La domenica del Papa – SS. Trinità e Giubileo degli sportivi

Nella domenica in cui la chiesa celebra la solennità della Santissima Trinità, papa Leone XIV incontra il mondo dello sport – è il Giubileo degli sportivi – e afferma, all’angelus, che lo sport “è via per costruire la pace, perché è scuola di rispetto e di lealtà, che fa crescere la cultura dell’incontro e della fratellanza”, ma anche stile di comportamento per opporsi “a ogni forma di violenza e di sopraffazione”.
La solennità ci invita a riflettere su Dio che è comunione, come ci mostra il brano dei Proverbi, la prima lettura. In verità nella Bibbia e nei Vangeli non si parla esplicitamente di Trinità, perché questa, insieme alla dottrina collegata, è frutto di due Concili: il primo di Nicea nel 325 – quest’anno si celebrano i 1700 anni dell’evento e si parla già di un possibile viaggio in Turchia di papa Leone con il patriarca ecumenico Bartolomeo I – e 56 anni più tardi, quello celebrato a Costantinopoli, dove viene affermato che lo Spirito Santo è veramente Dio, come il Figlio e il Padre. Per questo noi, quando recitiamo l’atto della nostra fede, il Credo, ricordiamo, con un linguaggio diverso, l’unione delle tre persone della Trinità.
Omelia in San Pietro e un Papa che si sofferma sul binomio sport-trinità, dicendo che benché “non sia di uso comune”, non è un “accostamento fuori luogo”. Ogni attività umana “porta in sé un riflesso della bellezza di Dio” e lo sport “può aiutarci a incontrare Dio Trinità” perché “richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore”. Altrimenti è “sterile competizione di egoismi”.
Spiega quindi il termine “dai” utilizzato in italiano per incitare atlete e atleti: “non si tratta solo di dare una prestazione fisica, magari straordinaria, ma di dare sé stessi, di ‘giocarsi’”. E si sofferma su tre aspetti che rendono lo sport un “mezzo prezioso di formazione umana e cristiana”. Il primo: “insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme, del condividere”. In un mondo sempre più individualista è “strumento importante di ricomposizione e d’incontro”. In secondo luogo, valorizza “la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale”. Quindi, lo sport insegna anche che si può perdere “mettendo l’uomo a confronto, nell’arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità, il limite, l’imperfezione”.
Infine ricorda Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi, sarà proclamato santo il prossimo 7 settembre. La sua vita, afferma il Papa, “ci ricorda che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo”, ha affermato. È l’allenamento quotidiano dell’amore che ci avvicina alla vittoria definitiva e che ci rende capaci di lavorare all’edificazione di un mondo nuovo”.
L’angelus è un appello per dire che il mondo ha bisogno di pace, parola che ripete sin dal giorno della sua elezione; è un lungo elenco di combattimenti, di guerre di situazioni di conflitto, come in Myanmar dove “nonostante il cessate il fuoco continuano i combattimenti”; invita le parti “a intraprendere la strada del dialogo inclusivo, l’unica che può condurre a una soluzione stabile”. Ricorda le violenze in Nigeria, dove, nella città di Yelwata, c’è stato un “terribile massacro, in cui circa duecento persone sono state uccise con estrema crudeltà”, in gran parte sfollati ospitati nella missione cattolica. Chiede il Papa che “sicurezza, giustizia e pace” prevalgano in Nigeria e cessino le violenze contro le comunità cristiane nello Stato di Benue. Ancora il Sudan “da oltre due anni devastata dalle violenze”: si fermino i combattimenti, sia protetta la popolazione civile e riprenda il dialogo per la pace. Ancora Ucraina e Medio Oriente. Già sabato aveva perlato di deterioramento della situazione in Iran e Israele: “in un momento così delicato desidero rinnovare con forza un appello alla responsabilità e alla ragione. L’impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare va perseguito attraverso un incontro rispettoso e un dialogo sincero, per edificare una pace duratura, fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune. Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro”.
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