Hic et Nunc

Domenica 3, illuminazione straordinaria della facciata restaurata di San Domenico

31 Mar 2022

Nell’ambito delle iniziative del Mysterium festival 2022, domenica 3 aprile a partire dalle 19.45 avrà luogo l’illuminazione straordinaria della facciata di San Domenico dopo i lavori di restauro.

L’evento, che è un fuori programma rispetto al già nutrito cartellone di iniziative del festival che si svolge ogni anno a ridosso di Pasqua, farà seguito alla Via Crucis con il simulacro del Crocifisso che partirà alle ore 18 e giungerà proprio davanti alla chiesa di San Domenico.

I fasci luminosi permetteranno di ammirare la tipica facciata tardoromanico gotica, esemplare dell’architettura e anche della scultura pugliese.

Vantandone le specificità, la dottoressa Isabella Piccolo, restauratrice dell’opera, ha sostenuto che “nella sua semplicità così esemplare, la facciata di San Domenico dovrebbe essere essa stessa nella manualistica artistica”.

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Ecclesia

Le altre guerre dimenticate – Le suore di Azeir (Siria): “Le sanzioni colpiscono la povera gente. Paesi occidentali incoscienti”

31 Mar 2022

Una guerra iniziata 11 anni fa, “che purtroppo non è ancora finita”. Lo scrive suor Marta Luisa dal Monastero trappista di “Nostra Signora Fonte della Pace” di Azeir, in Siria. Dal 2005 infatti un piccolo gruppo di sorelle, provenienti dal monastero di Valserena, in Toscana, si è stabilito vicino ad Aleppo, per dare inizio a una nuova comunità monastica. In un articolo, che viene pubblicato sul numero di Toscana Oggi in uscita questa settimana, la monaca ripercorre i problemi legati al conflitto: fondamentalismo, occupazione di alcuni territori, zone instabili e bellicose, oltre alla “situazione tragica delle minoranze cristiane, le comunità siriache che si trovano intrappolate tra diverse forze contrapposte, in condizioni di insicurezza per non dire peggio”. L’85% per cento della popolazione, ricorda, “vive sotto la soglia della povertà, con fatica a procurarsi anche solo il cibo quotidiano. Quattordici milioni e mezzo di persone bisognose di sussidi, e alcune stime dicono molte di più”. Le sanzioni, afferma, “non colpiscono mai i potenti, ma solo la povera gente» e «appare sempre più evidente che quello che si vuole ottenere, da parte di chi ha mosso le fila di questa guerra, non è la giustizia, non è il benessere dei popoli, ma l’instabilità necessaria per mantenere le proprie strategie internazionali”. “Da qui – aggiunge – vediamo preoccupati l’incoscienza con cui i nostri paesi occidentali, e l’Italia in prima fila, dimenticano la forza della diplomazia e della ragione per evitare questa guerra (che si poteva evitare, la si prevedeva da anni…) e si lanciano spavaldamente in forniture di armi che, ve lo possiamo dire per esperienza, una volta caricate e messe in mano ai civili, continuano a sparare e a fare vittime per anni… Gli eserciti regolari si possono controllare… Le armi in mano ai civili no. Come non essere addolorati per la prospettiva di una ‘nuova Siria’ al cuore dell’Europa?” In questo contesto, ai cristiani viene chiesto “di prendere la nostra responsabilità specifica come cristiani nel ricostruire, nel coordinare, nel dare il nostro contributo alla rinascita di questo paese”. “Noi nella nostra piccola realtà – prosegue suor Marta Luisa – cerchiamo di favorire gli incontri formativi, con gli ospiti che sempre più numerosi vengono al monastero. Cerchiamo di sostenere economicamente i bambini e i ragazzi per lo studio, di dare lavoro a qualche donna rimasta sola o con difficoltà in famiglia, appoggiamo qualche piccolo microprogetto (l’acquisto di qualche mucca per giovani che dopo dieci anni di servizio militare si ritrovano senza nulla in mano, per dare la possibilità di iniziare un lavoro con un po’ di reddito). Piccole cose, perché il vero problema è che qualunque attività si inventi, non c’è mercato. La gente non ha più nessun potere di acquisto, deve pensare al pane. Ma lo facciamo con tutto il cuore, per contribuire a mantenere viva e reale la speranza. E perché sappiamo che la Buona Notizia ha davvero il potere di cambiare la nostra vita, anche nelle difficoltà”.

 

Nella foto gentilmente concessa da Toscana Oggi, le monache trappiste di Azeir, in Siria

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Otium

Mysterium Festival: Pasqua nei quartieri, al via la IV edizione

31 Mar 2022

Dopo 2 anni di restrizioni, torniamo a rivivere i Riti della Settimana Santa in presenza

“Pasqua nei quartieri”, la rassegna musicale che costituisce un momento di riflessione religiosa in musica  nelle parrocchie di perifieria di Taranto, alla sua IV edizione,  voluta da Carmen Galluzzo Motolese e sostenuta dall’associazione Marco Motolese, Club per l’Unesco Taranto e associazione ArmoniE OdV, quest’anno ha il pregio di essere abbinata al Mysterium Festival organizzato dalla Ico Magna Grecia di Taranto.

Il primo appuntamento avrà luogo sabato 2 aprile 2022, alle ore 19.30, chiesa ipogeo di Santa Rita (adiacente alla chiesa di S. Antonio – via Duca degli Abruzzi) con il concerto per arpa di Susanna Curci,  nata a Taranto nel 1989 e diplomata in arpa con il massimo dei voti presso il conservatorio Giovanni Paisiello di Taranto sotto la guida di Maria Grassi. Si è perfezionata con  Paloma Tironi, Susanna Mildonian, Giselle Herbert, Anna Loro, Marcella Carboni, Dahba Awalom. Ha partecipato a diversi concorsi nazionali e internazionali, classificandosi sempre tra i primi posti. Si è esibita in festival e teatri nel territorio sia da solista che con vari ensemble. Ha suonato con diverse orchestre, tra cui l’orchestra sinfonica Giovanni Paisiello, l’orchestra sinfonica Vox populi, la Giovane Orchestra Jonica e l’orchestra del conservatorio Nino Rota di Monopoli. Ha collaborato con diversi artisti del territorio, prendendo parte agli album “Succede Qualcosa”, di Andrea Musci (Angapp Music, 2017) e “Blue Paintings”, di Angela Tursi (Angapp Music, 2018). Dopo aver conseguito una laurea in Lettere moderne, si è avvicinata alla musicoterapia, conseguendo nel 2015 l’attestato di “Tecnico del modello Benenzon” e frequentando la scuola quadriennale di musicoterapia presso la Pro Civitate Christiana di Assisi, conseguendo il diploma nel 2018. Nel marzo 2022 consegue il diploma presso il corso nazionale di formazione Musica in Culla – Metodo Gordon con il maestro Paola Anselmi presso Scuola popolare di Musica “Donna Olimpia” – Roma.

In programma Musiche di  Haendel, Caccini,  Mozart, Mascagni e la partecipazione di

Palma di Gaetano – Flauto.

 

Secondo e ultimo appuntamento, lunedì 11 aprile 2022, ore 20, Chiesa San Lorenzo da Brindisi – Viale Magna Grecia – sarà protagonista l’Orchestra da Camera del liceo musicale “Archita” Taranto, diretta dalle prof.sse Cosima Melucci e Laura Mazzaraco.

Il liceo Archita festeggia quest’anno il 150° anniversario della sua istituzione.

Nasce in origine come Liceo Classico per eccellenza, ma nel corso degli anni si adegua sempre più alle esigenze e richieste dei discenti.

Attualmente la sua offerta formativa è decisamente ampia, arricchitasi nel tempo con indirizzi scolastici tra i più diversificati, incluso quello musicale che, nei suoi oltre 10 anni di attività, si consolida e diventa una significativa realtà del nostro territorio. Non sono pochi gli ex alunni che, grazie al corso strumentale, si stanno affermando nella carriera artistica ottenendo riconoscimenti a livello internazionale. Tra questi proprio la soprano Chiara Torro, già laureata presso il conservatorio N. Piccinni di Bari, che si esibirà accompagnata dall’orchestra da camera del liceo musicale Archita diretta dalle proff.sse Cosima Melucci e Laura Mazzaraco.

L’ensemble è costituito da studenti del II-III-IV e V anno che eseguiranno alcuni brani di musica sacra in tono coi sentimenti Quaresimali.

L’orchestra dell’istituto “Archita” ha già al suo attivo numerosi concerti pubblici che le hanno guadagnato successi e riconoscimenti istituzionali; annovera inoltre nel suo organico molti alunni già membri dell’orchestra giovanile “Magna Grecia”- città di Taranto, compagine nata con protocollo di intesa siglato dal Comune di Taranto, Magna Grecia e Dirigente scolastico prof. Francesco Urso.

Guida all’ascolto a cura degli alunni: Nadia Spagnolo e Simone Mairo.

In programma musiche di Bach, Vivaldi, Albinoni e Mozart.

 

Entrambi gli appuntamenti sono a ingresso libero con obbligo di green pass e mascherina FFP2. 

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Otium

Spalla a spalla: la Settimana Santa a Mottola in un documentario del Carmine

31 Mar 2022

Cinquanta minuti per raccontare una storia lunga secoli. Musiche, immagini e narrazioni si fondono in “Spalla a spalla, storia di una comunità in cammino dal 1701”, il documentario realizzato dalla Confraternita del Carmine e Purgatorio di Mottola in occasione del 160esimo anniversario dei sacri Misteri di Antonio Maccagni (1860-2020). Con la regia di Peppe Carucci e la voce del vicedirettore di Rai 1 Angelo Mellone, in questo lavoro- scritto da Marco Sebastio- prendono forma la devozione popolare, la penitenza dei confratelli, un’intera comunità che si ritrova in una preghiera e in un rito collettivo che si rinnova, di generazione in generazione.

«Abbiamo provato a spiegare cosa muove ognuno di noi nel percorso di penitenza e, al contempo, il fascino antico dei nostri Riti». Così il priore Vito Greco, mentre cresce l’attesa- dopo due anni di fermo forzato causa Covid- per le processioni che da sempre caratterizzano questi luoghi. «La religiosità popolare è molto presente e raggiunge il suo apice durante la Quaresima e la Settimana Santa. Poi, il culto mariano è tra i più sentiti». Già nel ‘500 la devozione per la madonna del Carmine e, nel ‘600, la costruzione di una cappella che avrebbe gettato le basi per l’attuale chiesa a lei intitolata. Ancora, come raccontato nel video, nel 1506 la costruzione del santuario cosiddetto della Madonna Abbasc, dopo l’apparizione della Vergine a un pastore, durante un’alluvione.

Le musiche del video sono curate dal violinista Francesco Greco e le marce funebri sono dell’Orchestra di fiati Santa Cecilia del maestro Giuseppe Gregucci. Montaggio Maurizio Galizia, attrice Fabrizia Nastasi. Nella narrazione, si alternano anche testimonianze toccanti, come quella di Mario Rella, indimenticato confratello scomparso di recente.

I pellegrinaggi del giovedì e del sabato Santo delle paranze, tra preghiere, marce funebri, statue e penitenti si alternano nel racconto di grande forza evocativa ed emozionale, arricchito alle voci di storici, esperti, confratelli e consorelle. «Piedi scalzi, tuniche bianche, volti incappucciati: la processione dei Misteri- scandisce la voce narrante- viaggia sulle spalle dei confratelli del Carmine. Sono loro l’anello di congiunzione tra passato e presente, tra la devozione popolare delle comunità rupestri di ieri e quella che oggi percorre i quartieri di Mottola».

A firmare la regia del documentario è Peppe Carucci. «In questo lavoro- spiega- c’è tutto il pathos di quei momenti: dai preparativi prima dell’uscita dalla chiesa sino al ritorno, quando ormai tutto è compiuto e in tanti si lasciano andare a un pianto liberatorio».

La presentazione del docufilm è in programma domenica 3 aprile alle ore 20 a Mottola, nella sala convegni comunale in via Vanvitelli 2. Interverranno: il priore Vito Greco, il padre spirituale don Sario Chiarelli, il regista Peppe Carucci, l’autore Marco Sebastio, il sindaco di Mottola Giampiero Barulli, lo storico Sergio Natale Maglio. Nel corso della serata, prevista l’esecuzione di marce funebri della banda associazione musicale Umberto Montanaro Città di Mottola, diretta dal maestro Barbara Gigante.

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Sport

Psicologia dello sport, Alessandra Suma: “Ecco cosa si può imparare dalla sconfitta”

31 Mar 2022

di Paolo Arrivo

La nazionale di calcio ha detto addio ai sogni di gloria. Lo ha fatto nel modo peggiore: con una umiliante sconfitta inflitta da una formazione, sulla carta, mediocre. Disfatta seguita dalla pronta reazione nella partita inutile contro la Turchia. La catastrofe sportiva diventa spunto per una più ampia riflessione. Come ripartire? Quali insegnamenti trarre dalle sconfitte? E se non si possono scongiurare certe esperienze negative, come viverle? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Alessandra Suma, psicologa dello sport, tarantina trasferitasi a Guidonia, nei pressi di Roma.

Come si elabora un ‘lutto’ sportivo?

“Le sconfitte fanno male, soprattutto quando ci si gioca la qualificazione al Mondiale, sono sofferte e vanno elaborate esattamente come un lutto. Un ‘lutto sportivo’ per questo motivo non si può voltare pagina immediatamente tralasciando l’impatto che la sconfitta porta con sé, ma soprattutto è molto importante cogliere ciò che di utile ci può essere in quella situazione. Da un punto di vista psicologico la gestione della sconfitta e la delusione passa attraverso 4 fasi. Fase uno: le emozioni spiacevoli non vanno cancellate o rifiutate, ma vissute ed elaborate. Anche se questo significa guardare da molto vicino la frustrazione, la rabbia, l’amarezza, il dolore. Per questo motivo poterle condividere con il sostegno di uno psicologo dello sport può aiutare l’atleta ad accettare queste emozioni come naturali e imprescindibili nella carriera sportiva come nella vita, per accoglierle e saperle gestire. La fase due è quella della comprensione e della consapevolezza, in cui ci si chiede che cosa si può imparare dalla sconfitta, cogliendo cosa c’è stato di buono in questa esperienza, aiutando l’atleta a dare una nuova lettura dell’evento. Il processo di consapevolezza e comprensione è fondamentale per dare un significato diverso all’evento che, ovviamente,  non cambia, ma può lasciare qualcosa di molto molto utile in termini di insegnamento. La fase tre consiste nel fare un’ analisi tecnica, meglio se con allenatore e team nei giorni seguenti (mai subito dopo) sui punti di forza che hanno funzionato in gara e su quello che non ha funzionato e che quindi va migliorato. Nella fase quattro, si lavora per mettere a fuoco un nuovo obiettivo. Per uscire dalla spirale della sconfitta dobbiamo andare avanti e concentrare la nostra mente e le energie nel prossimo obiettivo al quale dedicarsi. La pianificazione degli obiettivi fa parte delle competenze dello psicologo dello sport, per guidare l’atleta verso la scelta degli stessi che siano alla sua portata, ma allo stesso tempo sfidanti, e che tengano alta la motivazione e favoriscano il giusto livello di attivazione”.

Esiste un modo per preparare la sconfitta finché si è vittoriosi? Pensiamo alle imprese ravvicinate di un gruppo o del singolo atleta, di chi si senta invincibile…

“Nel percorso sportivo va messo necessariamente in conto che si passerà attraverso l’esperienza della sconfitta. Poiché non esiste il concetto di invincibilità, neanche per il campione più forte. L’atteggiamento giusto rispetto alla sconfitta, e all’errore in generale, è considerare gli ostacoli sul percorso come opportunità di riflessione per una maggiore consapevolezza degli aspetti che possono essere migliorati e che fanno avvicinare sempre più alla prestazione ottimale. In quest’ottica, la gestione dell’errore dovrebbe essere acquisita come aspetto fondamentale sin dal livello giovanile, è addirittura necessario che ogni giovane atleta si misuri con le sconfitte. L’allenatore e lo psicologo dello sport lavorano per aiutare l’atleta a ricordare che non esistono fallimenti, esistono solo risultati ed esperienze. Che possono essere ricchi di insegnamenti”.

 

A proposito di risultati, c’è una generazione di baby fenomeni che si sta affermando in diverse discipline sportive: su tutti, la nostra Benedetta Pilato nel nuoto. Cosa consiglia a questi atleti? A quanti hanno davanti una lunga carriera luminosa. 

“In qualche maniera le ho già in parte risposto… Partendo da Jannik Sinner a Benedetta Pilato, sono sempre più i giovanissimi che arrivano ad ottenere precocemente ottimi risultati. È fisiologico, ed oserei dire quasi propedeutico, che ad un grande successo possa seguire una sconfitta: un giovane atleta ha bisogno di maturare “esperienza sul campo” per mettere in atto la strategia adeguata a fronteggiare queste esperienze. Avere una figura professionale nello staff che aiuti i giovani atleti a lavorare sull’atteggiamento mentale è fondamentale. Proprio alle Olimpiadi scorse la “nostra” Benedetta ha dovuto confrontarsi con una prestazione che non è andata come avrebbe voluto. Ha avuto tutto il tempo di elaborare la delusione e rimettersi a lavoro con rinnovata determinazione. Il consiglio è quindi quello di inserire la figura dello psicologo dello sport come una parte integrante dello staff tecnico. È molto più utile lavorare in ottica di prevenzione e di costruzione piuttosto che rivolgersi allo psicologo dello sport solo quando ci si trova davanti alla difficoltà conclamata, che si porta dietro tutto il carico emotivo del caso”.

 

Alessandra Suma istruttrice di nuoto, oltre che psicologa dello sport, cosa ha imparato dal confronto con gli allievi, e da quel mondo?

“Credo sia naturale che uno psicologo che abbia praticato sport a livello agonistico e abbia svolto anche attività di tecnico veda nella psicologia dello sport un naturale canale di realizzazione professionale. Personalmente, avendo svolto attività di tecnico con giovanissimi ed essendo specializzata in psicologia dell’età evolutiva, pongo sempre all’attenzione delle società sportive l’importanza dell’aspetto psicologico dello sport soprattutto per i bambini. La psicologia dello sport non è appannaggio solo degli atleti di élite, ma è un tassello fondamentale, un “supporto indispensabile” nell’educazione, nella pedagogia sportiva, per lo sviluppo di abilità motorie, per accrescere le capacità coordinative e attentive, attraverso esercizi specifici e stimolanti in tal senso pensati assieme a tecnici e istruttori. Inoltre l’allenatore può essere supportato nella comunicazione con i suoi atleti e nella ricerca di strategie per tenere alta la loro motivazione. Ma non solo: l’aspetto sociale dello sport, l’aspetto cooperativo, di suddivisione dei ruoli, e molto altro, sono alla base della costruzione di uno spirito di squadra vincente. La nostra nazionale di calcio, ora bistrattata, ha dato un validissimo esempio di “team building” vincendo gli Europei. Senza trascurare l’importanza dell’aspetto comunicativo e di relazione. Per esperienza personale e dalle confidenze di colleghi allenatori, è evidente che ci sia bisogno di coinvolgere i genitori dei piccoli sportivi nella maniera più efficace e positiva possibile. Lo psicologo dello sport si pone come mediatore di comunicazioni e relazioni tra le varie figure. Riassumendo, sensibilizzare le società sportive, mediare la comunicazione, aiutare allenatori e istruttori a lavorare in tal senso, proporre ai bambini e ai ragazzi attività “collaterali” che puntino allo sviluppo di queste capacità, abilità e competenze, fa la differenza. Fa la differenza nel piccolo, per la costruzione del grande campione”.

 

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Ecclesia

La “Via Crucis dell’Amore”
dei giovani di Talsano

Un simile dono ci ha permesso di meditare ulteriormente, assieme alla nostra comunità, che ogni morte ha già il suo contrappeso di Vita, ogni crisi il suo superamento, ogni tristezza ha già la sua gioia.

31 Mar 2022

di Angela Malvaso e il gruppo Giovani di AC di Talsano

Al grido straziante di Gesù – Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato -, grido che riassume tutte le situazioni dolorose che ci tormentano, troviamo risposta nella notte del Sabato Santo e nel giorno di Pasqua, giorno in cui si annuncia la speranza: Cristo è Risorto!

Forti di questa consapevolezza, in tempi di pandemia e con un conflitto europeo in corso che ci addolora, il nostro gruppo giovani di Azione Cattolica della parrocchia N. S. di Fatima di Talsano, ha deciso di organizzare per l’intera comunità una Via Crucis.

 

Grazie alla sensibilità di ciascuno, dopo esserci fermati per tre incontri sui testi biblici, abbiamo deciso di scrivere interamente le meditazioni, arricchendole di video, foto, canzoni, poesie e gesti che hanno permesso il coinvolgimento dei presenti in chiesa. Siamo rimasti sorpresi di come un semplice invito tramite whatsapp, possa far scaturire nella gente la curiosità e il desiderio di partecipazione. Il numero dei partecipanti lo testimonia, ma soprattutto il gesto finale del momento di preghiera: deporre sulla croce un fiore realizzato con la carta e terminare in processione uscendo verso il sagrato del piazzale.

 

Volutamente, la Via Crucis non si è conclusa con la stazione di Gesù che muore in croce, ma ha puntato alla risurrezione, meta a cui tutti noi cristiani siamo chiamati a volgere lo sguardo e che richiede un riconoscimento nel nostro quotidiano. Un simile dono ci ha permesso di meditare ulteriormente, assieme alla nostra comunità, che ogni morte ha già il suo contrappeso di Vita, ogni crisi il suo superamento, ogni tristezza ha già la sua gioia.
Questa è la Via Crucis dell’Amore, che è più forte di ogni egoismo.
È la forza e la novità della Pasqua!
Un annuncio così bello abbiamo voluto condividerlo con la comunità, insieme al contributo del parroco, don Pasquale Laporta. Il materiale utilizzato per il momento di preghiera lo alleghiamo interamente qui di seguito. L’Amore e la condivisione con il prossimo è quanto abbiamo contemplato durante questa serata. Auguriamo a tutti noi giovani di poter continuare a camminare, con impegno e gratitudine, sulla “via” di questo Amore.
(Foto di Cosimo De Mastronicola)

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Otium

Oscar: Hollywood incorona “I segni del cuore. Coda”. Jane Campion è la miglior regista. Pioggia di premi tecnici per “Dune”

epaselect epa09854911 British actor Sir Anthony Hopkins announces the Oscar for Best Actress during the 94th annual Academy Awards ceremony at the Dolby Theatre in Hollywood, Los Angeles, California, USA, 27 March 2022. The Oscars are presented for outstanding individual or collective efforts in filmmaking in 24 categories. EPA/ETIENNE LAURENT
31 Mar 2022

di Sergio Perugini
“Voglia di tenerezza”. Il titolo del film di James L. Brooks del 1983, con Shirley MacLaine e Jack Nicholson, ci è utile nel definire il mood dell’Academy, la scelta nella 94a edizione dei Premi Oscar di incoronare come miglior film “I segni del cuore. Coda” di Sian Heder. Si tratta di un “feel-good movie” sul valore dei legami familiari e dell’inclusione, che mette a tema la condizione delle persone con disabilità uditiva. Con un budget iniziale da film indipendente e attori non proprio di primo piano, “I segni del cuore. Coda” ha conquistato i giurati dell’Academy, forte anche dell’impegno di AppleTv+ nel sostenere il film, scalzando il super favorito “Il potere del cane” di Jane Campion targato Netflix, l’apprezzato “Belfast” di Kenneth Branagh e il gioiello “Licorice Pizza” di Paul Thomas Anderson.

“Voglia di tenerezza”. Il titolo del film di James L. Brooks del 1983, con Shirley MacLaine e Jack Nicholson, ci è utile nel definire il mood dell’Academy, la scelta nella 94a edizione dei Premi Oscar di incoronare come miglior film “I segni del cuore. Coda” di Sian Heder. Si tratta di un “feel-good movie” sul valore dei legami familiari e dell’inclusione, che mette a tema la condizione delle persone con disabilità uditiva.Con un budget iniziale da film indipendente e attori non proprio di primo piano, “I segni del cuore. Coda” ha conquistato i giurati dell’Academy, forte anche dell’impegno di AppleTv+ nel sostenere il film, scalzando il super favorito “Il potere del cane” di Jane Campion targato Netflix, l’apprezzato “Belfast” di Kenneth Branagh e il gioiello “Licorice Pizza” di Paul Thomas Anderson.

Se Hollywood celebra la famiglia

Tra i momenti più toccanti della cerimonia rimarrà di certo quello dell’apertura della busta del miglior film da parte di una Liza Minnelli dal precario stato di salute ma sempre fiera e autoironica, sorvegliata con tenerezza dallo sguardo di Lady Gaga. Loro hanno proclamato la vittoria del film “I segni del cuore. Coda”. Tre dunque le candidature di partenza, e tre i premi di peso portati a casa: oltre alla statuetta per il miglior film, si ricordano quelle per la sceneggiatura non originale firmata dalla stessa regista Heder e per l’attore non protagonista Troy Kotsur. “I segni del cuore. Coda” rappresenta un successo produttivo e tematico-narrativo, componendo un racconto sociale coinvolgente sulla famiglia e i suoi legami.Il tema della disabilità, poi, in linea con l’impianto del film originale – è il remake della commedia francese “La famiglia Bélier” (2014) –, viene affrontato in maniera valida e rispettosa, lontano da facili stereotipi; una vittoria che di certo aiuterà a infrangere ulteriori barriere nell’industria culturale statunitense, e nella società americana tutta.

Per il premio a Troy Kotsur, è andata in scena una bella pagina, di viva emozione, durante la diretta degli Academy. La Hollywood seduta al Dolby Theatre ha accolto la sua vittoria in piedi, non con un semplice applauso, bensì salutandolo con il linguaggio dei segni, “agitando le mani in aria”. Kotsur è infatti il secondo attore non udente a vincere la statuetta nella storia degli Oscar; la prima è stata Marlee Matlin nel 1987 per “Figli di un dio minore”, che è anche nel cast del film “Coda”.“Dedico questo premio – ha indicato l’attore – alla comunità Coda [child of deaf adult], ai non udenti, ai disabili tutti. Questo è il nostro tempo!”.

Will Smith tra commozione e “schiaffi”

Un altro potente ritratto viene da “Una famiglia vincente. King Richard” di Reinaldo Marcus Green, la storia vera delle campionesse del tennis Venus e Serena Williams raccontata attraverso l’audace impegno educativo dei genitori Richard e Oracene. Il film ha ottenuto il premio per la miglior interpretazione di Will Smith, che ha così finalmente conquistato la statuetta alla sua terza nomination (“Alì”, “La ricerca della felicità”).

(© 2021 Warner Bros. Entertainment Inc.)

L’attore è salito sul palco con il viso rigato dalle lacrime, ringraziando la famiglia Williams per avergli affidato una storia così potente e straordinaria; si è scusato poi con l’Academy e il pubblico tutto per un alterco verbale e fisico avvenuto durante la cerimonia con l’attore Chris Rock (motivo detonatore sembra un commento infelice verso la moglie di Smith).

Al di là della riflessione se si sia trattato di un sfogo di rabbia autentico (e comunque non giustificabile!) o spettacolarizzato, di certo appare come una evidente macchia nell’immagine dell’attore, proprio nel momento di massimo splendore, omaggiato per un’interpretazione che lascia davvero il segno. Peccato!

E ancora, agli Oscar vince inoltre il ricordo familiare di Kenneth Branagh, con il suo bellissimo ed elegante “Belfast”, che conquista la statuetta per il copione originale.A ben vedere, il film avrebbe meritato qualche premio un più, a cominciare dal miglior film dell’anno.

Hollywood è donna con Jane Campion e Jessica Chastain

È al suo secondo Oscar – il primo per la sceneggiatura di “Lezione di piano” nel 1994 – Jane Campion: vince la miglior regia per “Il potere del cane”, entrando di peso nella storia dell’Academy come terza donna dopo la pioniera Kathryn Bigelow nel 2010 e da Chloé Zhao nel 2021.Con “Il potere del cane” la Campion è arrivata agli Oscar con ben 12 candidature; molti potrebbero rimarcare che il film ne esca pertanto “sconfitto”, avendo vinto un solo premio, ma non è così. Anzi, possiamo affermare che la Campion ha compiuto una piccola “rivoluzione” a Hollywood: ha sovvertito i canoni del racconto western, demolendo il mito machista, e ha imposto uno sguardo femminile in un ambiente a forte trazione maschile.

THE POWER OF THE DOG: BENEDICT CUMBERBATCH as PHIL BURBANK in THE POWER OF THE DOG. Cr. KIRSTY GRIFFIN/NETFLIX © 2021

Un’altra grande donna ha trionfato, Jessica Chastain.Finalmente ha sollevato l’ambita statuetta dopo due tentativi: “Zero Dark Thirty e “The Help”. L’attrice ha convinto l’Academy per il sensazionale ritratto di Tammy Faye Bakker nel biopic “Gli occhi di Tammy Faye”. Sul palco ha richiamato la storia della predicatrice evangelica, rivolgendo un pensiero ai tanti fragili, emarginati e discriminati nel nostro difficile presente. “Tammy ha avuto atti radicali di amore”, ha commentato l’attrice esortando tutti ad accettarsi ed amarsi di più.

Andrew Garfield as “Jim Bakker” and Jessica Chastain as “Tammy Faye Bakker” in the film THE EYES OF TAMMY FAYE. Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2021 20th Century Studios All Rights Reserved

Attrice non protagonista è invece Ariana DeBose dal remake di “West Side Story” firmato Steven Spielberg. Un premio certo per una stella nascente, anche se l’intensità e il talento della candidata Judi Dench per “Belfast” non sono raggiungibili.

 L’Italia fuori dal podio e la vittoria di “Encanto”

Niente da fare per il nostro Paolo Sorrentino e il suo “È stata la mano di Dio”. Il regista, già vincitore di un Oscar con “La grande bellezza”, non ha conquistato la statuetta del film straniero, andata al favorito “Drive My Car” del giapponese Ryūsuke Hamaguchi (film dove ritorna il tema dell’inclusione e della disabilità uditiva). “Sconfitta” anche per l’altro italiano Enrico Casarosa, creatore del cartoon della Disney “Luca”, una luminosa storia di amicizia ambienta sulla Riviera ligure. Premiato come miglior animazione (anche qui come da previsione) è “Encanto” di Byron Howard, Jared Bush e Charise Castro Smith: un riuscito e colorato inno alla famiglia, alla sua unità e centralità nel nostro presente, declinato con atmosfere colombiane e sfumature di realismo magico alla Gabriel García Márquez.

“Dune” spariglia le carte e gli anniversari di 007 e del “Padrino”

Vero trionfatore nella 94a edizione degli Academy Award è il colossal “Dune” del visionario Denis Villeneuve, che offre una ricercata e personale rilettura del romanzo di Frank Herbert. Forte di 10 nomination, il film porta a casa una pioggia di premi tecnici, tutt’altro che marginali: fotografia, montaggio, scenografia, effetti visivi, suono e colonna sonora.

Nell’anno del 60° anniversario della saga di James Bond – il primo titolo uscito con protagonista l’agente segreto di Sua Maestà è “Licenza di uccidere” (“Dr. No”) del 1962 – la miglior canzone agli Oscar è “No Time to Die” dei fratelli Billie Eilish e Finneas O’Connell, brano portante dell’omonimo film di Cary Fukunaga, il 25° titolo dedicato a 007.

Infine, sempre in tema di anniversari, standing ovation per i 50 anni del film “Il Padrino” (1972). Ha non poco impressionato e persino commosso vedere sul palco del Dolby Theatre tre vecchie glorie: il regista Francis Ford Coppola, gli attori Al Pacino e Robert De Niro. Statuari nella bravura, oggi cambiati e segnati dal tempo, ma dallo sguardo sempre fiammeggiante. Applausi!

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Editoriale

Le armi della penitenza: l’elemosina o, meglio, la misericordia

31 Mar 2022

di Alessandro Di Medio

foto SIR/Marco Calvarese

Avere esplorato i nostri confini con il digiuno dalle nostre abituali ancore di salvataggio nevrotiche, ed esserci resi conto che solo la preghiera può collocarci al di là di noi stessi in un’alternativa possibile, che non si riduca alla vita animale, dovrebbe renderci più comprensivi verso gli altri, abitati dai nostri stessi limiti e fragilità.
Ecco il senso della terza “arma della penitenza”, che peraltro è il fine di tutto il cammino cristiano: l’amore per il prossimo, la lucida consapevolezza dell’altrui bisogno, tanto simile al nostro, eppure tanto facile da dimenticare quando sono tutto preso da me stesso.
Io ho fame, e anche gli altri hanno fame; io ho bisogno di conforto e di supporto, e anche gli altri hanno bisogno di conforto e di supporto; io sono un povero peccatore pieno di limiti e di contraddizioni, che però vorrebbe essere accolto, e anche gli altri sono poveri peccatori pieni di limiti e di contraddizioni, che però vorrebbero essere accolti – da me.

Se la tentazione ci invita a salvarci da soli, ad arraffare quello che possiamo per sopravvivere all’angoscia che essa stessa ci inocula sin da piccoli, il digiuno dovrebbe averci mostrato che siamo troppo schiavi delle nostre abituali soluzioni al vuoto, la preghiera dovrebbe averci ridimensionato, e l’elemosina, cioè l’attenzione all’altro misero come me, dovrebbe aiutarci a capire che da soli non andiamo da nessuna parte, e che la gioia, esattamente con il Padre e il pane, non può mai essere “mia”, ma sempre “nostra”.

Qualche tempo fa, una cerchia di vecchi ricchi e potenti disse che sul pianeta siamo troppi, e che per evitare il surriscaldamento globale si dovrebbe smettere di fare figli. Ecco il mondo dei mondani: un luogo fresco e confortevole abitato da pochi privilegiati ottantenni… e poi il tramonto, e poi ancora più nulla. L’egoismo compiuto nella vuota tenebra di un pianeta cimitero.

L’elemosina, che non è l’erogazione di spiccioli, ma la misericordia per chi non ha e che soffre come soffro io quando non ho, ci può salvare da tutto questo, insegnandoci che sì, è vero che abitualmente siamo intasati di mille cose (come ci ha rivelato il digiuno), e che siamo piccoli piccoli e vittime di un crudele io ideale molto diverso dal Dio vero (come ci ha mostrato la preghiera), ma che possiamo comunque provare ad amare, in modo fragile e maldestro, i nostri fratelli, e che il loro destino è il nostro destino, e che la Pasqua non si festeggia da soli, perché se l’agnello è troppo grande lo devi comunque consumare senza sporzionarlo, e da solo un agnello intero non te lo puoi mangiare (cfr. Es 12, 4ss.).

La folle cecità che sta spingendo sempre più verso la guerra i potenti di questo mondo dimostra che solo provare a calarsi nell’altrui fragilità, più simile alla nostra di quanto vorremmo, e provare a pensare insieme all’altro, al plurale, potrà salvarci da noi stessi.

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Mondo

Parlamento Ue: a Bruxelles, inaugurato il ritratto di David Sassoli

31 Mar 2022

“Il Parlamento europeo è stato, per dodici anni, la sua casa. Qui ha costruito relazioni, amicizie e legami che andavano e andranno ben oltre i semplici rapporti di lavoro”. Alessandra Vittorini, vedova di David Sassoli, è intervenuta mercoledì 30 a Bruxelles alla cerimonia di inaugurazione del ritratto del marito (scomparso l’11 gennaio scorso) nella galleria dei ritratti dedicati agli ex presidenti dell’Europarlamento. La cerimonia è stata introdotta da un intervento della presidente dell’Assemblea Ue, Roberta Metsola; presenti numerosi eurodeputati, il ministro italiano Renato Brunetta, lo staff dell’ex presidente del Parlamento, funzionari, assistenti, giornalisti.

Nella foto, in primo piano, Alessandra Vittorini e Roberta Metsola

“Qui David ha trascorso i difficili anni da presidente, attraversando la stagione della pandemia e del lockdown, confinato per mesi lontano da casa, a presidiare e garantire la funzionalità e il ruolo del Parlamento”, ha affermato Alessandra Vittorini. “E così, inevitabilmente, questa casa è diventata un po’ anche la nostra casa, in cui anche noi abbiamo via via imparato, da lui e con lui, ad avere uno sguardo diverso sul mondo, sulla politica, sui valori e sul futuro. Questa casa, con tutte le persone che la popolano, rappresenta per noi un luogo importante”.
Sassoli “ci continuerà a raccontare, anche nel suo volto e nel suo sorriso su questa parete, la sua passione e la sua fede nel sogno europeo, quotidianamente tradotto in realtà”. La vedova del presidente ha poi ringraziato l’intero Parlamento, “le donne e gli uomini che vi lavorano”, lo staff che ha condiviso con lo stesso Sassoli “questi dodici anni, che lui ha vissuto con entusiasmo e senza risparmiarsi, come la più bella avventura della sua vita”.

“David Sassoli sarà ricordato in questa casa come un vero leader europeo – ha detto Roberta Metsola -, un paladino della democrazia che ha saputo guidare stoicamente questa assemblea attraverso quella che sarebbe stata una crisi esistenziale, se non fosse stato per la sua mano ferma al timone”.

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Otium

La scuola e i profughi: un importante documento dal ministero dell’Istruzione

31 Mar 2022

Complimenti! Viene da dirlo per sottolineare il lavoro del Ministero dell’Istruzione dopo aver letto i documenti proposti alle scuole sul tema attualissimo dei profughi dell’Ucraina.

Da Viale Trastevere, infatti, e in particolare dal Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, sono stati inviati agli istituti scolastici alcuni “contributi alla riflessione pedagogica e didattica delle scuole”, corredati da “spunti” più operative e insieme una sitografia di aiuto per orientarsi sull’argomento.

Si tratta di una vera e propria operazione di supporto all’operatività dei chi sta in prima linea, nelle aule e non solo, nella prospettiva di una scuola inclusiva e capace di accoglienza, senza perdere di vista la centralità degli allievi e in particolare dei più piccoli che si trovano nella condizione di profughi e di massima incertezza. Nello stesso tempo, la nota del capo Dipartimento – Stefano Versari – è un’occasione significativa per ripercorrere il senso e le intenzionalità della nostra istituzione scolastica, messa alla prova una volta di più nell’attuale tempo di emergenza. Punto di partenza è il richiamo costante “al diritto-dovere all’istruzione di tutti i minori”, così come quello alla centralità dell’apprendimento linguistico, al coinvolgimento delle famiglie, alla dimensione della partecipazione e quella interculturale del curricolo.

La riflessione parte da qui, consapevole però di dover adattare quelli che paiono slogan a situazioni storiche concrete – ed è questo che avviene davvero nelle scuole – come quella che si riferisce oggi alla crisi ucraina.

“L’afflusso di profughi dall’Ucraina è caratterizzato, al momento, da tre elementi principali – scrive il Ministero – : drammaticità della situazione a fondamento della fuga; repentinità (alcuni milioni di profughi in una ventina di giorni); temporaneità dell’esodo (almeno in termini di speranza personale)” Di conseguenza ecco i suggerimenti di “tre distinte scansioni temporali per l’agire delle scuole: – una prima fase di ‘tempo lento per l’accoglienza’, fino alla conclusione di questo anno scolastico, volta primariamente alla ricomposizione di gruppi di socializzazione, all’acquisizione di prime competenze comunicative in italiano, all’affronto dei traumi e, per quanto possibile, a dar continuità ai percorsi di istruzione interrotti; – una seconda fase di ‘consolidamento e rafforzamento’, anche con la collaborazione delle comunità territoriali, mediante patti di comunità, nel periodo estivo; – una terza fase di ‘integrazione scolastica’, nell’a.s.2022/2023, con modalità diversificate in relazione ai contesti particolari e alle condizioni generali che si realizzeranno, al momento ancora in gran parte ignote”.

Ci sono moltissimi altri passaggi degni di nota nel documento ministeriale, così come interessanti sono gli spunti operativi e i suggerimenti per una “pedagogia della scala”, cioè per interventi graduati e progressivi capaci di coinvolgere tanti soggetti educativi.

Non è questa la sede per entrare nel merito, o andare oltre. Vale però la pena di sottolineare lo sforzo pregevole che viene dal Ministero, non di rado inteso come entità astratta e burocratica che complica piuttosto che aiutare l’attività di chi è sulla prima linea dell’educazione scolastica. Se serviva una smentita, eccola. A conferma che il compito educativo, preso sul serio, coinvolge davvero tutti, anche quegli uffici che si tende a pensare polverosi e lontani e invece, spesso dietro le quinte, operano in modo prezioso e anche con quella lucidità necessaria che talvolta, proprio in prima linea e per mille validissimi motivi, rischia di difettare.

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Ecclesia

I 94 anni di don Domenico sacerdote amato ed evangelizzatore anche via radio

30 Mar 2022

di Silvano Trevisani

Dall’alto dei suoi novantaquattro anni appena compiuti don Domenico Morciano ci guarda con simpatia e, ormai poco assistito dall’udito, ci assicura comunque che ricomincerà a contare di nuovo i suoi anni. La voce è sempre quella stentorea e allegra, che riversava come un fiume delle antenne di Radio Puglia, sua straordinaria e seguitissima emittente, sempre sancita dal suo saluto: “pace e gioia!”. Ora circondata ma non sovrastata dall’eco di parenti e amici che non gli hanno voluto mancare il loro affetto nel giorno del suo genetliaco. È stato un punto di riferimento per molte generazioni, nella sua parrocchia Maria SS. Immacolata di San Giorgio Jonico, e anche per molti sacerdoti. Ma anche un modello educativo e, perché no, professionale per molti che si sono avvicinati alla radio come a uno strumento di comunicazione che, a partire dagli Settanta, era centrale nella vita delle comunità. E la sua rubrica era così seguita, anche perché prodiga di suggerimenti e di consigli per tutti i casi, spesso anche drammatici, che venivano proposti dai radioascoltatori, che tra gli anni Ottanta e Novanta creammo, sul nostro settimanale “Nuovo Dialogo”, una rubrica a disposizione di lettori e radioascoltatori che proponevano i problemi ai quali don Domenico forniva le sue risposte. Quando si trattò di pensare a un titolo azzeccato, per questa rubrica, fui io a proporre, giocando con le parole: “Lettere per l’etere”, lettere e richieste, cioè, che transitavano attraverso le antenne della radio per approdare poi sulle pagine del giornale. A lui piacque molto e vi profuse il suo solito impegno a trasferire ai lettori quello che era il patrimonio del suo pubblico radiofonico. Impossibile proporre in così poco spazio un ritratto efficace di un uomo di fede e sacerdote come don Domenico, ma resta in noi chiara la vivacità del suo insegnamento, l’ottimismo della sua fede, la disponibilità nei confronti di tutti, la capacità di comunicare, che aderiva e ancora aderisce in pieno al dettato evangelico di San Matteo: “Gridatelo dai tetti”.

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Otium

La comunicazione in tempo di guerra

30 Mar 2022

di Andrea Casavecchia

Purtroppo, il conflitto in Ucraina prosegue nella sua efferatezza, come tutti i conflitti. Questo lo sentiamo più vicino di tanti altri. I paesi dell’Unione europea sono stati pronti ad aprire le porte ai profughi, oltre 3,5 milioni di profughi hanno attraversato i confini per fuggire alla guerra, secondo le stime di UNHCR, l’agenzia per i rifugiati dell’Onu.

C’è molta solidarietà. Lo vediamo dalle colonne di tir che partono dagli tanti paesi per portare vettovagliamento e abiti, lo vediamo dalle carovane di pullman e auto che arrivano sul posto a prendere i bambini con le loro mamme o i loro nonni per portarli in posti più sicuri. Arrivano nelle nostre case e alcuni iniziano a essere accolti nelle nostre scuole.

Ci sentiamo tutti coinvolti. Vediamo immagini drammatiche di palazzi bombardati, città devastate, persone che si nascondono all’interno delle reti metropolitane o in rifugi per scampare ai missili. La comunicazione sta giocando un ruolo centrale, forse non cambierà le sorti della guerra, ma ha un’incidenza sull’opinione pubblica dei paesi democratici. Già questo ha provocato una reazione comune, specialmente tra i paesi dell’Unione europea, e ha avuto l’effetto di mettere in pratica un embargo efficace e molto duro verso il paese invasore. Ci saranno dei sacrifici da sostenere: l’aumento della benzina è un segnale immediato, ma le proteste non sono state poi così aspre.

Forse è la prima volta che in maniera così consistente la comunicazione penetra prepotentemente nel conflitto, perché l’informazione non passa solo per le vie istituzionali, non è affidata in esclusiva ai professionisti. Le immagini ci arrivano dalle piattaforme: foto, video, canzoni sono postate sui diversi canali social e si diffondono.

La comunicazione è sempre stata un’arma della propaganda. Lo vediamo nella censura applicata in Russia, dove si può utilizzare la parola guerra o invasione, ma “operazione militare speciale” e nell’utilizzo dello scenario dello stadio per parlare al paese. Lo vediamo nella capacità comunicativa del presidente ucraino che riesce attraverso comunicazioni video a rivolgersi al suo popolo per incoraggiarlo nella resistenza e agli altri paesi per chiedere sostegno.

Con questa guerra osserviamo che le notizie oggi si connettono tra loro e diventano materiale con il quale alimentiamo la nostra capacità di interpretare la realtà. I piani si intrecciano le piattaforme digitali e i massmedia tradizionali si integrano. Tutti diventiamo comunicatori e tutti costruiamo contenuti. Ecco le informazioni che inviamo, sono sempre costruite. Per questo bisogna avere maggiore accortezza, perché diventa sempre più complicato trovare le informazioni affidabili, credibili, diventa più difficile rispettare l’etica che chiede di rispettare alcune regole a partire dalla dignità e la tutela delle persone.

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