Ecclesia

Il festival dei giovani a Medjugorje: un’intensa esperienza di fede

Quest’anno la trentatreesima edizione è stata ricca di testimonianze di conversione, dove la riscoperta della fede e la preghiera cambiano la vita

11 Ago 2022

di Mario Di Serio

Da quel lontano 24 giugno del 1981, giorno in cui sei veggenti affermavano di aver ricevuto un’apparizione della Vergine Maria presentandosi come “Regina della Pace”, la città di Medjugorje accoglie tanti pellegrini alla ricerca della conversione, dell’identità cristiana, purificandosi dai legami mondani che la vita di tutti i giorni  prospetta, e tra lo scetticismo ed i dubbi, l’amore mariano si diffonde e tanti ne rendono testimonianza.

L’intercessione di Maria al Padre si diffonde ogni anno su tutti i giovani, attori e destinatari del Festival a loro dedicato, quest’anno oltre 50.000 con 400 sacerdoti da tutto il mondo, è stato particolarmente ricco di novità, tra testimonianze,  catechesi e nelle ore tarde fuoriprogramma di gioia tra danze, musiche, sano intrattenimento lungo le strade e nella piazza antistante la chiesa di Medjugorje.

Il messaggio di papa Francesco

Fondamentale il  messaggio che papa Francesco ha voluto inviare ai giovani, protagonisti assoluti del pellegrinaggio, su cui, evidenzia il papa,  si pongono le garanzie per un futuro di pace ed amore, accostandosi al Signore, seguirlo nei sacramenti. Emblematico il passo biblico scelto:  “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30).

La catechesi di Frate Jozo Grbes della provincia francescana dell’Erzegovina, in seno alla seconda giornata, davanti ad una folla gremita di giovani e famiglie provenienti da tutto il Mondo, è stata densa di saggezza, di semplicità: “Il Magnifico nella vita di tutti i giorni si trova nel semplice. Non fraintendetemi, ma spesso noi cristiani, come Chiesa, abbiamo spesso complicato le cose, complicato il semplice messaggio di Cristo, il semplice messaggio della semplice legge dell’amore”, poi un appello importante: “allora torniamo all’inizio! E quel nostro semplice Cristo ci insegnerà ciò che è più importante, che l’amore può cambiare una persona. Alla fine la fede, la speranza e l’amore rimangono, ma quello più importante è l’amore”.

Monsignor Jan Sobilo, vescovo ausiliare della diocesi di Zaporizhia-Kharkiv in Ucraina, ha affermato che Medjugorje è l’ospedale spirituale del Mondo. “Nel 2014 cominciò la guerra in Ucraina (Donbass)”. “Credo che il Cuore Immacolato della Vergine Maria vincerà il male”. “La guerra lascia sempre ferite profonde nell’anima e le conseguenze sono sempre terribili. Ma ho visto pellegrini: veterani, vedove e bambini, sopravvissuti all’inferno della guerra nella loro patria – odio, stupro, tortura – che tornavano da Medjugorje con la speranza ed il desiderio nel cuore di perdonare gli altri e alcuni di loro stessi”. Poi un appello ai giovani a pregare per tutto il popolo ucraino ed infine, a coronamento del suo intenso intervento, una canzone ucraina alla Regine della Pace come preghiera nella pace nei cuori, nelle famiglie e nel mondo intero.

La testimonianza di un italiano

Davide Colono si è riconciliato con la moglie 12 anni fa, dopo 4 anni e mezzo di separazione. Ha testimoniato come in realtà quella separazione fosse stata una prova di Dio che lo ha aiutato a porre il matrimonio sulle giuste basi. Ad un certo punto è mancata la consapevolezza di essere famiglia, Davide ha spiegato come fosse più importante rivalutare la propria vita individuale alla ricerca del successo professionale, sin anche ad odiare la propria moglie, artefice dei propri fallimenti. Poi la riconciliazione e una nuova vita aperta nel sostegno dei sofferenti e dei bisognosi.

L’omelia dopo la messa dell’ultima giornata

La messa dell’ultima sera della settimana dedicata al festival è stata presieduta dall’ex parroco della chiesa di Medjugorje Marinko Sakota. “Bisogna riconoscere Gesù dall’esterno e dall’interno, richiamando le sue opere, la sua generosità ma anche scoprendo un amico, un fratello nella sua umanità, cogliendo meglio le sue sofferenze fisiche ed i suoi sacrifici. Perché questo possa accadere è necessario avere un cuore aperto, è necessario pregare con il cuore, ha affermato il sacerdote.

Il festival giovani non ha risparmiato coreografie e scene che rimarranno nei cuori: dalle danze delle comunità presenti sul palco, ai canti in tutte le lingue del Mondo, il Rosario e le preghiere comunitarie intense e coinvolgenti, e poi al termine della messa finale, l’adorazione eucaristica a Gesù, con le candele che pian piano si sono accese, partite dal cero pasquale per illuminare tutta la spianata dei  fedeli, in una notte di fede e di amore tra tutti i popoli.

Un po’ di Taranto

Un bus di 44 pellegrini proveniente da Taranto composto anche da alcuni fratelli provenienti dalla provincia di Brindisi e Bari, alcuni giovani siciliani e due simpatici fratelli calabresi, hanno arricchito di gioia la comunità italiana presente a Medjugorje.

Padre Francesco Pio, appartenente alla congregazione dei frati francescani minori rinnovati in provincia di Palermo è stata la loro guida spirituale. Le sue catechesi erano incentrate soprattutto sulla riscoperta della vita eterna che il Signore ci ha consegnato e che avremo il dono di ricevere nella misura in cui abbiamo vissuto sulla Terra, soprattutto se saremo stati vicini ai sofferenti e se l’amore e la gioia avranno avuto la meglio sulle tentazioni, i peccati e la rabbia.

Un appello a seguire i sacramenti, tra cui la confessione, essenziale per liberarci dalle catene del peccato, soprattutto dopo il pentimento che ci fa rimanere nell’oblio e ci rende sporchi, impuri. I peccati carnali sono purtroppo quelli più  diffusi, le dipendenza con i social possono distruggere i rapporti, un appello ai giovani per vivere una vita di gioia, alle giovani coppie rifiutare l’egoismo e mantenere la propria castità sino al matrimonio, alle famiglie per vivere nella gioia senza programmare la loro vita ma semplicemente lasciandosi trasportare, attraverso la preghiera, la dove il Signore ci chiama.

Poi un riferimento alla morte ed alla paura di morire: “Non moriremo mai, saremo sempre vivi, il Signore ha preparato per noi sulla Terra tanti doni, ma non possiamo immaginare cosa avrà preparato per noi in Paradiso, luogo dove ci vuole tutti prima o poi, in relazione a quanto lo abbiamo meritato sulla Terra”.

La fatica per la salita prima sul monte Podbrdo dove tutto iniziò, la recita del Rosario, le preghiera e l’inchino alla statua della Madre Celeste, la visita alla croce blu, luogo santo di riflessione e preghiera, e la grande salita sulla collina più alta, il Krizevac, 500 metri tra pietre e percorsi tortuosi durante le prime ore del mattino, sono tutte testimonianze di fede, dove il sacrificio e la stanchezza sono offerte come penitenza per la salvezza della propria anima e di chi ogni fedele porta nel cuore, da un proprio parente, ad un amico, ad un collega di lavoro.

Grazie Maria.

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