico Ernesto Galli Della Loggia. Ma io sono un figlio di ‘Les Annales’ e non sono assolutamente d’accordo sull’addio alla geostoria, per tornare poi a cosa? alla storia hegeliana o limitarsi alla storia del Risorgimento, della Resistenza? Tutto questo mi pare culturalmente suicida.
Ma sul concetto di ‘ritorno’ è d’accordo?
Su alcune cose sono d’accordo, ma non userei però la parola ‘ritorno’, che dà fastidio alle sinistre che commentano queste scelte come un andare all’indietro… Io per queste storie autostradali della direzione di marcia, avanti o indietro, ho una certa antipatia. Credo semplicemente che il trend della vita dell’Occidente moderno abbia creato un grosso danno soprattutto alle giovani generazioni, e stia atrofizzando la loro capacità di organizzare la memoria. Quando non si organizza la memoria poi si ha un bel parlare di intelligenza artificiale o di altro: si atrofizza il nostro sistema di pensare, di ricordare, di organizzare ecc… il ricorso alla ‘mnemotecnica’ perché di questo si tratta, e mi meraviglio che il ministro e i miei dotti colleghi che hanno organizzato la strategia intorno alla ministro, siano ricorsi a una parola come filastrocca. Qui non si tratta di imparare delle filastrocche, si tratta evidentemente di attivare la nostra capacità di memorizzare e siccome aveva ragione il vecchio Platone (e non si tratta certo di un passo indietro!) quando diceva che le cose si sanno nella misura in cui si ricordano. I nostri ragazzi, invece, non ricordano più nulla, non sono in grado nemmeno di fare le piccole operazioni matematiche senza l’ausilio tecnologico. Allo stesso modo sarebbe importante, e qui non ho trovato nessun accenno il quello che ha detto il ministro, l’aggiornamento dei docenti. Perché è assurdo che, mentre nelle scienze non si ammetterebbe che un docente insegnasse ancora la fisica, la chimica, la matematica di trent’anni fa, nelle materia che ancora si chiamano, per comodità o pigrizia, umanistiche, si ammetta che un docente possa continuare a insegnare roba imparata venti, trenta o quarant’anni fa. L’aggiornamento è importatissimo e lo si deve fare obbligatoriamente e naturalmente, deve essere gratuito, anzi deve essere retribuito nella misura in cui fa parte dell’obbligo di insegnare in maniera corretta.
Ma non era stata anche una certa destra liberista a rivoluzionare la scuola secondaria, licealizzandola e abbassando il livello anche dei vecchi licei. E che ha sacrificato quel latino che oggi si vuole reinserire in nome delle tre ‘i’: inglese, informatica, impresa? Se ‘ritorno’ c’è non contraddice anche questa visione tecnocratica?
La destra liberista aveva fatto questo tipo di ragionamento in omaggio alle correnti più avanzate della logica del profitto e del consumo. Adesso ci siamo accorti che con quella logica, la cultura, nel senso di ‘preparazione’ ma anche nel senso di autocoscienza, torna indietro. E allora si fa un altro discorso, forse anche quello di desta, del recupero della cultura occidentale perché, secondo chi pensa questo, la cultura occidentale è stata sacrificata la mondialismo. Ma noi occidentali abbiamo sacrificato il resto del mondo, perché la conquista del mondo da parte dell’Occidente è stata un fatto reale. Noi ci siamo arricchiti e siamo diventati così eleganti, ben vestiti e ben nutriti, semplicemente perché abbiamo razziato il resto del mondo. Ma lo abbiamo razziato con una cultura che non ci veniva mica soltanto dall’Occidente, perché gli arabi hanno fatto, nel Medioevo, passi avanti soprattutto nella cultura scientifica, chimica, fisica, astronomica, medica, perché avevano messo a frutto la scienza greca, Anche se questo la gente non lo sa, anzi molti si scandalizzano e si meravigliano se glielo diciamo. Gli italiani pensano che i greci e gli arabi non avessero nulla a che fare con loro e invece è vero il contrario. Questa scienza dai greci e dagli arabi è passata a noi che abbiamo un debito enorme nei confronti di queste culture. Non diciamo nulla di tutto questo? Così come non diciamo nulla di quello che erano i sultanati persiani, l’impero cinese, il Moghul indiano e via discorrendo?
Non è un paradosso, in questo, cancellare la geografia? Anche molti laureati, oggi, di fatto non conoscono il mondo. Altro che geostoria!
È evidente! Storia e geografia sono strettamente interconnesse, complementari. Come l’ordito e la trama in una stoffa: l’ordito è il tempo, e la trama è lo spazio. E senza geografia non si fa la storia, se poi loro ce l’hanno con la ‘nouvelle istoire’ e con la geostoria e vogliono tornare indietro perché pensano che siano cose di sinistra, beh!… questo è un affare loro. Si informino e cambieranno idea. Almeno lo spero.
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