Cataldo Domenico Sibilla: riscoperto a Matera un pittore sconosciuto di Grottaglie del XVIII secolo
Ha destato un certo interesse la riscoperta avvenuta a Matera di un pittore grottagliese del tutto sconosciuto del secolo XVIII. La notizia è riportata dagli studiosi Marco Pelosi e Nunzia Nicoletti sull’ultimo numero di “Mathera,” Rivista Trimestrale di storia e cultura del Territorio (anno IX, n. 32/33, pp. 76-81).
A stilare interessanti e precise note sull’attività del pittore grottagliese Cataldo Sibilla a Matera è appunto il Pelosi, Vice Direttore del Museo Diocesano Materano, il quale avendo notato questo nome in un elenco degli autori dei famosi e artistici carri trionfali del Settecento in onore di Maria SS.ma della Bruna, è riuscito a risalire alle sue origini grottagliesi grazie alle ricerche effettuate sugli atti di battesimo della Cattedrale materana dove ha potuto rintracciare il suo nome e quello di sua moglie Anna Rosa Torricella in occasione del battesimo di due suoi figli rispettivamente nel 1736 e 1737. In ambedue gli atti al suo nome viene aggiunta anche la provenienza: Cataldo Sibillo delle Grottaglie (1736) e Cataldo Sibilla de Grottaliis (1737). Una successiva ricerca negli atti di battesimo della Collegiata Grottagliese ha consentito di risalire alla sua nascita avvenuta effettivamente a Grottaglie il 26 gennaio 1701: figlio legitimo e naturale di Gio. Battista di Francesco Antonio Sibilla et Teresa Ettorre coniugi delle Grottaglie.
Mastro Cataldo Sibilla a Matera ebbe modo di inserirsi onorevolmente. Giustamente Pelosi osserva che i nomi dei padrini di battesimo dei figli lasciano presupporre una certa notorietà del Sibilla in seno alla comunità materana, concretizzata anche attraverso una parentela con “esponenti di casate emergenti”.

In relazione alla sua attività artistica, egli osserva che “al di là delle notizie sui carri in onore di Maria SS. della Bruna, l’unica opera certa ascrivibile al Sibilla è la tela firmata della Incoronazione della Vergine con Sant’Antonio Abate e San Francesco da Paola (Sopra un poarticolare, sotto l’intera immagine) collocata nella cappella dedicata a San Giuseppe del Camposanto di Matera”. Tuttavia “la ricerca sull’attività artistica di Cataldo Sibilla è ancora in fieri; e l'augurio è quello di giungere al più presto ad una definizione puntuale della sua biografia e del suo catalogo”.

Sugli aspetti artistici e stilistici si sofferma Nunzia Nicoletti alla quale spetta il merito di aver letto correttamente il nome dell’autore di questa tela (Sibilla pinxit) assegnata erroneamente a Vit’Antonio Conversi. Una tela la cui scena “si sviluppa secondo un impianto verticale: nella parte superiore, alla destra dell’osservatore, Dio Padre, circondato da angeli e adagiato su una nube, porge la corona sul capo dell’Immacolata, raffigurata con le mani giunte nell’atto di schiacciare il serpente ai suoi piedi.
L’atmosfera è contrassegnata da toni ambrati e da un impasto cromatico velato, che richiama – seppur vagamente – soluzioni giordanesche. Nella parte inferiore, sull’estrema destra, si distinguono
due santi appartenenti a ordini religiosi differenti. A destra, della loro effigie nell’angolo in basso, si legge la firma dell’autore.”
In conclusione, per la Nicoletti la riscoperta dell’Incoronazione della Vergine firmata da Cataldo Sibilla “rappresenta un tassello significativo per la ricostruzione della produzione pittorica nella Matera del Settecento. Sebbene l’opera mostri una certa ingenuità esecutiva, essa si inserisce nel solco di una tradizione figurativa locale, dialogando con le soluzioni dei pittori coevi e attestando l'esistenza di un artista sino ad oggi rimasto nell’ombra. L’auspicio è che ulteriori indagini archivistiche e stilistiche possano restituire a Cataldo Sibilla un posto più definito nel panorama artistico lucano del XVIII secolo”.
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