Società

Bella ciao non dev’essere canto della discordia

Alla vigilia del 25 aprile, nel giorno in cui a Predappio, sull'appennino forlivese, si sono presentate 150 persone per celebrare il 77/o anniversario della morte di Benito Mussolini, un gruppo di cittadini della frazione di Fiumana ha esposto alcune piccole installazioni artistiche di 'Pietre Resistenti', decorate con motivi che celebrano l'arrivo della Festa della Liberazione e, appunto, la Resistenza. ANSA/EMILIO GELOSI
28 Apr 2022

di Alberto Campoleoni

“Bella ciao”. No, meglio “Va pensiero”.

A qualche giorno dalle commemorazioni del 25 aprile, vale la pena riavvolgere il nastro per rileggere il tentativo di slegarci da un passato di conquiste e di emancipazione da un regime totalitario.

Un sindaco di un paese del Mantovano aveva chiesto alla locale scuola media di partecipare alle manifestazioni del 25 aprile con la propria banda. Ma quando questa ha proposto due brani – l’Inno di Mameli (e questo non ha creato problemi) e “Bella ciao” – ha posto il veto sulla notissima canzone partigiana perché troppo “divisiva”, suggerendo appunto l’esecuzione del “Va pensiero”.

Polemiche immediate, con la scuola che si ritira dalla partecipazione alla manifestazione e promette: suoneremo “Bella ciao” il giorno dopo. E il sindaco? Beh, è naturalmente stato “frainteso”. Non è che ritenga “Bella ciao” un canto inappropriato, ma è l’uso che se ne è fatto e se ne fa che è “divisivo”. Queste le sue considerazioni dopo le polemiche, bollate come “pretestuose”.

Cosa insegna questa vicenda? Anzitutto che in Italia c’è sempre qualcuno capace di perdersi in un bicchier d’acqua. Intendiamoci, la questione che sottostà alle polemiche – non nuove, anzi, piuttosto ripetute e stancanti da anni – legate ad una canzone-simbolo hanno radici profonde e si alimentano ogni volta attingendo a fratture mai sanate nella storia del nostro Paese. E qui già bisognerebbe riflettere: è possibile che ancora oggi la vicenda della lotta partigiana non abbia trovato una composizione pacifica nell’immaginario collettivo? Non è stato sufficiente riconoscere più volte, ai livelli più alti delle nostre istituzioni, i valori in gioco di quella che fu una “guerra di liberazione” sulla base della quale si è costruita l’Italia contemporanea? Non è stato sufficiente riconoscere l’importanza di una pacificazione collettiva, la prospettiva di comunità unitaria che proprio da quel preciso momento storico – simboleggiato dalla festa del 25 aprile che quest’anno celebra i 77 anni – ha cercato di costruirsi?

“Il 25 aprile – aveva scritto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in un messaggio alle scuole – celebriamo la Festa della Liberazione, la sconfitta del nazifascismo e la conclusione di un conflitto sanguinoso. In questo anniversario ricordiamo la lotta e il sacrificio di donne e uomini per ottenere il rispetto e il riconoscimento di diritti e un nuovo assetto democratico, basato su principi fondamentali quali l’uguaglianza, la solidarietà, la coesione, espressi poi chiaramente nella nostra Costituzione”. Aggiunge anche: “Il 25 aprile ci richiama alla cura della nostra democrazia, perché la libertà conquistata da chi ci ha preceduti non è data per sempre, deve essere rinnovata ogni giorno”. E conclude: “Con la Festa della Liberazione inauguriamo ‘la via sacra della Repubblica’: il 25 aprile, il Primo maggio e il 2 giugno. Tre date fondamentali del nostro vivere civile comune, che ci conducono al cuore del primo articolo della nostra Carta fondamentale: ‘L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione’. Continuiamo a coltivare il delicato fiore della libertà quotidianamente attraverso l’esercizio della partecipazione. Insieme”.

Difficile che “Bella ciao” possa essere un pericolo su questa strada tracciata. Difficile, ancor di più, che una scuola ne faccia un uso “divisivo”.

Insomma, è ora di aprire gli occhi. C’è da augurarsi che finiscano i tempi delle polemiche inutili, soprattutto dove ci sono di mezzo le scuole, primi luoghi di integrazione, inclusività, pacificazione. Quelle scuole che, dice ancora Bianchi, “sono luogo di partecipazione e solidarietà, dove studentesse e studenti imparano a essere cittadine e cittadini responsabili e consapevoli”. E dove magari imparano anche a guardare una situazione internazionale così complessa e compromessa come quella contemporanea, alla luce dalla quale anche cantare “Bella ciao” è piuttosto un richiamo di responsabilità per tutti Senza distinzioni.

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Società

Adolescenti: c’è qualcuno con loro?

Duecentoventimila ragazzi tra i 14 e i 19 anni ammettono di non essere contenti della loro vita e manifestano uno scarso benessere psicologico

28 Apr 2022

di Paolo Bustaffa

“Un nuovo evento, anche se tragico e da affrontare con determinazione, come la guerra non deve farci dimenticare i compiti che la crisi pandemica ci ha posto con forza sul piano della sanità, assistenza, cura lavoro formazione, riduzione delle diseguaglianze. Altrimenti perderemo senza accorgercene la sfida con il futuro che abbiamo di fronte”. Linda Laura Sabbadini, dirigente centrale dell’Istat, commenta con queste parole il secondo rapporto sul benessere equo e sostenibile (Bes) presentato nei giorni scorsi dall’Istituto Nazionale di Ricerca secondo il quale il 30,6% delle famiglie si sente più povero.

Tra i dati che evidenziano i molti divari nel nostro Paese c’è quello che riguarda le nuove generazioni. Duecentoventimila ragazzi tra i 14 e i 19 anni ammettono di non essere contenti della loro vita e manifestano uno scarso benessere psicologico. Il fenomeno è in peggioramento, nel 2019 la percentuale degli scontenti era del 3,2% nel 2021 ha raggiunto il 6,2%.

“I fenomeni di bullismo, di violenza e vandalismo a opera di giovanissimi che negli ultimi mesi hanno occupato le cronache sono manifestazioni estreme di una sofferenza e di una irrequietezza diffuse e forse non transitorie” commenta il presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo.

La generazione degli adolescenti ha subito spesso indifesa la pandemia e ora risente dell’onda lunga e triste della guerra. Troppe volte si è trovata sola nel buio della storia e non sempre ha trovato una guida negli adulti che a loro volta hanno rivelato non poche fragilità e incertezze.

Ragazzi e ragazze non si sono sentiti accompagnati nell’attraversare terre pericolose, insidiose, sconosciute. Spesso anche i genitori non hanno retto all’urto dell’incertezza, della paura, dell’isolamento.

Presenze educative sono diventate assenze e nel vuoto si sono aperti percorsi distruttivi e autodistruttivi.

Vaticano, 18 aprile 2022 – Blanco all’incontro degli adolescenti con papa Francesco

In questo contesto è venuto un messaggio da papa Francesco quando il Lunedì dell’Angelo ha incontrato 80.000 adolescenti poi intrattenuti dal giovane cantante Blanco.

C’è stato un succedersi di messaggi che a qualcuno è parso inopportuno ma che ha fatto intravvedere strade certamente diverse ma non contrapposte per giungere all’incontro tra generazioni.

Papa Francesco nel dire “cercate qualcuno che vi accompagni” e “qualcuno che vi dia una mano” ha rivolto un monito agli adulti della comunità cristiana, della società civile e delle istituzioni pubbliche perché siano quel “qualcuno” che gli adolescenti cercano per attraversare insieme il tempo dell’incertezza.

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Ecclesia

Festeggiamenti per il Santo Patrono Cataldo, ecco il programma religioso

27 Apr 2022

Ecco il programma religioso per i festeggiamenti di San Cataldo 2022.

La novena inizierà con l’intronizzazione del simulacro argenteo e l’ostensione delle reliquie il 30 aprile alle ore 19 nella Basilica Cattedrale. Nella conferenza stampa del 4 maggio sarà divulgato il programma delle manifestazioni civili che quest’anno si concentreranno l’8 il 9 e il 10 maggio.

Domenica 8 maggio la tradizionale cerimonia de “‘U pregge”, la consegna da parte dell’arcivescovo Filippo Santoro del simulacro del Santo Patrono alle autorità cittadine e processione a mare.

Martedì 10 maggio processione del simulacro di San Cataldo per le vie cittadine.

Di seguito riportiamo il programma religioso

Sabato 30 aprile

San Cataldo è in mezzo al suo popolo

19:00   Solenne ostensione delle Reliquie e del simulacro argenteo del Santo Patrono.

Presiede Mons. Emanuele Tagliente, Arcidiacono del Capitolo Metropolitano.

Grande invocazione allo Spirito Santo delle comunità carismatiche: Comunità GesùAma, Comunità Gesù Risorto, Comunità Maria, Rinnovamento nello Spirito Santo, Servi di Cristo Vivo, Gruppo “Pescatori di uomini”.

 

Domenica 1 maggio

San Cataldo, conforto di chi soffre

18:00   Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.do Mons. Emanuele Ferro, parroco

Partecipa la comunità della Cattedrale.

 

Lunedì 2 maggio

San Cataldo, pastore generoso

18:00   Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.do Sac. Giovanni Agrusta,

vicario foraneo di Crispiano – Statte.

Novena animata dal Rev.do Padre Pietro Gallone, vicario foraneo di Taranto Sud

Partecipano Volontariato Vincenziano, Rete mondiale di preghiera, GIFRA, OFS, Terz’Ordine dei Minimi.

 

Martedì 3 maggio

San Cataldo, soccorritore dei miseri

 18:00   Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Carmine Agresta,

vicario foraneo di Taranto Borgo

Novena animata dal Rev.do Sac. Eligio Grimaldi, vicario foraneo di Grottaglie.

Partecipano Azione Cattolica, Università cattolica e Scuola Cattolica, Acli, FUCI, Convegno di Cultura Maria Cristina, Movimento di Rinascita Cristiana.

20:30   Veglia di preghiera animata da Comunione e liberazione, presieduta da Mons. Luigi Romanazzi

 

Mercoledì 4 maggio

San Cataldo, evangelizzatore instancabile

 18:00   Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.do Sac. Giancarlo Ruggeri,

vicario foraneo di San Giorgio Jonico.

Novena animata dal Rev.do Sac. Francesco Imperiale, vicario foraneo di Martina Franca.

Partecipano UNITALSI, CVS, Legio Mariae, Cursillos di Cristianità, Movimento dei Focolari.

 

Giovedì 5 maggio

San Cataldo, padre nella fede

 18:00   Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Alessandro Greco,

Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Taranto

con la partecipazione dei presbiteri che celebrano il L, XXV, X, V e I

anniversario di ordinazione presbiterale.

Novena animata dal Rev.do Mons. Pasquale Morelli, vicario foraneo di Pulsano.

A seguire Adorazione Eucaristica animata da L’Ora di Gesù.

20:00   Veglia di preghiera con le famiglie dell’Arcidiocesi presieduta da S.E. Mons. Fillippo Santoro,

Arcivescovo Metropolita di Taranto

 

Venerdì 6 maggio

San Cataldo, sostegno delle famiglie

 18:00   Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.do Mons. Giovanni Chiloiro,

vicario foraneo di Taranto Orientale I.

Novena animata dal Rev.do Sac. Franco Bonfrate, vicario foraneo di Taranto Orientale II.

 Partecipano Cammino Neocatecumenale, AGESCI, MASCI.

 

18:30   Piazza Carmine

Inizio del pellegrinaggio verso la Basilica Cattedrale delle Confraternite dell’Arcidiocesi.

All’arrivo in Cattedrale Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Paolo Oliva, Delegato arcivescovile per le Confraternite

20:30   Veglia di preghiera animata dal Cammino Neocatecumenale, presieduta da Mons. Marcello Acquaviva

 

Sabato 7 maggio

San Cataldo, uomo di Dio

 18:00   Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.do Sac. Salvatore Magazzino,

vicario foraneo di Taranto Paolo VI.

Novena animata dal Rev.do Sac. Lucangelo De Cantis, vicario foraneo di Taranto Talsano.

 

Domenica 8 maggio

San Cataldo, pellegrino del Vangelo

 18:00   Liturgia della Parola

presieduta da S.E.R. Mons. Filippo Santoro,

Arcivescovo Metropolita di Taranto.

Consegna del simulacro del Santo Patrono alle Autorità Cittadine

Processione a mare con il simulacro del Santo Patrono: Largo Arcivescovado, Corso Vittorio Emanuele II, Porto Mercantile, Banchina Sant’Eligio.

Imbarco sulla nave “Cheradi” della Marina Militare.

Sbarco sulla Discesa Vasto e rientro in Cattedrale percorrendo Discesa Vasto, Piazza Castello, Via Duomo.

 

Lunedì 9 maggio

San Cataldo, sostegno ai tribolati

 17:30   Primi Vespri della solennità di San Cataldo

presieduti da Mons. Emanuele Tagliente,

Arcidiacono del Capitolo Metropolitano

con la partecipazione di tutti i Rev.mi Canonici

18:00   Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E.R. Mons. Filippo Santoro,

Arcivescovo Metropolita di Taranto

con il conferimento dei ministeri laicali

 

Martedì 10 maggio

Solennità di San Cataldo, Vescovo

Patrono della Città e dell’Arcidiocesi di Taranto

 

08:00               Celebrazione Eucaristica

10:00               Celebrazione Eucaristica

11:00               Commemorazione dell’Invenctio Corporis Sancti Cataldi e ostensione della crocetta aurea di San Cataldo presieduta da Mons. Emanuele Ferro, parroco

 11:30               Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Benigno Luigi Papa,

Arcivescovo emerito di Taranto

17:00               Solenne Pontificale presieduto da S. E. Rev.ma Mons. Filippo Santoro,

Arcivescovo Metropolita di Taranto

 18:30               Processione con il simulacro del Santo Patrono

Largo Arcivescovado, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Castello, Via Matteotti, Via Margherita, Via Anfiteatro, Via Berardi, Piazza Maria Immacolata, Via D’Aquino.

Allocuzione di Mons. Arcivescovo dal balcone della chiesa Maria Ss.ma del Carmine e benedizione apostolica a tutti i presenti.

Rientro: Via D’Aquino, Via Margherita, Via Matteotti, Piazza Castello, Via Duomo

 

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Catechesi

Una lectio divina sui Dieci comandamenti: ‘Non rubare’

“Non rubare” non è solo una proibizione, ma un invito a non privare il prossimo di qualcosa o di qualcuno a cui è legato per tutta la vita

27 Apr 2022

di Mario Di Serio

Proseguono gli appuntamenti di ascolto, riflessione e preghiera nel seminario di Taranto sui Dieci comandamenti, sempre attuali, e che investono ogni ambito della vita nelle dimensioni laica e religiosa.

Don Giovanni Agrusta parroco della ‘Sacro Cuore di Gesù’ a Statte, ha posto l’accento sulla dimensione non solo prettamente spirituale ma anche morale del settimo comandamento: “non rubare” richiamando la dimensione globale nella vita privata, professionale e familiare.

 

“C’è un solo peccato: il furto. Se uccidi un uomo gli rubi la vita, rubi il diritto di sua moglie ad avere un marito, derubi i suoi figli del padre. Se dici una bugia a qualcuno gli rubi il diritto alla verità. Se imbrogli rubi il diritto alla realtà”. Questa la riflessione laica, citando una celeberrima battuta del film “il cacciatore di aquiloni”, che al tempo stesso sembra abbracciare e sintetizzare il senso di tutte le tentazioni diaboliche, dal desiderio della donna e roba degli altri, alla falsa testimonianza all’ uccidere un uomo una donna oppure un pensiero…

La dimensione biblica del settimo comandamento trova tre riflessioni fondamentali nei libri nell’Esodo dell’Antico testamento: “non ruberai” è la citazione più netta nel Pentateuco; “non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo”, più articolata la citazione del Levitico che implica quello che oggi indicheremmo nella truffa, peculato, furto; “quando si troverà un uomo che abbia rapito qualcuno dei suoi fratelli tra gli Israeliti, l’abbia sfruttato come schiavo o l’abbia venduto, quel ladro sarà messo a morte…”, ancora più profonda la versione nel Deuteronomio, dove se apparentemente potrebbe riguardare un tempo in cui la schiavitù era visibile, è invece oggi quanto mai attuale, dove il traffico di essere umani, la prostituzione, la piaga dello sfruttamento e del lavoro nero sono ancora più presenti del passato, ma inesorabilmente ecclissati da omertà, silenzio e sofferenza.

L’adorazione a Gesù con l’esposizione del Santissimo unito a suoni e canti di lode e il sacramento della confessione, al servizio don Luciano Maticheccia e don Ciro Savino, rispettivamente parroci delle chiese San Girolamo Emiliani e Madonna del Rosario a Statte, hanno contornato momenti in cui i fedeli hanno potuto ricevere lo Spirito Santo nel tempo della Pasqua cristiana.

Prossimo appuntamento martedì 24 maggio con la riflessione sull’ottavo comandamento: “Non dire falsa testimonianza”

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Ecclesia

Faggiano ricorda Pierangelo, servo di Dio. Noi lo ricordiamo con suo padre Angelo

27 Apr 2022

di Silvano Trevisani

Sabato 30 aprile, in occasione dell’apertura dei solenni festeggiamenti in onore del patrono San Giuseppe a Faggiano, alle 18 sarà celebrata una Messa nella Chiesa di Maria SS. Assunta, presieduta da don Francesco Maranò in onore del servo di Dio Pierangelo Capuzzimati, per il quale è in corso il processo diocesano per la causa di beatificazione. Subito dopo sarà presentato il libro “Lo stupore della bellezza. Il mio ricordo del Servo di Dio Pierangelo Capuzzimati”, di cui è autrice Ada Principale, che fu sua maestra elementare. Con lei dialogherà don Cristian Catacchio, postulatore della causa di beatificazione.

Socia fondatrice dell’Associazione intitolata a Pierangelo, del quale è stata maestra per tutti e cinque anni della scuola elementare, Ada Principale è una donna impegnata, assieme al marito Martino Caramia nella preparazione al sacramento del matrimonio, in parrocchia.

Nell’introduzione del libro l’arcivescovo Filippo Santoro scrive: “Papa Francesco indicherebbe Pierangelo come uno dei tanti santi della porta accanto che si incontrano ogni giorno sul proprio cammino e che seminano speranza, fiducia, gioia di vivere”. Mentre l’autrice stessa spiega come la sua sia “una testimonianza su un ragazzo che, a sua volta è stato testimone dell’amore di Dio”.

Ma cosa significa, per la sua famiglia, la vicenda di un ragazzo che, dotato di virtù straordinarie, affronta la vita con una fede totale e poi la malattia e persino la morte come un dono misterioso? Lo abbiamo chiesto a suo padre Angelo, che ha accettato di farsi intervistare.

La tua esperienza di genitore quanto è stata toccata dalla morte di Pierangelo e dalla sua fama di santità?

C’è un doppio aspetto da considerare, quello squisitamente umano e quello spirituale. Guardando la cosa da un punto di vista umano, per me, per mia moglie e mia figlia, la scomparsa di Pierangelo ha lasciato un vuoto incolmabile: è un dolore insanabile e che non potrà mai passare. Detto questo, abbiamo la chiara consapevolezza dell’eredità che Pierangelo ci ha lasciato, nell’indicarci la Chiesa e indirizzarci a don Pino Calamo che era il suo consigliere spirituale, col dire: “Lui saprà cosa dirvi”. Don Pino concluse quel nostro incontro dicendoci: “Dovete iniziare a ragionare pensando che Pierangelo non è più soltanto figlio vostro ma che c’è un progetto per il quale lui sarà un figlio della Chiesa”. Per noi il processo è semplicemente la continuazione di quella frase di don Pino. Ma per noi, in quanto genitori, Pierangelo è già santo. Da credenti è la nostra ancora di salvataggio, al di là di quello che sarà l’esito del processo, di cui siamo ancora in attesa che si compia la fase diocesana. Ecco: per noi, comunque vada il processo, Pierangelo è una guida spirituale, che ci fortifica nella fede. È grazie a lui se abbiamo iniziato un percorso che ci ha portati a impegnarci nella Chiesa e nel sociale con la nostra associazione a lui intitolata.

Sicuramente Pierangelo aveva delle doti particolari nel confronto con gli altri giovani, ma secondo voi questa eccezionalità viene recepita? Per gli altri può essere un faro, un punto di riferimento, o c’è nel mondo troppa distanza, indisponibilità, proprio da parte dei giovani, nei confronti delle cose della fede e di Dio?

Entrambe le cose hanno parti di verità. Gli elementi di eccezionalità sono evidenti non solo in Pierangelo ma in tutti gli altri ragazzi considerati servi di Dio e che sono raccontati in una mostra itinerante del santi giovani voluta da Papa Francesco, come Carlo Acutis, Chiaraluce Badano, Matteo Farina di Brindisi e gli altri. Hanno in comune le stesse caratteristiche ed è questo un fatto che impressiona me e mia moglie: hanno vissuto vite molto simili nell’affidarsi a Gesù nel momento della malattia. Sono, infatti, tutti ragazzi molto giovani per i quali maturare questa forza d’animo è straordinario. Pierangelo diceva sempre: “io non capisco ma credo”, una frase che abbiamo poi capito essere fondante. Per quanto riguarda, invece, il rapporto con i ragazzi di oggi, devo dire che, prima del covid, abbiamo portato una serie di testimonianze in varie parrocchie, anche a Napoli, nel Barese, a Lecce… ma dai giovani, al di fa di quelli impegnati in ambito parrocchiale, percepisci in genere molto distacco per le cose spirituali. Potremmo parlare, per molti di loro, di una sorta di spiritualità un po’ new age, ma poche volte di fede. Lo stiamo provando anche da adulti, quanto il percorso di fede sia travagliato da dubbi e interrogativi, però oramai siamo consapevoli, ma i giovani oggi sono generalmente molto lontani. E forse, allora, questa schiera di ragazzi è stata messa lì dalla Provvidenza proprio per destare le coscienze giovanili.

Alla luce di questa esperienza, gli adulti, i credenti, anche coloro che lavorano nella Chiesa, cosa dovrebbero fare?

Io credo che dobbiamo ispirarci alle parole di Papa Francesco: la Chiesa deve provare a essere, un ospedale da campo, deve stare tra la gente per le strade e farsi conoscere per quello che è nel suo aspetto migliore. Noi stessi, appartenenti alla Chiesa, dobbiamo ammettere che ci sono tante cose che non vanno, a partire dalle singole esperienze personali. Non sempre siamo capaci di trasferire a pieno il messaggio evangelico. E farlo nella quotidianità che viviamo è certamente una cosa molto complicata a difficile. Questi 14 anni di testimonianza cristiana, alla luce della figura di nostro figlio, ci portano a concludere proprio questo: è difficile vivere il messaggio evangelico; i primi a dover essere evangelizzati siamo noi che ci diciamo cristiani e poi dovremmo essere capaci di scendere tra la gente. Soprattutto tra i giovani che, fatta la cresima, non tornano più in Chiesa, tranne quelli che scelgono personalmente di partecipare alle attività, ma altrimenti in tutti i movimenti c’è una crisi giovanile. Bisogna averne coscienza e lavorare sugli esempi positivi.

C’è una questione di fondo che riguarda tutti gli uomini: è la domanda ricorrente e forse la più difficile a cui noi cristiani siamo chiamati a rispondere, che riguarda il dolore e il perché Dio lo consenta.

E come facciamo a rispondere? Il dolore umano…comporta la sofferenza e capita anche a noi ogni tanto di rifletterci sopra e di versare qualche lacrima, e forse ci fa anche bene perché tenere tutto dentro può far molto male. Il dolore umano è inspiegabile teologicamente, non ci sono risposte. Per tentare di interpretare il dolore dal punto di vista teologico bisogna entrare in un altro campo. Io ho fatto tutto il percorso di studi all’Istituto superiore di scienze religiose Giovanni Paolo II a Taranto proprio per tentare di entrar di più nelle problematiche di tipo filosofico e teologico ma, al di là delle nozioni che puoi apprendere, io non ho una risposta da dare. E come me penso nessuno altro, a partire dai grandi pensatori, come Sant’Agostino e San Tommaso,che tanto hanno meditato e scritto su questo tema, partendo da esperienze personali di dolore. Una risposta non c’è se non nell’affidamento totale alla volontà di Dio… come ci ha testimoniato Pierangelo.

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Francesco

Papa Francesco all’udienza del mercoledì: “Evitiamo i luoghi comuni tra suocera e nuora”

Papa Francesco ha concluso l’udienza del mercoledì con un nuovo e accorato appello per la pace in Ucraina. Tema della catechesi, il rapporto tra suocera e nuora, sulla scorta del libro di Rut

Vaticano, 13 aprile 2022: udienza generale di Papa Francesco in Aula Paolo VI - foto SIR/Marco Calvarese
27 Apr 2022

di M. Michela Nicolais

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Mondo

Ucraina: Cri, conclusa la terza missione umanitaria

27 Apr 2022

In queste ore è previsto l’arrivo in Italia con 73 persone fragili evacuate

 

foto: Cri

Ha lasciato Leopoli diretta in Italia la missione umanitaria della Croce rossa italiana (Cri) che ha evacuato nella giornata di ieri 73 persone fragili di cui 13 minori accompagnati.
“Il convoglio della Cri, composto da 26 mezzi incluse ambulanze, pulmini, minibus, mezzi ad alto biocontenimento, macchine e furgoni per materiali vari, con 83 persone a bordo tra volontari, staff, medici e specialisti pediatri, infermieri Oss, operatori Rfl, è stato a Leopoli nelle giornate di lunedì e martedì per accogliere ed eseguire lo screening sanitario delle persone da evacuare”, ricorda una nota. “L’arrivo in Italia è previsto tra questa notte e domattina. Le persone accolte, anche grazie alla Protezione civile, verranno portate in diverse strutture del nord e centro Italia, coinvolgendo anche il centro emergenze delle Croce rossa a Marina di Massa come punto di primissima accoglienza”, prosegue la nota.
“Sono tutte persone con forti fragilità che hanno bisogno di cure specialistiche che in questo momento sono impossibili da ricevere in Ucraina – dice Ignazio Schintu, direttore Operazioni Emergenze della Cri -. Molte di loro scappano dalle zone più coinvolte dal conflitto e hanno affrontato viaggi lunghi e difficili per raggiungere Leopoli dove è avvenuta l’evacuazione”. Questa è la terza missione di evacuazione a Leopoli per la Cri che in totale hanno consentito di portare in Italia, ad oggi, circa 300 persone.

                                                                                       foto: Cri

 

foto in evidenza: Sir

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Editoriale

Il paradosso della crescita senza equità

27 Apr 2022

di Stefano De Martis
Uno dei capitoli in cui si registrano i problemi maggiori è quello del lavoro, che non a caso vede il nostro Paese agli ultimi posti nella Ue.

Anche il recente rapporto Istat sul benessere equo e sostenibile nel 2020-2021 ha confermato il paradosso della crescita senza equità. Intendiamoci, che il Prodotto interno lordo italiano lo scorso anno sia cresciuto del 6,6%, dopo il crollo causato dalla pandemia, è un dato estremamente positivo. Ma quasi tutti gli indicatori documentano come, nonostante il superamento di alcune criticità, il quadro complessivo risulti attualmente molto problematico e segnato dalla conferma di profonde disuguaglianze che in alcuni casi si sono addirittura allargate. Uno dei capitoli in cui si registrano i problemi maggiori è quello del lavoro, che non a caso vede il nostro Paese agli ultimi posti nella Ue. Il faticoso e ancora incompleto recupero dei dati della fase pre-Covid (che peraltro era tutt’altro che soddisfacente, anche se ora si tende a idealizzarla), procede su una traiettoria caratterizzata da un’esuberante quota di occupazione precaria. Giovani e donne con figli piccoli sono le fasce sociali più fortemente penalizzate da questo andamento su cui incombe per giunta l’ombra funesta del moltiplicarsi delle morti sul lavoro.
Sarebbe ingeneroso e scorretto non apprezzare i tanti sforzi che si stanno compiendo per alimentare la ripresa che è comunque il presupposto necessario di ogni discorso redistributivo. Piuttosto bisogna tener conto che le previsioni per il futuro non hanno ancora potuto includere in modo pienamente attendibile le conseguenze della guerra, nefaste anche sotto questo profilo. I primi segnali sono molto negativi. E quindi non è affatto scontato che si possa proseguire in maniera lineare nel percorso di attuazione del Pnrr, che è un’impresa esigente e non un’istanza metafisica da evocare in termini quasi scaramantici. A maggior ragione, quindi, bisognerebbe riportare al centro del confronto tra le forze politiche i grandi temi sociali. Il lavoro è certamente uno di questi se non quello preminente, per le sue implicazioni non solo economiche ma anche antropologiche e per il suo radicamento nel cuore della Carta in cui si identifica la nostra Repubblica. Che essa sia fondata sul lavoro, come recita l’articolo 1 della Costituzione, non dovrebbe essere ricordato soltanto in occasione del 1° maggio, come pure doverosamente si è soliti fare.
Un grande dibattito sul lavoro, sulle sue forme tradizionali e su quelle più innovative, sulla sua dignità che è anche contrattuale e retributiva, sulla sua distribuzione sociale e geografica, sulla sua sicurezza e sulle sue connessioni con la questione ecologica, qualificherebbe in modo esemplare il ruolo dei partiti in Parlamento e nella società, nel raccordo con tutti i soggetti collettivi che sono parte in causa e interlocutori ineludibili su questo terreno. Un dibattito vero, non cerimoniale, persino spigoloso dato che il tema non è per nulla neutrale, ma che arrivi a conclusioni impegnative per tutti. Purtroppo – duole dirlo e sarebbe bello essere smentiti dai fatti – nella maggior parte dei casi i partiti sembrano orientati in ben altre direzioni, concentrati come sono nella caparbia difesa di rendite e di interessi settoriali o ideologici, percepiti come più redditizi in termini elettorali.

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Otium

Una miniserie da divorare: The Dropout

27 Apr 2022

di Sergio Perugini

Inseguendo il sogno di carriere fiammanti, Elizabeth Holmes abbandona gli studi a Stanford e fonda una compagnia pronta a rivoluzionare il mondo delle analisi cliniche. Nasce Theranos nel 2003. La Holmes in poco tempo raccoglie fondi per centinaia di milioni di dollari e coinvolge nel CdA nomi di peso della politica come George Shultz e Henry Kissinger, guadagnando inoltre copertine su “Forbes” e “Fortune”. Nel 2015 un’inchiesta del “Wall Street Journal” fa vacillare il colosso con l’accusa di frode.

Una miniserie da “binge-watching”, da divorare in un lampo. È “The Dropout”, racconto ravvicinato dell’ossessione per il successo della statunitense Elizabeth Holmes, conclusasi con una prima pesante condanna nel gennaio 2022. La serie prende le mosse dal podcast “The Dropout” di Rebecca Jarvis e la protagonista è una sempre più brava Amanda Seyfried (tra i suoi titoli più popolari “Mamma mia!”), che dopo la candidatura all’Oscar per “Mank” nel 2021 mette a segno un altro ruolo significativo: riesce infatti a rendere con mestiere fragilità e spregiudicatezza della Holmes. Negli 8 episodi assistiamo al cammino della giovane che abbandona l’università di Stanford (da qui il termine inglese “dropout”, “ritirato dagli studi”) sul mito di altri geniali inventori della Silicon Valley per lanciare una start-up rivoluzionaria. Peccato che la sua idea corresse su standard scientifici incerti; così invece di essere ricordata come la più giovane imprenditrice nel Big tech, rischia di passare alla storia come la più grande truffatrice.

Un racconto scritto con fluidità e tensione narrativa, diretto con altrettanta incisività da Michael Showalter. Tra legal thriller, inchiesta giornalistica e dramma esistenziale marcato da ironia nera, “The Dropout” poggia su un cast di valore: oltre alla Seyfried sono da ricordare Naveen Andrews, William H. Macy, Laurie Metcalf, Elizabeth Marvel, Stephen Fry e Sam Waterston. “The Dropout” è consigliabile, problematica e per dibattiti.

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Letteratura

Salone del libro 2022: tre eventi dedicati a Dietrich Bonhoeffer, Oscar Romero e Sophie Scholl

27 Apr 2022

Per il Salone di Torino 2022, Uelci  (Unione editori e librai cattolici italiani, sigla che rappresenta 53 marchi editoriali e 69 librerie in tutt’Italia) e la diocesi di Torino hanno organizzato in sinergia tre eventi con altrettanti dialoghi fra personalità di alto profilo per concretizzare il titolo “Cuori selvaggi”, con l’idea di raccontare alcune grandi figure del cristianesimo del ‘900 che hanno incarnato il valore del coraggio di fronte alle sfide della storia.
Il primo incontro, dedicato a Dietrich Bonhoeffer, è in programma il 19 maggio (ore 17.15 – Sala rossa) e ha come titolo “Trovare Dio in ciò che conosciamo”. Il teologo Vito Mancuso e il cardinale Matteo Maria Zuppi a confronto sull’attualità del teologo evangelico, figura tra le più rilevanti del pensiero cristiano del Novecento, capace di unire un’acuta originalità di prospettiva intellettuale con un impegno radicale nella storia del suo tempo. Di qui la sua vibrante opposizione al nazismo, scelta che lo porterà alla morte nel 1945 per decisione personale di Hitler. Il 20 maggio (ore 14.15 – Sala viola), “I poveri li avrete sempre con voi”. Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e Libera, e mons. Vincenzo Paglia, postulatore della causa di beatificazione di Oscar Romero, parleranno del vescovo del Salvador attanagliato da una feroce guerra civile compiuta da una dittatura che disprezzava i diritti umani; una figura eloquente per credenti e non credenti, capace di schierarsi a costo della vita dalla parte degli oppressi. Il 22 maggio (ore 15.15 – Sala bianca) si terrà “Non vi daremo pace” con Lucia Vantini, presidente Coordinamento teologhe italiane, e Davide Prosperi, presidente di Comunione e liberazione, che si confronteranno sulla esperienza della Rosa bianca, unicum nella storia del Novecento: un gruppo di giovani studenti che in nome della libertà inscenano una protesta pubblica contro il nazismo imperante. Per questo motivo vengono messi a morte dopo un processo-farsa. Una delle animatrici di questa esperienza sociale e religiosa era la studentessa Sophie Scholl.

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Otium

3° Rassegna organistica a Grottaglie al via con un musicista d’eccezione

26 Apr 2022

Giunge alla terza edizione la Rassegna organistica promossa e organizzata dalla Collegiata Maria SS. Annunziata di Grottaglie, che ospita l’organo rinascimentale decano di Puglia e tra i più antichi d’Italia, e dalla Pluriassociazione S. Francesco de Geronimo, con il patrocinio del Comune di Grottaglie.

Si rinnova, dunque, l’appuntamento con la grande musica organistica, che vede alternarsi musicisti di levatura internazionale, che hanno dimostrato di apprezzare uno strumento di straordinaria importanza che Grottaglie vanta in campo organistico e che nei due anni precedenti ha dovuto fare i conti con il Covid, senza mancare comunque agli appuntamenti. Sull’onda di un crescente interesse non solo a livello locale e regionale, l’edizione 2022 della manifestazione prevede cinque significativi appuntamenti con protagonisti di indubbio valore e risonanza. A illustrare il significato e le caratteristiche della Rassegna sono don Eligio Grimaldi, parroco della Collegiata, Ciro De Vincentis, presidente della Pluriassociazione e il il maestro Nunzio dello Iacovo, direttore artistico della rassegna, docente del Conservatorio Nino Rota di Monopoli e concertista egli stesso.

“Spesso i festival musicali – spiegano gli organizzatori – prevedono dei temi dati, ossia un motivo caratterizzante e unificante nell’ambito dell’intera programmazione; una sorta di filo conduttore che accomuni i differenti concerti ospitati nel medesimo festival. Una rassegna di concerti, invece, oltre che avere una calendarizzazione più libera e dilatata nel tempo, di solito non risponde ad una concezione tematica ma presenta concerti tra loro differenti, programmati in modo libero. Ebbene, fa alquanto eccezione la rassegna grottagliese giunta quest’anno alla Terza Edizione con una proposta di 5 concerti, in svolgimento da aprile a dicembre. Gli organisti che si avvicenderanno allo storico, monumentale organo rinascimentale della Chiesa Madre Collegiata di Grottaglie (risalente alla prima metà del secolo XVI e risistemato da Orfeo de Torres nel 1587) senza conoscere l’uno il programma dell’altro, hanno deciso in maggioranza e liberamente, di rappresentare nei loro programmi il motivo del confronto geografico – culturale riferito soprattutto a due aree geografiche, quella italiana e quella spagnola, abbastanza vicine geograficamente ma differenti, nei caratteri stilistico – culturali”.

Ad aprire la Rassegna sarà perciò il maestro Juan Paradell Solé, non nuovo a questa manifestazione grottagliese. Seguiranno poi i concerti di Francesco Scarcella (sabato 3 settembre 2022 – ore 20), di Grazia Salvatori (sabato 8 ottobre 2022 – ore 19), di Victor Urbàn (domenica 20 novembre 2022 – ore 19), e di Adriano Dallapé (sabato 17 dicembre 2022 – ore 19).

Juan Paradell Solé, nato a Igualada (Spagna), organista emerito delle Celebrazioni liturgiche del Papa e della Cappella musicale pontificia “Sistina” e primo organista emerito della Basilica di Santa Maria Maggiore (1983-2011), è titolare della cattedra di Pratica organistica e Canto gregoriano nel Conservatorio statale Licinio Refice di Frosinone. Nasce a Igualada (Barcellona), dove inizia gli studi musicali in giovane età col gregorianista Padre Albert Foix e lo studio dell’organo con Montserrat Torrent nel Conservatorio di Musica di Barcellona. Nel 1973 si trasferisce a Roma per proseguire gli studi di organo e composizione con mons.Valentino Miserachs, diplomandosi sotto la sua guida in Organo e Composizione organistica. Successivamente si è perfezionato per un periodo di tre anni in Germania con il Prof. Günther Kaunzinger. È presidente dell’Accademia romana “César Franck” e membro del Patronato del “Festival internacional de Órgano de Morelia, Alfonso Vega Nuñez” (Messico). Nel 2021 gli viene assegnato da Papa Francesco, l’Augustae Crucis insigne pro Ecclesia et Pontifice. Svolge un’intensa attività concertistica mondiale, partecipando ad importanti Festival organistici. Ha registrato per RAI, la Radio Vaticana, la Deutschland Radio di Berlino, Bayerischer Rundfunk, Radio São Paulo (Brasile), “Catalunya Música”, e numerose altre emittenti. Ricchissima la sua discografia.

Il maestro Paradell Solè proporrà il programma seguente: Girolamo Frescobaldi (1583 – 1643): Toccata II (primo libro); Toccata per l’Elevazione.Adriano Banchieri (1568 – 1634): Canzon undecima. José Jiménez (1600 – 1672) Batalla de sexto ton. Antonio Martin y Coll (1650 – morto dopo il 1734): Diferentias sobre las Folias. Alessandro Marcello (1686 – 1739): Sonata in Sol magg. (Largo/Presto/Allegro/Presto). Pablo Bruna (1611 – 1679): Tiento de falsas de 2° tono. Niccolò Bonanni (1737 – 1821): Sonata per organo Chucchù. Pietro Morandi (1745 – 1815): Sonata I (Allegro con spirito/Adagio/Allegretto).

L’appuntamento, quindi, per questa manifestazione a ingresso libero e da non perdere è per sabato 30 aprile 2022 alle ore 20 nella Chiesa Madre di Grottaglie. Si ricorda che in ottemperanza alle norme vigenti, all’interno del tempio è obbligatorio l’uso della mascherina.

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Francesco

LA DOMENICA DEL PAPA –
Pace a voi

Gesù “non si arrende, non si stanca di noi, non si spaventa delle nostre crisi, delle nostre debolezze”, ricorda Francesco

26 Apr 2022

di Fabio Zavattaro

Pace a voi. Per tre volte, ci dice nel Vangelo Giovanni, Gesù si rivolge con questo augurio ai discepoli chiusi nel cenacolo. Domenica in Albis: per volere di san Giovanni Paolo II, domenica della Divina misericordia; Francesco preside la messa nella basilica di San Pietro e ricorda che per tre volte Gesù augura ai suoi “pace a voi”; un saluto che viene incontro a ogni debolezza e sbaglio umano: vi troveremo altrettante “azioni della Divina misericordia in noi”: anzitutto “dà gioia; poi suscita il perdono; infine consola nella fatica”.

Anche oggi abbiamo davvero bisogno della pace che non sia solo il silenzio delle armi, un intervallo tra due guerre. Domenica di Pasqua per le chiese orientali. In questi giorni sacri per i credenti in Cristo, in Ucraina sono continuati i combattimenti, e lacrime e sangue hanno continuato a scorrere. Nel Regina coeli, il vescovo di Roma fa gli auguri alle diverse comunità che celebrano la Pasqua secondo il calendario giuliano e chiede che sia il Signore risorto a “colmare di speranza le buone attese dei cuori. Sia lui a donare la pace, oltraggiata dalla barbarie della guerra”.

Sono passati sessanta giorni dall’inizio di quella che, con un eufemismo, la Russia chiama operazione speciale, ma la guerra “anziché fermarsi, si è inasprita. È triste che in questi giorni, che sono i più santi e solenni per tutti i cristiani, si senta più il fragore mortale delle armi anziché il suono delle campane che annunciano la risurrezione; ed è triste che le armi stiano sempre più prendendo il posto della parola”. Torna a chiedere Francesco una “tregua pasquale, segno minimo e tangibile di una volontà di pace. Si arresti l’attacco, per venire incontro alle sofferenze della popolazione stremata; ci si fermi, obbedendo alle parole del Risorto, che il giorno di Pasqua ripete ai suoi discepoli: pace a voi”. Chiede il papa preghiere per la pace e “di avere il coraggio di dire, di manifestare che la pace è possibile”. Ringrazia i partecipanti alla marcia Perugia-Assisi, e invita i leader politici a “ascoltare la voce della gente, che vuole la pace, non una escalation del conflitto”.

Pace a voi. Gesù per due volte saluta così i suoi discepoli la sera della resurrezione, quando si manifesta nel cenacolo dove si trovavano chiusi per “timore dei giudei”, scrive Giovanni. Ma in quel giorno c’è un assente, Tommaso; è presente, invece, otto giorni dopo per la seconda manifestazione del Signore. In un certo senso Dìdimo, Tommaso, è l’immagine della comunità dei credenti, che si raduna ogni otto giorni per fare memoria della Pasqua, che nella sua fragilità, nella sua incertezza, ha bisogno di un segno, di toccare per credere. Il Vangelo, con questo racconto, ci dice che “il Signore non cerca cristiani perfetti. Io vi dico: ho paura quando vedo qualche cristiano, qualche associazione di cristiani che si credono i perfetti”. E aggiunge il papa: “meglio una fede imperfetta ma umile, che sempre ritorna a Gesù, di una fede forte ma presuntuosa, che rende orgogliosi e arroganti”. Il Signore afferma ancora “non cerca cristiani che non dubitano mai e ostentano sempre una fede sicura. Quando un cristiano è così, c’è qualcosa che non va. No, l’avventura della fede, come per Tommaso, è fatta di luci e di ombre. Se no, che fede sarebbe? Essa conosce tempi di consolazione, di slancio e di entusiasmo, ma anche stanchezze, smarrimenti, dubbi e oscurità”. Il Vangelo narra di Tommaso per dirci che “non dobbiamo temere le crisi della vita e della fede”, che “non sono peccato, sono cammino. Tante volte ci rendono umili, perché ci spogliano dall’idea di essere a posto, di essere migliori degli altri”. Nelle crisi ci riconosciamo bisognosi dell’aiuto di Dio”.

Cristo per due volte incontra i suoi discepoli: è la fedeltà del Signore che supera le assenze. Gesù “non si arrende, non si stanca di noi, non si spaventa delle nostre crisi, delle nostre debolezze”, ricorda Francesco. Ritorna sempre: “quando le porte sono chiuse, quando dubitiamo, quando, come Tommaso, abbiamo bisogno di incontrarlo e di toccarlo più da vicino”. Gesù torna sempre, “bussa alla porta sempre, e non torna con segni potenti che ci farebbero sentire piccoli e inadeguati, anche vergognosi”; torna “mostrandoci le sue piaghe, segni del suo amore che ha sposato le nostre fragilità”.

 

foto Siciliani/Sir

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