Si è concluso il terzo corso di formazione organizzato dall’ufficio Cultura dell’arcidiocesi di Taranto
Il convegno sul tema “La speranza cristiana per il futuro dei popoli” ha concluso il percorso di formazione 2024-25, “I Cristiani nel mondo, pellegrini di speranza”

L’ufficio diocesano Cultura ha proposto l’ultimo incontro del III corso di formazione: “I Cristiani nel mondo, pellegrini di speranza”.
Il convegno conclusivo, sul tema “La speranza cristiana per il futuro dei popoli”, si è svolto martedì 3 giugno, nell’auditorium San Roberto Bellarmino. I sentiti ringraziamenti dei corsisti sono andati a don Antonio Rubino, vicario episcopale per la Cultura, che si è prodigato per l’organizzazione del corso, e al prof. Lino Prenna, docente universitario, che ha condotto gli incontri con professionalità e dedizione.
All’ultimo incontro, nonché serata conclusiva del corso, ha partecipato anche l’arcivescovo mons. Ciro Miniero, il quale ha accettato volentieri di essere presente per concludere questo momento di formazione e di riflessione.
Dopo l’introduzione di don Antonio e una sintesi dell’itinerario svolto, il prof. Lino Prenna ed Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, hanno relazionato rispettivamente su ‘La speranza, virtù teologale’ e su ‘La pace, speranza di futuro dei popoli’. L’intervento conclusivo di mons. Miniero ha trattato il tema ‘Cristo, speranza del mondo’.
La speranza, virtù teologale
Come ha ricordato il prof. Prenna, le virtù cardinali sono prudenza, giustizia, fortezza e temperanza e le virtù teologali sono fede, speranza e carità. “La letteratura filosofica e cristiana sviluppa le virtù cardinali, che costituiscono il cardine della vita sociale, meglio dette virtù naturali (della natura), e le distingue dalle virtù teologali, che riguardano Dio, anche note come virtù soprannaturali (della grazia)”.
Dopo aver ricordato la distinzione tra virtù etiche e dianoetiche per Aristotele, il relatore ha voluto citare il libro Teologia della speranza di Jürgen Moltmann, sottolineando che quest’ultimo afferma “che la riflessione escatologica deve incalzare il presente, deve spingere a una quotidianità che sia già abitata dal futuro, avendo la capacità di inquietare il presente e di renderlo drammaticamente orientato verso le realtà ultime”. Da qui il riferimento al verbo spagnolo “esperar”, con i significati di “sperare” e “aspettare”: “noi speriamo che Dio ci attenda”.
La pace, speranza di futuro dei popoli
Emiliano Manfredonia ha affermato di voler “parlare di pace” e subito ha ripreso le parole di papa Leone XIV: “La pace sia con voi, una pace disarmata, disarmante, umile e perseverante”. Per iniziare, il relatore ha ricordato le origini dell’Europa, “nata grazie alla condivisione di carbone e acciaio” e al desiderio di cooperazione dei vari paesi membri.
Subito dopo ha parlato della fuga dalla cultura del disimpegno morale: “Non si può dire che non tutte le vittime sono uguali, non si può non far nulla, non si possono colpevolizzare le vittime, non si può restare inermi, non si può disumanizzare l’altro”.
Un ulteriore passaggio ha permesso al presidente Manfredonia di approfondire il tema del coraggio: “Serve coraggio, un coraggio che faccia agire i cuori. È la volontà di fare il primo passo, di amare la società nonostante i limiti e l’individualismo, le diffidenze e il male. E oggi serve coraggio più di prima, è tempo di essere fraterni, solidali, individualmente e comunitariamente. Servono scelte coraggiose. Per fare gesti coraggiosi, servono azioni politiche coraggiose”.
Cristo, speranza del mondo
Mons. Miniero, nel ringraziare il prof. Lino Prenna e don Antonio Rubino, ha affermato che gli incontri del corso sono stati “momenti belli e intensi”. Ricollegandosi a quanto anticipato dal prof. Prenna, l’arcivescovo ha così iniziato il suo intervento: “La speranza ha un nome: è Gesù Cristo. Prendo a prestito le suggestioni del professore sulla teologia della speranza di Moltmann, diffusa a cavallo del Concilio Vaticano II. Anche la teologia della liberazione di Gutiérrez si è diffusa negli stessi anni, ma la teologia della speranza è un po’ meno nota”. Sono state illuminanti le parole dell’arcivescovo, il quale ha sottolineato come Cristo rappresenti la nostra speranza: “L’espressione che cantiamo ogni anno nel Preconio pasquale è chiara: Cristo, mia speranza (spes mea), è risorto”.
“Noi dobbiamo essere testimoni di speranza, dovremmo iniettare speranza. E, quando siamo con Cristo, la gioia dovrebbe essere al sommo grado”. In conclusione, mons. Miniero ha voluto ancora una volta ringraziare per l’iniziativa auspicando che gli incontri svolti “aiutino a vivere come pellegrini per divenire grembo materno e generativo di un mondo sempre nuovo”.
Per qualunque informazione sull’ultimo incontro e per le sintesi, le relazioni e gli interventi di tutti gli incontri del corso, si rimanda al sito dell’ufficio di pastorale della Cultura: http://cultura.diocesi.taranto.it/.
Riportiamo di seguito l’intervista che abbiamo fatto al presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia
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