L’arte, un ponte verso la fede: l’Infiorata di via della Conciliazione

In occasione della solennità di san Pietro e Paolo, patroni della città eterna, via della Conciliazione si è trasformata in un museo a cielo aperto, grazie alla dodicesima edizione dell’Infiorata storica. Un tripudio di arte e fede, con quadri e tappeti floreali dedicati al tema della preghiera, che ogni anno si arricchisce di significati sempre più densi e attuali, in cui – come evidenziati da artisti, poeti e dal Magistero della Chiesa – l’arte si trasforma nella via silenziosa che conduce l’uomo a Dio.
La manifestazione, organizzata dalla Proloco di Roma capitale in collaborazione con l’Unpli – Unione nazionale delle Proloco d’Italia – ha avuto come tema centrale il Giubileo della speranza; una virtù che ha preso forma nelle opere floreali realizzate con petali secchi, sale, sabbia colorata, zucchero e pigmenti naturali.
Un’ondata di bellezza che ha adornato il cuore spirituale di Roma, quel tratto che conduce l’uomo verso il simbolo della cristianità, Piazza San Pietro, da sempre simbolo universale di fraternità e comunione tra popoli.
Questa forma di arte effimera ha le sue radici nel XVII secolo; la prima testimonianza documentata risale al 1625, quando Benedetto Drei, architetto e fiorista italiano, responsabile della Floreria apostolica in Vaticano, ebbe l’intuizione di decorare la Basilica vaticana con dei quadri di fiori composti sui pavimenti; tradizione ripresa e portata avanti da suo figlio Pietro insieme al celebre artista Gian Lorenzo Bernini, che realizzarono dei veri e propri tappeti floreali durante le celebrazioni religiose. Un’espressione artistica che si è presto diffusa in diverse località italiane, tra cui Genzano, Spello, Bolsena, Noto, divenendo espressione viva di fede e tradizione popolare, rievocata in occasione della festa religiosa del Corpus domini.
Diversi pensatori e artisti si sono interrogati, hanno indagato e riconosciuto il legame profondo tra arte e spiritualità. Marc Chagall, uno tra i principali pittori del Novecento, nato a Vitebsk nel 1887 da un’ umile famiglia ebraica, ha riconosciuto nell’arte sacra e nella pittura, non una semplice raffigurazione di scene religiose, bensì l’esplorazione della condizione umana, della sua storia e dei suoi sentimenti. Egli cercò di interpretare e rappresentare la Bibbia non come semplice narrazione, ma come fonte di poesia ed esperienza umana universale; Chagall definiva il libro sacro, una fonte inesauribile di lirica, la più ricca di tutti i tempi.
Pavel Florenskij, filosofo, teologo e scienziato russo, nato nel 1882 a Evlach (Azerbaigian), ha riconosciuto nell’arte una via d’accesso al mistero del divino. Egli vedeva nell’iconoclastia una presenza viva del sacro, la possibilità di rendere visibile l’invisibile; nella sua opera ‘Le porte regali’ egli riassume la sua concezione di espressione artistica come manifestazione del trascendente, in cui “l’arte non è un gioco di forme ma è rivelazione spirituale”.
Il Magistero della Chiesa si è più volte rispetto al rapporto tra bellezza e fede. Indimenticabile, in questo senso è la Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II, datata 4 aprile 1999 e rivolta “a quanti con appassionata dedizione cercano nuove «epifanie» della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica”. In tale occasione il pontefice, sottolineando il ruolo dell’arte come espressione dell’interiorità e linguaggio di comunicazione, invitò gli artisti alla riscoperta di quella dimensione spirituale e religiosa che da millenni guida l’uomo e si esplica nell’opera compiuta.
Citando anche Dostoevskij, in riferimento alla “bellezza che salva”,egli intimò ad una cooperazione più proficua tra Chiesa e arte, riconoscendo in quest’ultima un ponte tra l’uomo e Dio.
Anche Benedetto XVI, si è mostrato nell’arco del suo pontificato molto sensibile al tema, riflettendo sul legame profondo tra fede, verità e bellezza, quali doni di Dio all’uomo, tra loro armoniosamente intrecciati per guidare l’animo umano alla contemplazione del mistero divino.
In occasione dell’incontro con gli artisti, tenutosi nella Cappella Sistina il 21 novembre 2009 egli ribadì che “l’arte cristiana autentica è un modo per predicare il Vangelo”.
Papa Francesco, nel suo Discorso agli artisti partecipanti all’incontro promosso in occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione della collezione d’arte moderna dei Musei vaticani, del 23 giugno 2023, affermò che “la bellezza è una via privilegiata per aprire il cuore umano al Vangelo”, sottolineando che l’arte ha il potere di evangelizzare, toccando le corde più profonde dell’animo, avvicinando anche chi non crede alla profondità del mistero di Dio, lungi da ogni forma di proselitismo.
In quest’anno giubilare, l’Infiorata storica ci ricorda che l’arte, quando ispirata dalla fede, si trasforma in un linguaggio universale in grado di guidare il cuore dell’uomo verso Dio, aprendo l’animo umano al mistero e alla speranza.
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