Quando frate Egidio diventò santo: il ricordo di don Luigi Trivisano

Sono trascorsi ventisette anni da quando frate Egidio fu proclamato santo in piazza San Pietro. Così ricorda l’avvenimento don Luigi Trivisano, primo parroco della chiesa intitolata al fraticello tarantino, a Tramontone. “Di quella giornata del 2 giugno 1996 ricordo soprattutto l’urlo di entusiasmo e l’applauso scrosciante dei tantissimi tarantini (e anche napoletani) in piazza San Pietro quando San Giovanni Paolo II dichiarò santo il ‘nostro’ Egidio. Tanti pullman giunsero a Roma per la cerimonia, fra cui ben sette della nostra parrocchia”.
Il sacerdote ammette che cominciò a conoscere la vita del fraticello nato sulle rive di Mar Piccolo solo quando nel 1986 l’arcivescovo mons. Guglielmo Motolese gli affidò l’incarico di costruire la prima chiesa dedicata al santo, nel nuovo quartiere di Tramontone, fra Lama e Talsano. “Profeticamente egli mi annunciò che avrei guidato la parrocchia più grande della diocesi, come infatti lo è ora, con ben 17mila abitanti “ – racconta, ricordando con nostalgia il fervore dei primi tempi, quando le celebrazioni avvenivano in una villetta, con un container utilizzato come sacrestia.
“Del fraticello mi colpivano soprattutto l’umiltà, la dedizione ai poveri e la capacità di confortare gli afflitti assieme all’obbedienza alla Chiesa e all’amore per l’eucarestia e per Maria Santissima. Tante volte ricorrevo alla sua intercessione quando mi trovavo in difficoltà” – dice.
Don Luigi rammenta ancora, con viva emozione , quando padre Ludovico Isceri (poi divenuto promotore della causa di canonizzazione) gli comunicò la notizia del miracolo ‘dimenticato’, consistente in una guarigione prodigiosa di una donna di Massafra, che avrebbe consentito a frate Egidio di essere elevato agli onori degli altari. “Sollecitati da mons. Salvatore De Giorgi, successore di mons. Motolese, io e padre Ludovico ci attivammo per il riconoscimento del miracolo. E quando dal Vaticano comunicata la data della canonizza zione suonarono a festa le campane di tutte le chiese della diocesi” – ricorda.
Immediatamente iniziarono i preparativi per la “spedizione” a Roma, con massiccia adesione, e non poteva essere altrimenti, della parrocchia intitolata ad Egidio. “La sera precedente alla proclamazione partecipammo a una veglia di preghiera nella chiesa di San Gregorio a Roma. Poi l’indomani ci svegliammo di buon ora per ritrovarci davanti alla grande immagine del fraticello tarantino appesa alla basilica di San Pietro: ci appariva quasi sorridente , come ci stesse ringraziando di quanto avevamo lavorato per farlo conoscere, dopo essere stato nel dimenticatoio per tanto tempo” – racconta don Luigi, al quale, nell’udienza generale nell’Aula Nervi, San Giovanni Paolo II raccomandò di far pregare intensamente Sant’Egidio perché grande dispensatore di grazie.
“Per tutto il tempo in cui sono stato parroco a Tramontone, cioè fino al 2017, per ben 31 anni – conclude – mi sono impegnato a lungo per far conoscere il santo, facendo anche giungere a Taranto le sue spoglie per ben due volte. Ma ora sembra che in città non se ne parli più: ed è un peccato in quanto egli avrebbe tanto da insegnare e tanti miracoli in serbo per la sua città, che vanno però chiesti. E solo il Cielo sa quanto ne avremmo bisogno!”.
Don Luigi Trivisano non mancherà di ringraziare ulteriormente Sant’Egidio quando il 30 giugno, in Concattedrale, celebrerà i cinquant’anni di sacerdozio assieme a don Nicola Frascella, don Nino Borsci e al saveriano padre Gianni Zampini.
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