Angelus

La domenica del Papa – Ascolto e servizio

ph Marco Calvarese-Sir
21 Lug 2025

di Fabio Zavattaro

“Si fermi subito la barbarie della guerra” e si “raggiunga una soluzione pacifica del conflitto”: è un nuovo forte appello per la pace che papa Leone pronuncia da Castelgandolfo; negli occhi le immagini dei “continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza”, non ultimo il proiettile sparato da un carro armato contro la chiesa cattolica della Sacra Famiglia che ha causato la morte di tre cristiani – il Papa cita i loro nomi all’angelus – e il ferimento di altri compreso il parroco Gabriel Romanelli. Venerdì il cardinale Pierbattista Pizzaballa e il patriarca greco-ortodosso, Teofilo III, hanno fatto visita alla comunità portando anche 500 tonnellate di aiuti umanitari da destinare a tutta la popolazione.

Leone XIV esprime vicinanza ai familiari delle vittime e a tutti i parrocchiani e agli “amati cristiani mediorientali” con i quali condivide la “vostra sensazione di poter fare poco davanti a questa situazione così drammatica”.

Infine, appello alla comunità internazionale “a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”.

È da quando si è affacciato la prima volta dalla loggia centrale della basilica vaticana, l’8 maggio scorso, che papa Leone chiede la pace tra israeliani e palestinesi, tra Russia e Ucraina, ma anche in tutte le parti del mondo, “pace disarmata e disarmante” disse allora.

Angelus nella domenica in cui finalmente può celebrare in quella chiesa di Albano di cui, da cardinale, aveva il titolo: “dovevo arrivare il 12 maggio – dice nell’omelia che pronuncia nella cattedrale di San Pancrazio – però lo Spirito Santo ha fatto diversamente”.

Prendendo spunto dalla prima lettura e dal Vangelo, il vescovo di Roma si sofferma sui concetti di ospitalità, servizio e ascolto. Nel brano della Genesi troviamo il patriarca Abramo che accoglie i “tre uomini” che vengono alla sua tenda “nell’ora più calda del giorno”; ma riconosce nei visitatori la presenza di Dio e ascolta “in piedi presso di loro sotto l’albero” la notizia che Sara, nonostante l’età avanzata, avrà un figlio.

Luca, nel suo Vangelo, ci propone l’accoglienza che Gesù riceve a Betania nella casa dei suoi amici Lazzaro, Marta e Maria, e sembra quasi dirci che non basta il servizio, l’aiuto materiale, il fare; se manca l’ascolto non c’è vera ospitalità. Marta è tutta presa da quanto deve fare per accogliere Gesù ma rischia, afferma il Papa, “di rovinare un momento indimenticabile di incontro. Marta è una persona generosa, ma Dio la chiama a qualcosa di più bello della stessa generosità. La chiama a uscire da sé”. Si lamenta con Gesù perché la sorella l’ha lasciata sola a fere le faccende. Maria, leggiamo in Luca, “ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Ha compreso, cioè, che accogliere il Signore significa stare davanti a lui senza pensare troppo alle cose da fare; “ha come perso il senso del tempo, conquistata – afferma Leone XIV – dalla parola di Gesù. Non è meno concreta di sua sorella e neanche meno generosa. Ha però colto l’occasione”.

Abramo, Marta e Maria, afferma il pontefice nell’omelia, ci ricordano “che ascolto e servizio sono due atteggiamenti complementari con cui aprirci, nella vita, alla presenza benedicente del Signore”. Il loro esempio, in questo tempo dedicato anche al riposo, “ci invita a conciliare, nelle nostre giornate, contemplazione e azione, riposo e fatica, silenzio e operosità, con sapienza ed equilibrio, tenendo sempre come metro di giudizio la carità di Gesù, come luce la sua Parola e come sorgente di forza la sua grazia, che ci sostiene oltre le nostre stesse possibilità”. È anche un modo per promuovere “nella solidarietà, nella condivisione della fede e della vita, una cultura di pace, aiutando anche chi ci sta attorno a superare fratture, ostilità e a costruire comunione: tra le persone, tra i popoli, tra le religioni”.

Prima di lasciare Albano per raggiungere Castelgandolfo per l’angelus il Papa si ferma a salutare i giornalisti presenti e parla ancora di pace: “il mondo non sopporta più, c’è tanto conflitto, tante guerre, bisogna lavorare davvero per la pace”.

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