Gattuso, l’Italia e il ringhio del nuovo gruppo

Mondiali 2026, la nazionale italiana può ancora centrare la qualificazione: c’attesa per l’esordio in panchina di Gattuso

Gianluca Mancini, il ritorno
05 Set 2025

di Paolo Arrivo

Un allenatore che è un volto noto. Alcuni giocatori nuovi. Altri che ritornano. Una mentalità nuova: la nazionale italiana di calcio prova a ripartire dopo le delusioni cocentissime delle ultime stagioni. Lo farà con Rino Gattuso. Che questa sera farà il suo esordio in panchina nella gara delle qualificazioni mondiali contro l’Estonia. L’obiettivo è vincere segnando più goal. Idem lunedì prossimo contro Israele, in una partita fatta oggetto di contestazione per le vicende extracalcistiche arcinote.

Le novità e i ritorni

I volti nuovi si chiamano Francesco Pio Esposito, Giovanni Fabbian e Giovanni Leoni. I ritorni sono quelli di Gianluca Scamacca e Gianluca Mancini. Quest’ultimo, difensore della Roma, torna in azzurro a oltre un anno dalla sua ultima apparizione. Tra i più promettenti c’è l’attaccante Esposito. Che di certo non ha potuto sorridere al suo esordio in serie A (l’Inter è caduta sorprendentemente in casa contro l’Udinese), ma ha comunque vissuto quel momento con orgoglio. Il suo modello, confida, è Scamacca. Peccato che il centravanti dell’Atalanta ha dovuto lasciare il ritiro di Coverciano per i fastidi al ginocchio accusati da qualche giorno. La prima delle novità nel gruppo nuovo è proprio Gattuso. Il successore di Luciano Spalletti si è detto carico a molla: sente la responsabilità, ma non la paura. Non può averne colui che viene soprannominato Ringhio da quando faceva il calciatore. Ad ogni modo, l’aspettativa deve essere alta verso un ex campione del mondo. L’auspicio è che riesca a trasmettere ai suoi uomini pillole di gloria. Soprattutto quel carico di combattività, spirito di sacrificio, attaccamento alla maglia, rintracciabili nel gruppo che fece parte dell’ultimo trionfo mondiale – correva l’anno 2006, quasi vent’anni fa.

Gattuso, l’uomo della svolta?

Se l’Italia è condannata alla vittoria (attualmente è terza nel girone, il gruppo I condotto dalla Norvegia), c’è da chiedersi da cosa dipenda l’imbarazzante involuzione del calcio italiano, che rischia di non raggiungere i Mondiali ancora una volta – la terza consecutiva. La colpa è degli stranieri, potremmo dire. O meglio, del poco spazio dato ai calciatori italiani nella massima serie. Se ne parla da anni e non si fa mai niente per risolvere. Il problema è culturale. Lo ha detto anche il grande Dino Zoff: l’Italia perde sempre più l’identità, i bambini non giocano a pallone. Eppure non mancano i giocatori. Quelli buoni. La conferma viene dai successi della nazionale nelle categorie giovanili Under 20 e U19. Bisogna saper scegliere, allora (compito dell’allenatore), e soprattutto far giocare insieme i migliori. Dare loro più occasioni di incontro durante la stagione. Basterà Gattuso per imprimere la svolta? Se lo augurano tutti i romantici del pallone. Perché il calcio, in Italia, resta il più popolare e il più seguito tra gli sport. Le premesse sono positive. Almeno, a giudicare dall’entusiasmo respirato alla vigilia. Dal cauto ottimismo.

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