Società

L’educazione non è un fatto privato

16 Mag 2022

di Silvia Rossetti

A Lecce otto alunni di una scuola media sono esclusi per motivi disciplinari dalla gita di fine anno ed è subito polemica. A rispondere alle critiche è la dirigente dell’istituto in persona che, come riportato dai quotidiani nazionali, non esita a definire i comportamenti dei ragazzi “al limite della delinquenza minorile”. La dirigente, inoltre, chiarisce: “La vivacità di un ragazzino non è mai motivo di punizione, non potrebbe esserlo: siamo docenti, formati per formare ed educare. In questo caso, però, parliamo di alunni completamente allo sbando, per i quali abbiamo più volte richiamato le famiglie: non possono pretendere che sia la scuola a supplire a una educazione che si impara, principalmente, fra le mura di casa”.
L’episodio offre diversi spunti di riflessione.
Non è la prima volta che una scuola decide di estromettere degli alunni dalle visite didattiche a causa dei loro comportamenti inopportuni e persino pericolosi. Certamente si tratta di una misura spiacevole, ma in genere la scelta segue una serie di azioni e mediazioni precedenti che non hanno avuto riscontro.
Il percorso educativo degli studenti non può che essere frutto di assidua cooperazione e proficuo dialogo fra docenti e famiglia. La scuola, come ha giustamente sottolineato il capo dell’istituto leccese, non può colmare da sola le negligenze e le assenze di alcuni genitori. Occorre ricordare che anche la giurisprudenza quando dirime gravi episodi disciplinari all’interno di un’aula scolastica, chiama in causa la cosiddetta culpa in educando, ovvero la responsabilità genitoriale.
Purtroppo, quando la condotta di taluni ragazzi manifesta forti criticità, può accadere che la famiglia in primis non accetti i richiami della scuola, diserti i colloqui programmati con i docenti e si mostri riluttante a prendere in considerazione i suggerimenti proposti. Ovviamente non sempre, poi, le anomalie comportamentali dei ragazzi sono riconducibili a errori educativi. In alcuni casi possono evidenziare veri e propri disturbi della condotta che però hanno bisogno di essere diagnosticati e trattati assieme a degli specialisti. Anche in queste circostanze, quindi, occorre che le famiglie si facciano carico del problema e collaborino con la scuola per trovare delle opportune e comuni strategie educative.
Riflessione specifica, inoltre, va fatta sulla difficoltà di gestione di alcuni gruppi classe, dove magari sono presenti diversi elementi particolarmente problematici. In questo caso la scuola può e deve mettere in campo dei progetti calati sulle dinamiche relazionali del gruppo, avvalendosi anche dell’intervento degli specialisti dello sportello psicologico o di enti collegati al territorio. Le azioni, comunque, devono essere condivise sempre con le famiglie che hanno la responsabilità di sostenerle e rinforzarle.
Insomma, ancora una volta emerge chiaramente che l’educazione non può e non deve essere un fatto privato e che si realizza pienamente solo all’interno di una solida concertazione che coinvolge scuola, famiglia e possibilmente anche il territorio e gli enti locali. Quando tali condizioni vengono a mancare a rimetterci chiaramente sono i ragazzi che, oltre a non maturare e crescere in maniera sana, si trovano schiacciati dall’extrema ratio delle misure punitive.
Ci rendiamo conto delle criticità dei nostri giovani soltanto quando la cronaca le porta alla ribalta o quando, come in questo caso, la scuola si trova costretta a prendere decisioni impopolari.
Di fatto la sensibilità e la partecipazione delle famiglie e del territorio ad attività preventive rispetto alla devianza dei comportamenti giovanili non sono adeguate. Gli insegnanti, dal canto loro, sono sempre più in difficoltà nel confronto con i genitori dei loro studenti e tendono a demotivarsi, molti fra di essi sono a rischio burn out.
Se la scuola non trova altra strada che quella della punizione, perché inascoltata negli appelli precedenti, che speranze abbiamo per le generazioni che dovrebbero essere protagoniste del nostro futuro?

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Cammino sinodale

Cammino sinodale: venerdì 13 il secondo incontro nazionale dei referenti diocesani

16 Mag 2022

Nuovo appuntamento per i referenti diocesani del Cammino sinodale che, a distanza di due mesi, si ritrovano a Roma per il loro secondo incontro nazionale. “Si è aperta, venerdì 13 maggio, la riunione alla quale hanno partecipato 242 referenti (laici, presbiteri e diaconi, consacrate e consacrati) e 12 vescovi delegati dalle Conferenze episcopali regionali”. Lo rende noto l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei.
L’incontro rappresenta un momento di condivisione delle istanze messe in luce dalle sintesi diocesane, che hanno raccolto le esperienze, le idee e le attese emerse durante la prima fase di ascolto portata avanti sui territori.

foto: Ufficio Media Cei

“Nonostante la pandemia abbia rallentato, almeno nei mesi invernali, il percorso avviato in autunno, abbiamo ‘scaldato i motori’ e le nostre diocesi hanno vissuto il percorso con crescente entusiasmo; ne fanno fede i circa cinquantamila incontri sinodali, confluiti nelle duecento sintesi diocesane”, sottolinea mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, vicepresidente Cei e membro del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale. “È presto – aggiunge – per dire quali saranno le traiettorie sulle quali si concentrerà il secondo anno del Cammino italiano. Alcune convergenze si sono delineate: si potrebbe dire che il magistero di Papa Francesco, con le sue sottolineature della gioia, dell’ascolto, della leggerezza, delle periferie e della bellezza, risuona in tutti i contributi, sotto forma di esperienze narrate, proposte e critiche”.
La riflessione che chiude il primo anno del percorso sinodale e avvia, a partire da settembre, il secondo che completa la “fase narrativa”, proseguirà durante l’Assemblea generale della Cei, in programma dal 23 al 27 maggio. Il Cammino sinodale sarà infatti uno dei temi all’ordine del giorno dell’Assemblea, alla quale prenderanno parte anche due delegati individuati dalle Conferenze episcopali regionali e chiamati a portare il loro contributo al confronto. “In questo modo è la rappresentanza dell’intero popolo di Dio, nelle sue componenti, a leggere quanto lo Spirito sta dicendo alle nostre Chiese”, rileva mons. Castellucci ricordando che “a fine maggio verranno riconsegnate ai territori, per un ulteriore discernimento, le proposte su cui avviare il secondo anno di ascolto capillare”. Queste saranno consegnate ufficialmente alle Chiese locali in occasione del Congresso eucaristico nazionale (Matera, 22-25 settembre).

 

foto in primo piano: Ufficio Media Cei

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Francesco

LA DOMENICA DEL PAPA – Quell’amore che salva

16 Mag 2022

di Fabio Zavattaro

“Vidi un cielo nuovo e una terra nuova”. L’Apocalisse ci aiuta, anzi ci introduce e ci fa comprendere meglio il Vangelo di questa domenica, incentrato sul tema dell’amore, su quel “comandamento nuovo” che Gesù dice ai suoi discepoli nel Cenacolo. È un passo indietro rispetto alle pagine che abbiamo letto nelle domeniche precedenti, e il momento in cui il Signore sta consegnando il suo testamento – “come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”, leggiamo in Giovanni – “il criterio fondamentale per discernere se siamo veramente suoi discepoli oppure no”, commenta Papa Francesco nell’omelia pronunciata durante la celebrazione per la canonizzazione di dieci beati, tra i quali Titus Brandsma e Charles de Foucauld, alla quale ha partecipato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Papa Francesco lo saluta al Regina caeli, prima di rinnovare il suo appello per la pace in Ucraina: “mentre tristemente nel mondo crescono le distanze e aumentano le tensioni e le guerre, i nuovi Santi ispirino soluzioni di insieme, vie di dialogo, specialmente nei cuori e nelle menti di quanti ricoprono incarichi di grande responsabilità e sono chiamati a essere protagonisti di pace e non di guerra”.

Ma torniamo alla celebrazione per i nuovi santi. Il Vangelo, nella parte omessa, ci dice che Giuda, presente con gli altri discepoli, dopo aver ricevuto il cibo dalle mani di Gesù lascia la sala – “era notte” scrive Giovanni – per “inoltrarsi nella notte del tradimento. Notte di “emozione e preoccupazione”, afferma il Papa, perché il Maestro sta lasciando i suoi, sa che lo aspetta il tradimento da parte di uno di loro, e la morte sul Calvario. “Proprio nell’ora del tradimento – afferma il vescovo di Roma – Gesù conferma l’amore per i suoi, perché nelle tenebre e nelle tempeste della vita questo è l’essenziale: Dio ci ama”. La notte del rifiuto è scesa su Giuda che, lasciando la sala, esce anche dallo spazio di quell’amore che tutto avvolge e tutto illumina.

Proprio l’amore traccia il “profilo della santità cui ogni cristiano è chiamato. Al centro – afferma Francesco – non ci sono la nostra bravura, i nostri meriti, ma l’amore incondizionato e gratuito di Dio, che non abbiamo meritato”. Il mondo, afferma ancora, “vuole spesso convincerci che abbiamo valore solo se produciamo dei risultati, il Vangelo ci ricorda la verità della vita: siamo amati. E questo è il nostro valore: siamo amati”. Di più, il Signore ci ha amati per primo e continua a amarci; una verità, afferma Francesco, che cambia l’idea che spesso abbiamo della santità: “insistendo troppo sul nostro sforzo di compiere opere buone, abbiamo generato un ideale di santità troppo fondato su di noi, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio. È una visione a volte troppo pelagiana della vita, della santità. Così abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni invece che cercarla e abbracciarla nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta, e, come diceva Teresa d’Avila alle consorelle, tra le pentole della cucina”.

Ha parlato di amore dopo aver lavato i piedi ai discepoli e, quindi, si è consegnato per la crocifissione. Amare, afferma il vescovo di Roma, significa “servire e dare la vita”, significa “non anteporre i propri interessi; disintossicarsi dai veleni dell’avidità e della competizione; combattere il cancro dell’indifferenza e il tarlo dell’autoreferenzialità, condividere i carismi e i doni che Dio ci ha donato”. Concretamente significa chiedersi “cosa faccio per gli altri?”. Questo è amare: “vivere le cose di ogni giorno in spirito di servizio, con amore e senza clamore, senza rivendicare niente”.

Il segreto, per il Papa, è proprio questo, dare la vita, offrirla “senza tornaconto, senza ricercare alcuna gloria mondana”, perché la santità “non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano”.

Ognuno di noi è chiamato alla santità, afferma ancora; la santità è “unica e irripetibile […] non c’è una santità in fotocopia” e il Signore “ha un progetto di amore per ciascuno, ha un sogno per la tua vita, per la mia vita, per la vita di ognuno di noi”.

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Pianeta verde

Segno positivo per l’export dell’ortofrutta italiana

ROMA IL MERCATO RIONALE DI TRIONFALE
14 Mag 2022

di Andrea Zaghi

Ortofrutta italiana di successo. Nonostante le tensioni internazionali e i molti problemi con cui il comparto ha comunque a che fare. Perché se uno degli elementi fondamentale del made in Italy agroalimentare, l’ortofrutta appunto, riesce ad ottenere risultati importanti, si fa sentire tutto il peso dei costi di produzione, dei problemi sulle materie prime e sull’energia e di una guerra in Europa.

I numeri, tuttavia, indicano una forte voglia di rilancio (che alcuni indicano come già iniziato). A far da guida sono i 5,6 miliardi di euro (+8%) che hanno fatto totalizzare le esportazioni. Un record storico, lo ha definito Coldiretti, che ha sottolineato come quanto raggiunto nel 2021 sia “il massimo di sempre raddoppiando i valori registrati al debutto del secolo. E a crescere nelle vendite pare siano un po’ tutti i prodotti dalle albicocche (+75%), alle mele (+5%), e poi i kiwi (+2%), i pomodori (+10,5%), le lattughe (+4%), i cavoli (+10%), stabile l’uva (+0,4%). In diminuzione, invece, gli agrumi (-9%) e le patate (-15,6%). Importante anche il fatto che tra i mercati che più richiedono i nostri prodotti siano la Germania (che da sola detiene il 30% circa delle vendite italiane oltreconfine di frutta e verdura), seguita dalla Francia e poi dall’Austria.

Tutto, però, vive sull’orlo di un precipizio. E non solo per gli eterni problemi collegati ai trasporti e alla logistica, ma, adesso, per quelli provocati prima dalla pandemia di Covid-19 e poi dalla guerra Russia-Ucraina. Stando ai coltivatori diretti, i costi di trasporto sono cresciuti fino a incidere attorno al 30-35% dei costi totali per i prodotti freschi.

Coldiretti parla già di una “tempesta sui costi della logistica” con l’Italia che deve già affrontare per il trasporto merci una spesa aggiuntiva di 13 miliardi di euro rispetto ai concorrenti degli altri Paesi. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro al chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est. Tutto senza tenere conto dei costi di riscaldamento delle serre, per i concimi, per l’energia in generale (che si riflettono anche su quelli irrigui).

Eppure il comparto ha voglia di scommettere sul rilancio. E’ questa infatti l’impressione che si trae dall’edizione 2022 di Macfrut di Rimini. La tre giorni dedicata all’ortofrutta ospitata al Rimini Expo Center ha chiuso con 38.500 presenze, facendo registrare una crescita del +18% sull’edizione di settembre 2021. Così, proprio da Rimini potrebbe passare la risposta di un settore che deve fare i conti con “un mercato globale in contrazione”, come ha sottolineato Alleanza cooperative Agroalimentari che non ha mancato di sottolineare come il settore si trovi comunque “di fronte a un andamento stagionale che ha penalizzato alcuni territori, tradizionali concorrenti delle produzioni italiane nei mercati europei”.

Proprio il sistema della cooperazione ortofrutticola, che detiene una parte importante di tutto il comparto, ha fornito nei giorni della manifestazione l’istantanea migliore della situazione. “Usciamo – è stato sottolineato in una nota -, da due anni di pandemia, cui si aggiunge la spinta inflattiva degli ultimi mesi: elementi che hanno minato il potere d’acquisto di tanti consumatori e che si sommano alle conseguenze immediate e di medio periodo della guerra in Ucraina. Questi fattori determinano una contrazione del mercato globale e rappresentano una grande sfida per il mondo ortofrutticolo”. Se poi a questo si aggiunge il fatto che la crisi colpisce anche le famiglie italiane (che, stando ai coltivatori diretti, hanno proprio nell’ortofrutta la prima voce di spesa), si capisce quanto la situazione sia delicata. In gioco, ha fatto notare Coldiretti, ci sono 440mila posti di lavoro, 300mila aziende e un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno tra fresco e trasformato, pari al 25% della produzione agricola totale.

 

foto Siciliani-Gennari/Sir

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Hic et Nunc

Piazzetta san Francesco de Geronimo a Grottaglie alla mercé dei vandali

14 Mag 2022

di Silvano Trevisani

Dovrebbe essere un luogo identitario per eccellenza, essendo dedicato al santo patrono, del quale è appena ricorso l’anniversario della morte, invece è diventato un inquietante simbolo di degrado. Stiamo parlando della piazzetta san Francesco a Grottaglie. La piazzetta, inaugurata quindici anni fa si affaccia sontuosamente sul quartiere delle ceramiche, sorto in epoca tardo medievale nella gravina sulla quale si erge il castello episcopio, e offre un colpo d’occhio straordinario sul sottostante quartiere che si allunga all’orizzonte fino a Taranto.

La piazzetta fu realizzata dietro la spinta di un comitato spontaneo, sorto tra professionisti e appassionati che avviarono un sottoscrizione per reperire i fondi necessari, con la regia di Ciro De Vincentis, Franco Spagnulo e altri. Nella piazza, inaugurata il 23 settembre 2017, campeggia la statua in marmo realizzata in marmo con moderne tecnologie sul modello realizzato dal compianto artista/ceramista Dino Petraroli, ma l’arredo della piazza fu completato anche con una serie di grandi pannelli ceramici serigrafati, ben sessantasei, realizzati dallo stesso artista, che raccontano la vita del santo gesuita grottagliese, nato il 17 dicembre 1942, morto a Napoli l’11 maggio 1716 e proclamato santo nel 1839. I pannelli ceramici sono stati collocati lungo un percorso che asseconda in parte il muro di cinta della piazzetta, alla quale si può accedere dalle vie retrostanti, alla stessa quota, o da una scalinata appositamente realizzata, che sale dalla via Crispi, lungo la quale si snoda il quartiere delle ceramiche. Ebbene, tutta la piazzetta, frequentata purtroppo anche da gruppi di giovinastri “rumorosi” versa in condizioni di degrado, ma ciò che stupisce è la vandalizzazione di molte delle piastrelle, a tratti completamente distrutte, in molta parte ricoperte da graffiti inquietanti.

Gli atti vandalici non sono una novità e si assommano al degrado prodotto dal tempo, cui si stenta a trovare soluzioni, come nel caso dell’altorilievo ceramico di carattere sacro che adorna il cosiddetto “Arco della croce”, del quale si attende da molti anni, con un po’ di sfiducia ormai, il restauro.

Ora sembra che finalmente anche la politica stia almeno prendendo contezza del problema, ma non ancora i necessari provvedimenti. Duole dover ammettere che quella piazzetta, che un tempo, prima del 2007, era affidata alla custodia di un “volontario” che l’apriva al pubblico, essendo chiusa da un cancello, che almeno la preservava, almeno in parte, dalla devastazione, non si presenta come un biglietto da visita invitante per i turisti che, soprattutto d’estate, visitano la città. Ma ancora di più addolora l’assoluta mancanza di rispetto nei confronti di san Francesco de Geronimo che amava in modo così profondo la sua città natale, della quale resta il più illustre rappresentante.

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Società

Dopo pandemia e guerra, un ‘carrello’ della spesa low-cost

ROMA 24-10-2009 SUPERMERCATO - FARE LA SPESA TRA CRISI E ANTI CRISI PH: CRISTIAN GENNARI
14 Mag 2022

di Nicola Salvagnin

Ci sono i mille prodotti nuovi lanciati in una nota fiera agroalimentare tenutasi a Parma. Ci sono gli oltre 100mila posti di lavoro stabilizzati in più registrati di recente. C’è la continua crescita dei risparmi – cioè della liquidità in banca – degli italiani. Buone notizie, eppure qualcosa non va per chi vive nelle pieghe più nascoste e strette di questo strano momento.

Non sono solo le Caritas e le altre associazioni caritatevoli a segnalare un continuo crescere delle richieste di aiuto. Non è un caso che il Governo abbia deciso di regalare 200 euro ai possessori di redditi medio-bassi. I dati Nielsen sulla composizione del nostro carrello della spesa segnalano un dato chiaro e inequivocabile: acquistiamo sempre di più prodotti a basso costo.

Da una parte c’è un boom di acquisti di prodotti a minore costo unitario (pasta soprattutto, più 20% in un anno; quindi riso, pane, legumi in scatola); dall’altra, un rimodellamento della composizione della nostra borsa della spesa. Soffrono i prodotti più costosi (crolla il pesce fresco, quindi prosciutto crudo e bresaola, formaggi…) a vantaggio di salame e mortadella, carne in scatola, carne di pollo e suino… Insomma si compra quel che ci si può permettere.

Segnale inequivocabile che per alcuni milioni di italiani la situazione economica sta peggiorando. E gli indiziati sono quelli di cui meno si parla in generale: i pensionati, oltre 9 su 10 saranno destinatari del bonus governativo. Redditi fissi (e spesso bassi) che hanno dovuto affrontare lo tsunami del rincaro dell’energia. Al raddoppio delle bollette elettriche e del metano hanno fatto fronte tirando la cinghia in ogni modo.

Molte multiutilities energetiche hanno approntato piano di rateizzazione, di diluizione dei pagamenti; alcune amministrazioni locali sono intervenute a sostegno delle fasce più bisognose proprio nelle bollette (si veda l’esempio virtuoso del Comune di Treviso); sta crescendo il fenomeno della vendita della nuda proprietà delle abitazioni, un modo per conservare un tetto avendo a disposizione la liquidità che serve ad affrontare una vecchiaia con meno problemi.

Insomma ci si adatta. Prova ne è il boom di vacanze prenotate in Italia e nelle località vicine. Sacrificare le ferie no, ma anche quelle devono essere low cost. Il minaccioso autunno ci sta aspettando.

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Società

Imprenditoria femminile: altri 200 milioni per agevolarla

13 Mag 2022

A sostegno dell’imprenditoria femminile il ministero dello Sviluppo economico ha rifinanziato con 200 milioni di euro le misure agevolative Imprese On (Oltre Nuove Imprese a Tasso zero), a supporto della creazione di piccole e medie imprese e auto imprenditoria, e Smart&Start, a supporto di startup e PMI innovative, destinando per ciascuna linea di intervento 100 milioni di euro.
Si completa così il quadro di interventi previsti dal ministro Giancarlo Giorgetti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha stanziato per le misure in favore della creazione, sviluppo e consolidamento di imprese guidate da donne un ammontare complessivo di 400 milioni di euro.
Con la circolare pubblicata oggi il Mise dispone che, a valere su queste risorse, a partire dal prossimo 19 maggio potranno essere presentate le domande per le agevolazioni previste da Imprese On e Smart&Start. Sarà inoltre possibile finanziare anche i progetti già presentati dal 1 febbraio 2020 che rispettino i requisiti indicati dal Pnrr.
Per le misure Imprese On e Smart&Start sono previste agevolazioni con finanziamenti a tasso zero e contributi a fondo perduto.
Riguardo al Fondo impresa femminile, fa sapere il Mise, sempre il 19 maggio alle ore 10 verrà aperto lo sportello online per l’invio delle domande di incentivo relative a nuove imprese o costituite da meno di 12 mesi.

 

foto: ministero dello Sviluppo economico

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Francesco

Papa Francesco andrà in viaggio apostolico in Canada dal 24 al 30 luglio

13 Mag 2022

“Accogliendo l’invito delle autorità civili ed ecclesiali e delle comunità indigene, il Santo padre Francesco compirà un viaggio apostolico in Canada dal 24 al 30 luglio prossimo, visitando le città di Edmonton, Québec ed Iqaluit”. Lo annuncia il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, in una dichiarazione diffusa nel bollettino di oggi. “Il programma e gli ulteriori dettagli del viaggio saranno resi noti nelle prossime settimane”.

 

foto Sir/Marco Calvarese

 

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Mondo

Il 9 maggio e quel filo di sottili coincidenze

Sicilia, settembre 2021: Ortigia, Siracusa, Noto, Marzamemi, Modica, Scicli, Ragusa - foto Marco Calvarese
13 Mag 2022

di Alberto Campoleoni

Che coincidenza curiosa. Tutto il 9 maggio.

Se ne parla ormai da settimane di questo giorno fatidico, in riferimento alla guerra in corso tra Russia e Ucraina e pensando alla grande parata russa in occasione di quella che viene celebrata ogni anno come Festa della Vittoria. I russi, infatti, celebrano proprio il 9 maggio la vittoria sui nazisti ottenuta nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Si è pensato e si è detto e scritto a più riprese che proprio la data del 9 maggio avrebbe simboleggiato una svolta importante nella guerra che ci sta sovrastando come un incubo, nel cuore dell’Europa. Si è immaginato che Putin potesse proclamare proprio in quella data la vittoria anche sull’Ucraina o quantomeno il raggiungimento dell’importante obiettivo militare della “liberazione” del Donbass. Aprendo tra l’altro spiragli per una fine delle ostilità. Poi nei giorni scorsi è arrivato l’annuncio direttamente dal Cremlino che la parata della Vittoria e la marcia del Reggimento Immortale il 9 maggio a Donetsk e Lugansk “sono ancora impossibili da tenere”. Le guerra è ancora nel vivo.

Così il 9 maggio russo.

La curiosa coincidenza è che proprio il 9 maggio si celebra anche la Festa dell’Europa che celebra – questa l’intenzione da quando è stata istituita – la pace e l’unità nel continente europeo. La data segna l’anniversario della storica dichiarazione in cui l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman espose l’idea di una nuova forma di collaborazione politica in Europa, che avrebbe reso impensabile la guerra tra le nazioni del continente.

Era il 9 maggio 1950. La dichiarazione proponeva la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio, la Ceca (Paesi fondatori furono Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo), i cui membri avrebbero messo in comune le produzioni di carbone e acciaio. Da questa prima istituzione europea sovranazionale si fa discendere il processo che ha portato a quella che oggi è l’Unione europea.

Nella dichiarazione, da subito, troviamo la parola “pace”. Così si legge nello storico testo: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”.

La proposta era di unirsi, di superare conflitti storici, ad esempio tra Francia e Germania, mettendo invece insieme risorse e propositi.

Come suonano attuali oggi le parole di Shuman e di un altro grande costruttore di quell’idea di Europa, Jean Monnet. Attualissime di fronte all’incubo della guerra che si sta consumando proprio sul terreno europeo.

Sarebbe bello che il 9 maggio fosse l’occasione non per le parate militari, ma per una grande festa di pace, una riconquista di consapevolezza che i Padri dell’Europa unita avevano ben chiara: unire, non dividere, collaborare, non prevaricare. Sono le regole della “buona” civiltà, sono i valori comunitari che l’occasione del 9 maggio europeo vorrebbe rilanciare.

 

Foto Sir/Marco Calvarese

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Società

Utilizzo dei combustibili fossili: il ‘No’ degli italiani

Sette su dieci chiede di andare avanti con gli impianti delle rinnovabili e considerano importante il risparmio energetico di ciascuno

13 Mag 2022

di Paolo Bustaffa

“Circa sette italiani su dieci chiudono la porta a un ritorno ai combustibili fossili; gli stessi che chiedono di andare avanti con gli impianti delle rinnovabili; gli stessi che considerano importante il risparmio energetico di ciascuno sia che provenga da un uso più intelligente di termosifoni e condizionatori che dall’efficientamento energetico di edifici ed elettrodomestici”.

Con una certa sorpresa Riccardo Luna, direttore di Green &Blue commenta i dati della recentissima ricerca SWG, un prestigioso istituto di ricerca, secondo i quali il 70% degli italiani ritiene che l’economia verde sia una risorsa.

Non era scontato che gli italiani si esprimessero con tanta determinazione e che il 62% degli intervistati si dichiarasse perfino disponibile a utilizzare l’auto privata solo per strette necessità.

Una nuova consapevolezza stava maturando a fronte dell’allarme sulle sorti del pianeta. La pandemia e la guerra hanno accorciato i tempi e portato a conclusioni che qualche anno addietro sembravano una meta lontana o irraggiungibile perché proponevano scelte in segno opposto a quelle del consumismo, del profitto senza rispetto della dignità dell’uomo, del mito di un progresso senza limiti.

Non è stata però la paura di questi ultimi anni e mesi a provocare un’accelerazione della maturità ecologica perché da tempo l’alleanza tra scienziati e giovani aveva lanciato l’allarme sul declino del pianeta, sui ripetuti e diffusi attacchi a beni comuni quali il suolo, l’aria, l’acqua.

La capacità di comunicazione degli esperti e con il grido delle nuove generazioni ha trovato ascolto nella maggior parte dei media nei media e si è formata una triplice alleanza culturale.

La politica del nostro Paese, come di altri, si è distratta ma ora dovrà prendere atto che non c’è un vento contrario alla transizione ecologica, dovrà tenerne conto fin dalle imminenti elezioni amministrative che riguardano il governo del territorio.

Occorre tenere alta la guardia perché le minacce all’ambiente possono prendere forme subdole o non immediatamente visibili. Sottolinea al riguardo Antonella Caroli presidente di Italia Nostra: “Il decreto Semplificazioni, in particolare le norme dedicate alla velocizzazione delle autorizzazioni degli impianti eolici e fotovoltaici a terra, continua a trasformare i territori di pregio naturalistico e paesaggistico italiani in zone industriali e a consumare suolo”.

La determinazione degli italiani segnalata dai dati della ricerca Swg deve tenere il passo anche per far crescere la politica. Su questa strada c’è l’alleanza con la Costituzione che nei suoi principi fondamentali, precisamente all’art 9, dice che la Repubblica “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

 

foto Sir/Ce

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8xmille

8xmille alla Chiesa cattolica, la firma della solidarietà

Torna dall’8 maggio la campagna ‘Non è mai solo una firma. È di più, molto di più’ della Conferenza episcopale italiana

12 Mag 2022

Non è mai solo una firma. È di più, molto di più. Questo il claim della nuova campagna di comunicazione 8xmille della Conferenza episcopale italiana, che mette in evidenza il significato profondo della firma: un semplice gesto che vale migliaia di opere.

La campagna, on air dal prossimo 8 maggio, racconta come la Chiesa cattolica, grazie alle firme dei contribuenti riesca ad offrire aiuto, conforto e sostegno ai più fragili con il supporto di centinaia di volontari, sacerdoti, religiosi e religiose. Così un dormitorio, un condominio solidale, un orto sociale diventano molto di più e si traducono luoghi di ascolto e condivisione, in mani tese verso altre mani, in occasioni di riscatto.

Gli spot mettono al centro il valore della firma: un segno che si trasforma in progetti che fanno la differenza per tanti. Dal dormitorio Galgario che, nel centro storico di Bergamo, offre ospitalità e conforto ai più fragili, alla Locanda San Francesco, un condominio solidale nel cuore di Reggio Emilia per persone in difficoltà abitativa; dalla Casa d’Accoglienza Madre Teresa di Calcutta, un approdo sicuro, a Foggia, per donne vittime di violenza a Casa Wanda che a Roma offre assistenza e supporto ai malati di Alzheimer e ai loro familiari, passando per la mensa San Carlo di Palermo, a pieno regime anche durante la pandemia per aiutare antiche e nuove povertà. Farsi prossimo con l’agricoltura solidale è, invece, la scommessa di Terra Condivisa, orto solidale di Faenza, che coltiva speranza e inclusione sociale.

L’8xmille consente anche di valorizzare il patrimonio artistico nazionale con preziose opere di restauro come è accaduto a Grottazzolina dove la Chiesa del SS. Sacramento e Rosario, da tempo inagibile, è stata restituita alla cittadinanza continuando a tramandare arte e fede alle generazioni future.

“L’obiettivo della campagna 2022 è dare ancora una volta voce alla Chiesa in uscita – afferma il responsabile del Servizio promozione della Cei, Massimo Monzio Compagnonimotivata da valori che sono quelli del Vangelo: amore, conforto, speranza, accoglienza, annuncio, fede. Gli spot ruotano intorno al ‘valore della firma’ e ai progetti realizzati grazie ad essa. Chi firma è protagonista di un cambiamento, offre sostegno a chi è in difficoltà ed è autore di una scelta solidale, frutto di una decisione consapevole, da rinnovare ogni anno. Dietro ogni progetto le risorse economiche sono state messe a frutto da sacerdoti, suore, operatori e dai tantissimi volontari, spesso il vero motore dei progetti realizzati”.

Massimo Monzio Compagnoni

La campagna, ideata per l’agenzia Another Place da Stefano Maria Palombi che firma anche la regia, sarà pianificata su tv, con spot da 30” e 15”, web, radio, stampa e affissione. Le foto sono di Francesco Zizola.

Sul web e sui social sono previste campagne “ad hoc” per raccontare una Chiesa in prima linea, sempre al servizio del Paese, che si prende cura degli anziani soli, dei giovani in difficoltà, delle famiglie colpite dalla pandemia e dalla crisi economica a cui è necessario restituire speranza e risorse per ripartire.

Su www.8xmille.it sono disponibili anche i filmati di approfondimento sulle singole opere mentre un’intera sezione è dedicata al rendiconto storico della ripartizione 8xmille a livello nazionale e diocesano. Nella sezione “Firmo perché” sono raccolte le testimonianze dei contribuenti sul perché di una scelta consapevole. Non manca la Mappa 8xmille che geolocalizza e documenta con trasparenza quasi 20mila interventi già realizzati.

Sono oltre 8.000 i progetti che, ogni anno, si concretizzano in Italia e nei Paesi più poveri del mondo, secondo tredirettrici fondamentali di spesa: culto e pastorale, sostentamento dei sacerdoti diocesani, carità in Italia e nel Terzo mondo.

La Chiesa chiede ai fedeli ed ai contribuenti italiani di riconfermare con la destinazione dell’8xmille la fiducia e il sostegno alla sua missione per continuare ad assicurare conforto, assistenza e carità grazie ad una firma che si traduce in servizio al prossimo.

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Mondo

Cisgiordania, Odeh (ambasciatrice palestinese in Italia) su reporter uccisa: “Colpita a sangue freddo da forze israeliane”

12 Mag 2022

“È stata uccisa a sangue freddo dalle forze di occupazione israeliane, che continuano a massacrare la popolazione palestinese nella totale indifferenza della comunità internazionale”. Così l’ambasciatrice palestinese in Italia, Abeer Odeh, commenta l’uccisione di Shireen Abu Akleh, la giornalista di Al Jazeera, colpita a morte mentre copriva un’operazione delle forze militari israeliane nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. “Shireen una cara amica, una persona genuina e una bravissima giornalista”, afferma Odeh. “Era entrata nel campo profughi di Jenin per coprire la notizia di un possibile raid dell’esercito israeliano che notoriamente prende di mira i rifugiati palestinesi. Si trovava lì con il permesso dei militari che l’avevano lasciata passare senza dire nulla. Non vi erano scontri né disordini. C’erano soldati israeliani e giornalisti disarmati che indossavano il giubbotto identificativo della ‘stampa’ che facevano il loro lavoro”. L’ambasciatrice lancia un appello al Governo, al popolo italiano e alla stampa “di questo Paese, amico della Palestina, perché si mobilitino e si facciano promotori di un’iniziativa internazionale capace di far rispondere Israele delle violazioni che ha sin qui commesso impunemente, ponendo termine all’occupazione israeliana della nostra terra. Chiediamo di impedire il lento stermino del nostro popolo”. Sono più di 100, riferiscono dall’ambasciata palestinese, i giornalisti palestinesi uccisi da Israele durante l’occupazione “più lunga” del mondo cominciata nel 1967.

 

foto d’archivio Afp/Sir

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