Don Antonio Di Reda: “La Divina Misericordia mi ha accompagnato al sacerdozio”

Tra tutti era il più anziano ma non nello spirito. Don Antonio Di Reda, quarantatreenne timido, discreto, sempre sorridente, venerdì pomeriggio, nella Concattedrale, è stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo Filippo Santoro venerdì scorso nella Concattedrale. Una vocazione arrivata tardi, con un mutuo, una fidanzata, un lavoro lasciati andare per far posto al desiderio più intimo del cuore, venuto fuori pian piano, dopo un lungo percorso di discernimento. Intorno a don Antonio negli anni e in queste giornate di festa, la famiglia, gli amici, i sacerdoti e la sua comunità di appartenenza, quella della parrocchia Spirito Santo, dove al momento sta prestando servizio, in attesa che l’arcivescovo lo destini a nuovo incarico. «La mia storia si intreccia con quella della Divina Misericordia. Sono stato ammesso agli ordini sacri nella seconda domenica di Pasqua di qualche anno fa. L’ordinazione diaconale dello scorso anno – ci racconta – è avvenuta sempre in questa ricorrenza. Stavolta in questa giornata è accaduto che dicessi la mia prima Messa, con don Martino Mastrovito, con cui ho trascorso 17 anni di crescita personale e spirituale, che nella sua omelia mi ha fatto emozionare, quasi commuovere, ricordando il mio percorso e citando anche mia madre, seduta in prima fila insieme al resto dei miei familiari. Mi sono preparato all’ordinazione facendo silenzio nei giorni precedenti. Poi è stato un susseguirsi di emozioni e incontri. Quella dell’ordinazione è stata una celebrazione sentita, bellissima. Ho avuto qualche piccolo problemino fisico dovuto ad un ginocchio malmesso, durante l’imposizione delle mani, che prevede di stare inginocchiati ma l’avevo messo in conto». Una sofferenza che è durata poco a confronto della gioia del momento. «Mi resteranno nel cuore le parole dell’arcivescovo che ha detto “il Signore è veramente risorto perché siamo qui ad ordinare nuovi presbiteri”. Ricorderò – prosegue don Antonio – anche la gratitudine del sentire che questo momento è stato desiderato da me ma anche da tantissima gente che nel tempo mi ha sostenuto, pregando per me e facendomi sentire la sua vicinanza. Non so ancora dove andrò ma la mia speranza è quella di essere destinato ad una parrocchia in cui il parroco sia una guida nell’accoglienza e nella crescita, perché sotto l’aspetto del ministero ho tanto da imparare».
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