Politica italiana

Forum Terzo settore: “Bene riforma autosufficienza ma servono maggiori risorse”

12 Ott 2022

“Con l’ultimo Consiglio dei ministri del governo Draghi si è raggiunto finalmente un buon risultato per le persone anziane e non autosufficienti: la legge delega di riforma, attesa da anni e fortemente voluta dal Forum Terzo settore, è stata approvata e si rivolge a una platea anche più ampia di quella prevista inizialmente. La direzione è sicuramente quella giusta: garantire dignità e qualità della vita ad anziani e non autosufficienti, promuovere l’invecchiamento attivo, creare una rete nazionale di servizi, domiciliari e non, sociali e socio-sanitari”. Così Roberto Speziale, coordinatore della Consulta Welfare del Forum Terzo settore. “Una riforma del genere, però – prosegue – avrebbe avuto bisogno di risorse ben maggiori: non aver previsto, oltre alle risorse del Pnrr, un fondo ad hoc per strutturare le misure nel medio e lungo termine rischia di smorzare fortemente gli effetti positivi auspicati. Sui caregiver, inoltre, la risposta non può fermarsi qui: serve adottare un provvedimento specifico che riconosca e valorizzi al meglio queste figure”. “Ci auguriamo che il nuovo Parlamento affronti seriamente la questione – conclude -, lavorando per adeguare le risorse agli obiettivi ambiziosi della legge delega e fare così in modo che siano effettivamente realizzabili sui territori”.

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Diocesi

Don Giuseppe Mandrillo nuovo direttore dell’Ufficio missionario diocesano

Don Giuseppe Mandrillo con don Mimino Damasi
11 Ott 2022

Il nostro arcivescovo mons. Filippo Santoro ha nominato don Giuseppe Mandrillo direttore dell’Ufficio missionario diocesano. Pubblichiamo il video-messaggio che il nuovo direttore ha registrato per il mese di ottobre, dedicato alle missioni.

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Concilio Vaticano II

60 anni dopo, il Concilio ancora da attuare? Giriamo la domanda a due sacerdoti

11 Ott 2022

di Silvano Trevisani

Sessant’anni: un periodo che, nella vita bimillenaria della Chiesa, può sembrare breve, ma che diventa lungo se lo si misura con la velocità della dinamica sociale e dei cambiamenti che hanno coinvolto l’umanità nello stesso periodo. Così il giorno inaugurale del Concilio Ecumenico Vaticano II, l’11 ottobre 1962, può apparire ancora vicino, nei ricordi dei meno giovani che rivedono la paterna figura di san Giovanni XXIII rivolgersi alla luna e inviare un bacio a tutti i bambini del mondo, ma volte anche “lontano”, se si pensa all’esito delle indicazioni e sollecitazioni dettate dai padri conciliari.

Noi proviamo a improvvisare un commento di come il Concilio sia stato accolto e attuato e lo facciamo con l’aiuto di due autorevoli interlocutori monsignor Franco Semeraro, già parroco di San Martino e autore di un importante volume riguardante proprio l’accoglimento del Concilio nella nostra diocesi, e di don Ciro Santopietro, docente di Teologia fondamentale e Teologia delle religioni all’Istituto superiore metropolitano di scienze religiose Giovanni Paolo II.

A monsignor Semeraro abbiamo chiesto:

Alla luce dei sessant’anni e del lavoro che tu hai fatto proprio sull’accoglienza e attuazione del Concilio, credi che sia stata giusta eco alla ricorrenza e, soprattutto, giusta attenzione ai dettati del Concilio?

Il Concilio è stato il più grande avvenimento della Chiesa di questi ultimi secoli; dobbiamo riandare al Concilio di Trento del 1500 per ritrovare un evento del genere, ma l’impatto, dopo il primo momento di entusiasmo e di visione nuova, è andato lentamente scemando, soprattutto nelle nuove generazioni, sia laicali che presbiteriali. Esso diventa oggetto di studio nei seminari, come un fatto storico che è accaduto, ma non impegno di vita, di dinamismo ecclesiale. Questa è una grave ferita sull’arazzo immenso che il Vaticano II ha prodotto.

Qual è il segno più grande che avremmo dovuto cogliere e che non abbiamo colto?

Quello che Papa Francesco ci ripete sempre: una Chiesa in uscita, una Chiesa evangelizzatrice, che ripeta l’annuncio di sempre ma con un linguaggio nuovo, con una forza propositiva, con un dinamismo attento all’ascolto della precarietà del mondo d’oggi. Giovanni XXIII nel discorso al Concilio indicava: non una nuova dottrina ma un fuoco nuovo, di spiritualità nuova. Io ho l’impressione che il corpo dirigente della Chiesa, eccetto alcune eccezioni, non faccia che ripetere modi di vivere e di fare che il Concilio voleva fossero superati. Si voleva una Chiesa ricca di Spirito Santo, ricca di fuoco, ma abbiamo come l’impressione che ci sia un appannamento, una specie di velo di consuetudine, di ripetitività nell’annuncio della Chiesa.

Forse il Sinodo era un tentativo di riprendere quello stimolo, ma in che misura ci sta riuscendo?

Il Sinodo, parola che significa camminare insieme, trova difficoltà ad avere spazio nelle realtà parrocchiali, nella realtà ecclesiale. In fondo Papa Francesco ha voluto il Sinodo proprio per continuare ad accendere il fuoco del Vaticano II, ma il fuoco stenta ad alzarsi, vengono fuori delle fiammelline tenui. La mia sensazione è che vengano accese fiammelline che non alimentano il fuoco, come se fosse uno dei tanti adempimenti ecclesiastici che bisogna fare. Certo, ci sono eccezioni molto belle, anche nella realtà italiana, ma globalmente quello che si può intuire è un fuocherello che ancora non riesce a contagiare a diventare incendio

A chi spetterebbe il compito di alimentare questo fuoco?

Alla Chiesa, pastori e fedeli, per una comprensione nuova che essere cristiani significa immediatamente camminare insieme. Non esiste un potere decisionale assoluto, esiste un cammino di fede, di una Chiesa che cresce, che diventa lievito, fermento di Vangelo.

Don Ciro Santopietro non era ancora nato il giorno dell’apertura del Concilio ma sarebbe nato nell’anno della chiusura. Gli abbiamo domandato:

Guardando all’evento storico del Concilio e alla Chiesa di oggi quanto è rimasto delle indicazioni dei padri conciliari e dei loro documenti?

Il Concilio Vaticano II è un evento che certamente ha dato una svolta molto forte al cammino della Chiesa, come riforma, come rinnovamento, ma i documenti che ha prodotto, a mio avviso, vanno rivisitati per un ulteriore approfondimento, per trarre conseguenze di rinnovamento della Chiesa oggi. Il Concilio, oltre a dei contenuti rimasti un po’ eclissati, ci ha dato un metodo: essere attenti alla storia, alimentare un dialogo con il mondo per cogliere i segni dei tempi. E i segni dei tempi che in ogni fase storica ci vengono offerti sono appelli di Dio, sono luoghi teologici, ci invitano a incarnare il Vangelo nell’oggi, alla luce dei problemi e delle emergenze di oggi.

Pensi che il Sinodo sia uno sforzo di aggiornare il Concilio?

Sì, il Sinodo è un metodo che prende spunto dal metodo conciliare. Sinodo è una parola di origine greca, Concilio è di origine latina ma in pratica significano la stessa cosa, cioè: la capacità di camminare insieme, di fare comunione, ma anche di fare discernimento di quello che il Signore ci chiede oggi, in ogni momento della nostra vita e in ogni fase della storia.

Ma senti, come sacerdote e parroco, che il Sinodo viene colto nella sua importanza oppure la sua accoglienza è un po’ tiepida?

Io credo che il Sinodo nel quale Papa Francesco ha voluto incamminare la Chiesa sia un’occasione di grande importanza, ma non vi è nei suoi riguardi tutta questa attenzione, stiamo vivendo un momento di stanchezza e di smarrimento, soprattutto in Europa. È certamente un momento di sollecitazione, ma occorre esercitare la virtù della pazienza e invocare lo Spirito Santo perché il cammino sinodale sia la riscoperta del vero volto delle Chiesa che poi è: il popolo di Dio in cammino, riflesso della comunione trinitaria nella storia.

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Diocesi

Domenica 16 si inaugura a Statte la nuova chiesa Sacro Cuore di Gesù

11 Ott 2022

di Mario Di Serio

Dopo anni di sacrifici, di difficoltà legate alla burocrazia, la crisi economica, e per ultimo la pandemia, eccola nel suo splendore ad accogliere i numerosi fedeli con famiglie e i giovani: la nuova chiesa Sacro Cuore di Gesù è finalmente pronta.

La dedicazione della Chiesa e dell’altare è prevista per domenica 16 ottobre, durante la messa delle ore 18, officiata dall’arcivescovo mons. Filippo Santoro che benedirà la nuova aula liturgica.

Sarà possibile vedere la diretta streaming della celebrazione eucaristica dal canale YouTube cliccando qui:

Una parrocchia funzionale: i lavori, a completamento dei saloni già realizzati unitamente alla casa del parroco, risalenti a pochi anni fa, sono stati completati con la realizzazione di una sala sonorizzata situata sul fianco sud della chiesa, luogo provvisorio in cui sono state celebrate le messe sino ad oggi. Ora è il momento di gioire ed essere accolti in un nuovo luogo santo, dopo anni di intenso lavoro e campagna di sensibilizzazione popolare. La presenza della statua della Madonna del Santo Rosario, nella sosta dinanzi alla porta della Chiesa del Sacro Cuore, avvenuta durante la processione della festa patronale nella serata del 7 ottobre, sembra aver voluto anticipare la gioia e la benedizione che vivremo tutti tra pochissimi giorni.

Video realizzato da Mattia Santomarco

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Per il centenario di don Giussani, sabato 15 in piazza San Pietro, l’udienza di Comunione e Liberazione con papa Francesco

foto Ansa/Sir
11 Ott 2022

Sabato 15 ottobre (ore 11.30), in piazza San Pietro, papa Francesco terrà un’udienza speciale concessa a Comunione e Liberazione in occasione del centenario della nascita di don Luigi Giussani. Sono attese oltre 50mila persone da più di 60 Paesi del mondo. L’evento si articolerà con il seguente programma: alle 8 apertura della piazza, alle 10 la recita della preghiera delle lodi; lettura di brani evangelici e proiezione di interventi audio/video di don Giussani, alternata a canti eseguiti dal coro di Cl e dai partecipanti. L’arrivo di papa Francesco è atteso per le ore 11.30. Il pontefice sarà salutato da Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Cl. Seguiranno, poi, le testimonianze di Rose Busingye (fondatrice e guida dell’opera di carità Meeting Point International di Kampala, Uganda) e di Hassina Houari (ex studentessa del centro di aiuto allo studio Portofranco, Milano). Il discorso di papa Francesco, recita dell’angelus e la venedizione finale chiuderanno la mattinata.

foto Comunione e liberazione

Per venerdì 14 ottobre (ore 18, auditorium della Pontificia Università Urbaniana di Roma) è invece fissata la presentazione del libro “Il cristianesimo come avvenimento – saggi sul pensiero teologico di Luigi Giussani”.
L’udienza di papa Francesco, ha scritto in un messaggio agli aderenti di Cl il presidente Prosperi, “sarà un passaggio fondamentale del cammino che stiamo compiendo. In un momento così delicato per il movimento, con il pellegrinaggio alla casa di Pietro vogliamo affermare ancora una volta la nostra affezionata sequela al papa e in essa il nostro appassionato amore a Cristo e alla Chiesa. A papa Francesco affidiamo, dunque, come figli, il desiderio che dal profondo ci anima di offrire, attraverso la concretezza della nostra esistenza, il nostro contributo di fede e di costruzione del bene comune a vantaggio di tutti i nostri fratelli uomini, continuando a mendicare, anzitutto per noi stessi, Colui che solo può compiere la sete del cuore dell’uomo: Gesù di Nazareth. È questo che don Giussani ci ha insegnato e testimoniato con la sua vita”.

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Emergenze sociali

L’ong Avsi compie 50 anni – Savi (presidente): “Mettiamo al centro la persona e tutti i suoi bisogni”

L’Ong opera in 39 Paesi: 329 i progetti realizzati, raggiungendo 10.644.624 beneficiari diretti, con 22.212 sostegni a distanza attivati. Abbiamo intervistato la presidente Patrizia Savi

foto Avsi
11 Ott 2022

di Patrizia Caiffa

“Per far nascere vero sviluppo nei Paesi in cui operiamo bisogna sempre mettere al centro la persona con i tutti i suoi bisogni, non solo materiali: il bisogno di essere ascoltati, accolti, resi consapevoli del proprio valore e quindi speranzosi verso un futuro migliore”: ne è convinta Patrizia Savi, presidente dell’Avsi, organizzazione non governativa che opera per lo sviluppo e nelle emergenze in 39 Paesi del mondo. Nei giorni scorsi, il 27 settembre, Avsi ha celebrato i 50 anni di vita ed attività. Per l’occasione è stato realizzato un collegamento insieme a tutto lo staff in Italia e nel mondo (più di 2.150 persone), gli amici della rete sostenitori (più di 1.680), gli enti fondatori e i loro staff e gli ex colleghi.  In questi 50 anni Avsi ha portato avanti 329 progetti, raggiungendo 10.644.624 beneficiari diretti; 22.212 i sostegni a distanza attivati. “Oggi le crisi a cui rispondere sono tante, emergenze che mettono alla prova i più fragili e chi come noi lavora nella cooperazione allo sviluppo”, ci racconta. Ed elenca, oltre all’Ucraina, tante situazioni e conflitti dimenticati come Haiti, la Siria, il Libano, il Sud Sudan, la Repubblica democratica del Congo, il Mozambico, l’Uganda, il Kenya.

Patrizia Savi, presidente Avsi (foto Avsi)

Mezzo secolo di vita e di interventi nel mondo. Cosa rappresenta per voi questa tappa così importante?

La celebrazione del cinquantenario di Avsi è l’occasione per fare memoria delle nostre origini, delle ragioni del nostro operare nel mondo e potere, con la consapevolezza della nostra identità, affrontare con più energia e convinzione le sfide del presente e del futuro. Nel ripercorrere la storia di questi cinquant’anni di presenza nei terreni più sfidanti Avsi ha maturato la consapevolezza che per far nascere vero sviluppo nei Paesi in cui opera bisogna sempre mettere al centro la persona con i tutti i suoi bisogni, non solo materiali: il bisogno di essere ascoltati, accolti, resi consapevoli del proprio valore e quindi speranzosi verso un futuro migliore, in qualsiasi circostanza si trovino.

Quanto conta l’ispirazione cristiana nel vostro lavoro e come viene declinata e attualizzata con i tempi? 

Avsi trae forza dalla sua origine, che è legata ad alcune persone appartenenti a Comunione e liberazione che hanno dato vita a questa organizzazione impegnata per lo sviluppo. A loro poi nel tempo si sono aggiunte molte altre di diversa appartenenza, con in comune il desiderio di lavorare per un mondo in cui la persona possa essere protagonista dello sviluppo suo e della sua comunità. Per Avsi nel suo operare in terreni difficili resta sempre come guida il principio che papa Francesco ha richiamato nella Fratelli Tutti: per costruire sviluppo servono amicizia sociale e fraternità universale, occorre cioè “rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza”.

Lo scenario mondiale e il mondo della cooperazione sono molto cambiati dal 1972 ad oggi: quali sono oggi le vostre priorità e modalità di azione?

La cooperazione allo sviluppo è messa a dura prova dai contesti complessi e estremamente difficili in cui agisce. In questi cinquant’anni di “Boots on the ground”, come si dice in gergo per raccontare la prossimità con le popolazioni con cui si lavora, Avsi ha costruito un metodo di lavoro che vuole essere: partecipato, aderente al reale, fondato su partnership a più livelli e aperto all’innovazione. Lavorare insieme in modo sinergico coinvolgendo tutti i soggetti incontrati: dai singoli individui, alle associazioni locali fino alle istituzioni internazionali. Solo insieme si può affrontare la complessità della realtà e quindi sperare di cambiare in meglio la vita delle persone.

Lavorate per lo sviluppo in 39 Paesi, in contesti molto diversi tra loro. Però spesso vi dovete confrontare con nuovi conflitti o crisi. Quali sono le emergenze che vi preoccupano di più?

I Paesi dove interveniamo sono molti, 39, e diversi tra loro, ma il nostro modo di operare è unico, noi diciamo sempre “Avsi as one” dall’Africa al Medio Oriente fino al Sud America. Oggi le crisi a cui rispondere sono tante, emergenze che mettono alla prova i più fragili e chi come noi lavora nella cooperazione allo sviluppo. Haiti, Siria, Libano, Sud Sudan e la più recente tragedia in Ucraina. Ma anche Repubblica democratica del Congo, Mozambico, Uganda, Kenya…

Sappiamo di non poter “salvare” chi è nel bisogno, di non poter aiutare tutti, ma questa consapevolezza non è mai stata un alibi per rinunciare a intervenire in contesti di guerra o di estrema povertà. Avsi è da sempre interessata a guardare alla realtà in tutta la sua complessità e contraddizione, e da questa è spronata a tradurre in azioni concrete la propria missione.

Quali prospettive per il futuro e prossime iniziative importanti?

Avsi guarda avanti, ai prossimi 50 anni. Con i nostri programmi puntiamo a mettere le basi per uno sviluppo che duri nel tempo e che, paradossalmente, crei un contesto in cui non ci sia più bisogno del nostro intervento. Il contesto attuale segnato da guerre, carestie, alluvioni ci sfida, ci provoca, e noi vogliamo rispondere con uno sguardo che sia sempre volto al “dopo”. Servono soluzioni nuove, che valorizzino la dignità delle persone più vulnerabili e le accompagnino a uno sviluppo equo. Quello che abbiamo imparato nel nostro mezzo secolo di storia è proprio questo: cresciamo tutti o nessuno.

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Concilio Vaticano II

Concilio Vaticano II, una bussola per la Chiesa in uscita

Pur fra mille difficoltà incertezze ed errori, la Chiesa conciliare sa di poter contare su “una sicura bussola per orientarci nel cammino” (cf Giovanni Paolo II), “una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o a onde calme”

foto Vatican media/Sir
11 Ott 2022

di Claudio Maniago *

Celebrare i sessant’anni dell’apertura del Concilio ecumenico vaticano II porta in sé una tentazione: guardarsi indietro e cercare ed evidenziare soprattutto ciò in cui il dettato conciliare non si è pienamente realizzato: resistenze, ostacoli, fatiche, esegesi distorte, inadempienze… Ma questo anniversario avrà un senso se innanzi tutto ci porterà a lodare Dio e rendere grazie per quel grande evento di Chiesa, quel grande affresco dipinto sotto la guida dello Spirito Santo, quella grande grazia di cui la Chiesa ha beneficato nel XX secolo. Perché è indubbio che fra mille difficoltà e infedeltà, in un contesto storico in vertiginosa evoluzione, la Chiesa uscita da quell’esperienza ecclesiale ha cambiato rotta e si è messa in cammino riflettendo sulla propria fede e su come rapportarsi in modo nuovo e più incisivo con l’età moderna. Pur fra mille difficoltà, incertezze ed errori la Chiesa conciliare sa di poter contare su “una sicura bussola per orientarci nel cammino” (cf Giovanni Paolo II), “una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura e arrivare alla meta” (cf Benedetto XVI). E se pensiamo alla ricchezza dei documenti del Vaticano II, anche alle sole quattro Costituzioni, “quasi i punti cardinali della bussola” (Benedetto XVI), come non riconoscere i grandi passi compiuti nelle nostre comunità riguardo alla liturgia con una partecipazione sempre più attiva e consapevole alla Pasqua del Signore, mistero centrale della sua presenza; e come non riconoscere una reale crescita, ancora insicura e balbettante, ma vera della consapevolezza di essere popolo di Dio, pellegrinante nel tempo e chiamato a camminare insieme; e come non salutare con gioia l’avvicinarsi di tutti alla Parola di Dio, certo sempre insufficiente, con splendide esperienze di conoscenza, preghiera, riflessione e diffusione; e come non rendere grazie per una coscienza di Chiesa sempre più matura che spinge tutti a uscire responsabilmente nel mondo senza paura e abbandonando l’atteggiamento di difesa che ha impedito di accogliere con pienezza i doni dello Spirito?

Sessant’anni quindi di una ricchezza che non dobbiamo minimamente sminuire, ma anzi considerarla il punto di partenza per affrontare i percorsi che sono ancora da iniziare, quelli da affrontare con maggior decisione, e quelli da consolidare, senza stancarsi, ma rinnovando la passione che ha reso il Vaticano II un evento di Chiesa viva, consapevole della sua missione di portare il vangelo in ogni tempo e fino ai confini della terra.I nodi che ancora sono da sciogliere, le sfide che sono da affrontare, chiedono proprio una Chiesa viva, docile strumento dello Spirito Santo, il vero motore del Concilio (cf Benedetto XVI).

Vogliamo celebrare questo anniversario con le parole che papa Francesco ha applicato con decisione e vigore alla riforma liturgica conciliare, e quindi “dopo questo magistero, dopo questo lungo cammino, possiamo affermare con sicurezza … che il Concilio Vaticano II è irreversibile”.

Da questa certezza, con questa bussola, vogliamo ripartire per vivere la splendida stagione della Chiesa sinodale, che stiamo affrontando sotto la guida incalzante di papa Francesco, certi di riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede e di vivere con gioia la nostra vocazione cristiana.

* arcivescovo di Catanzaro-Squillace

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Libri

“Cara Scuola ti scrivo…”, il libro di Marco Pappalardo nel solco della ‘Lettera’ di don Milani

11 Ott 2022

di Filippo Passantino

Pubblicato il libro di Marco Pappalardo “Cara Scuola ti scrivo… L’attualità di ‘Lettera a una professoressa’” (Edizioni San Paolo). Un testo a più di cinquant’anni dalla pubblicazione di “Lettera a una professoressa”, il libro scritto dagli alunni di don Milani nella scuola di Barbiana.
Docente di lettere all’I.S. Majorana-Arcoleo di Caltagirone e direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica della diocesi di Catania, Pappalardo riferisce di aver “cercato nelle biblioteche e sul web e, a parte importanti e significativi articoli e saggi, non vi è una lettera di risposta ufficiale e completa”. “Io ci ho provato ed in queste pagine, quasi fosse un testo a fronte, dopo ogni paragrafo si trovano le mie riflessioni in grassetto. Non sono ‘una professoressa’, ma spero da professore di essere stato comunque all’altezza di così tante ed intense provocazioni. Nel capitolo 28, l’ultimo paragrafo scritto a Barbiana è proprio un invito – con tanto di indirizzo – affinché qualche docente si faccia vivo; certo io arrivo un po’ tardi, sono di un’altra generazione, di un altro tipo di scuola, ma credo che gli studenti di Barbiana e le loro parole, con gli insegnamenti di don Milani, abbiano moltissimo da dire oggi”.
Il libro nasce dall’esperienza di ascolto che da anni il prof. Pappalardo vive a scuola con gli alunni, dalle loro mille e varie domande, dai tanti temi scritti e letti, dai dialoghi in aula, nei corridoi, sui social, dalla lettura condivisa di “Lettera a un professoressa” in una classe quinta. Il libro contiene tutto il testo di “Lettera a una professoressa” e ogni questione posta allora dagli otto ragazzi e i compagni collaboratori è seguita da brevi riflessioni dell’autore, poiché le sue parole non vogliono mai superare il valore ed il peso delle loro, sempre ispirate alle riflessioni lette e con espliciti riferimenti tra virgolette, ma pure con le necessarie attualizzazioni e gli esempi tratti dall’esperienza diretta.

 

 

ph Sir

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Vita sociale

Economia sociale – Forum Terzo settore: “No profit italiano è modello alternativo, sostenibile e realizzabile”

11 Ott 2022

“In Italia esiste un modello virtuoso di economia sociale, di cui il Terzo settore è protagonista, fondato sulla sostenibilità, l’inclusione dei più fragili, la tutela ambientale e la partecipazione: è un modello ‘made in Italy’ che va sostenuto, sviluppato e diffuso il più possibile”. Così Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore annunciando il convegno che si svolgerà il 13 e 14 ottobre nel centro congressi Roma Eventi dal titolo “Terzo settore protagonista dell’economia sociale. Prossimità, inclusione, sviluppo e sostenibilità nelle periferie”. “Negli anni sono stati compiuti passi in avanti verso il riconoscimento dell’economia sociale e nel 2021 la Commissione Ue ha elaborato un Piano d’azione a riguardo, che va però realizzato e declinato a livello nazionale. Va soprattutto considerato che, diversamente dagli altri Stati europei, l’Italia ha una lunga tradizione di esperienze, anche innovative, di economia sociale, portate avanti non solo da imprese e cooperative sociali ma anche dalle associazioni e dalle organizzazioni di volontariato. Per questo c’è bisogno che le norme rivolte al Terzo settore siano adeguate alle caratteristiche peculiari di queste realtà”. “Occorre maggiore consapevolezza della qualità e della complessità del comparto socio-economico rappresentato dal non profit – sottolinea Pallucchi –. Quest’ultimo, soprattutto in Italia, è portatore di un modello economico alternativo, sostenibile e assolutamente realizzabile, strettamente legato ad ambiti cruciali per lo sviluppo come l’ambiente, i servizi sociali, la cultura e la formazione”.

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Canonizzazioni

Papa Francesco: “L’esclusione dei migranti è schifosa, peccaminosa, criminale”

foto Siciliani-Gennari/Sir
10 Ott 2022

“Ho paura quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare”. Lo ha detto il papa, nell’omelia della messa presieduta domenica 9 ottobre in piazza San Pietro per la canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti. “Per favore, includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni”, l’invito di Francesco: “Includere tutti”. “E oggi, nel giorno in cui Scalabrini diventa santo, vorrei pensare ai migranti”, ha proseguito a braccio: “È scandalosa l’esclusione dei migranti! Anzi, l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale. Non aprire le porte a chi ha bisogno. ‘No, non li escludiamo, li mandiamo via’: ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi”. “Oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono”, l’appello del papa: “E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo?”. “Verifichiamo se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi dove lavoriamo e che ogni giorno frequentiamo, siamo capaci di camminare insieme agli altri, siamo capaci di ascoltare, di superare la tentazione di barricarci nella nostra autoreferenzialità e di pensare solo ai nostri bisogni”, ha esortato ancora Francesco, ricordando che “camminare insieme – cioè essere sinodali – è anche la vocazione della Chiesa!”: “Chiediamoci quanto siamo davvero comunità aperte e inclusive verso tutti; se riusciamo a lavorare insieme, preti e laici, a servizio del Vangelo; se abbiamo un atteggiamento accogliente – non solo con le parole ma con gesti concreti – verso chi è lontano e verso tutti coloro che si avvicinano a noi, sentendosi inadeguati a causa dei loro travagliati percorsi di vita. Li facciamo sentire parte della comunità oppure li escludiamo?”.

 

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Editoriale

Chi intasca e chi ci rimette in tempo di guerra

(Photo SIR/European Commission)
10 Ott 2022

di Emanuele Carrieri

La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina ha causato uno scontro che non si esaurisce sul campo bellico ma si allarga a un confronto globale più ampio sul fronte geopolitico e su quello degli equilibri finanziari che creano differenti condizioni di vantaggi e svantaggi ai diversi paesi. La guerra segue il grave shock creato dal Covid che ha segnato le economie globali e ha contribuito a sveltire un processo di decadenza dell’occidente e delle sue istituzioni – Nato e Unione europea – o quanto meno a mettere in discussione la loro modalità di governo e la tipologia delle relazioni fra diversi paesi sempre più conflittuali e orientati a perseguire l’interesse personale a scapito di quello comune. La risposta all’attacco russo è stata sul piano delle forniture belliche e delle sanzioni per indebolire finanziariamente la Russia ma, soprattutto, il suo commercio di gas e di petrolio e il suo sistema di relazioni commerciali. Le sanzioni, però, hanno finito per pesare sui paesi europei che, dal punto di vista economico, soffrono le maggiori perdite a differenza degli Usa che ne traggono evidenti vantaggi. Le sanzioni colpiscono maggiormente le aziende europee che avevano sbocchi considerevoli nell’est europeo e, in particolare nella Russia: il venire meno di diversi sbocchi commerciali ha avuto l’effetto di una riduzione di spazi occupazionali e così gli Usa hanno coperto gli ambiti lasciati dalle imprese europee. L’effetto si misura con il rinvigorimento del dollaro a scapito dell’euro ma anche della sterlina in un tempo relativamente breve e tale da non giustificare un differenziale così forte fra le diverse economie. La speculazione finanziaria non governata ha accresciuto le variazioni fra le valute. La mancanza di una reale volontà politica di dialogo per una pace possibile ha favorito una esasperazione della politica di guerra che ha visto proprio gli Usa come i principali promotori di divergenze crescenti in una lotta al rialzo con il rischio di trovarsi in un punto di non ritorno come oggi. La consistenza degli aiuti all’Ucraina fornito dagli Usa è pari a quelli dati per l’Afganistan, Israele e l’Egitto messi insieme sorpassando, in pochi mesi, tre dei maggiori destinatari di risorse e di aiuti bellici nel nuovo secolo. Le spese belliche negli Usa sono sempre state considerate come uno strumento di espansione dell’economia. Lo stesso attacco ai gasdotti nel Baltico ha spezzato il potenziale legame fra Russia e Germania da sempre considerato come pericoloso e ha favorito le aziende del gas nordamericane per le quali si apre un mercato non previsto a condizioni di prezzo dieci volte superiore al gas russo. E pensare che diverse di queste erano vicino al default perché i costi non venivano ricoperti dai prezzi di vendita! Il vero scontro geopolitico viene nascosto dalla narrazione della guerra ed è fra Usa, Russia, Cina e paesi emergenti i quali ora mettono in discussione la supremazia degli Usa e del dollaro come valuta di riserva globale. Gli Usa, da vari anni, perseguono politiche neoliberiste sconsiderate la cui sopravvivenza è condizionata dalla stampa infinita di dollari, una moneta non più ancorata al prezzo di una materia prima, ma legata alla fiducia in chi la emette. Il ricorso alla stampa infinita di moneta incomincia a ritorcersi contro di loro con un aumento del debito difficilmente calcolabile in mano anche a paesi ostili come la Cina. A fronte di questa debolezza, i paesi del fronte opposto hanno creato l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, la principale istituzione economica del pianeta che rappresenta oltre tre miliardi di persone e il venticinque per cento del prodotto globale lordo. La finanza senza controlli sta giocando una competizione a favore del capitale e del dollaro, con forme di speculazione sulle materie prime fuori di ogni controllo e con una politica debole, assente e smarrita. La guerra in Ucraina maschera queste sfide epocali in cui gli Usa difendono la loro idea unipolare a fronte di un mondo sempre più multipolare e la vecchia Europa si dimostra perdente economicamente e politicamente, incapace di trovare una qualche intesa che possa renderla più forte al di là delle tante oziose dichiarazioni di rito. I suoi leader sembrano non capire la posta in gioco e paiono più pronti a obbedire che a comandare. L’indebolimento dell’Europa e della sua moneta favorisce l’assalto alle nostre imprese, facile preda della finanza globale in presenza di una politica molto assente e impegnata in battaglie di retroguardia con slogan e futile propaganda. In questo caos non governato i veri perdenti sono proprio i paesi dell’Unione europea: il futuro governo del nostro Paese si troverà di fronte a grandi problemi creati da un mondo globale in conflitto e dalle negative politiche dei precedenti governi.

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Diocesi

La processione in onore della Madonna del Rosario

foto G. Leva
10 Ott 2022

È partita dalla chiesa di San Domenico, in città vecchia, nella serata di venerdì 7 ottobre la tradizionale processione in onore della Madonna del Rosario, snodandosi per un breve percorso attorno a piazza Fontana.

Pubblichiamo le foto della processione e della santa messa officiata da don Emanuele Ferro, parroco della Cattedrale e delle chiese della città vecchia

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