Solidarietà

Venerdì 2 dicembre, concerto di beneficenza a favore de ‘Gli Amici di Manaus’

Organizzato dallo Zonta club, per i 16 giorni di attivismo zontiano, che partono dal 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne) e terminano il 10 dicembre (giornata mondiale dei diritti umani)

30 Nov 2022

Per i 16 giorni di attivismo zontiano, che partono dal 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne) e terminano il 10 dicembre (giornata mondiale dei diritti umani), le socie di Zonta Club Taranto hanno pensato di stringere un patto di alleanza con le associazioni attive sul territorio che da anni operano per la tutela dei diritti umani. La donna, perno centrale di una società che vuole distinguersi per benessere e crescita culturale, deve essere al centro di azioni concrete, sia politiche che sociali, costanti e continuative. Non basta celebrarla l’8 marzo di ogni anno, tantomeno basta ricordarne i numeri dei femminicidi o delle violenze da lei subite. Ecco perché Zonta Club Taranto non si unisce alle mille manifestazioni del 25 novembre e lascia scorrere in silenzio una data ormai troppo spesso inflazionata ed abusata ad uso e consumo di slogan propagandistici che, spenti riflettori e microfoni, cadono nel dimenticatoio delle ricorrenze da rispolverare l’anno successivo.

La presidente Evelyn Zappimbulso, grazie alla sinergia messa in campo dalla socia Silvia Abeille, da anni impegnata nel sociale sul territorio jonico, ha siglato una collaborazione con la onlus “Gli Amici di Manaus”, che opera su diversi fronti: dall’emporio alimentare, allo sportello socio sanitario, al sostegno fattivo per la congregazione di suore di Manaus, sino all’aiuto dei “vicini”, famiglie del nostro territorio in difficoltà.

Zonta Club Taranto, insieme alla onlus “Gli Amici di Manaus”, presidente Giovanni De Giorgio e vice presidente Adriano D’Altri, con i quali sosterrà le iniziative di welfare territoriali, continuerà nelle scuole del territorio jonico il progetto “Costruire la Cultura del Rispetto”, che dal 2013 ha visto coinvolte oltre dieci scuole, tra secondarie di primo grado che di secondo grado, nella prevenzione culturale delle discriminazioni di genere, con nuove professionalità nel campo giuridico e medico.

Per siglare la fattiva collaborazione, Zonta Club Taranto ha organizzato per venerdì 2 dicembre ore 18, nel Salone degli specchi di Taranto, un concerto di beneficenza con service a favore della onlus “Gli Amici di Manaus”. L’iniziativa gode del patrocinio morale del Comune di Taranto, della condivisione della presidente della commissione Pari opportunità del Comune di Taranto, Boshnjaku Fatbardha e del sostegno fattivo di altre associazioni di promozione sociale del territorio.

Si esibiranno per la comunità Simone Mairo della classe pianoforte della prof.ssa Palmira Esposito (socia Zonta), il coro polifonico Parsifal diretto dal m°Andrea Crastolla, direttrice Annarita Di Sansebastiano e vice direttrice Anna Sturino (socia Zonta), con Daniele Chiappini al pianoforte e Francesca Schirinzi al violino. Chiuderà l’Orchestra d’Archi del liceo musicale ‘Archita’ di Taranto diretta dalla prof.ssa Cosima Meluccui. Cerimoniera della serata la zontiana Silvia Abeille.

Il grido di Zonta club Taranto per la campagna Zonta Says No To Violence Against Women, si trasforma in musica, nel linguaggio universale dell’arte, perché al di sopra di ogni marcia o slogan in difesa dei diritti umani di libertà ed uguaglianza, prima ancora che di ogni donna, c’è la consapevole bellezza di essere tutti parte di un’unica, grande, varia e mutevole umanità.

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Festival

Ha preso il via la sesta edizione della Mostra del cinema di Taranto

30 Nov 2022

Ha preso il via la sesta edizione della Mostra del Cinema di Taranto che quest’anno ha come titolo «Mediterraneo Uno»: cultura, storia e immagini dei Paesi bagnati dal «Mare nostrum», con un affaccio anche al Medioriente.

Convegni, workshop, talk e 40 proiezioni di film. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti e si terranno nella città vecchia di Taranto tra (Castello Aragonese, Ketos, Palazzo Pantaleo, Conservatorio Paisiello) dal 29 novembre al 3 dicembre. La direzione artistica è del regista e autore Mimmo Mongelli, con due curatori per le rassegne: il regista e produttore tunisino Habib Mestiri per «Contemporary» e l’avv. Annalisa Adamo, per «M Sea».

Martedì 29 novembre è stata inaugurata la mostra fotografica «Volti mediterranei» di Oronzo Scelzi. Una serie di scatti raccolti nei viaggi dell’autore, primi piani che provengono dalle terre del Mediterraneo, perché come dice Scelzi «Lo sguardo è la lingua della condivisione allo stesso tempo silente ed emotiva». Il fotografo-viaggiatore, di origini lucane, è giornalista, conduttore televisivo e scrittore. Le sue pubblicazioni hanno guadagnato premi letterari di prestigio. La mostra sarà visitabile fino all’Epifania.

nella foto: Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo- Civiltà delle macchine

La rassegna “M SEA” inizia mercoledì 30 novembre alle ore 17 nel Castello Aragonese con il convegno «Le rotte del Mediterraneo». Un confronto su attualità, economia, socialità e cultura con Taranto protagonista. Ospiti Luciano Violante, già presidente della Camera dei deputati e attuale Consigliere scientifico della Marina Militare, il senatore Mario Turco, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il direttore della sede regionale Rai per la Puglia Luigi Orsi e Furio Biagini, docente universitario, saggista ed esperto in storia dell’ebraismo. Modera Annalisa Adamo.

Alle ore 19, iniziano le proiezioni dei film, sempre nel Castello Aragonese. In programma una produzione video della “Jonian Dolphin Conservation”, alle 19.10 “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi e alle 21:00 “Terraferma” di Emanuele Crialese.

Tutti gli appuntamenti, incluse le proiezioni dei film, sono gratuiti per il pubblico. Programma completo su www.mostracinemataranto.it e sulle pagine Facebook, Instagram, Twitter, Tik Tok dedicate alla MCT.

La Mostra del Cinema di Taranto è all’interno dell’Apulia Cinefestival Network, la rete di festival cinematografici di Apulia Film Commission e Regione Puglia – Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio, intervento finanziato con le risorse di bilancio autonomo della Fondazione. Partner: Ministero della Cultura, Comune di Taranto (assessorato alla Cultura), Provincia di Taranto, Marina Militare, Università di Bari (dipartimento Jonico), Accademia delle Belle Arti di Bari, Forme di Terre, Jonian Dolphin Conservation, Istituto Musicale Giovanni Paisiello di Taranto, Rai Puglia, Rai Radio 3.

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Udienza generale

Papa Francesco: “La preghiera non è una fuga dai propri compiti”

Il Santo padre ha concluso l’udienza di mercoledì 30 novembre, dedicata ancora una volta alla consolazione, con un ennesimo appello alla pace

foto Sir/Marco Calvarese
30 Nov 2022

di Maria Michela Nicolais

“L’intercessione dei Santi fratelli apostoli Pietro e Andrea conceda presto alla Chiesa di godere pienamente della sua unità e la pace al mondo intero, specialmente in questo momento alla cara e martoriata Ucraina, sempre nel nostro cuore e nelle nostre preghiere”. Si è conclusa così l’udienza di mercoledì 30 in piazza San Pietro, al termine della quale il papa ha anche assistito, applaudendo a più riprese, ad un fuori programma: l’esibizione, sul sagrato, dei “Black Blues Brothers”, cinque artisti circensi provenienti dal Kenya. Tema della catechesi: come riconoscere la vera consolazione, elemento importante del “buon” discernimento, “per non essere ingannati nella ricerca del nostro vero bene. “C’è una vera consolazione, ma ci sono anche consolazioni che sono vere”, come ci insegna Sant’Ignazio di Loyola: “se mi porta a una cosa che non è buona, la consolazione non è vera, è finta”. Ad esempio, “ho il pensiero di pregare, e noto che si accompagna ad affetto verso il Signore e il prossimo, invita a compiere gesti di generosità, di carità: è un principio buono. Può invece accadere che quel pensiero sorga per evitare un lavoro o un incarico che mi è stato affidato: ogni volta che devo lavare i piatti o pulire la casa, mi viene una grande voglia di mettermi a pregare!”. “Succede questo, nei conventi”.

La consolazione non è “sentirsi un pavone davanti a Dio”: “Se comincio a pregare e, come fa il fariseo della parabola, tendo a compiacermi di me stesso e a disprezzare gli altri, magari con animo risentito e acido, allora questi sono segni che lo spirito cattivo ha usato quel pensiero come chiave di accesso per entrare nel mio cuore e trasmettermi i suoi sentimenti”, ha detto Francesco a proposito della vera e falsa consolazione. “Può capitare che mi impegni a fondo per un’opera bella e meritevole, ma questo mi spinge a non pregare più, perché sono indaffarato; mi scopro sempre più aggressivo e incattivito, ritengo che tutto dipenda da me, fino a perdere fiducia in Dio”. “Qui evidentemente c’è l’azione dello spirito cattivo”, ha commentato il papa, esortando ad “esaminare bene il percorso dei miei sentimenti”.

“Lo stile del nemico – quando parliamo del nemico, parliamo del diavolo: il demonio esiste – è di presentarsi in maniera subdola, mascherata: parte da ciò che ci sta maggiormente a cuore e poi ci attrae a sé, a poco a poco: il male entra di nascosto, senza che la persona se ne accorga. E con il tempo la soavità diventa durezza: quel pensiero si rivela per come è veramente”.

E’ la parabola della falsa consolazione: di qui l’importanza “di questo paziente ma indispensabile esame dell’origine e della verità dei propri pensieri; è un invito ad apprendere dalle esperienze, da quello che ci capita, per non continuare a ripetere i medesimi errori”. “Quanto più conosciamo noi stessi, tanto più avvertiamo da dove entra il cattivo spirito, le sue password, le porte d’ingresso del nostro cuore, che sono i punti su cui siamo più sensibili, così da farvi attenzione per il futuro”, la tesi di Francesco. “Ognuno di noi ha i punti più sensibili e più deboli propria personalità”, ha spiegato: “e da lì entra il cattivo spirito e ci porta nella strada non giusta, o ci toglie dalla strada giusta”. Per questo è così importante l’esame di coscienza quotidiano: “Prima di finire la giornata fermarsi un po’: cosa è successo non nei giornali, nel mio cuore. È la fatica preziosa di rileggere il vissuto sotto un particolare punto di vista. Accorgersi di ciò che capita è importante, è segno che la grazia di Dio sta lavorando in noi, aiutandoci a crescere in libertà e consapevolezza. Noi non stiamo soli: è lo Spirito santo che è con noi”. “La consolazione autentica – ha spiegato il papa – è una sorta di conferma del fatto che stiamo compiendo ciò che Dio vuole da noi, che camminiamo sulle sue strade, cioè nelle strade della vita, della gioia, della pace. Il discernimento, infatti, non verte semplicemente sul bene o sul massimo bene possibile, ma su ciò che è bene per me qui e ora: su questo sono chiamato a crescere, mettendo dei limiti ad altre proposte, attraenti ma irreali, per non essere ingannato nella ricerca del vero bene”. Per Francesco, occorre “andare avanti nel capire cosa succede nel mio cuore”: “E per questo – ha concluso – ci vuole l’esame di coscienza, per vedere cosa è successo oggi. Cercare la radice di questi sbagli. Imparare a leggere nel libro del nostro cuore: cosa è successo durante la giornata. Fatelo, sono due minuti, ma vi farà bene, ve lo assicuro!”.

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Ricordo

“Il Pastore mite”: saggio del vescovo Gioia che racconta monsignor Alberico Semeraro

30 Nov 2022

di Silvano Trevisani

Il pastore mite: un appellativo che si trasforma nel titolo di un libro appena uscito per i tipi delle edizioni TAU. Lo ha scritto Francesco Gioia, arcivescovo emerito di Camerino – San Severino Marche per raccontare la vicenda umana e religiosa di un suo conterraneo, il martinese Alberico Semeraro, che fu per un trentennio vescovo di Oria, mentre lui è originario di San Vito dei Normanni. Entrambi pugliesi, quindi.

Un ampio e documentato volume di circa 350 pagine ricostruisce la missione pastorale di monsignor Semeraro, nato a Martina Franca il 1903, e scomparso il 24 maggio del 2000, cugino dell’arcivescovo di Taranto, Guglielmo Motolese e come lui padre conciliare.

Nell’introduzione, che è affidata a un altro autorevolissimo pugliese, il cardinale Marcello Semeraro, originario di Monteroni di Lecce e che fu tra i successori dell’altro Semeraro sulla cattedra di Oria, fa proprio riferimento alle pagine in cui si parla del loro rapporto. “Nel leggere queste pagine un particolare coinvolgimento l’ho avvertito quando nel capitolo VII dedicato agli ultimi anni di vita, nel rapporto epistolare con mons. Guglielmo Motolese, arcivescovo di Taranto e suo cugino, mons. Alberico Semeraro parla della condizione del vescovo “emerito”. È, per un vescovo, la stagione della vita nella quale la sua “paternità” spirituale e pastorale può giungere alla perfezione”. “Queste pagine, redatte dall’arcivescovo Gioia – scrive il cardinale Semeraro – sono frutto di un’attenta ricerca archivistica, ma anche espressione di un legame dalle profonde e solide radici, sia con la persona di mons. Alberico Semeraro, sia con l’Istituto religioso da lui fondato. Anche questo atto di amicizia, conservata nel tempo, è un’utile chiave di lettura per chi ha fra le mani questo libro”.

E in effetti, la passione che l’autore mette nel ricostruire la vicenda umana e religiosa del vescovo di Oria, e anche la controversia che segnò gli ultimi anni della sua missione pastorale, da lui vissuti come un prova da attraversare per rafforzare misticamente la propria fede, dimostrano come egli stesso si identifichi in qualche modo in lui, anche per le vicende umane che lo hanno riguardato durante il suo vescovato, e faccia emergere la sua personalità, la sua fiducia nella Provvidenza divina, lo spessore di uomo e le preclare virtù che meriterebbero una adeguata considerazione da parte della Chiesa. E in effetti lo stesso monsignor Gioia sottolinea, nella sua nota introduttiva, che “il vero motivo che mi ha spinto ad affrontare questa fatica assomiglia in qualche modo a quella dello scrittore greco Plutarco (45 ca – 125), che a proposito della sua celebre opera Vite parallele (46 biografie in chiave psicologico-morale di personalità greche e romane abbinate spesso artificialmente, confessa: “Ho iniziato a scrivere le biografie per rendere un favore agli altri, ma poi ho continuato l’opera anche per me, servendomi della storia come di uno specchio, in modo da ornare la mia vita con le virtù descritte in quelle”.”

Il volume approfondisce con il rigore di un ricercatore, la controversia che riguardò il pastore, accusato da alcuni sacerdoti per le modalità di organizzazione e gestione di alcune delle numerosissime realizzazioni a cui si dedico durante oltre un trentennio di guida della diocesi, in particolare l’ampliamento del Santuario di Sano Cosimo alla Macchia e l’Ordine delle Oblate di Nazareth da lui istituito e il cui riconoscimento fu molto travagliato. E ricostruisce anche la meritoria attività dell’ordine, impegnato prima in varie locali della diocesi, poi ad Alberobello, a partire dal 1967, quindi a Roma, prima di proiettarsi anche all’estero, prima in Brasile, poi in Nigeria e in India.

Questa controversia, che l’autore chiarisce in maniera approfondita è stata, a suo parere, l’occasione per esaltare le doti mistiche e spirituali di monsignor Alberico Semeraro, la cui opera più importante, per monsignor Gioia, resta proprio la fondazione dell’Ordine delle Oblate di Nazareth. “La vicenda di mons. Semeraro e delle Oblate di Nazareth si sono svolte secondo la logica del Vangelo. Per prima cosa hanno accettato le condizioni preliminari poste da Gesù per tutti coloro che desiderano seguirlo da vicino. (…) Successivamente il Pastore mite e le Oblate di Nazarth, per rispondere alla rispettiva “vocazione speciale” ricevuta, hanno percorso il cammino tracciato per ogni “profeta”: attraversare il sentiero dall’incomprensione “nella propria patria e nella propria casa”, vivendo la notte oscura della “persecuzione” per giungere alla sicura “beatitudine”

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Emergenze sociali

Ilva: durissimo giudizio contro i Riva e sodali nella motivazioni della sentenza di condanna

29 Nov 2022

di Silvano Trevisani

“Una gestione della fabbrica disastrosa” è quella che hanno portato avanti i Riva con i loro sodali ed è quella che ha indotto i giudici della corte d’assise di Taranto a emettere, il 31 maggio 2021, un verdetto di condanna molto pesante: 270 anni per 26 imputati al processo “Ambiente svenduto”. Ci sono voluti ben 18 mesi per scrivere la motivazione della sentenza, che si spiegano però con le 3.700 pagine che i giudici hanno depositato per motivare come e perché i comportamenti degli imputati fossero da considerarsi decisamente illeciti e perché meritassero condanne così pesanti che arrivavano, come si ricorderà, ai 22 anni di Fabio Riva e ai 20 del fratello Nicola, che rispondevano in concorso di “associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro”.

La condotta che i giudici definiscono “disastrosa” avrebbe messo “in pericolo concreto la vita e la integrità fisica dei lavoratori dello stesso stabilimento, la vita e l’integrità fisica degli abitanti del quartiere Tamburi” e quella “dei cittadini di Taranto”. Il provvedimento, diviso in 15 capitoli e filoni d’indagine, ripercorre la storia dell’inchiesta e del processo di primo grado concluso con le condanne di dirigenti della fabbrica, manager e politici, tra i quali l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e l’ex presidente della Provincia, Gianni Florido, condannati rispettivamente a tre anni e mezzo e tre anni di reclusione. I giudici hanno anche disposto la confisca degli impianti dell’area a caldo e quella, per equivalente, dell’illecito profitto nei confronti delle tre società Ilva spa, Riva Fire e Riva forni elettrici, per 2,1 miliardi. Tra le condanne più pesanti inflitte dalla corte d’assise: 21 anni e 6 mesi all’ex responsabile delle relazioni istituzionali Girolamo Archinì, 21 anni all’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso.
Nelle motivazioni della sentenza si evidenziano inoltre i “danni alla vita e all’integrità fisica che, purtroppo, in molti casi si sono concretizzati: dagli omicidi colposi, alla mortalità’ interna ed esterna per tumori, alla presenza di diossina nel latte materno. Modalità gestionali che sono andate molto oltre quelle meramente industriali, coinvolgendo a vari livelli tutte le autorità, locali e non, investite di poteri autorizzatori e/o di controllo nei confronti dello stabilimento stesso”. La frase pronunciata da Fabio Riva “due tumori in più all’anno…una min…ata”, intercettata durante una conversazione telefonica del giugno 2010, secondo la corte “riassume meglio di ogni altro elemento di prova la volontarietà della condotta delittuosa posta in essere dagli imputati, e anzi la consapevolezza degli effetti dell’inquinamento sulla salute della popolazione tarantina”. I giudici parlano anche di “connivenze che a vari livelli sono emerse e solo in parte risultano giudizialmente accertate”. Per i giudici, “con questo processo si è potuta cogliere una visione unitaria della gestione illecita dello stabilimento da parte della proprietà, dei vertici aziendali e dei responsabili delle varie aree e dei reparti che compongono questa realtà industriale di enormi proporzioni, nonché dei soggetti estranei che a vario titolo vi hanno concorso”. Il bilancio per la Corte “è agghiacciante”.

Ora i difensori degli imputati avranno 4 giorni per presentare appello contro la sentenza.

Il deposito delle motivazioni della sentenza di “Ambiente svenduto” arriva in un momento molto complicato per l’azienda, ora Acciaierie d’Italia, che si sta distinguendo per comportamenti estremi nei confronti delle aziende dell’indotto, che in questi giorni stanno facendo massiccia richiesta di cassa integrazione per i propri dipendenti espulsi dal ciclo produttivo, e dei lavoratori diretti, per i quali l’utilizzo della cassa è andata aumentando, anche se è stata riavviata l’acciaieria uno. Sindacati e politici, compresi membri del governo, ormai si orientano a chiedere, a monte della statalizzazione (o almeno della preannunciata acquisizione della maggioranza), l’allontanamento di Mittal dalla compagine societaria.

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Città

Martedì 29, la processione dell’Immacolata per l’inizio della novena

29 Nov 2022

Martedì 29 alle ore 17.30, la statua dell’Immacolata, co-patrona di Taranto, sarà portata per l’inizio della novena, in processione dalla chiesa di San Michele nel duomo di San Cataldo. La processione sarà accompagnata dalle note delle pastorali natalizie eseguite dalla banda cittadina “Santa Cecilia” diretta dal m° Giuseppe Gregucci. Al corteo religioso parteciperanno la confraternita dell’Immacolata (con la mozzetta azzurra, sotto la guida del priore Angelo De Vincentis) e i Cavalieri dell’Ordine di Malta che effettueranno la scorta d’onore.

All’arrivo in cattedrale, previsto per le 18.30, la statua dell’Immacolata sarà sistemata su un basamento per l’inizio della novena.

Le funzioni della novena si svolgeranno con il seguente programma:

alle ore 18, santo rosario e alle ore 18.30 santa messa.

Domenica 6 dicembre, nella santa messa delle ore 18.30, ci sarà la professione dei nuovi confratelli e consorelle, con la consacrazione dei bambini all’Immacolata.

Giovedì 8 dicembre, alle ore 17, concelebrazione eucaristica dell’arcivescovo mons. Filippo Santoro; al termine uscirà la processione, che quest’anno giungerà al Borgo (piazza Giovanni XXIII).

Per l’occasione, prima della processione sarà possibile visitare il tempio di San Michele

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Cammino sinodale

Verso il Sinodo: dal 6 dicembre, quattro video per raccontare il contributo dei fedeli con disabilità

foto Vatican media/Sir
29 Nov 2022

In occasione del Sinodo sulla sinodalità, il dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e la segreteria generale del Sinodo hanno coinvolto alcune decine di persone con disabilità dai cinque continenti in una speciale sessione di ascolto, per rispondere all’invito che papa Francesco rivolge nell’enciclica Fratelli tutti: “Bisogna avere il coraggio di dare voce a quanti sono discriminati per la condizione di disabilità”. A partire dalle domande sinodali “Che cosa sta chiedendo lo Spirito alla Chiesa? Quali cammini si aprono per la Chiesa e per i fedeli con disabilità?” – si legge in una nota – i partecipanti hanno elaborato una sintesi che è stata consegnata alla segreteria generale del Sinodo e a papa Francesco. Per raccontare la sessione di ascolto e l’incontro con il papa, il dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita presenta 4 video in cui alcuni dei partecipanti offrono i loro volti, la loro voce e – soprattutto – il loro contributo peculiare alla riflessione del Sinodo. “La Chiesa – commenta il card. Kevin Farrell, prefetto del dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – per essere realmente sinodale deve ascoltare la voce di tutti, nessuno escluso. Ringrazio la segreteria generale del Sinodo che, fin dall’inizio, ha sostenuto la nostra iniziativa: è grazie a questa collaborazione che il contributo dei fedeli con disabilità potrà arrivare ai padri sinodali”. Dal canto suo il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo, dichiara: “La conversione sinodale della Chiesa passa anche attraverso la conversione della curia romana in chiave sinodale. L’esperienza vissuta con il dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ne è una felice testimonianza e apre a nuovi orizzonti e spazi di collaborazione per mostrare che la Chiesa è davvero una casa per tutti. Il trailer di #TheChurchIsOurHome è disponibile già da oggi sui canali social e YouTube di Vatican News, del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e della segreteria generale del Sinodo.

Il primo video sarà pubblicato il 6 dicembre in occasione di una Riunione degli incaricati della pastorale delle persone con disabilità di alcune conferenze episcopali. I video saranno pubblicati in queste date: 6 dicembre 2022 su “Corresponsabilità”; 15 dicembre 2022 su “Alzati e cammina!”; 12 gennaio 2023 su “Un magistero di fragilità”; 26 gennaio 2023 su “Un processo meraviglioso”.

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Vita sociale

Prandini (presidente Coldiretti): “Manovra economica nel complesso positiva per l’agricoltura”

foto Sir
29 Nov 2022

“Una finanziaria nel complesso positiva che va nella direzione di tutelare un comparto strategico per il Paese”: sono queste le parole di Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, che commenta l’analisi dell’associazione sui provvedimenti che toccano il settore agricolo inseriti nella legge di bilancio che comprende esenzione Irpef, azzeramento dei contributi per i giovani imprenditori agricoli, credito di imposta esteso al primo trimestre 2023 contro il caro energia, risorse per la sovranità alimentare, buoni lavoro per semplificare le assunzioni al fondo per l’innovazione, digitalizzazione e contributi per il fermo pesca. “Esistono ancora margini di miglioramento nel corso dell’iter parlamentare in particolare per l’iva sul settore zootecnico, la riduzione delle accise per i birrifici artigianali e interventi sulle agroenergie”, aggiunge Prandini. Secondo Coldiretti il punto forte della manovra è il fondo per la sovranità alimentare per rafforzare il sistema agricolo e agroalimentare nazionale, per il quale sono stati stanziati 100 milioni di euro nel triennio, mentre 225 milioni di euro sono a disposizione di progetti di innovazione, 500 milioni di euro per il fondo 2023 per sostenere gli acquisti di prodotti alimentari di prima necessità destinato ai soggetti con Isee non superiore a 15mila euro. Contro il caro energia viene riconosciuto per il primo trimestre 2023 il credito di imposta in favore delle imprese agricole, della pesca e per i conterzisti, pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del carburante per la trazione dei mezzi utilizzati, credito di imposta riconosciuto anche per la spesa sostenuta per l’acquisto del gasolio e della benzina utilizzati per il riscaldamento delle serre e dei fabbricati produttivi adibiti all’allevamento degli animali. Per aiutare i giovani e il ricambio generazionale in agricoltura è stato previsto per il 2023 l’esonero contributivo, per un periodo massimo di 24 mesi, in favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, con età inferiore a 40 anni che si insediano per la prima volta in agricoltura tra il primo gennaio 2023 e il 31 dicembre 2023. Previsti nella manovra i buoni lavoro nelle campagne, mentre per le imprese della pesca è riconosciuta una indennità onnicomprensiva, pari a 30 euro per l’anno 2023, per ciascun dipendente, compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca, in caso di sospensione dal lavoro derivante sia da misure di arresto temporaneo obbligatorio che di arresto temporaneo non obbligatorio, nel limite di 30 milioni di euro per l’anno 2023. Nella conclusione dell’analisi Coldiretti sottolinea l’importanza del rinvio al 1° gennaio 2024, dell’entrata in vigore dell’imposta sui manufatti in plastica monouso, la cosiddetta “plastic tax”, e dell’imposta sul consumo delle bevande analcoliche, la “sugar tax”.

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Politica italiana

Assegno unico, Acli: presentate al ministro Roccella le proposte a sostegno della famiglia

Il presidente nazionale Emiliano Manfredonia e Lidia Borzì, responsabile della Famiglia Acli, hanno incontrato il ministro della Famiglia per discutere del documento di proposte migliorative elaborato dalle associazioni

foto Acli
29 Nov 2022

Venerdì 25 novembre una delegazione delle Acli, composta dal presidente nazionale Emiliano Manfredonia e da Lidia Borzì, responsabile della Famiglia Acli, ha incontrato il ministro della Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, per discutere del documento di proposte migliorative dell’assegno unico universale (Auu) elaborato dall’Associazione. Lo ricorda una nota diffusa ieri sera dalle Acli.
Il testo è il frutto del lavoro quotidiano dell’Area Famiglia in collaborazione con gli esperti del Caf Acli e del Patronato Acli che ogni anno garantiscono assistenza a circa 3 milioni di cittadini.
Tra le modifiche presentate nel documento ci sono “il riconoscimento dell’assegno nella sua totalità fino ai 21 anni dell’età dei figli o fino al termine del corso legale di studi, un modo per arginare la crescita delle diseguaglianze e garantire la fine degli studi anche a coloro che vengono da famiglie meno benestanti; la rimodulazione dell’importo dell’Auu nella fase di minore età del figlio, con un rinforzo nei primi anni di vita, e a questo proposito le Acli hanno espresso il loro apprezzamento per le modifiche contenute nella Legge di Bilancio; una maggiore attenzione a situazioni di nuclei familiari con figli in stato di disagio economico; l’estensione del beneficio a richiedenti asilo e ai figli degli immigrati residenti con permesso di soggiorno diverso dal permesso unico lavoro; l’estensione del sussidio ai figli dei residenti all’estero”.
Le Acli e Roccella, in un incontro molto cordiale e fattivo, hanno convenuto sull’importanza di introdurre presto altre misure strutturali a sostegno delle famiglie, oltre al miglioramento dell’Assegno unico.

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Emergenze sociali

Rapporto Svimez: si riallarga la forbice tra Nord e Sud. Mezzogiorno in recessione

foto diocesi Lucca
28 Nov 2022

Per il 2023 si prevede un forte rallentamento della crescita, con un dato medio nazionale del +0,5%. Ma nelle regioni centro-settentrionali la stima è del +0,8% mentre in quelle meridionali il Pil dovrebbe registrare un -0.4%. “Il nuovo shock ha cambiato il segno delle dinamiche globali interrompendo il percorso di ripresa nazionale coeso tra Nord e Sud”: lo afferma il rapporto annuale della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’impresa nel Mezzogiorno) presentato oggi alla Camere. “Gli effetti territorialmente asimmetrici dello shock energetico intervenuto in corso d’anno, penalizzando soprattutto le famiglie e le imprese meridionali, dovrebbero riaprire la forbice di crescita del pil”, sottolinea l’autorevole centro-studi.

Stime per il prossimo anno

Già nel 2022, del resto, la ripresa stimata segna uno scarto significativo tra Centro-Nord e Sud (+4% contro +2,9%). E pensare che nel 2021, con una crescita del +5,9%, il Mezzogiorno aveva superato la media europea pur restando al di sotto del dato nazionale. Per il prossimo anno la Svimez valuta che “a causa dei rincari dei beni energetici e alimentari” l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta potrebbe aumentare di circa un punto percentuale salendo all’8,6%, “con forti eterogeneità territoriali”: +2,8 nel Sud, +0,3 al Nord, +0,4 al Centro. Vale a dire 764 mila nuovi poveri (287 nuclei familiari) di cui circa mezzo milione nel Mezzogiorno. Nel 2024 la situazione complessiva dovrebbe migliorare, anche se l’aumento del Pil previsto con una media nazionale del +1,5% ingloba un dato delle regioni meridionali nettamente inferiore: +0,9%. Per la Svimez i problemi non sono legati soltanto alle emergenze, ma vengono da lontano: “A seguito dei continui restringimenti di base produttiva sofferti dal Sud dal 2008 si è sensibilmente ridimensionata la capacità del sistema produttivo dell’area di agganciare le fasi espansive del ciclo economico”.

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Editoriale

L’ennesimo, pessimo serial tv

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)
28 Nov 2022

di Emanuele Carrieri

L’ultimo serial televisivo del palcoscenico politico italiano va avanti da poco più di una settimana, ma ha già avuto più colpi di scena di una soap opera statunitense, più di Dallas degli Ewing o di Dynasty dei Carrington. Anche in questa vicenda, a guardare con prudenza, ci sono sviluppi anomali, particolari, singolari. Cosa insegna dunque il caso del deputato Aboubakar Soumahoro, interessato da indagini giudiziarie da parte della Procura di Latina per presunte irregolarità che sarebbero avvenute nelle cooperative condotte dalla suocera e dalla compagna? Prima di ogni altra cosa è il ricorrere di un difetto fatale della nostra politica: se c’è una cosa che gli italiani fanno finta di non perdonare mai sono le bugie e, in modo particolare, le bugie sulla casa. E così, dopo Claudio Scajola (che inciampò nell’affaire di un appartamento a Roma, in Via del Fagutale, davanti al Colosseo, in parte pagato “a sua insaputa”), dopo Pietro Lunardi (che acquistò un immobile in Via dei Prefetti a Roma per un prezzo inferiore alla valutazione), dopo Josefa Idem (incappata in una surreale vicenda di presunte irregolarità nel pagamento di oneri previdenziali e nella gestione del suo patrimonio immobiliare, con una evasione di ICI e IMU), dopo Gianfranco Fini (nota la vicenda della casa a Montecarlo ricevuta in eredità da AN e comprata a prezzo di favore dal cognato di Fini), ecco il deputato Soumahoro e la sua villa di Roma sud. Una casa pagata 450 mila euro, con un mutuo da 270 mila euro: il tutto non sarebbe un problema, se il deputato dell’alleanza fra Sinistra e Verdi, già costretto alle dimissioni dai leader del suo gruppo, non si fosse abbandonato a tutta una serie di affermazioni e dichiarazioni inverosimili. Eccole: prima con l’ormai celebre video del pianto, con la ineluttabile frase “Voi volete uccidermi! Voi mi volete morto! Mia moglie è disoccupata all’Inps”. Disoccupata, certo, ma già garante del sunnominato mutuo con il suo stipendio presso la cooperativa della madre, quella che trattava male gli immigrati e non pagava i suoi collaboratori. Appena una settimana fa Soumahoro piangeva e diceva “Perché non intervistate mia madre e mia suocera!”. E dopo: “Se scoprissi che ci sono state delle irregolarità, sarei impegnato a difendere quei lavoratori!”. Poi, nel programma di approfondimento giornalistico In onda, si trincerava nel silenzio sulla famiglia e le sue donne si barricavano dietro il no comment. Però solamente giovedì scorso Aboubakar Soumahoro modificava daccapo la sua versione, e per la terza volta: “Mi scuso per quel video, io non dormivo da due giorni”. E poi: “La mia è stata una sottovalutazione, una leggerezza”. E allora: nella prima spiegazione, non sapeva nulla delle violazioni e credeva alla suocera, nella seconda si autodefiniva martire e, nella terza, durante il talk show televisivo di attualità e approfondimento Piazza pulita, ammetteva di essere al corrente dei fatti ma di averli sottovalutati, e scaricava la cooperativa della sua famiglia: “Non c’è famiglia che tenga di fronte ai diritti”. I difensori di ufficio e non di Soumahoro ora si dividono in tre categorie: quelli che sostengono la tesi dell’onda razzistica e xenofoba, quelli che dichiarano “Ma se non è nemmeno indagato!” e poi, infine, quelli che avvertono: “Così si criminalizzano le sue giuste battaglie!”. In realtà, appaiono tutte osservazioni fuori centro: perché il colore della pelle di Soumahoro non c’entra nulla perché è trattato con la stessa legittima severità riservata a ogni politico che ha provato a raccontare menzogne sul suo patrimonio. Perché il fatto che non sia indagato non significa nulla: ci sono reati che non comportano colpa, ma anche colpe che non sono certo dei reati. Infine, l’argomentazione sulle battaglie per i diritti di Soumahoro va ribaltata: casomai, era lui che era obbligato alla responsabilità. Ci sono poi cose che appaiono molto grossolane, tanto pacchiane e troppo dozzinali: non si può invocare la esistenza del diritto all’eleganza se si fa ingresso a Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati della Repubblica, portando degli stivali di gomma sporchi di fango e invocando il diritto alla giustizia “per i dannati della terra”. E non si può dire di essere sopravvissuto per sei anni senza stipendio e poi raccontare che la casa è stata comprata “scrivendo un libro”. Il problema del caso di Soumahoro, così, non è che la destra lo attacchi – monsieur de Lapalisse non avrebbe detto meglio – ma che lui abbia ingannato la sua compagine politica, che lui abbia imbrogliato chi lo ha candidato e, prima di ogni altra cosa, che lui abbia tradito gli elettori che lo hanno votato. La conclusione di questo ennesimo serial è che, come diceva Andreotti, “a pensare male si fa peccato ma tante volte s’azzecca”: Soumahoro è figlio dei media che hanno costruito la sua immagine, degli opinion maker e degli opinion leader che si avvicendano a ogni ora del giorno, ogni giorno della settimana, in tivù. Nel tempo dell’informazione totale e dei social, la sinistra che perde sente il bisogno di guru, di racconti e di mitografie. E i miti di cartapesta si sgretolano, così come le case comprate all’insaputa degli acquirenti.

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Calamità

Ischia, Conferenza episcopale campana: “Vicinanza, e piena disponibilità per le necessarie iniziative di aiuto”

foto Ansa/Sir
28 Nov 2022

“Il presidente, mons. Antonio Di Donna, e i vescovi della Conferenza episcopale campana (Cec), nell’esprimere vicinanza nella preghiera alle famiglie di Casamicciola colpite dalla tragica calamità naturale, assicurano concreta solidarietà, attraverso la delegazione regionale Caritas, e garantiscono piena disponibilità per le necessarie iniziative di aiuto tramite il vescovo di Ischia, mons. Gennaro Pascarella”. È quanto si legge in un comunicato della Cec.

 

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