Ecclesia

Mamadou, Michel, Aziz: volti e mani dell’integrazione attraverso il lavoro

06 Ott 2025

di Patrizia Caiffa

Mamadou è partito a 14 anni dalla Guinea, ‘all’avventura’, come dice lui. È passato in Mali, Algeria, Tunisia e, sei anni dopo, a Lampedusa. In Tunisia è stato nascosto per giorni con altri migranti in una stanza con finestre e porte sbarrate, in attesa della barca. “Non avevo paura, perché avevo la fede”, dice semplicemente. Arrivato in Italia, il suo primo obiettivo è stato imparare l’italiano: “800 parole in 8 mesi”. Ora Mamadou lavora in un’azienda edile ed è un punto di riferimento per gli altri migranti perché sa riconoscere un buon contratto e può aiutare con l’italiano. Sogna di diventare un architetto o un geometra.  Una storia come tante, forse più fortunata di tante. Perché lungo il percorso ha incontrato la Cooperativa Sophia di Roma, che dal 2016 ad oggi ha avviato, per migranti e italiani disoccupati, una serie di corsi di formazione all’artigianato e ai mestieri di elettricista, idraulico e nell’edilizia. Una manna per le aziende italiane, sempre più sguarnite di manodopera. Con l’ultimo corso “Edificando”, parte di un progetto più ampio di accompagnamento, sono stati formati 27 giovani, di cui 25 hanno ottenuto un inserimento lavorativo stabile. Tra le nazionalità più rappresentate: Pakistan, Guinea Conakry, Guinea Bissau, Colombia, Burkina Faso, Gambia, Costa d’Avorio e Italia.

Michel invece non può tornare a casa, in Colombia. Aveva un lavoro come microsaldatore ma in Italia quell’attestato non è valido, deve ricominciare da zero. Cerca una formazione e trova quella di Sophia. “La cosa che mi ha colpito è che non si studia solo sul foglio ma è esperienza. Ho imparato molto, ho conosciuto gente e mi sono trovato bene”.

Alla fine del corso, passa un mese e Michel non trova lavoro. Sophia ha una squadra di manutentori pronta ad accoglierlo, poi all’inizio del nuovo corso di manutenzioni affianca il formatore. Per lui è un modo per alimentare la speranza: “Dico ai ragazzi di non demoralizzarsi e andare avanti con questo corso perché si può trovare lavoro, persone che ti ascoltano e ti aiutano”.

Aziz vendeva caricabatterie alla stazione Termini, parlava poco italiano, non era in regola e non credeva di poter aspirare a qualcosa di meglio. Il sorriso è sempre lo stesso anche quando deve parlare di qualcosa di duro. “L’integrazione in Italia è troppo difficile perché ci sono delle persone che non vogliono stranieri come noi. A Sophia mi hanno detto che posso essere come un italiano”.

Dopo la formazione riesce a trovare lavoro come manutentore e la sera come cameriere. È felice perché riesce a mandare i soldi alla mamma e alla promessa sposa. Vuole tornare da loro ma non può finché non ottiene i documenti. La vera sfida è quella legale. La cooperativa Sophia gli sta accanto per anni: un avvocato e diversi collaboratori lo seguono nelle peripezie e negli infiniti rimandi dell’iter giuridico. I corsi di formazione e le collaborazioni riescono a dimostrare alle istituzioni la realtà di Aziz: un ragazzo deputato al sacrificio con un sorriso. Dopo sette anni di accompagnamento, di tensioni e di lontananza da casa sua, Aziz stringe ora in mano i suoi documenti e il suo biglietto per il primo ritorno in famiglia.

Aziz – foto cooperativa Sophia


Perché l’integrazione, non sempre scontata,
passa attraverso la conoscenza della lingua italiana ma soprattutto attraverso il lavoro. “Questi ragazzi non hanno niente meno degli altri ma tanta voglia in più, anche se devono affrontare moltissimi ostacoli legali e burocratici”, spiega al Sir Arianna Cocchi, animatrice di comunità della Cooperativa Sophia. Insieme a formatori, soci e corsisti parteciperanno il 4 e 5 ottobre al Giubileo dei migranti. La loro presenza in piazza San Pietro significa “riconoscerci parte di un organismo più grande, la Chiesa, che vuole arrivare al cuore di chi è migrante e far capire cos’è veramente la migrazione.
Non dobbiamo vedere la migrazione come qualcosa di diverso e lontano da noi: abbiamo tutti lo stesso desiderio di felicità nel cuore; i migranti lo realizzano attraverso il viaggio.
A noi interessa far vedere il valore delle persone e non considerarli come scarto o eccedenza”.

 

foto cooperativa Sophia

L’idea di trasmettere ad altri una formazione ai mestieri artigianaliviene in mente a Giuseppe Alfonsi, elettricista affermato in ambito romano. È lui, insieme a Michel, a seguirli personalmente e insegnare loro il lavoro “a banco”, dando l’esempio e invitandoli a ripetere l’esercizio. Li lascia liberi di sbagliare, finché non imparano. Questo li responsabilizza. Obiettivo – infatti – non è dare solo competenze tecniche, ma anche capacità trasversali per presentarsi bene in un posto di lavoro: puntualità, ordine, conoscenza delle regole per la sicurezza. Giuseppe capisce se un ragazzo – l’età media è 20 anni ma possono partecipare dai 18 ai 35 anni – è portato per il lavoro manuale. Al termine del corso compila una scheda di valutazione che sarà proposta al futuro di datore di lavoro. “Una garanzia che rasserena le aziende e una intermediazione utile per superare le difficoltà comunicative e aiutarle ad orientarsi nelle inevitabili difficoltà burocratiche legate ai permessi di soggiorno”, precisa Cocchi. La maggior parte dei ragazzi formati trova lavoro nel campo delle opere edili. Alcuni hanno continuato a lavorare all’interno della Cooperativa Sophia.

Ai giovani è richiesta tanta passione e voglia di abbracciare questa sfida (la sede dei corsi è sulla via Ardeatina e alcuni abitano molto lontano) e una conoscenza di base della lingua italiana. Molti sono stati intercettati tramite la scuola di italiano Penny Wirton, o tramite case famiglie, religiosi, Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Dopo gli ultimi due corsi di giugno e novembre 2024, grazie al passaparola quello di ottobre è già al completo, con una quindicina di iscritti. Ognuno viene seguito da tutor in maniera personalizzata, per capire se ci sono altri bisogni, oltre a quello del lavoro. L’aiuto nella ricerca di una casa, ad esempio, o ulteriori lezioni di italiano. Uno dei progetti di questi anni “Creare valore attraverso l’integrazione”, è stato finanziato con 150.000 euro dalla Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”. Prevedeva anche la possibilità di rientrare nel proprio Paese, scelta compiuta da un paio di ragazzi, e azioni di sensibilizzazione ai rischi delle migrazioni irregolari nelle scuole di Senegal e Guinea. Tutte le azioni di Sophia dal 2016 ad oggi sono state realizzate con il sostegno dell’Elemosineria apostolica, dei fondi dell’8xmille Cei tramite la Fondazione Migrantes, Fondazione Angelini e Fondazione Cattolica Verona.

 

foto cooperativa Sophia

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