La domenica del Papa – La casa costruita sulla roccia
Domenica nella cattedrale di Roma per papa Leone, che celebra la liturgia della Dedicazione della basilica lateranense, memoria dell’atto compiuto da papa Silvestro I nel IV secolo, dopo l’edificazione per volere di Costantino. Celebrazione per dire che la basilica di San Giovanni in Laterano “è molto più di un monumento e di una memoria storica”. Essa è “segno della Chiesa vivente, edificata con pietre scelte e preziose in Cristo Gesù, pietra angolare”, e così ci ricorda che noi pure, come “pietre viventi veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale”.
Mentre celebra nella cattedrale di Roma, dagli Stati Uniti arriva una notizia che farà molto discutere nei prossimi giorni, ovvero dopo l’epifania, probabilmente il 7 e l’8 gennaio si terrà il primo Concistoro straordinario di papa Leone XIV. Almeno così scrive il National Catholic Register, il più antico periodico cattolico degli Stati Uniti, citando una comunicazione inviata dalla Segreteria di Stato vaticana ai cardinali lo scorso 6 novembre. Ancora nessuna conferma dai sacri palazzi ma proprio papa Prevost, nei primi giorni del dopo Conclave, aveva parlato di “una chiesa sinodale, una chiesa che cammina, che cerca sempre la pace, la carità, che cerca sempre di essere vicina specialmente a coloro che soffrono”. Una riunione alla quale dovrebbero prendere parte i cardinali per trattare temi che riguardano l’attività della chiesa; e, dunque, sarà interessare capire quali saranno questi temi al centro della riflessione tra le mura Vaticane.
Una proposta simile era emersa nelle Congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave, con l’obiettivo di accompagnare il successore di San Pietro con suggerimenti e consigli per una migliore gestione delle scelte da prendere. L’arcivescovo di Tokyo, il cardinale Tarcisio Isao Kikuchi, aveva proposto nel suo intervento, proprio la realizzazione di un Concistoro annuale, prendendo spunto dalla riunione pre Conclave dei cardinali, la più numerosa e la più internazionale di sempre, con una varietà di priorità pastorali e sociali molto diverse tra loro, e, soprattutto, diverse da quelle europee.
Ma torniamo all’omelia pronunciata in San Giovanni dal vescovo di Roma, il quale invita a guardare la chiesa – nome che significa assemblea dei fedeli, ma ben presto, diceva il 9 novembre 1969, è stato applicato al tempio che li accoglie – per riflettere sul nostro essere chiesa, partendo dalle fondamenta: “la loro importanza è evidente, in modo per certi versi addirittura inquietante. Se chi ha costruito non avesse scavato a fondo, fino a trovare una base sufficientemente solida su cui erigere tutto il resto, l’intera costruzione sarebbe crollata da tempo, o rischierebbe di cedere ad ogni istante”. E questo vale anche per noi, dobbiamo scavare “in noi stessi e attorno a noi”, dice il Papa, per “eliminare ogni materiale instabile che possa impedirci di raggiungere la nuda roccia di Cristo”. Nel lavorare con impegno al servizio del Regno di Dio, “non siamo frettolosi e superficiali: scaviamo a fondo, liberi dai criteri del mondo, che troppo spesso pretende risultati immediati, perché non conosce la sapienza dell’attesa”. Cita Paolo VI per dire che “la storia millenaria della Chiesa ci insegna che solo con umiltà e pazienza si può costruire, con l’aiuto di Dio, una vera comunità di fede, capace di diffondere carità, di favorire la missione, di annunciare, di celebrare e di servire quel Magistero apostolico di cui questo Tempio è la prima sede”.
Di qui l’immagine del cantiere che esprime “lo sforzo reale, palpabile, con cui le nostre comunità crescono ogni giorno, nella condivisione dei carismi e sotto la guida dei Pastori”.
Non sono mancati “momenti critici”, he detto il Papa, ma a Roma “pur con tanto sforzo, c’è un bene grande che cresce”.
All’angelus in piazza San Pietro, chiede di avere uno “sguardo spirituale” per andare oltre l’aspetto esteriore, “per cogliere nel mistero della Chiesa ben più di un semplice luogo, di uno spazio fisico, di una costruzione fatta di pietre”; in realtà, lo ricorda il Vangelo, “il vero santuario di Dio è il Cristo morto e risorto. Egli è l’unico mediatore della salvezza, l’unico redentore, colui che legandosi alla nostra umanità e trasformandoci col suo amore, rappresenta la porta che si spalanca per noi e ci conduce al Padre”.
Dopo la preghiera mariana Leone XIV torna a parlare di pace; esprime apprezzamento “per quanti, ad ogni livello, si stanno impegnando a costruire la pace nelle diverse regioni segnate dalla guerra”. Ricorda la preghiera, pochi giorni fa, per i defunti e dice: tra questi purtroppo “ce ne sono tanti uccisi nei combattimenti e nei bombardamenti, benché fossero civili, bambini, anziani, ammalati. Se si vuole veramente onorare la loro memoria, si cessi il fuoco e si metta ogni impegno nelle trattative”.
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