Hic et Nunc

Monsignor Alberico Semeraro: il 19 gennaio si aprirà la causa di beatificazione

14 Dic 2022

di Silvano Trevisani

Il 19 gennaio si aprirà ufficialmente la causa di beatificazione di monsignor Alberico Semeraro, che fu vescovo di Oria per trent’anni dal 1949 al 1978 e fondatore della congregazione delle Oblate di Nazareth. Lo ha comunicato il suo attuale successore, il vescovo di Oria monsignor Vincenzo Pisanello che firmerà il decreto di apertura in occasione del 120° anniversario della nascita del pastore, originario di Martina Franca, cugino di monsignor Guglielmo Motolese e come lui padre conciliare, e che per dieci anni è stato parroco del Carmine di Taranto.

L’annuncio alla diocesi è stato dato in occasione della tavola rotonda per la presentazione del volume “Il pastore mite” scritto da monsignor Francesco Gioia, già arcivescovo emerito di Camerino – San Severino Marche, svoltasi nella chiesa del Carmine, alla presenza di numerosi sacerdoti e di molte suore della congregazione delle Oblate, molte delle quali provenienti dalle case fondate all’estero, in Brasile, India e Nigeria.

La causa di canonizzazione, che si apre su iniziativa delle Oblate e dell’arcidiocesi di Taranto, vedrà come postulatore don Andrea Casarano che, come direttore dell’archivio diocesano, ha avuto parte attiva nelle ricerche archivistiche che hanno consentito a monsignor Gioia di realizzare un lavoro capillare che ha messo in luce, oltre che gli eventi storici di cui Semeraro fu protagonista, anche le virtù eroiche che vengono richieste per valutare la fama di santità dei cristiani candidati agli onori degli altari.

Aprendo la tavola rotonda, monsignor Emanuele Ferro, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, ha dato lettura dei messaggi, tutti particolarmente intensi, che sono pervenuti dal cardinale Marcello Semeraro, dal cardinale Salvatore De Giorgi e dal vescovo di Oria Vincenzo Pisanello, tutti accomunati oltre che dall’origine pugliese, anche dalla relazione con la diocesi di Oria, della quale i due cardinali sono stati vescovi prima dell’attuale, Pisanello, mentre monsignor De Giorgio è anche indimenticato arcivescovo di Taranto. È lui a scrivere, tra l’altro: “L’ho conosciuto, come vero uomo di fede, intesa nel suo senso più pieno, come abbandono fiducioso nelle mani della divina volontà, I cui progetti, egli diceva, sono insondabili e misteriosi, ma certamente più grandi di ogni nostro desiderio”.

La figura e le opere di Alberico Semeraro sono state ripercorse nell’intervento storico da Vittorio De Marco, direttore della biblioteca arcivescovile che ha ricordato in particolare l’opera di guida dei giovani che egli svolse, tra l’altro, anche con il Circolo San Francesco d’Assisi, attivo nel convento di San Pasquale, cui aderirono, tra gli altri, Aldo Moro e suo fratello Carlo Alberto, che ne fu segretario, assieme agli Acquaviva, ai Cassano, ai Pasanisi, e poi i dieci anni di guida della parrocchia del Carmine, che andrebbero meglio approfonditi.

Monsignor Franco Semeraro, vicario episcopale per la Nuova evangelizzazione, e a lungo arciprete della Collegiata di San Martino, ha evidenziato alcuni tratti pastorali di monsignor Alberico, sottolineando, in particolare, “la forza della mitezza e il coraggio del perdono; la sfida della fede come cammino anche nelle ore buie”. Il vescovo del sì, ha aggiunto, è testimone del cristianesimo vissuto nella sua interezza.

Don Andrea Casarano, da parte sua, ha sottolineato come la mitezza, richiamata nel titolo del libro di monsignor Gioia, traspare immediatamente nel considerare i suoi documenti. “Ho subito notato che nei suoi scritti – ha detto – non vi è mai, ripeto mai, una parola aspra, risentita o che non cerchi la comunione, la comprensione”. “Egli usa parole senza misericordia solo quando deve parlare di se stesso” e lo fa, ad esempio, quando respinge la prima proposta di nomina a vescovo giunta da papa Pio XII.

È toccato quindi a suor Immacolata Carrozzo, superiora generale della Oblate di Nazareth, portare la testimonianza a nome della congregazione: l’opera più bella compiuta da Alberico Semeraro, ricordando come attualmente le Oblate sono a servizio della Chiesa in 6 case in Italia (2 a Roma, poi Alberobello, Francavilla, Martina Franca e Foggia), 4 in Nigeria, 3 in India e 2 in Brasile.

   

Chiamato a dare una testimonianza, l’autore del volume, monsignor Gioia ha rivolto un breve e appassionato pensiero al pastore che, ha detto: “mi ha dato la forza e l’impulso a riscoprire la mia vocazione vescovile, grazie alla energica mitezza, a una fede incrollabile e a un amore immenso per la missione evangelizzatrice di cui egli si riteneva umile operaio”.

Chiudendo la tavola rotonda, l’arcivescovo Filippo Santoro che ha ricordato come la presenza indiretta di Alberico Semeraro egli l’abbia avvertita negli anni passati in Brasile quando, divenuto vescovo di Potrepolis, venne a contatto con le suore Oblate di Nazareth che proprio nella città avevano da tempo avviato un loro casa. Ha, quindi, espresso l’auspicio che attraverso Alberico Semeraro la diocesi di Taranto possa ritrovare l’ala protettrice di un nuovo santo che dia sostegno e riferimento alla comunità.

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Sport

Benny Pilato, finale senza botto e con qualche recriminazione al mondiale australiano

14 Dic 2022

di Paolo Arrivo

Due brutte gare. In coda a un 2022 straordinario che ci ha regalato tre squilli e gioie importanti, è un finale d’anno senza botto quello vissuto da Benny Pilato al mondiale australiano, competizione di nuoto in vasca corta, nella seconda giornata: la tarantina, in visita a Melbourne, non è riuscita a conquistare la finale dei 100 metri rana. Aveva faticato già nell’accesso per la semifinale, presa con l’affanno (1:06.21). Nella seconda prova ha chiuso addirittura al settimo posto con il tempo di 1:05.46. Un risultato ben lontano dai suoi standard, dalle gesta a cui la campionessa mondiale ed europea in carica ci ha abituato – più di due secondi dall’americana Lily King e dalla lituana Ruta Meilutyte. È quindi rimasta fuori dal lotto delle migliori otto che si daranno battaglia in finale.

Eppure la prima parte di gara, condotta in corsia 1, aveva fatto ben sperare. Poi il blackout. “Il problema non è stata l’ultima virata – ha confidato Benedetta Pilato – ma quanto già evidenziato in mattinata: pensavo di fare meglio, è evidente che non sono in forma. Mi dispiace, perché è un Mondiale”. “Ci ho provato, sono stata più coraggiosa di questa mattina – continua ai microfoni della Rai – purtroppo negli ultimi due anni la prima parte di stagione non mi riesce proprio perfetta. Adesso sto provando a recuperare”. Che fosse fuori forma lo sapeva. La speranza era di “mantenere quel poco di forma che avevo agli Assoluti”.

La recriminazione

“Ho fatto due brutte gare, sia chiaro, ma queste condizioni per gareggiare non le avevo viste mai: stavo morendo di freddo prima della gara, stiamo tutti con la tosse. Non sto dando la colpa agli altri: per questa situazione venutasi a creare, se prima la mia forma era a 1, adesso è sottozero”.

Benny ha tutto il tempo per recuperare. Per comprendere i suoi errori, ammesso che abbia sbagliato. La miglior cura, intanto, passa dal ritorno a Taranto, dal calore familiare di una città che sta crescendo insieme alla sua giovanissima fuoriclasse.

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Eventi a Taranto e provincia

Uto Ughi al Teatro Orfeo con “Le Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi

Una lezione-concerto eseguita, commentata e raccontata dal maestro Ughi con la lettura dei sonetti originali di Vivaldi. Masterclass e prove a porte aperte per il pubblico giovanile il 15 e 16 dicembre

14 Dic 2022

Giovedì 15 dicembre, alle ore 21, al Teatro Orfeo, il maestro Uto Ughi, con l’Orchestra Uto Ughi and friends, eseguirà le Quattro stagioni di Antonio Vivaldi, la più nota delle composizioni del “Prete rosso”. In realtà si tratta di quattro concerti distinti, ispirati da altrettanti sonetti del compositore veneziano, dedicati dallo stesso ciascuno ad una stagione. Il maestro Ughi leggerà e commenterà i sonetti originali vivaldiani che precedono l’esecuzione di ogni concerto, per restituire al testo tutta la sua poeticità, facendo apprezzare la musicalità dei versi e quella delle note del suo violino. Si potrà seguire il testo sul programma di sala per una maggiore e affascinante comprensione del testo, come se fosse una lezione-concerto. Questa famosissima composizione barocca non è soltanto vertice assoluto della creatività italiana di ogni tempo: rappresenta simbolicamente l’esaltazione della vita.  Di ogni suo momento, Vivaldi mostra la bellezza, inserendola nell’armonia del ciclo del tempo. Quest’opera ha portato la genialità italiana nella musica, rendendola famosa in tutto il mondo.

Con “Prove a porte aperte: dialoghi con la musica, suoni e parole”, giovedì 15 dicembre, alle ore 10.30, sempre al Teatro Orfeo, il progetto prevede un incontro dedicato e riservato ai giovani delle scuole, di ogni ordine e grado, in forma di conversazione sulla musica. I giovani sono invitati alla prova generale che precede il concerto e sarà data loro la possibilità di interagire attraverso quesiti e scambi, instaurando un sincero e spontaneo dialogo con i musicisti. Il progetto prevede la partecipazione degli studenti delle scuole primarie, superiori di primo e secondo grado, conservatori ed istituti musicali. “Lo scopo – è stato spiegato – è trasmettere l’amore, la sensibilità verso la musica e la cultura nelle nuove generazioni mediante una conversazione aperta tra i ragazzi, il maestro e gli interpreti che aderiscono a questo progetto. Dall’esperienza proposta si auspica possano scaturire ed emergere, attraverso l’universale linguaggio della musica, suggestioni, approfondimenti, aspetti emozionali e valoriali sconosciuti o dimenticati. La musica spiegata, in modo semplice e diretto, ed i messaggi ad essa riconducibili compongono l’immagine della bellezza in senso lato, quale caratteristica imprescindibile che deve nutrire le giovani sensibilità”.

Infine, unitamente alla prova a porte aperte, l’associazione Toscanini propone e organizza venerdì 16 dicembre, alle ore 16, una masterclass di alto perfezionamento musicale gratuita per i giovani studenti del Conservatorio di Taranto. Un’opportunità per i giovani talenti che possono studiare sotto la guida del maestro Uto Ughi. Le lezioni si svolgono a “porte aperte” per tutti gli studenti del Conservatorio. Tali incontri prevedono la partecipazione attiva dei ragazzi durante la masterclass.

Per informazioni e prenotazioni:

segreteria artistica e organizzativa tel. 347 8072022;

prevendita dei biglietti al teatro Orfeo e circuito 2tickets.it

Il programma è sui siti www.utoughi.comwww.associazionetoscanini.it

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Udienza generale

Papa Francesco all’udienza del mercoledì: “Attenti ai demoni educati, la tentazione viene travestita da angelo”

foto Sir/Marco Calvarese
14 Dic 2022

di Maria Michela Nicolais

“Quando confidiamo troppo in noi stessi e non nella grazia di Dio, allora il Maligno trova la porta aperta. Allora organizza la spedizione e prende possesso di quella casa”. Lo ha spiegato Francesco, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata nell’aula Paolo VI e dedicata alla vigilanza. “La condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima – ha commentato il papa -, ma il padrone non se ne accorge. No, perché questi sono i demoni educati, entrano senza che tu te ne accorga. Bussano alla porta e poi alla fine comandano loro”. “State attenti a questo diavolo educato, che fa finta di essere un grande signore”, l’invito del pontefice, che ha esortato a “custodire la casa da questo inganno dei demoni educati”, da cui deriva anche la “mondanità spirituale”. “La tentazione viene travestita di angelo”, ha aggiunto Francesco: “il demonio sa travestirsi, entra con parole cortesi, ti convince e alla fine la cosa è peggiore che all’inizio”. L’esempio scelto dal papa è quello della parabola evangelica in cui il padrone di casa non si accorge dell’invasione degli spiriti maligni: “Non era stato così bravo a fare il discernimento e a cacciarli via? Non aveva avuto anche i complimenti dei suoi amici e dei vicini per quella casa così bella ed elegante, così ordinata e pulita? Già, ma forse proprio per questo si era innamorato troppo della casa, cioè di sé stesso, e aveva smesso di aspettare il Signore, di attendere la venuta dello Sposo; forse per paura di rovinare quell’ordine non accoglieva più nessuno, non invitava i poveri, i senza tetto, quelli che disturbano… Una cosa è certa: qui c’è di mezzo il cattivo orgoglio, la presunzione di essere giusti, di essere bravi, di essere a posto”. “Sembra impossibile ma è così”, il commento di Francesco, che poi ha proseguito: “Tante volte siamo vinti nelle battaglie per questa mancanza di vigilanza. Il Signore ha dato tante grazie, e alla fine non siamo capaci di perseverare in queste grazie e perdiamo tutto, perché perdiamo la vigilanza. E poi siamo stati ingannati, qualcuno si mette dentro e ‘ciao’, il diavolo fa queste cose. E purtroppo l’esperienza lo conferma. Ciascuno può anche verificarlo ripensando alla propria storia personale”. “Non basta fare un buon discernimento e compiere una buona scelta”, ha concluso il papa: “Bisogna rimanere vigilanti, custodire questa grazia che Dio ci ha dato, ma vigilare. Se io dicessi: cosa sta succedendo nel tuo cuore? Forse non sapremmo dire tutto. Vigilare nel cuore. La vigilanza è segno di saggezza, è segno soprattutto di umiltà, e l’umiltà è la via maestra della vita cristiana”.

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Diocesi

Alle 16 di domenica 18 dicembre, mons. Miniero inizia il ministero di arcivescovo coadiutore di Taranto

foto G. Leva
14 Dic 2022

Nell’approssimarsi delle festività natalizie, la diocesi di Taranto si prepara anche al grande dono dell’accoglienza dell’arcivescovo coadiutore, mons Ciro Miniero, al momento amministratore apostolico di Vallo della Lucania.

La celebrazione eucaristica, che segnerà l’inizio del ministero di mons. Miniero, si terrà in Cattedrale alle ore 16 di domenica 18 dicembre 2022.

Gli uffici di curia si stanno adoperando affinché ai sacerdoti (e, se possibile, alle delegazioni) vengano riservati spazi di parcheggio nella città vecchia, proprio al fine di consentire sia l’arrivo sia il ritorno nel modo più agevole e veloce possibile.

La partecipazione alla celebrazione è libera.

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Solidarietà

‘Mi sta a cuore’: un anno di vita dedicato al volontariato

foto Caritas italiana
14 Dic 2022

di Patrizia Caiffa

Sei giovani tra i 22 e i 26 anni e una tutor – poco più grande di loro – vivono insieme per un anno, in una full immersion di volontariato e solidarietà. È il cuore del progetto “Mi sta a cuore”, lanciato quest’anno per la prima volta da Caritas italiana, allo scopo di coinvolgere i giovani in una esperienza forte al servizio del prossimo. Angela, Mariano, Federica, El Mehdi, Housmane, Perla sono stati infatti selezionati tra trenta candidati. Dal 15 ottobre 2022 fino al 15 ottobre 2023 trascorrono le loro giornate con una cadenza precisa: al mattino negli uffici di Caritas italiana dove danno una mano a seconda delle rispettive competenze; nel pomeriggio fanno volontariato nei centri della Caritas di Roma come la mensa dei poveri, tra gli immigrati, gli anziani soli, le persone senza dimora, le famiglie e i bambini in difficoltà. La sera tornano nell’appartamento messo a disposizione dalle suore vincenziane, in zona Pineta Sacchetti, a Roma. Ognuno riceve un piccolo budget mensile (pari a quello del servizio civile universale) e vitto e alloggio gratuiti.

I sei giovani e la tutor Benedetta Ferroni in basso a sinistra a Bergamo – foto Caritas italiana

La vita comunitaria. In questo modo hanno la possibilità di sperimentare la vita di comunità, con tutte le opportunità e le sfide. Attenti ad uno stile vita sostenibile, a non sprecare. Aperti a 360 gradi all’incontro delle diversità. I ragazzi vengono infatti da diverse regioni italiane. Alcuni sono originari del Marocco e del Mali e sono di religione musulmana. Perciò quando si fa la spesa non si compra la carne di maiale. O si acquistano tante verdure perché qualcuno è vegetariano. E quando arrivano i pacchi delle famiglie pieni di prodotti del Sud – o si cucinano piatti della tradizione trevigiana o leccese – è festa per tutti. “La cucina, le pulizie, la spesa, lavare i piatti: ci diamo da fare in maniera spontanea e collaborativa. La sera ognuno è libero di uscire con chi vuole. Un pomeriggio a settimana c’è un incontro di comunità in cui si parla e si riflette sul Messaggio del papa per la Giornata mondiale dei poveri”, racconta Benedetta Ferroni, di Caritas italiana, che vive con loro con il ruolo di tutor.

In comunità – foto Caritas italiana

Dopo il boom del volontariato giovanile durante i lockdown Caritas italiana si è infatti interrogata su come mantenere vivo lo slancio dei giovani e coinvolgerli attivamente e in maniera continuativa. Incoraggiandoli ad essere protagonisti con la loro energia e creatività. “Da quando hanno incontrato le povertà sono cambiati – osserva la tutor -. Sono più riflessivi, attenti, si interrogano su quanto vissuto. Insieme rileggiamo ciò che accaduto e ne parliamo. Credo che le esperienze belle e vere, che coinvolgono il cuore e non solo la mente, sono contagiose. In questo modo i giovani possono ‘contagiare’ i loro coetanei”. Lo scopo del progetto “Mi sta a cuore” è infatti quello di testimoniare che “si può vivere per qualcosa di bello e grande e che, se la vita diventa dono, diventa piena e la gioia si moltiplica”.

Favorire il dialogo tra generazioni. Caritas italiana ha scelto di investire sui giovani e favorire il dialogo tra generazioni, visto che lo “zoccolo duro” dei volontari nelle diocesi è nella fascia della terza età e “a volte manca un po’ di fiducia reciproca”. “Il volontariato giovanile ha cambiato forma – spiega Benedetta – è diventato fluido, saltuario. I giovani faticano a stare in uno stesso posto a lungo perché sono costretti ad una vita precaria. È difficile ritrovarsi all’interno di reti o comunità che li accolgono e si prendono cura di loro. Invece hanno grande bisogno di adulti significativi. Durante il Covid alcuni hanno sofferto molto e pensano di non farcela. È importante che trovino qualcuno che crede in loro e li sprona a mettersi in gioco”.

Nella sede di Caritas italiana – foto Caritas italiana

Le motivazioni. El Mehdi e Housmane sono di origine marocchina e maliana, ma parlano perfettamente italiano e sono pienamente inseriti nella società. “Sono un ragazzo musulmano e credo che la mia fede non sia un limite – sottolinea El Mehdi -. Anzi, mi ha insegnato a mettermi al servizio degli altri senza distinzione di etnia, religione o provenienza perché credo che i valori come l’amore, la tolleranza, la gratitudine e il volontariato siano universali”.
Angela, 26 anni, di Jesolo, ha scelto di candidarsi perché vuole mettersi “al servizio degli altri immergendomi in una realtà nuova per me. Al mio fianco ho dei fantastici compagni di viaggio”. “Innamorata della vita, mi definisco una sognatrice ardita”, le fa eco Federica, 24 anni, di Treviso, che dopo la laurea ha vissuto un’esperienza di servizio in un campo di accoglienza per rifugiati in Serbia ed è “rientrata con uno sguardo nuovo e con il desiderio di aiutare le persone che ogni giorno vivono situazioni di povertà, guerra, marginalità”.

A piazza di Spagna – foto Caritas italiana

Mariano, 26 anni, di Piscopia, in provincia di Potenza, dopo gli studi in informatica ha lavorato in diversi Paesi europei e poi ha fatto il servizio civile con l’Unitalsi a Lourdes: “Ho deciso di intraprendere l’esperienza insieme ad altre persone e sono molto contento di questa scelta”. Perla è la più giovane del gruppo, 22 anni. Viene da Salve, un paesino vicino Santa Maria di Leuca in Puglia. Ha fatto il servizio civile presso la Caritas diocesana poi ha partecipato a vari eventi del gruppo nazionale “Young Caritas”. Quando è arrivata l’opportunità di partecipare al bando “Mi sta a cuore” non ci ha pensato due volte.

foto Caritas italiana

Il volontariato Caritas in Italia: oltre 17.000 tra laici e religiosi. Nei 3.014 servizi socio-assistenziali promossi o gestiti dalla Caritas sono attivi 16.244 volontari laici stabili e 896 religiosi (dati 2021) A questi andrebbero sommati i volontari “mordi e fuggi” e quelli dei gruppi Caritas parrocchiali. In Italia ci sono oltre 5 milioni di volontari che scelgono di operare in ogni ambito della vita sociale e culturale per contribuire alla crescita del Paese.

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Solidarietà

Una cena solidale organizzata da Teleperformance Italia e Caritas diocesana

13 Dic 2022

“Dobbiamo vivere come fratelli, senza distinzioni. Facendo crescere la nostra solidarietà manifestiamo la volontà di Dio”. Sono le parole dell’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, che lunedì 12 sera ha partecipato all’iniziativa organizzata da Teleperformance Italia insieme alla Caritas di Taranto all’interno del Centro di accoglienza San Cataldo vescovo (palazzo Santacroce) in Città vecchia a Taranto. A preparare la cena, e a servirla ai tavoli, è stato un gruppo di dipendenti di Teleperformance Italia, in uno spirito di condivisione e collaborazione con i volontari che, tutti i giorni, sono al servizio della comunità e degli ospiti della struttura. “Donare è più importante che ricevere. È questo ciò che ci ha spinto ad essere qui oggi; siamo in 5 ma in realtà rappresentiamo tutta l’azienda”. È stato il commento di Gigia, Paolo, Luca, Desiree, Alessandro, che hanno curato anche l’allestimento della sala da pranzo in un perfetto clima natalizio.

Teleperformance Italia, mantenendo fede agli impegni presi da anni con il territorio e con i progetti che mirano a sostenere le fasce più deboli, ha inteso non solo contribuire fattivamente alla serata, con l’acquisto dei generi alimentari per la cena, ma ha messo a disposizione il suo capitale umano, le persone perché “la solidarietà è partecipare” hanno aggiunto i 5 dipendenti.

Agli ospiti della struttura è stato anche consegnato uno zainetto con all’interno degli oggetti “utili” alla loro quotidianità; alla Caritas di Taranto e all’arcivescovo sono state invece donate delle targhe, per l’impegno e la dedizione verso le persone più vulnerabili della comunità tarantina.

“È con grande emozione – commentano Diego Pisa, amministratore delegato Itali Group, e Gianluca Bilancioni, direttore risorse umane di Teleperformance Italia, entrambi presenti all’iniziativa – che oggi rappresentiamo tutta la comunità di Teleperformance Italia. Il nostro è davvero un piccolo gesto ma fatto con amore. “Condividere il pane” è per noi un atto di responsabilità che s’inserisce nel percorso che stiamo tracciando con il tessuto sociale tarantino. Oggi abbiamo incontrato persone speciali e abbiamo ascoltato storie che ci hanno arricchito. Sentiamo di dover ringraziare i nostri dipendenti per la loro presenza concreta e fattiva, ma un Grazie è doveroso anche alla Caritas per averci accolto nel loro quotidiano. ll

lavoro che i volontari svolgono all’interno del Centro è per noi esempio di sacrificio e abnegazione”.

“Papa Francesco ci invita a portare la nostra riflessione verso i fratelli più fragili che devono fare i conti con la fatica della povertà, dell’esclusione, dell’isolamento e dell’ingiustizia sociale – aggiungono don Nino Borsci, direttore della Caritas diocesana di Taranto e Rosanna Putzolu, responsabile del Centro di accoglienza – Davanti ai poveri non si fa retorica ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la Fede attraverso il coinvolgimento diretto che non può essere delegato a nessuno. Per questo ringraziamo Teleperformance per l’attenzione e la generosità nei confronti degli ospiti della nostra struttura”.

La serata è stata allietata da un sassofonista, Gaspare Urgesi, che ha intrattenuto i presenti; hanno contribuito alla riuscita dell’iniziativa i volontari dell’associazione Arcobaleno nel cuore.

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Drammi umanitari

Migranti e rifugiati, card. Zuppi: I respingimenti in Libia in “luoghi disumani e infernali”

foto Vatican media/Sir
13 Dic 2022

“Per avere anche noi diritto di piena cittadinanza bisogna garantirlo a tutti”. Lo ha affermato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aprendo la presentazione del Rapporto 2022 sul diritto d’asilo della Fondazione Migrantes. “Quando i diritti sono enunciati e non garantiti è ancora più amaro, ferisce ancora di più, soprattutto pensando all’Europa dei diritti, che devono essere sempre uguali per tutti”, ha sottolineato, facendo riferimento implicito alle diversità di accoglienza tra profughi ucraini (ai quali è concessa la protezione temporanea) e chi viene da altre rotte e Paesi, come denunciato nel report: “Forse c’è stata qualche applicazione non omogenea, se alcuni più contigui si accolgono in un modo e se vengono da un’altra parte no”. Il cardinale ha invitato a “non abituarsi mai” ai numeri, dietro i quali ci sono le sofferenze delle persone: “Quest’anno sono morte 1.800 persone nel Mediterraneo, 1.295 solo sulla rotta verso Italia e Malta. Purtroppo c’è una contabilità che nella sua tragica evoluzione può non ferire più, come nelle guerre che durano da venti e trent’anni e se ne perde la contabilità”. Poi, accennando ai respingimenti verso la Libia, ha aggiunto: “Dobbiamo ricordarci sempre che noi li mandiamo in luoghi disumani. Qui vale l’invito evangelico di non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te. Nessuno manderebbe se stesso o i propri familiari in quei luoghi infernali dove non esiste nessun diritto”.

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Salute

A Montemesola, mercoledì 14, un convegno sull’importanza della prevenzione in andrologia

13 Dic 2022

La visita andrologica nell’uomo – L’importanza della prevenzione in andrologia, è il titolo del convegno che si terrà mercoledì 14 dicembre alle ore 18.30 nel palazzo Marchesale di Montemesola. L’evento, promosso ed organizzato dalla Fertylab di Rocco Saracino, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Montemesola, riguarderà la prevenzione andrologica.

All’appuntamento, che verrà aperto dai saluti del sindaco di Montemesola Ignazio Punzi e dall’assessore alle politiche sociali dello stesso comune Pasqua Lupoli, interverrà il dott. Michele Cotugno, uro-andrologo, specialista in andrologia e responsabile dell’unità di Uro-andrologia della casa di cura Salus di Brindisi. A moderare l’incontro, il dottor Rocco Saracino.

“Quello della prevenzione andrologica – spiega il dottor Rocco Saracino – è un tema molto importante da affrontare, in quanto il ruolo dell’andrologo e le patologie associate alla sfera sessuale maschile sono poco conosciute dalla popolazione. Basti pensare, ad esempio, ad una condizione patologica come il varicocele. Numerosi uomini soffrono di questa patologia, che se curata in età adolescenziale non altera lo stato di fertilità dell’uomo”.

“È per questo motivo – conclude il dottor Saracino – che abbiamo voluto organizzare un incontro di sensibilizzazione dedicato principalmente alla popolazione maschile, in modo da far conoscere l’importanza della visita andrologica nella prevenzione delle patologie sessuali maschili e le conseguenze di una mancata prevenzione”.

L’evento è gratuito ed aperto a chiunque volesse approfondire questo argomento.

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Confraternite

Il programma delle iniziative dell’arciconfraternita del Carmine di Taranto per le festività natalizie 2022

foto G. Leva
13 Dic 2022

Con le festività di Santa Cecilia e dell’Immacolata, a Taranto siamo ufficialmente entrati nella celebrazione del Natale. In particolare, quest’anno, l’arciconfraternita del Carmine ha avuto per la prima volta la possibilità di onorare il sacro simulacro dell’Immacolata, portato in processione dalla città vecchia al borgo cittadino, all’interno della Chiesa del Carmine, accolta da tante consorelle e confratelli in abito di rito e dal padre spirituale, don Marco Gerardo.

Oltre alla tradizionale novena in preparazione al Santo Natale, il sodalizio dell’arciconfraternita del Carmine ha programmato una serie d’iniziative religiose e sociali, come da programma esplicitato di seguito:

  • Mercoledì 14 dicembre alle ore 11 ci si recherà nella Cittadella della carità per portare gli auguri ai degenti e al personale sanitario, avendo una particolare attenzione per gli anziani, portando loro un messaggio di conforto ma, soprattutto, di speranza;
  • Lunedì 19 dicembre alle ore 19,30 nella Chiesa del Carmine si svolgerà il Concerto di pastorali tarantine, offerto alla confraternita e ai fedeli, dal complesso bandistico “G. Chimienti” della cittadina di Montemesola diretto dal m°. Lorenzo De Felice;
  • Mercoledì 21 dicembre alle ore 20,30, nel Circolo ufficiali della M.M. ci sarà il tradizionale scambio degli auguri natalizi. Un momento conviviale tra i confratelli che servirà anche a effettuare una raccolta di beneficienza destinata alla Mensa dei poveri in città vecchia, che vede il sodalizio del Carmine sempre disponibile e partecipe con grande spirito di fratellanza e sostegno verso chi è meno fortunato;
  • Sabato 24 dicembre alle ore 23,15 nella Chiesa del Carmine ci sarà la veglia e a seguire la santa messa di Natale;
  • Sabato 31 dicembre alle ore 17 nella Chiesa del Carmine si svolgerà la santa messaa di ringraziamento e Te Deum, con al termine il tradizionale scambio di auguri;
  • Venerdì 6 gennaio 2023 alle ore 18 ci sarà nella Chiesa del Carmine la santa messa e a seguire la tradizionale processione di Gesù Bambino per le vie del centro cittadino (Chiesa del Carmine, via D’Aquino, via Cavour, via Anfiteatro, via Berardi, piazza Maria Immacolata, via D’Aquino, piazza Giovanni XXIII, Chiesa del Carmine).

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Cei

Fondazione Migrantes: presentato il rapporto 2022 sul ’Diritto d’asilo’

foto Siciliani-Gennari/Sir
13 Dic 2022

È stato presentato oggi, martedì 13 dicembre, nell’aula magna della Pontificia Università Gregoriana di Roma, il Rapporto 2022 sul diritto d’asilo della Fondazione Migrantes “Il Diritto d’asilo report 2022 – Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”.

Nel mondo i rifugiati sono 103 milioni, una cifra record senza precedenti, pari ad 1 abitante su 77, più del doppio di 10 anni fa (1 abitante su 167). Il 2022 è l’anno in cui l’Europa ha dimostrato di poter accogliere oltre 4,4 milioni di profughi ucraini che hanno ottenuto la protezione temporanea, senza perdere nulla in termini di sicurezza e benessere. Sono stati 10 milioni gli ingressi di profughi dall’Ucraina nei soli quattro Paesi membri confinanti ma anche 6,3 milioni i rientri più o meno stabili. Il 2022 è però anche l’anno in cui l’Ue “ha fatto di tutto per tenere fuori dai propri confini poche decine di migliaia di persone bisognose di protezione provenienti da altre rotte ed altri Paesi”. È avvenuto dalla Grecia a tutti i Balcani, dalla Libia alla frontiera con la Bielorussia, dalle enclave spagnole sulla costa africana alle acque del Mediterraneo e dell’Atlantico sulla rotta delle Canarie fino all’ultima “novità” dell’anno, i moli dei porti italiani. Un “pericoloso doppio standard” in materia di asilo – “solidali con gli ucraini e discriminanti e in violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali con altri” – che viene denunciato nel report curato da Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti.

Frontiere aperte per alcuni, chiuse per altri. “Per qualcuno le frontiere sono aperte, mentre per altri non lo sono nemmeno i porti dopo un naufragio – scrivono le curatrici -. A essere a rischio è lo stesso diritto d’asilo e persino lo stato di salute delle nostre democrazie. In questo quadro di pesanti trattamenti discriminanti sia internazionali che nazionali si aprono interrogativi scomodi: i bambini sono davvero tutti uguali? Godono tutti degli stessi diritti? Le persone in fuga da conflitti e guerre che hanno già perso la casa e magari persone care non sono tutte uguali e non hanno tutte gli stessi diritti? Provocatoriamente ci viene da chiederci se invece per avere accesso a questi diritti bisogna essere biondi o cristiani o venire dal continente europeo…”.

Alla presentazione sono intervenuti il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei; il presidente della commissione Cei per le migrazioni e Fondazione Migrantes e arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego; il rettore della Pontificia Università Gregoriana, P. Mark Andrew Lewis, le curatrici del volume Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti e alcuni degli autori moderati da Alessandra Ciurlo della facoltà di Scienze sociali della Pug.

Di seguito, il link della sintesi del rapporto 2022:

Diritto d’asilo: la sintesi del report 2022 della Fondazione Migrantes

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Diritto d’asilo: la sintesi del report 2022 della Fondazione Migrantes

foto Siciliani-Gennari/Sir
13 Dic 2022

di Raffaele Iaria

Diritto d’asilo, anno 2022. L’anno in cui la guerra d’Ucraina nel giro di poche settimane ha disperso nel cuore d’Europa rifugiati e sfollati a milioni, come non si vedevano dai tempi della Seconda guerra mondiale. L’anno già difficile in cui l’Europa ha saputo accogliere milioni di profughi senza perdere un decimale in benessere e “sicurezza” (oltre 4.400.000 le persone registrate per la protezione temporanea solo nell’UE fino all’inizio di ottobre).

Ma anche l’anno in cui la stessa Unione e i suoi Paesi membri hanno fatto di tutto (hanno continuato a fare di tutto) per tener fuori dai propri confini, direttamente o per procura, ora decine di migliaia, ora migliaia, ora poche centinaia o decine di migranti e rifugiati altrettanto bisognosi di protezione (se non ancora più fragili): è avvenuto dalla Grecia a tutti i Balcani, dalla Libia alla frontiera con la Bielorussia, dalle enclave spagnole sulla costa africana alle acque mortifere del Mediterraneo e dell’Atlantico sulla rotta delle Canarie fino, ultima “novità” dell’anno, ai moli dei porti italiani. Cioè quelli di un Paese i cui governi di ogni colore ripetono da anni che l’«Italia non può fare tutto da sola», ignorando le statistiche sui rifugiati presenti nei Paesi europei che l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, aggiorna ogni semestre. Alla fine dello scorso giugno, ormai nel pieno della crisi umanitaria ucraina, vivevano in Italia poco meno di 296 mila “rifugiati” (cioè rifugiati in senso stretto e persone con protezione complementare o temporanea, e quindi profughi ucraini inclusi: la cifra equivale a cinque persone ogni mille abitanti). Però alla stessa data i rifugiati in Francia erano 613 mila e in Germania addirittura 2.235.000.

Alla fine del ’21, prima della guerra, i rifugiati in Italia calcolati dall’UNHCR erano solo 145 mila, mentre però la Francia ne ospitava già mezzo milione e la Germania 1.256.000. Quanto all’incidenza sulla popolazione, la Grecia già sosteneva un carico multiplo rispetto a quello italiano: quasi 12 rifugiati ogni 1.000abitanti contro i nostri due o poco più; e persino la Bulgaria ne contava tre ogni 1.000.

Mentre sempre nel ’21, se l’Italia ha registrato 45.200 richiedenti asilo per la prima volta, la Germania ne ha registrati 148.200, la Francia 103.800 e persino la Spagna ne ha ricevuti di più, 62.050 (dati Eurostat).

Viene così da chiedersi chi dovrebbe prendersi i migranti da chi, per restare al livello dell’attuale “dibattito” nell’UE. (Piuttosto, occorrerebbe discutere del fatto che le persone che sbarcano sulle nostre coste, a differenza di molte altre che chiedono protezione nell’Europa continentale, devono essere prima salvate da un mare pericoloso con missioni di soccorso degne di questo nome e dovrebbe essere loro risparmiatol’inferno di Libia: qui sì, è vero che l’Italia non può farcela da sola).

 

Ma i bambini sono davvero “tutti uguali”?

Ma intanto ci troviamo in «un’Unione europea e un’Italia “sdoppiate”, solidali con gli ucraini e discriminanti e in violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali con altri – scrivono nell’Introduzione a Il diritto d’asilo. Report 2022. Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati (Tau Editrice 2022, pp. 440) le curatrici Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti -: Per qualcuno le frontiere sono aperte, mentre per altri non lo sono nemmeno i porti dopo un naufragio. A essere a rischio è lo stesso diritto d’asilo e persino lo stato di salute delle nostre democrazie. In questo quadro di pesanti trattamenti discriminanti sia internazionali che nazionali si aprono interrogativi scomodi: i bambini sono davvero tutti uguali? Godono tutti degli stessi diritti? Le persone in fuga da conflitti e guerre che hanno già perso la casa e magari persone care non sono tutte uguali e non hanno tutte gli stessi diritti? Provocatoriamente ci viene da chiederci se invece per avere accesso a questi diritti bisogna essere biondi o cristiani o venire dal continente europeo…».

Per uscire dall’impasse

E tuttavia il nuovo rapporto della Fondazione Migrantes, come sottolineano ancora Molfetta e Marchetti, «non rinuncia a proporre in ogni settore – dall’ambito legale a quello sociale ed etico – possibili strategie per uscire dall’impasse, riconoscendosi nell’orizzonte di senso a cui bisognerebbe tendere, ancora una volta tratteggiato dalle parole di papa Francesco in occasione della 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati. Con tutti i migranti e i rifugiati: non solo con quelli che ci piacciono o che sentiamo più vicini a noi, perché solo così si potrà tendere a realizzare anche in terrà pace e giustizia».

 

Prima parte – Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa

2021-2022: aumentano le persone in fuga, tra pandemia, conflitti e crisi climatica – Nel 2022, un anno segnato da nuovi e vecchi conflitti, ancora una volta dalla pandemia di COVID-19 e dal cambiamento climatico, il numero di persone in fuga ha superato la soglia dei 100 milioni in tutto il mondo. Oltre il 70% di chi lascia il proprio Paese cerca rifugio in uno Stato confinante e solo una piccola parte arriva in Europa. La carenza di canali d’ingresso legali e sicuri costringe le persone in fuga, pur riconosciute e protette dal diritto internazionale, a mettersi nelle mani di trafficanti e ad affrontare viaggi lunghi e pericolosi, seguendo una varietà di percorsi: le due rotte principali di accesso sono state quella del Mediterraneo centrale e quella balcanica. Sono poi milioni le persone che hanno fatto ingresso in UE dall’Ucraina dall’inizio del conflitto e sono circa 170 mila i cittadini ucraini arrivati in Italia entro la fine di settembre 2022.

Il numero di persone in fuga e le richieste di protezione aumentano ovunque. Però le forme di riconoscimento e protezione subiscono una contrazione e una diversificazione che rischiano di creare richiedenti asilo e rifugiati di “serie A” e “B”, mentre chi fugge da disastri ambientali ed effetti del cambiamento climatico ancora fatica a veder riconosciuta il proprio status in assenza di un quadro condiviso.

Alla metà del 2022 le persone in situazione di sradicamento forzato a livello globale (rifugiati, sfollati e richiedenti asilo) hanno raggiunto per l’ennesima volta una cifra senza precedenti: 103 milioni. Il dato equivale ormai a un abitante del mondo su 77,più del doppio di 10 anni fa (un abitante su 167).

Sempre nel ’21, i disastri climatici hanno sradicato per periodi più o meno prolungati 23,7 milioni di persone. Alla fine dell’anno gli “sfollati ambientali” erano 5,9 milioni.

Si possono ridurre a cinque le “grandi cause” che costringono alla fuga numeri sempre più elevati di persone: guerre (se nel ’22 si è imposta all’attenzione dell’opinione pubblica europea la “vicina” guerra d’Ucraina, il ’21, secondo anno pandemico, ha visto combattere 46 conflitti ignorati dai più, mentre la spesa militare mondiale superava per la prima volta la soglia “psicologica” di 2.000 miliardi di dollari); persecuzioni; disuguaglianze e povertà (fra l’altro con il propagarsi della “nuova disuguaglianza” nell’accesso ai vaccini anti-COVID); fame, sete e cambiamento climatico; ma anche tratta e schiavitù.

Le situazioni di sradicamento protratto riguardano quasi 15.900.000 di persone nel mondo, 200 mila in più rispetto al 2020.

Negli anni è cresciuta la sproporzione fra la popolazione sradicata all’estero e le risposte che la comunità internazionale le offre in termini di “soluzioni durevoli” (rimpatrio, reinsediamento e integrazione nei Paesi di accoglienza): nel 2021 ne hanno beneficiato appena 543 mila rifugiati, meno che negli anni 2016-2018. Ma un livello ancora inferiore si era già toccato già nel 2019 pre-pandemico.

I 228.240 mila ingressi “irregolari” alle frontiere esterne dell’UE registrati nel ’22 sino a fine settembre, ma anche la tendenza che prospettano per fine anno, rimangono un sottomultiplo dei rifugiati e migranti entrati nell’Unione dalla regione del Mediterraneo durante il 2015 dell’“emergenza” europea: oltre un milione di uomini, donne, bambini.

Nel nuovo rapporto Migrantes, tre tabelle di sintesi fanno il punto su ciò che avviene sulla nuova frontiera esterna della Manica dopo la Brexit e sulla frontiera di terra orientale con la Bielorussia, entrambe semi-dimenticate, iper-presidiate ma sempre teatro di stenti e di morte.

Verso la fine di ottobre 2022 la stima (minima) dei rifugiati e migranti morti e dispersi nel Mediterraneo è poco inferiore alle 1.800 unità. Ancora una volta a pagare il tributo più pesante sono coloro che tentano la traversata del Mediterraneo centrale, sulla rotta che porta verso l’Italia e Malta, dove si sono contati 1.295 morti e dispersi, contro i 172 del settore occidentale e i 295 di quello orientale. In quest’ultimo alcuni gravi incidenti negli ultimi mesi hanno già portato il valore provvisorio del ’22 quasi al triplo di quello totale del 2021 (“solo” 111 fra morti e dispersi). Il 2021, invece, aveva visto crescere le vittime rispetto all’anno precedente in tutti e tre i settori, con un tragico + 57% nel Mediterraneo centrale.

Nel 2021 un aumento impressionante di morti e dispersi si è registrato anche sulla pericolosissima rotta dell’Atlantico occidentale verso le Canarie: dalle 877 vittime stimate nel ’20 alle 1.126 del ’21 (+ 28%). Negli ultimi tre anni, per morti e dispersi la rotta verso l’arcipelago spagnolo si è rivelata più pericolosa anche di quella del Mediterraneo centrale per numero di morti dispersi in rapporto agli arrivi: nelle sue acque si è contata una vittima ogni 20-30 migranti sbarcati.

Il 2021 vanta anche il triste “record” del numero di migranti e rifugiati intercettati dalla cosiddetta “Guardia costieralibica e ricondotti (o meglio deportati) in un sistema organizzato di miseria, arbitrio, vessazioni, taglieggiamenti e violenze: 32.400 persone contro le 11.900 del 2020. A partire dal 2017, anno del “memorandum Roma-Tripoli”, i “deportati di Libia” sono ormai 104.500 e a partire dal 2016 118 mila.

La stima globale dei rifugiati con necessità di reinsediamento (resettlement) da precari Paesi di primo asilo nel 2023 supera i due milioni di persone (+ 36% rispetto al 2022).

La stima globale dei rifugiati con necessità di resettlement nel 2021 era pari a 1.445.000persone. Nell’anno ne sono stati effettivamente reinsediati in tutto il mondo 57.500, il 4% scarso.

Sono 32.289, invece, i rifugiati effettivamente partiti in reinsediamento nei programmi UNHCR nel periodo gennaio-agosto 2022.

L’applicazione della protezione temporanea per i rifugiati dall’Ucraina: si possono trarre insegnamenti per la politica europea in materia di asilo? –  All’inizio del marzo 2022, l’attivazione della direttiva 2001/55/CE sulla protezione temporanea a favore delle persone fuggite dalla guerra in Ucraina ha costituito un passo importante verso un sistema di protezione più umano. Ma non bisogna dimenticare il pericoloso doppio standard dell’Europa in materia d’asilo. Non solo la politica repressiva dell’Europa nel settore è ancora in pieno svolgimento (basti pensare alla situazione fra Grecia e Turchia, in Libia ecc.). Vi è notizia di squallidi incidenti discriminatori ai danni delle persone di colore al confine tra Ucraina e UE. Mentre solo pochi mesi fa i richiedenti asilo non europei bloccati nelle gelide foreste al confine tra Polonia e Bielorussia sono stati usati come pedine politiche dal leader bielorusso Lukashenko e poi disumanizzati come “attacco ibrido” dai leader dell’UE. Così, è assolutamente necessario sfruttare lo slancio unitario in materia di asilo dimostrato nel contesto dell’Ucraina per rimodellare e riorientare gli sforzi politici verso una maggiore condivisione delle responsabilità tra gli Stati membri dell’Unione. Il fatto che l’Europa sia in grado di assorbire e integrare ampi movimenti di rifugiati invita anche a ripensare e ad abbandonare i discutibili accordi con Paesi terzi e le pratiche illegali alle frontiere volte a tenere fuori i rifugiati.

L’Unione europea “allargata” ha visto fino alla fine di settembre 2022 10 milioni di ingressi di profughi dall’Ucraina dai soli quattro Paesi membri confinanti (ma anche, peraltro, 6,3 milioni di rientri più o meno stabili) e ha registrato oltre quattro milioni di profughi per  il riconoscimento della protezione temporanea attivata dal Consiglio europeo lo scorso 4 marzo.

Tra fine settembre-inizio ottobre 2022, la Polonia accoglieva più di  1.400.000 rifugiati dall’Ucraina (primo Paese UE), ma oltre un milione si trovavano in Germania. Molto più ridotti i numeri dell’Italia, 171 mila circa.

In meno di sei mesi, da marzo ad agosto 2022, i soli 27 Paesi membri dell’Ue hanno riconosciuto almeno 2.842.000 protezioni temporanee.

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