Leone XIV

Uno sguardo sulla libertà di stampa nel mondo, dopo le parole di papa Leone

Oltre 550 giornalisti incarcerati, 124 uccisi e 95 scomparsi solo nel 2024: la repressione della stampa dilaga tra regimi autoritari e zone di conflitto

ph Regimenti-Sir
13 Mag 2025

di Andrea Regimenti

“Permettetemi allora di ribadire oggi la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità, e con queste parole anche chiederne la liberazione di questi giornalisti incarcerati. La Chiesa riconosce in questi testimoni – penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita – il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere. La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa”: le parole pronunciate da papa Leone XIV nel suo incontro con gli operatori della comunicazione hanno riacceso i riflettori sul problema della libertà di stampa che, nel panorama globale contemporaneo, è sempre più minacciata da fattori esterni che ne compromettono l’esercizio in numerosi paesi. L’anno 2024 ha mostrato, ancora una volta, quanto il giornalismo indipendente venga ostacolato da regimi autoritari, conflitti armati, violenza politica e repressioni sistematiche. Secondo i dati forniti da organizzazioni internazionali come il Committee to protect journalists (Cpj) e Reporter senza frontiere (Rsf), oltre 550 giornalisti sono stati incarcerati nel 2024, con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente. Il numero di giornalisti uccisi ha raggiunto 124, il dato più alto dal 2007, con una parte significativa di queste vittime coinvolte in conflitti, come quello tra Israele e Gaza, che ha visto la morte di 85 cronisti. Inoltre, la preoccupante cifra di 95 giornalisti scomparsi mette in luce la crescente gravità della situazione. Le regioni più colpite da queste violazioni sono l’Asia e il Medio Oriente, con paesi come la Cina, il Myanmar, l’Iran, e la Turchia che detengono il maggior numero di giornalisti imprigionati. Questi dati evidenziano l’urgenza di difendere il diritto a una stampa libera, capace di informare senza timori di censura o ritorsioni violente.

 

Giornalisti incarcerati (2024-2025)

Il numero di giornalisti incarcerati nel mondo è rimasto elevato nel 2024/25. Secondo il Cpj, sono stati censiti 361 giornalisti detenuti al 1° dicembre 2024, il secondo valore più alto di sempre. Reporter Senza Frontiere stima il totale a 550 giornalisti incarcerati, con un aumento del 7% rispetto al 2023.

I principali “carcerieri” a livello globale sono paesi con regimi autoritari, che giustificano le incarcerazioni con accuse di reati generici, come “anti-stato” o terrorismo. Le regioni più colpite sono:

  • Asia: 111 detenuti (circa il 30% del totale)
  • Medio Oriente/Nord Africa: 108 detenuti (molti in Israele e nei territori palestinesi)

 

Paesi con il maggior numero di giornalisti incarcerati:

  • Cina: 124 detenuti (11 a Hong Kong)
  • Myanmar: 61 detenuti
  • Iran: 49 detenuti
  • Turchia: 37 detenuti
  • Arabia Saudita: 29 detenuti
  • Russia: 25 detenuti
  • Egitto: 21 detenuti
  • Etiopia: 18 detenuti
  • Afghanistan: 15 detenuti
  • Bielorussia: 12 detenuti

 

Giornalisti uccisi (2024-2025)

Il 2024 ha visto un aumento significativo degli omicidi di giornalisti. Il Cpj ha registrato 124 giornalisti uccisi, il numero più alto dal 2007. La maggior parte delle vittime è stata coinvolta in conflitti armati, in particolare durante la guerra tra Israele e Gaza, dove sono stati uccisi 85 giornalisti.

Altri Paesi con un alto numero di vittime sono:

  • Siria: 9 uccisi
  • Ucraina: 6 uccisi
  • Messico: 5 uccisi (la violenza da parte della criminalità organizzata e le mafie continuano a minacciare la sicurezza dei reporter)
  • Sudan: 6 uccisi
  • Pakistan: 6 uccisi
  • Iraq: 3 uccisi
  • Myanmar: 3 uccisi
  • Afghanistan: 2 uccisi

 

Distribuzione geografica degli omicidi di giornalisti (2024):

  • Israele-Gaza: 85 giornalisti uccisi
  • Siria: 9 uccisi
  • Ucraina: 6 uccisi
  • Messico: 5 uccisi
  • Sudan: 6 uccisi
  • Pakistan: 6 uccisi
  • Iraq: 3 uccisi
  • Myanmar: 3 uccisi
  • Afghanistan: 2 uccisi

 

Giornalisti scomparsi (2024-2025)

Il numero di giornalisti scomparsi continua a essere una preoccupazione crescente. Rsf segnala che sono 95 i giornalisti attualmente dispersi, con casi noti in paesi in guerra e sotto regimi autoritari. Le sparizioni avvengono principalmente in:

  • Siria: 22 scomparsi
  • Yemen: 15 scomparsi
  • Iraq: 13 scomparsi
  • Messico: 12 scomparsi
  • Afghanistan: 8 scomparsi
  • Nigeria: 7 scomparsi
  • Colombia: 5 scomparsi
  • Pakistan: 5 scomparsi

Molti di questi giornalisti sono rapiti da forze governative o gruppi paramilitari. Tra i casi più emblematici ci sono le sparizioni di giornalisti come Austin Tice e Bashar Fahmi, che non sono mai stati ritrovati dopo essere stati sequestrati in Siria nel 2012.

 

Aree geografiche più pericolose per i giornalisti

Le regioni più pericolose per i giornalisti nel 2024 sono state:

  • Medio Oriente e Nord Africa:
    • Questa è la regione più rischiosa per i giornalisti, con il maggior numero di omicidi e scomparsi. Le guerre in Siria, Iraq, e Yemen sono le principali cause di tale pericolo. Inoltre, in paesi come l’Egitto e l’Iran, la repressione dei giornalisti indipendenti continua a crescere.
  • Asia:
    • L’Asia continua a essere un’area ad alto rischio, con regimi autoritari che esercitano un controllo stretto sui media. La Cina ha il più alto numero di giornalisti incarcerati, seguita dal Myanmar e dal Vietnam.
  • America Latina:
    • Paesi come il Messico rimangono tra i più pericolosi al mondo per i giornalisti, con minacce costanti da parte della criminalità organizzata. Inoltre, in paesi come Colombia e Venezuela, l’ostilità verso la stampa indipendente è aumentata notevolmente.
  • Africa Sub-Sahariana:
    • Nonostante una minore detenzione formale, la stampa in Africa sub-sahariana è frequentemente ostacolata da censura e violenza, come dimostrato dai conflitti in Sudan e Somalia.

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