Incontro nelle vicarie: il catechista generativo, custode delle relazioni
Nell’ultimo bimestre di questo 2025, Giubileo della speranza, si sono svolti gli incontri con i catechisti nelle dodici vicarie dell’arcidiocesi. Ovunque l’accoglienza e l’interesse dei partecipanti sono stati elementi costanti. Dopo il convegno diocesano di metà novembre, l’ufficio catechistico ha voluto incontrare le comunità nei luoghi della loro quotidianità per ritrovarsi insieme come discepoli che si mettono in cammino.
L’icona biblica che ha segnato il cuore della proposta è stata tratta dal Vangelo di Luca, in particolare il capitolo 10, in cui l’evangelista tratteggia l’episodio di Marta e Maria con Gesù, in un contesto familiare, nel contesto degli amici della casa di Betania. Il titolo scelto ha voluto sottolineare le chiavi di lettura della pagina evangelica: ‘Il catechista generativo, custode delle relazioni’. Il catechista genera alla fede quando riscopre il senso vero del suo discepolato ed è capace di rinnovare il contesto della sua quotidianità personale e comunitaria.

Il direttore dell’ufficio catechistico diocesano, don Simone Andrea De Benedittis, ha accompagnato tutte le serate con la spiegazione puntuale e ricca dell’icona biblica fornendo un’analisi dettagliata di passaggi e temi chiave. Marta e Maria incarnano due concezioni differenti, non una sbagliata e l’altra giusta, ma differenti, del discepolato. Ciascuna però con le sue criticità, i suoi limiti. Per Marta chi è il prossimo? È Gesù. Perché è l’ospite che va accolto, servito, riverito, è quello che va coccolato, è quello che va aiutato e quindi lei si prende tanta briga. Ma a un certo punto, quando vede la sorella ferma senza fare niente, cosa fa Marta? Si rivolge a Gesù per lamentarsi. Arriva al paradosso di rimproverare Gesù per ottenere ragione. È quello che capita a noi quando viviamo la nostra vita di fede o anche il nostro ministero come un impegno tra gli altri, ci stanchiamo, iniziamo a lamentarci di chi ci sta a fianco.
Maria invece ci insegna a riabbeverarci alla fonte, a riattingere lì dove troviamo il nutrimento e la motivazione, lo scopo, l’inizio e la fine, il punto alfa e il punto Omega che è Cristo. Se io mi dimentico di lui, preso dalle tante cose da organizzare, da fare, a che serve? Cosa potrò donare se io mi sono svuotato? Come potrò dar da mangiare agli altri se io sono sterile, se sono nella carestia? Non un programma, nemmeno un bel programma di vita, ma la comprensione che Cristo ci ha detto che i nostri nomi sono scritti nei cieli (Luca 10,20).
Lo schema degli incontri si è ripetuto nei dieci incontri in cui sono state raccolte le vicarie: invocazione dello Spirito santo, ascolto della pagina del Vangelo secondo Luca 10, 38-42, la presentazione del tema, il laboratorio.

“Il catechista è persona di parola”, ci ha ricordato papa Leone XIV nel Giubileo dei catechisti lo scorso 28 settembre a Roma, “una parola che pronuncia con la propria vita”. L’approfondimento che l’equipe ha proposto ai catechisti si è mosso da queste parole per raccontare alcuni modelli di annuncio e i principali scenari del nostro tempo. Il catechista non è più solo un maestro che deve insegnare, ma un mediatore, un tessitore di relazioni e un accompagnatore in un’esperienza di fede che vede nei ragazzi i veri soggetti attivi. Le parole sempre attuali di papa Francesco hanno delineato la sfida grande della Chiesa oggi che è diventare madre! “Non una ong ben organizzata, con tanti piani pastorali… Ne abbiamo bisogno, certo… Ma quello non è l’essenziale, quello è un aiuto. A che cosa? Alla maternità della Chiesa. […] Non solo fa figli la Chiesa, la sua identità è fare figli, cioè evangelizzare, come dice Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi. L’identità della Chiesa è questa: evangelizzare, cioè fare figli” (Discorso alla diocesi di Roma, 2014).
Il tempo del laboratorio ha voluto attivare i partecipanti chiamando in causa i vissuti e le storie personali riguardanti l’esperienza della catechesi frequentata da bambini. Sono emerse emozioni e racconti degni di nota: al ricordo un po’ amaro della rigidità di alcune figure di catechista si è unito il piacere e la consapevolezza di non aver mai smarrito quell’esperienza. In una delle serate, un catechista si è alzato mostrando a tutti una foto che lo ritraeva bambino in compagnia della catechista che lo aveva formato. Dopo tanti anni, ha riferito di portare quella foto sempre con sé.
In conclusione, a tutti è stato lasciato un segno: un seme di girasole avvolto in un cuore, per rendere in modo efficace le dimensioni della generatività e delle relazioni.
Spesso gli incontri si sono conclusi con la condivisione di una bevanda calda, dolci e biscotti generosamente preparati dalle parrocchie ospitanti.
Il ringraziamento più sentito da parte dell’equipe diocesana va a tutti coloro che hanno desiderato e scelto di ritagliarsi un tempo per la formazione personale, pur tra tanti impegni familiari, di lavoro e legati al proprio servizio di catechista. In molte occasioni anche i parroci hanno accompagnato i propri catechisti testimoniando un vero stile sinodale.
Il prossimo appuntamento è quello della ‘tre giorni biblica’ di fine gennaio.
Per gli aggiornamenti: www.catechesi.diocesi.taranto.it
* équipe diocesana ufficio catechistico


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