Editoriale

Guerra alle armi, in forse l’inizio, ma è già persa

30 Mag 2022

di Emanuele Carrieri

La strage di Uvalde ha rinnovato il dibattito sulla legislazione per le armi, ma è una strada in salita, perché ciò che i politici statunitensi non dicono è quanti soldi ricevono per la loro campagna elettorale dalla NRA, la lobby delle armi che li finanzia per proteggere i propri interessi. La strage di Uvalde accade dieci anni dopo Sandy Hook, quando un giovane con gravi disturbi mentali uccise 20 bambini, nella scuola elementare di Newtown, nel Connecticut. In seguito a ciò, l’opinione pubblica aveva spinto molto per una riforma federale sull’acquisto delle armi. Nonostante il discorso di Obama, i tentativi di far avanzare la legge sul controllo delle armi si erano arenati. Ora Biden ha fatto eco a Obama dopo questa strage nel domandare il cambiamento. Anche se questa volta i dem controllano i due rami del Congresso e la Casa Bianca, i tentativi per approvare migliori regolamenti sul controllo delle armi dovranno affrontare le vecchie sfide, le stesse che finora hanno paralizzato qualsiasi cambiamento. Dopo Sandy Hook, la maggioranza dei senatori aveva sostenuto la approvazione di una legislazione più rigida per l’acquisto di armi. A causa di una bizzarra procedura parlamentare che richiede almeno 60 dei 100 seggi del Senato per varare la maggior parte delle leggi, non se ne è fatto nulla. Attualmente, solo due o tre dei 50 senatori repubblicani sono disponibili a una nuova legislazione sulle armi, un numero inadatto per superare la procedura. Nonostante tutto ciò, i democratici stanno considerando nuove proposte insieme ai repubblicani per trovare un terreno comune. Fino ad oggi, l’unica proposta di alcuni repubblicani è la creazione di un database delle pratiche di sicurezza scolastica. Tuttavia, nonostante il pessimismo, al Senato sono iniziate le trattative: la proposta che ha il maggiore sostegno è la “Red Flag Law”, una legge che non permetterebbe a persone con malattie mentali o con precedenti penali di acquistare armi estendendo questi controlli anche nella vendita delle armi fra privati o nelle mostre-mercato che, in molti stati, non sono neppure controllate. Sebbene i sondaggi indichino che la maggioranza degli statunitensi voglia questi cambiamenti, molti senatori repubblicani rimangono contrari. I senatori sono l’espressione politica degli stati dove l’elettorato è in gran parte contrario al controllo sulle armi. E i cittadini repubblicani, usando la forza del loro voto, condizionano i candidati alle elezioni primarie. Chi intende correggere il Secondo Emendamento della Costituzione, quello che permette l’acquisto delle armi, viene bocciato. A meno che il sentimento popolare non cambi in questi collegi elettorali, è difficile che i politici cambino la rotta. E pure se questa proposta di legge dovesse passare sarebbe una soluzione imperfetta, visto che circolano 393 milioni di armi. Ci sono alcuni stati, però, che i controlli lo impongono. In Connecticut, per esempio, c’è stato un sostegno alla riforma dalle comunità nei pressi di Sandy Hook. Altri stati controllati dai dem hanno varata la propria legislazione, interrompendo la strada alle mostre-mercato, limitando le dimensioni dei caricatori e vietando la vendita di fucili d’assalto. Nel 2018, in Vermont, dopo che è stata evitata una strage in una scuola, il governatore repubblicano ha cambiato opinione, accordandosi con i dem per varare una nuova legislazione, in uno stato favorevole alle armi. La legge fece arrabbiare i suoi elettori: il governatore comunque è stato rieletto nel 2018. Da poco anche la Georgia ha consentito ai suoi cittadini di avere con sé piccole armi nascoste, senza permesso. In altri stati, invece, si può girare armati nei luoghi pubblici purché le armi siano visibili: questa restrizione si chiama open carry. In Texas, la risposta probabile sarà un aumento dei finanziamenti per le forze dell’ordine e delle misure di sicurezza scolastica. Il procuratore generale del Texas ha già proposto di dare armi agli insegnanti. Non solo i politici frenano la riforma: nel 2008, la Corte suprema ha deliberato che il Secondo Emendamento alla Costituzione garantisce un diritto personale a possedere un’arma. A partire da quella decisione e dopo che Trump ha nominato solo giudici conservatori nei tribunali federali (tre nella Corte Suprema), le restrizioni imposte dagli stati vengono bocciate dai tribunali. Di recente, in California, due giudici della corte d’appello nominati da Trump hanno annullato una legge statale che vietava la vendita di fucili d’assalto ai minori di 21 anni. Un verdetto che, se confermato dalla Corte Suprema, potrebbe essere di particolare rilevanza, dato che gli autori delle stragi di Uvalde e Sandy Hook avevano meno di 21 anni. Con una Corte Suprema così legata al partito repubblicano è difficile che i tribunali decidano di modificare lo status quo. Ecco perché, forse ancora per molti anni, gli Stati Uniti piangeranno i loro morti e si indigneranno con la politica, ma a livello legislativo nulla cambierà. Anzi, in alcuni stati, le leggi saranno più permissive, con il pretesto che, in una società armata, i cattivi saranno uccisi dai non cattivi, almeno da quelli con una buona mira. Augurandosi che una pallottola non faccia esplodere la testa di un bambino.

 

foto Ansa/Sir

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L'argomento

Vaiolo delle scimmie. Ciccozzi (Campus): “Non c’è allarme”

30 Mag 2022

di Maria Elisabetta Gramolini

Il vaiolo delle scimmie, secondo le stime del ministero della Salute, ha raggiunto il numero di 68 casi in otto Paesi dell’Unione europea. Per affrontarlo, lo stesso dicastero ha emanato una circolare indicando le precauzioni da tenere per coloro che hanno avuto contatti stretti e l’eventuale vaccinazione quattro giorni dopo l’esposizione. La circolare prevede il monitoraggio di 21 giorni per chi potrebbe essere venuto in contatto, viene consigliato di non avere rapporti con donne in gravidanza, bambini sotto i 12 anni e soggetti immunodepressi

Un virus diverso, a cominciare dalla sua composizione, e che non dovrebbe allarmare. Il vaiolo delle scimmie, secondo le stime del ministero della Salute, ha raggiunto il numero di 68 casi in otto Paesi dell’Unione europea. Per affrontarlo, lo stesso dicastero ha emanato una circolare indicando le precauzioni da tenere per coloro che hanno avuto contatti stretti e l’eventuale vaccinazione quattro giorni dopo l’esposizione. La circolare prevede il monitoraggio di 21 giorni per chi potrebbe essere venuto in contatto, viene consigliato di non avere rapporti con donne in gravidanza, bambini sotto i 12 anni e soggetti immunodepressi. “La malattia scompare dopo due settimane senza terapia quindi non occorre lanciare nessun allarme”, spiega Massimo Ciccozzi, responsabile di Statistica medica e epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Per l’esperto, il fatto che il sistema di sorveglianza fosse già allertato per la pandemia da Covid è stato un bene perché ha aiutato ad affrontare efficacemente questa ultima prova.

Professore, quanto sappiamo della contagiosità di questo virus?
Per ora possiamo dire che ha una composizione a Dna, ciò significa che può mutare, ma in maniera più lenta rispetto al Covid-19. Quanto si diffonderà dipenderà dalle persone, se adotteranno le norme igieniche di base. Il virus si contrae con il contatto diretto con i fluidi biologici e la malattia ha un decorso benigno di due settimane, senza intervento terapeutico.

La diffusione, inoltre, dall’animale all’uomo è molto più semplice che non da uomo a uomo. È importante sottolineare che non è una malattia degli omosessuali, come è stato detto da qualcuno all’inizio. Si trasmette tramite fluidi sessuali ma anche fra uomo e donna. È importante non generare uno stigma.

C’è il rischio che si diffonda anche in Europa?
Da una prima analisi fatta in Inghilterra, sembra che l’infezione avvenga per clusterizzazione, cioè a gruppetti, e che non c’è una catena di distribuzione. Non esiste quindi un rischio epidemico importante. La cosa positiva è che la sorveglianza si è attivata subito perché avevamo ancora in piedi il sistema contro il Covid.

Si è parlato del rischio teorico di trasmissione dall’uomo agli animali da compagnia. È possibile?
Non ci sono dati su questo e credo non ci siano casi segnalati finora. Teoricamente è possibile ma ad oggi non è probabile.

Il virus è già mutato?
Al Campus stiamo compiendo uno studio sulle mutazioni di questo virus. È normale che possa fare delle mutazioni ma ribadisco che saranno molto più lente rispetto a quelle del nuovo Coronavirus che è più pronto a mutare e a fare delle ricombinazioni. L

a velocità di mutazione del virus a Dna è 10 alla meno 8, mentre per un virus a Rna è 10 alla meno 3.

Ci sono per ora solo 68 casi accertati in Europa mentre in Africa il virus che diffusione ha?
I casi europei non ci fanno lanciare nessun allarme. La cosa importante è che avevamo i servizi di sorveglianza allertati, per cui è stato possibile fare subito i test diagnostici. Alcune case farmaceutiche tra l’altro hanno sviluppato dei test che in tre ore danno la risposta. In Africa centrale e occidentale, sebbene i virus siano leggermente diversi nelle due aree, la situazione è endemica. Ma è difficile che ci sia una uscita del virus dall’Africa anche se ci può essere un passaggio dall’animale all’uomo. Per questo è uscito dal continente africano.

La circolare del ministero della Salute indica la vaccinazione del contatto stretto dell’infetto.
È una tipica pratica epidemiologica vaccinare il contatto stretto per stimolare la risposta anticorpale. Se parliamo di contagiosità il Covid è su un altro piano, lo si vede dal tasso di mutazione.

Per quanto riguarda la quarantena, la discriminante è la formazione di pustole che in genere compaiono dopo 2-3 giorni dal contatto con il virus. Se non compaiono, il soggetto è libero.

Chi è stato vaccinato contro il vaiolo ha già una risposta anticorpale?
Sì, nei linfociti T la memoria rimane. Era normale che lo fosse perché è sempre un vaiolo ‘cugino’ del vaiolo umano.

In autunno prevede una nuova ondata di contagiati Covid?
Aspettiamo i dati. Forse avremo un rilancio perché passeremo un’estate senza mascherina nonostante Omicron circoli ancora e sia molto contagiosa per le persone sensibili ma anche per chi ha fatto la terza dose. È inutile fare previsioni. Tutti i modelli matematici hanno fallito perché è un virus bizzarro. Aspettiamo settembre e vediamo i dati. Qualche caso lo avremo ma ora è impossibile fare previsioni sul numero.

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Francesco

Il 31 maggio, Francesco recita il Rosario a Santa Maria Maggiore per “un segno di speranza” contro la guerra

foto Sir/Marco Calvarese
30 Mag 2022

“Offrire un segno di speranza al mondo, sofferente per il conflitto in Ucraina, e profondamente ferito per la violenza dei tanti teatri di guerra ancora attivi”. Questo l’obiettivo del Rosario che papa Francesco reciterà martedì prossimo, 31 maggio, alle 18 davanti alla statua di Maria Regina Pacis nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. La statua di Maria Regina Pacis si trova nella navata sinistra della Basilica di Santa Maria Maggiore, ricorda il Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione in una nota: fu voluta da Benedetto XV, realizzata dallo scultore Guido Galli, all’epoca vicedirettore dei Musei Vaticani, per chiedere alla Vergine la fine della Prima Guerra Mondiale nel 1918. La Madonna è rappresentata con il braccio sinistro alzato come segno per ordinare la fine della guerra, mentre con il destro tiene il Bambin Gesù, pronto a far cadere il ramoscello di ulivo simboleggiante la pace. Sul basamento sono scolpiti dei fiori, a simboleggiare il rifiorire della vita con il ritorno della pace. È tradizione che i fedeli depongano ai piedi della Vergine dei piccoli biglietti scritti a mano con le intenzioni di preghiera. Il Papa deporrà ai piedi della statua una corona di fiori prima di rivolgere la sua preghiera alla Madonna e lasciare la sua intenzione particolare. A sostenere la preghiera del Papa saranno presenti ragazzi e ragazze che hanno ricevuto la Prima Comunione e la Cresima nelle scorse settimane, Scout, famiglie della Comunità ucraina di Roma, rappresentanti della Gioventù ardente mariana (Gam), membri del corpo della Gendarmeria Vaticana e delle Guardia Svizzera Pontificia e le tre parrocchie di Roma intitolate alla Vergine Maria Regina della Pace, insieme ai membri della Curia romana. “Come segno di vicinanza a chi è più coinvolto nelle dinamiche di questi tragici eventi”, sono stati invitati a recitare le decine del Rosario: una famiglia ucraina, persone legate a vittime di guerra e un gruppo di cappellani militari con i rispettivi corpi.

Nella recita del Rosario verranno coinvolti i Santuari internazionali di tutto il mondo, insieme ad alcuni santuari situati in Paesi tutt’ora colpiti dalla guerra o con una forte instabilità politica al loro interno causa di numerosi episodi di violenza. Questi santuari pregheranno il rosario in contemporanea al Santo padre e saranno collegati via streaming alla diretta di Roma. Saranno in collegamento con il Papa: Santuario della Madre di Dio (Zarvanytsia) in Ucraina; Cattedrale di Sayidat al-Najat (Nostra Signora della Salvezza) in Iraq; Cattedrale Nostra Signora della Pace in Siria; Cattedrale di Maria Regina d’Arabia in Bahrein. Insieme a questi, i Santuari internazionali: Shrine of Our Lady of Peace and Good Voyage; International Shrine of Jesus Saviour and Mother Mary; Santuario di Jasna Góra; Santuario Internazionale dei Martiri Coreani; Santa Casa di Loreto; Beata Vergine del Santo Rosario; International Shrine Our Lady of Knock; Beata Vergine del Rosario; Madonna Regina della Pace; Nostra Signora di Guadalupe; Nostra Signora di Lourdes. Tutti i fedeli in ogni parte del mondo sono invitati a sostenere papa Francesco nella preghiera alla Regina della Pace. La preghiera verrà trasmessa in diretta sui canali ufficiali della Santa Sede, saranno collegati tutti i network cattolici del mondo e sarà fruibile per le persone sorde e ipoudenti attraverso la traduzione nella lingua dei segni italiana Lis.

 

foto in evidenza: Sir/Marco Calvarese

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Ecclesia

“Ascoltare con l’orecchio del cuore”, il tema della 56ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

30 Mag 2022

“Dagli operatori delle comunicazioni sociali ai membri della Chiesa, fino a ogni uomo e donna nella società siamo tutti richiamati a metterci in un atteggiamento di ascolto, un ascolto con il cuore, con tutta la persona, che è la sola via che conduce alla verità e al concorde impegno nel costruire il bene comune”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, concludendo l’omelia che ha pronunciato nella celebrazione eucaristica per la solennità dell’Ascensione nella quale si è celebrata la 56ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali dedicata al tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”.
Il porporato ha richiamato diversi passaggi del messaggio di papa Francesco per la Giornata. In particolare, quello in cui viene sottolineato che “stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile”. “Lo sperimentiamo particolarmente in questi giorni di guerra”, ha commentato il cardinale, che poi ha nuovamente citato il messaggio papale: “Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo”. Per Betori, “è un richiamo assai penetrante in un contesto di comunicazione sociale confuso, per la diffusione di falsità e per l’incapacità di confrontarsi con libertà e nella ricerca sincera della verità. Di qui le polarizzazioni che dividono la società e che la disgregano”. “Ma l’appello all’ascolto va anche oltre i confini della comunicazione sociale e tocca la stessa Chiesa”, h proseguito l’arcivescovo, richiamando le parole di Francesco: “Anche nella Chiesa c’è tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci. È il dono più prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri. […] Chi non sa ascoltare il fratello ben presto non sarà più capace di ascoltare nemmeno Dio”.

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Francesco

LA DOMENICA DEL PAPA – La grazia dell’intercessione

30 Mag 2022

di Fabio Zavattaro

“Sappiamo farci intercessori per gli altri, cioè sappiamo pregare per loro e benedire le loro vite? Oppure ci serviamo degli altri per i nostri interessi?”

Le mani di Cristo sono già oltre la cornice che racchiude l’affresco dell’Ascensione nella Cappella degli Scrovegni a Padova, dipinto attribuito a Giotto e alla sua scuola. L’artista ha voluto rappresentare così quel salire al Padre che celebriamo nella liturgia di questa domenica: una nuvola ai suoi piedi, due angeli sotto che indicano il cielo guardando Maria in preghiera il viso rivolto al figlio, e gli apostoli inginocchiati. “Quando avete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi o vi offenderanno, intrattenetevi con il cielo, allora la vostra anima troverà la quiete”. Difficile dire se sono più le parole a definire meglio l’immagine dipinta, o se invece è l’immagine che meglio commenta le parole del grande matematico, filosofo, teologo e sacerdote ortodosso russo Pavel Florenskij.

Il volto di Maria – per alcuni studiosi forse è l’unica parte eseguita interamente da Giotto – sembra quasi dirci che è passato tanto tempo, quaranta giorni dalla sofferenza vissuta sotto la croce; quaranta giorni dalla gioia della domenica di Pasqua. Ora è lì assieme ai discepoli perché si conclude la presenza umana e terrena di Gesù. Poi sarà il dono promesso dal Padre, lo Spirito Santo, il dono “del Consolatore, di colui che li accompagnerà, li guiderà, li sosterrà nella missione, li difenderà nelle battaglie spirituali”. Gesù, afferma papa Francesco al Regina caeli, “non sta abbandonando i discepoli. Ascende al Cielo, ma non ci lascia soli”.

Domenica nella quale il Papa annuncia un concistoro per la creazione, a fine agosto, di 21 nuovi cardinali, portando così a 133 il numero dei porporati; di questi ben 21 provengono dall’Asia, un chiaro segnale su come la chiesa guarda sempre più al grande continente. Ma è anche la domenica dedicata alla Giornata delle Comunicazioni sociali dal titolo: Ascoltare con l’orecchio del cuore. “Saper ascoltare, oltre che il primo gesto di carità – afferma Francesco – è anche il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione”. Non manca, infine, un pensiero al conflitto in Ucraina giunto al 95mo giorno: martedì prossimo sarà a Santa Maria Maggiore, rosario in collegamento con i santuari mariani, per chiedere il dono della pace “che il mondo attende”.

Torniamo alle parole pronunciate prima del Regina caeli. Francesco sottolinea due azioni di Gesù narrate nel brano di Luca: l’annuncio del dono dello Spirito Santo e la benedizione dei discepoli. È attraverso il dono dello Spirito Santo, afferma il vescovo di Roma, che “si vede l’amore di Gesù per noi: la sua è una presenza che non vuole limitare la nostra libertà. Al contrario, fa spazio a noi, perché il vero amore genera sempre una vicinanza che non schiaccia, ma rende protagonisti”. Salendo al cielo, dice ancora Francesco, “Gesù, anziché rimanere accanto a pochi con il corpo, si fa vicino a tutti con il suo Spirito. Lo Spirito Santo rende presente Gesù in noi, oltre le barriere del tempo e dello spazio, per farci suoi testimoni nel mondo”.

La seconda azione, la benedizione degli apostoli, è gesto sacerdotale; Luca nel Vangelo ci dice che Gesù “è il grande sacerdote della nostra vita”; sale al Padre “per intercedere a nostro favore, per presentargli la nostra umanità. Così, davanti agli occhi del Padre, ci sono e ci saranno sempre, con l’umanità di Gesù, le nostre vite, le nostre speranze, le nostre ferite”. Con il suo “esodo” verso il Cielo, “Cristo ci fa strada, va a prepararci un posto e, fin da ora, intercede per noi, perché possiamo essere sempre accompagnati e benedetti dal Padre”. Un dono per “essere testimoni del Vangelo”. Ma lo siamo davvero, chiede il Papa, “siamo capaci di amare gli altri lasciandoli liberi e facendo loro spazio”. Ancora, “sappiamo farci intercessori per gli altri, cioè sappiamo pregare per loro e benedire le loro vite? Oppure ci serviamo degli altri per i nostri interessi?”

Ricorda quindi papa Francesco il valore della preghiera di intercessione: intercedere, cioè, “per le speranze e per le sofferenze del mondo, intercedere per la pace. E benediciamo con lo sguardo e con le parole chi incontriamo ogni giorno”.

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L'argomento

Nuove tecnologie. De Palo: “Con Spazio Famiglia un TripAdvisor per città family friendly”

30 Mag 2022

di Gigliola Alfaro

Un TripAdvisor a misura di famiglia per trovare ristoranti, alberghi, luoghi di cultura e ricreativi, esercizi commerciali “family e child friendly”. È l’app “Spazio Famiglia”, stesso nome del progetto pilota del Forum delle associazioni familiari, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della Famiglia, che prevede una sperimentazione localizzata nelle città di Roma e Palermo, presentata in Campidoglio. L’app si può scaricare da Playstore e da Apple Store ed è consultabile anche la piattaforma on line.

(Foto: da Playstore)

Nell’app, che unisce il concetto e le funzionalità tipiche di una rete sociale con i servizi dedicati alla famiglia, si possono trovare geolocalizzati il ristorante con il menu bambini, la casa vacanze vicino alla metro, il teatro con gli sconti famiglia, la libreria dedicata ai bambini, la pizzeria comoda per famiglie numerose, il museo con i laboratori didattici e tanto altro. “Spazio Famiglia” si concretizza oggi, ma, come ci racconta  il presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, Gigi De Palo, è anche “un sogno che si realizza”.“L’idea – ci spiega De Palo – è nata dieci anni fa quando ero assessore al comune di Roma. Avevamo anche già avviato tutte le procedure, poi è finito il mandato e non siamo riusciti a realizzare il progetto che si chiamava ‘Roma Famiglia’. Anche allora c’era Emma Ciccarelli, all’epoca presidente del Forum famiglie del Lazio, che ci spronava dal fronte associativo. Abbiamo aspettato dieci anni, affinché ci fosse un tempo propizio per realizzare il progetto”. Il presidente del Forum prosegue: “Abbiamo partecipato all’‘Avviso pubblico per il finanziamento di progetti afferenti alle politiche per la famiglia – Linea d’intervento D’ del Dipartimento per le politiche della famiglia della presidenza del Consiglio dei ministri e come Forum abbiamo vinto. Si trattava di fare due sperimentazioni, a Roma e Palermo.

L’idea è quella di creare una specie di TripAdvisor per famiglie.

Questo progetto vuole essere un modo per creare una rete tra famiglie. Vogliamo dare protagonismo alle famiglie, che potranno recensire i luoghi e darsi consigli segnalando locali family friendly. Un passo avanti per trasformare le città sempre più a misura familiare”.

(Foto: Forum famiglie)

“Per avere la patente di family friendly devono essere rispettati dei parametri specifici e stringenti – chiarisce – De Palo -. Per avere il marchio per rientrare nell’applicazione, si devono superare una serie di test che vengono verificati personalmente da alcuni valutatori che vanno in loco”. Infatti, tutte le strutture ricettive inserite nella piattaforma sono state individuate e selezionate sulla base di criteri ben definiti e successivamente certificate ufficialmente attraverso la firma della convenzione e il rilascio del Marchio Spazio Famiglia. Ad averlo alberghi, strutture di ospitalità, ristoranti, punti di ristorazione, musei, siti culturali, librerie, teatri, spazi per spettacoli dal vivo, che presentano arredi e accessori child friendly, facilità di individuazione, prenotazione e servizi di accoglienza per famiglie, attività e servizi extra, menù per bambini e scontistiche per la famiglia. “La difficoltà che abbiamo trovato è che in questo periodo molti ristoratori hanno chiuso – evidenzia il presidente del Forum -. Quindi anche se ci stiamo lavorando da 3 anni, molti dei locali che abbiamo contattato nel frattempo hanno cambiato nome, hanno modificato le loro strutture. L’ultimo anno è stato decisivo”.

Al momento la sperimentazione è su Roma e Palermo, ma nei prossimi mesi l’auspicio è di ampliare il progetto in altre città e Regioni. “Abbiamo già ricevuto richieste di adesione da altre città – rivela De Palo – e ci auguriamo di poter estendere la sperimentazione per far diventare il Marchio Spazio Famiglia la garanzia per le famiglie di riconoscere quei luoghi in cui sentirsi a casa ovunque lo troveranno esposto. Al di là della politica, al di là dell’assegno unico o del Family act, anche le amministrazioni locali possono fare molto anche attraverso questo tipo di applicazioni per sostenere le famiglie e valorizzare gli aspetti family friendly di esercenti dell’ospitalità, della ristorazione, della cultura e del commercio”. Ai fini del coinvolgimento di un numero crescente di strutture, il Forum ha stipulato delle convenzioni con i maggiori enti di categoria operanti nel settore, quali Zètema, Fipe e Federalberghi Roma che hanno contribuito alla diffusione del Marchio.

(Foto: Forum famiglie)

Ma come funziona? La mappa costituisce il nucleo fondamentale dell’app, il punto di partenza e l’imprescindibile strumento tramite il quale l’utente potrà individuare e scoprire gli esercizi commerciali con il Marchio Family più adatti alle proprie esigenze.Con la mappa interattiva, l’utente potrà visualizzare le strutture certificate con il Marchio nelle vicinanze, tramite meccanismo di punti di interesse posizionati sulle coordinate Gps dei singoli esercizi. All’avvio la mappa sarà centrata sulla posizione attuale dell’utente che sarà quindi individuato tramite Gps o per approssimazione tramite la connessione mobile/wifi. Le icone dei marker (segnaposto) corrispondenti agli esercizi potranno essere connotate da un aspetto grafico o cromatico diverso, a seconda della tipologia alla quale appartengono o a caratteristiche peculiari (ad esempio “I più visitati”). Gli esercenti interessati al percorso di certificazione, devono collegarsi a www.spazio-famiglia.it e cliccare sulla sezione Iscriviti e compilare il questionario con il nome della struttura, l’indirizzo e il nome del referente per la certificazione.

(Foto: pagina Facebook Forum associazioni familiari)

Nella costruzione del sistema di attribuzione del marchio Spazio per famiglia è parso fondamentale partire dalla consultazione dei potenziali utenti, cioè dalle famiglie, con il duplice obiettivo di raccogliere pareri e suggerimenti che rendessero l’impianto del progetto più vicino alle esigenze reali e di far conoscere il progetto. Hanno risposto 600 rappresentanti di famiglie con una netta prevalenza del genere femminile (65%) e della fascia dei genitori di figli piccoli e adolescenti (55%). A livello territoriale ci sono state risposte da quasi tutte le province italiane con una voluta sovra rappresentazione delle aree pilota del progetto (Roma e Palermo). Il nucleo familiare più rappresentato è quello di 4 persone (40%) ma comunque ben il 63% degli intervistati ha almeno un minore nel proprio nucleo. Le tipologie di esercizi su cui si è svolta l’indagine sono state: ricettività (con particolare focus sugli alberghi), ristorazione (ristoranti), intrattenimento (teatri), cultura (musei), tempo libero (centri sportivi), commercio al dettaglio (negozi di vicinato e banchi fissi in mercati rionali), grande distribuzione (supermercati). Lo scopo dell’indagine è stato quello di verificare dove si riscontrano le maggiori difficoltà e quali sono gli elementi e i fattori che in qualche modo discriminano le famiglie dall’essere consumatori e dal partecipare attivamente al mercato di beni e servizi. In testa alla classifica dei luoghi “inaccessibili alle famiglie” si trovano i teatri (46,8%) seguiti da hotel (38,1%), musei (31,4) e ristoranti (29,8). I centri sportivi invece hanno presentato difficoltà di accesso solo per una famiglia su 10. In generale possiamo quindi affermare che una famiglia su tre vede preclusa o perlomeno molto difficoltosa la fruizione di quelli che da tutti gli altri individui sono considerati i luoghi e i modi di utilizzo del tempo libero.

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Francesco

Nuovi cardinali italiani, card. Zuppi: “Gratitudine al Papa, li accompagniamo nella preghiera”

30 Mag 2022

“Esprimiamo gratitudine a papa Francesco per il dono di cinque nuovi cardinali, figli delle nostre Chiese. Li accompagniamo nella preghiera perché – come ha ricordato il Santo padre – confermando la loro adesione a Cristo, possano aiutarlo nel ‘ministero di vescovo di Roma per il bene di tutto il santo popolo fedele di Dio’”. Il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, accoglie con gioia l’annuncio del papa, al termine del Regina Coeli, di tenere un Concistoro, il prossimo 27 agosto, per la creazione di 21 nuovi cardinali. Di questi, cinque sono italiani: monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como; mons. Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia); mons. Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari; padre Gianfranco Ghirlanda, professore di Teologia; mons. Fortunato Frezza, Canonico di San Pietro. “A nome delle Chiese che sono in Italia – aggiunge il card. Zuppi, nel comunicato diffuso dall’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali – auguro a ciascuno di loro di rispondere a questa chiamata con i sentimenti che il papa ci ha consegnato durante il Convegno di Firenze nel 2015: umiltà, disinteresse e beatitudine. Nella consapevolezza di essere servitori di un amore che ci precede e ci supera. La gioia del Signore è e sarà la nostra forza! Ai nuovi cardinali l’amicizia e l’affetto dell’episcopato italiano, insieme al ricordo nella preghiera”.

 

foto in evidenza: Siciliani-Gennari/Sir

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Sport

L’esclusione degli atleti russi dalle competizioni. Pizzul: “Quello che sta succedendo è molto doloroso”

30 Mag 2022

di Selina Trevisan

Sono forti gli effetti e le ripercussioni che il conflitto tra Ucraina e Russia sta avendo anche in campo sportivo, tanto con l’impedimento agli atleti russi di partecipare alle competizioni sportive, quanto sul piano economico, con tutte i contraccolpi che il blocco alle proprietà degli oligarchi riversa sulle società sportive di cui sono proprietari o cofinanziatori. Scelte importanti, segnali forte e decisi, che entrano però in un mondo – quello dello sport – dove non ci si aspetta di trovare la politica. O forse non è così? Assieme al giornalista Bruno Pizzul, “La voce isontina” ha cercato di ripercorrere la storia, per comprendere come, anche in passato, sia stato proprio lo sport a dare delle forti prese di posizione su situazioni geo – politiche gravi in atto nel mondo

Sono forti gli effetti e le ripercussioni che il conflitto tra Ucraina e Russia sta avendo anche in campo sportivo, tanto con l’impedimento agli atleti russi di partecipare alle competizioni sportive, quanto sul piano economico, con tutte i contraccolpi che il blocco alle proprietà degli oligarchi riversa sulle società sportive di cui sono proprietari o cofinanziatori.

Scelte importanti, segnali forte e decisi, che entrano però in un mondo – quello dello sport – dove non ci si aspetta di trovare la politica. O forse non è così?

Assieme al giornalista Bruno PizzulLa voce isontina” ha cercato di ripercorrere la storia, per comprendere come, anche in passato, sia stato proprio lo sport a dare delle forti prese di posizione su situazioni geo – politiche gravi in atto nel mondo.

Proprio negli scorsi giorni l’Uefa ha deciso di escludere i Club russi dalle competizioni europee per l’annata 2022/23, seguendo quanto già fatto anche da altre organizzazioni di altre discipline come per esempio il tennis o il pattinaggio. Cosa ne pensa di questa scelta e che messaggio arriva in questo modo, in questo momento, dal mondo dello sport?
La questione è molto delicata. D’altra parte è una faccenda che si ripropone in maniera drammatica in questi ultimi tempi ma che non è nuova nel mondo dello sport e dell’olimpismo – già in passato, più volte, soprattutto in occasione di Olimpiadi e grandi tornei internazionali, c’era stata l’esclusione di Paesi che si erano resi responsabili di atteggiamenti non consoni a quella che è una convivenza civile tra i popoli.

È però abbastanza aberrante che vengano esclusi gli atleti da quello che è il panorama sportivo nel quale dovrebbero potersi misurare, anche perché condizionare il mondo dello sport a valori e a situazioni di carattere politico, e addirittura bellico, è sempre abbastanza gravoso.È comprensibile vengano escluse le rappresentative sportive di Russia e Bielorussia, le loro squadre nazionali, mentre è meno comprensibile che vengano esclusi i singoli giocatori e atleti, che potrebbero partecipare benissimo senza essere etichettati come appartenenti a quegli Stati – in passato, per alcuni casi, è stata scelta una soluzione di questo tipo -.

È molto doloroso quello che sta succedendo, anche perché è risaputo che moltissimi atleti Russi sono contrari alla guerra, lo hanno detto anche apertamente.Dall’altra parte è un segnale che, in qualche modo, il mondo dà contro questo atteggiamento della Russia, assolutamente inaccettabile dal punto di vista della convivenza e della regolare dialettica politica tra i popoli.

Come accennava poco fa, anche in passato ci sono state prese di posizione importanti – pensiamo alle Olimpiadi del 1984 cui l’Unione Sovietica non partecipò per “motivi di sicurezza nazionale -. Fino a che punto la politica riesce ad entrare nello sport?
Ad ogni tornata olimpica ci sono stati dei boicottaggi clamorosi, pensiamo alla stessa Italia alle Olimpiadi di Mosca dell’80, che non partecipò come delegazione nazionale italiana ma come singoli atleti del Coni, aderendo al boicottaggio contro l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’allora Unione Sovietica; così ance nei Giochi olimpici a Montreal nel ’76, con il boicottaggio da parte dei Paesi africani, che decisero di non partecipare per protesta contro l’apartheid del Sudafrica. Alle Olimpiadi svolte Stati Uniti non parteciparono gli atleti dell’Unione Sovietica e via dicendo, di esempi se ne potrebbero fare molti.

Questa è una storia che purtroppo si ripete e che ci dice come sia tutt’altro che vero che nei nostri tempi moderni siamo fortunati perché non siamo coinvolti in vicende di carattere bellico:quest’ultima drammatica deriva ce lo dice in maniera chiara ed evidente, ma già in passato c’erano stati plurimi sintomi. Si ricorderà per esempio quante polemiche suscitò il fatto che l’Italia della Coppa Davis andò a giocare contro il Cile, considerato “Stato canaglia” per la dittatura di Pinochet e contro cui nessuno voleva competere. L’Italia invece andò, vinse, ma anche allora ci furono tantissime polemiche.

Lo sport, escludendo le estremizzazioni, è da sempre considerato sì momento di “scontro” figurato tra gli atleti o le squadre, “sana” competizione, ma anche momento di incontro – pensiamo proprio alle Olimpiadi che fanno incontrare e uniscono atleti da ogni parte del mondo -. In un contesto come l’attuale, quanto pesa il conflitto, quanto penalizza lo sport?
Pesa indubbiamente, anche perché ci sono degli esempi in senso veramente contrario. Penso ad esempio alla famosa “diplomazia del ping – pong” che in passato ha consentito la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Unione Sovietica, le quali incominciarono a “frequentarsi” proprio attraverso i tornei di tennis tavolo. Da lì, pian piano, si aprì la possibilità di qualche contatto e successivamente l’evoluzione fu allora decisamente favorevole; è chiaro che, attraverso lo sport, si possono aprire delle vie di contatto.

Altro esempio, anche nel calcio ci furono in passato partite clamorose, come ai Mondiali di Francia, in cui giocarono gli Stati Uniti contro l’Iran, due nazioni praticamente in guerra tra loro, eppure giocarono la partita, non successe nulla di grave e anzi, ci fu un ammorbidimento delle relazioni anche in campo politico e diplomatico.

Ci sono quindi anche delle possibilità di verificare che, attraverso magari dei contatti occasionali con lo sport, si aprono dei canali e delle prospettive.

Anche adesso che ci sono moltissimi tentativi di indirizzare la possibilità di aprire dei colloqui, contatti, lo sport potrebbe in qualche modo essere utilizzato in questa fase. È chiaro che non è facile, non è semplice, anche perché purtroppo abbiamo un’infinità di altri casi: la Jugoslavia, per esempio, esclusa quando c’era la guerra nei Balcani dall’Europeo, vinto poi dalla Danimarca – presa ai giochi al posto proprio dell’esclusa Jugoslavia -. Anche quella fu una scelta clamorosa, che lasciò poi una traccia profonda; anche tempo dopo in molti pensarono che, forse, la soluzione non era stata ideale.

Molti oligarchi russi possiedono, tra le loro grandi proprietà, anche forti investimenti su squadre sportive, in particolar modo calcistiche. Come influenzerà questo il panorama sportivo nel prossimo periodo e quali problematiche si potranno verificare?
È chiaro che la situazione è estremamente precaria e delicata. Ci sono alcuni casi abbastanza eclatanti, non da ultimo quello di Abramovich, forse il più famoso oligarca di questo tipo, che ha già declinato le proprie responsabilità nel calcio inglese. È quindi chiaro che, attraverso il blocco delle loro proprietà immobiliari e via dicendo, viene a crearsi una situazione che non può non avere degli effetti anche su quelle che sono le disposizioni dei magnati della Russia in campo calcistico e sportivo.Ce ne sono anche in Italia, per ora resistono ma la situazione è chiaramente tutta da verificare e da interpretare. Chiaro che si potranno verificare delle perdite, altrettanto chiaro che, dove la situazione gestionale è di valore sportivo della squadra è notevole, ci possono essere delle ragionevoli possibilità di sostituire questi oligarchi con altre soluzioni, ma è un discorso che mette in crisi proprio il modo in cui viene concepito e organizzato il calcio moderno.

(Foto ANSA/SIR)

 

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Francesco

Papa Francesco: Il 27 agosto, Concistoro per la nomina di 21 nuovi cardinali

30 Mag 2022

“Il prossimo 27 agosto terrò un Concistoro per la nomina di nuovi cardinali”. Ad annunciarlo, a sorpresa, direttamente ai fedeli presenti domenica 29 in piazza San Pietro è stato il papa, al termine del Regina Caeli. Ventuno in totale le nuove porpore, di cui 16 cardinali elettori, cioè con diritto di voto in conclave. Ecco i loro nomi: mons. Arthur Roche, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti; mons. Lazzaro You Heung Sik, prefetto della Congregazione per il clero; mons. Fernando Vérgez Alzaga, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; mons. Jean-Marc Aveline, arcivescovo metropolita di Marseille (Francia); mons. Peter Okpaleke, vescovo di Ekwulobia (Nigeria); mons. Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo metropolita di Manaus (Brasile); mons. Filipe Neri António Sebastião di Rosário Ferrão, arcivescovo di Goa e Damão (India); mons. Robert Walter McElroy, vescovo di San Diego (Usa); mons. Virgilio Do Carmo Da Silva, arcivescovo di Dili (Timor Orientale); mons. Oscar Cantoni, vescovo di Como (Italia); mons. Anthony Poola – Arcivescovo di Hyderabad (India); mons. Paulo Cezar Costa, arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi di Brasília (Brasile); mons. Richard Kuuia Baawobr M. Afr, vescovo di Wa (Ghana); mons. William Goh Seng Chye, arcivescovo di Singapore (Singapore); mons. Adalberto Martínez Flores, arcivescovo Metropolita di Asunción (Paraguay); mons. Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia). Insieme a loro, papa Francesco ha voluto unire al Collegio cardinalizio altri cinque cardinali non elettori: mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal, arcivescovo emerito di Cartagena (Colombia); mons. Lucas Van Looy, arcivescovo Emerito di Gent (Belgio); mons. Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari (Italia); padre Gianfranco Ghirlanda, professore di Teologia; mons. Fortunato Frezza, Canonico di San Pietro”.

 

foto Vatican Media/Sir

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Europa

Rapporto Eurostat 2022 su ‘Obiettivi sviluppo sostenibile’: passi avanti e punti di stallo; retromarcia sulla biodiversità

28 Mag 2022

Il “Rapporto 2022 di monitoraggio sui progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile nel contesto Ue” è stato pubblicato oggi da Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Ue e mostra – rende noto l’esecutivo europeo – che “passi avanti sono stati compiuti in settori come il Green Deal europeo, la strategia digitale e il pilastro europeo dell’azione per i diritti sociali, in linea con le priorità della Commissione”. Ci sono stati invece “allontanamenti dagli obiettivi di sviluppo sostenibile in alcune aree specifiche”. È il caso dell’obiettivo 15, la vita sulla terra, che vede gli ecosistemi e la biodiversità ancora sotto la pressione delle attività umane. I miglioramenti maggiori riguardano “la promozione della pace e della sicurezza personale all’interno del suo territorio” (obiettivo 16) o gli obiettivi di riduzione della povertà e dell’esclusione sociale (i dati risalgono però al tempo pre-pandemia), dell’economia e del mercato del lavoro (8), dell’energia pulita e accessibile (7), nonché dell’innovazione e delle infrastrutture (9). Miglioramenti sono stati registrati sul punto dell’efficienza energetica (8), con l’uso delle energie rinnovabili in continua crescita, sebbene “le importazioni di combustibili fossili coprano ancora più della metà della domanda energetica dell’Ue”.
Moderati i progressi verso gli obiettivi nei settori della salute e del benessere (3), vita sott’acqua (14), uguaglianza di genere (5), città e comunità sostenibili (11), riduzione delle disuguaglianze (10), responsabilità consumo e produzione (12), istruzione di qualità (4), azione per il clima (13) e fame zero (2). Nulli i cambiamenti in materia di partenariati (17) e l’acqua pulita e servizi igienico-sanitari (6). Si punta però su NextGenerationEu e le riforme e gli investimenti previsti dagli Stati membri nei loro piani di ripresa e resilienza per uno slancio verso il raggiungimento degli obiettivi nell’Ue in futuro.
Il commissario Paolo Gentiloni, commentando i dati ha ribadito che “gli Obiettivi di sviluppo sostenibile rimangono la nostra bussola e la nostra misura del successo” e che lo shock economico causato dall’invasione russa dell’Ucraina deve “galvanizzarci a raddoppiare i nostri sforzi per aumentare la nostra resilienza e la sostenibilità dei nostri processi produttivi e delle attività quotidiane”.

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Hic et Nunc

Don Alberto Ravagnani a Taranto per incontrare i giovani

28 Mag 2022

“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Ma è proprio così? Davvero non ci si può fidare di nessuno? Che vita sarebbe senza fiducia?”

Queste sono state le domande rivolte a don Alberto Ravagnani, giovane sacerdote influencer e scrittore della diocesi di Milano, che ha offerta un incontro-dialogo per gli adolescenti e i giovani della nostra diocesi con al centro il tema della ‘Fiducia’.

Prima dell’incontro lo abbiamo intervistato!

L’appuntamento è stato organizzato dalla Pastorale giovanile, venerdì 27 maggio, alle ore 19.30, nella Concattedrale “Gran Madre di Dio” di Taranto.

 

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Europa

Premio Carlo Magno: alle tre leader dell’opposizione bielorussa l’edizione 2022

28 Mag 2022

L’edizione 2022 del Premio Carlo Magno della città di Aquisgrana è andato a tre “donne forti e senza paura”, le tre donne simbolo dell’opposizione bielorussa Maria Kalesnikava, Svetlana Tichanowskaja e Veronica Tsepkalo. “È per me un onore personale e straordinario poter pronunciare il discorso elogiativo alle donne più coraggiose di tutta Europa”, ha dichiarato nel suo intervento, il ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock. “Siete un modello per milioni di donne in tutta Europa”, ha aggiunto, “il vostro coraggio non può essere rinchiuso, la vostra idea di libertà non può essere esiliata”. “Combattiamo insieme a voi, per una Bielorussia libera e un ordine di pace europeo comune”, ha promesso.
“Il Premio Carlo Magno non mi appartiene, né appartiene a noi tre. È per tutti i bielorussi” ha risposto nel suo intervento Svetlana Tichanovskaya, “per coloro che hanno mostrato un enorme sforzo e dedizione nella loro lotta pacifica e non violenta contro la tirannia, per le donne bielorusse, i giornalisti e i volontari, per ogni bambino che aspetta che madre o suo padre, rinchiusi in prigione, per tutti coloro che non rivedranno mai più i loro cari”.

Nel suo discorso Veronica Tsepkalo ha spiegato come la sofferenza patita da sua madre, l’abbia spinta a ribellarsi alla dittatura. Nipote di un nonno tedesco mai conosciuto ha aggiunto: “Se potesse vedermi qui ad Aquisgrana oggi, direbbe: sono molto orgoglioso di mia nipote”. A ricevere il premio nella sala dell’incoronazione mancava Maria Kalesnikava, attualmente rinchiusa in una prigione bielorussa, come altri 1.300 prigionieri politici. La sorella Tatsiana Khomich ha ritirato il premio per lei e ha invocato l’aiuto della comunità internazionale e dei partner europei, per mettere fine a una pagina terribile della storia della Bielorussia.
La motivazione del Premio spiega che “mettendo da parte le rivalità e le differenze politiche precedenti e coinvolgendo anche partiti minori e sindacati, con le loro competenze e risorse, le tre donne molto diverse hanno formato un’alleanza attorno a un obiettivo principale: il superamento della dittatura e del totalitarismo e la rinascita democratica in Bielorussia”. Dopo la cerimonia, si è svolta una grande manifestazione per la pace. Tra gli interventi anche quello della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.

 

In evidenza: foto Premio Carlo Magno

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