Mons. Santoro all’inaugurazione della mostra: “La Passione ci sollecita alla fede e alla solidarietà”
È stata inaugurata mercoledì 8 sera, alla presenza di un pubblico particolarmente numeroso, la mostra “Facies Passionis”, ovvero “I volti della Passione. Fede, arte, cultura” che riprende, dopo la pausa di due anni imposta della pandemia, una bella tradizione iniziata nel 2018 e giunta oggi alla quarta edizione, con un allargamento dello sguardo panoramico a un maggior numero di realtà. Sono ben quattordici i simulacri, che rappresentano la Passione di Cristo, di proprietà di alcune confraternite e di privati del sud Italia, con la partecipazione delle regioni di Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, esposti nella Chiesa del Carmine (l’elenco è consultabile nell’articolo già pubblicato), dove resteranno visitabili, in modo libero e gratuito, tutti i giorni dalle 9 alle 22 sino a domenica 12 febbraio, giorno di chiusura. Un evento importante che sta caratterizzando l’attività della Confraternita del Carmine, in collaborazione con la diocesi e il Comune di Taranto.
“È un cammino – ha detto l’arcivescovo, intervenendo alla cerimonia inaugurale svoltasi nel foyer del Teatro comunale Fusco – che si innesta in una tradizione popolare molto sentita dalla nostra gente, a Taranto come un po’ in tutto il Mezzogiorno, e che va valorizzata. Papa Francesco ha parlato della pietà popolare come strumento specifico di evangelizzazione. C’è anche l’aspetto del folklore, ma è un aspetto collaterale che riguarda la sensibilità della gente, ma il nucleo è proprio la forza evangelizzatrice della pietà popolare, cioè il mettersi di fronte all’annuncio della fede: passione, morte e resurrezione di Nostro Signore. Anche le nostre processioni sono un momento di sinodalità, cioè del camminare insieme nella chiesa, per viver allo sesso tempo la sofferenza e la speranza. E questo cammino lo sviluppiamo attraverso i “volti” della Passione. È molto positivo che si allarghi il coinvolgimento delle varie realtà confraternali dell’Italia Meridionale, proprio come un’esperienza da valorizzare.
Ricordano come, nell’ultimo incontro con le confraternite il Papa abbia sollecitato a incarnare l’esperienza confraternale nel presente, monsignor Santoro ha invitato tutte le confraternite a un gesto di solidarietà nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto in Turchia e in Siria.
“Nei volti di quelle mamme e di quei bambini ha detto – ritroviamo espressa la stessa sofferenza del Signore e della Madre di Dio, che ci chiama e ci sollecita”.
Ha poi avuto anche un riferimento provocatorio sostenendo: “Non possiamo essere sopraffatti da Sanremo, anche col rispetto dovuto alla cultura popolare, ma il dramma di quelle popolazioni tocca profondamente tutti quanti noi. E perciò torno a sottolineare lo stretto rapporto tra la pietà popolare e la solidarietà, la gratuità”.
“Incrociare il volto di Cristo in una situazione come questa – ha concluso – è fonte di speranza”.
L’incontro di presentazione, presentato dal collega Domenico Palmioti, è stato aperto dall’intervento del priore della confraternita, Antonello Papalia che ha ricordato come l’iniziativa di “Facies Passionis” sia nata dallo sollecitazione dello stesso arcivescovo a dare una profondità nuova, che coniughi la fede, l’arte e la cultura, alla vita del sodalizio, che da sempre cura la processione dei Misteri di Taranto.
Sono, quindi, intervenuti, il vicario episcopale della diocesi di Trapani, coinvolta attivamente nella mostra, don Alberto Genovese, che ha potato i saluti dell’arcivescovo della città siciliana, in “nostro” monsignor Pietro Maria Fragnelli, che è stato anche a lungo direttore di “Nuovo Dialogo”; monsignor Marco Gerardo, padre spirituale della confraternita, che si è soffermato sul significato spirituale e sociale dell’iniziativa, e l’assessore comunale alla Cultura, Fabiano Marti che, portando il saluto del sindaco, ha sottolineato l’interesse con il quale il Comune collabora a un’iniziativa che asseconda perfettamente quelli che sono gli interessi e le disposizioni della città di Taranto.
Il vicario di Trapani ha poi fatto dono a monsignor Santoro di una riproduzione artistica della Vergine venerata nella sua diocesi, mentre l’arciconfratenita del Carmine ha consegnato alla diocesi di Trapani una somma destinata a un gesto benefico in memoria di Tiziana, referente di quella diocesi che aveva collaborato alla prima edizione della mostra, poi prematuramente scomparsa.
È seguita la visita alla mostra, allestita in maniera davvero suggestiva e che ha evidenziato come la bravura degli artigiani cartapestai, la passione di privati e sodalizi confraternali abbia permesso di operare sintesi mirabili.
Dopo la visita alla mostra abbiamo chiesto a monsignor Sartoro:
Quali sensazioni e quali insegnamenti può fornire un’operazione come “Facies Passionis”?
Queste immagini sono, oltre che manifestazioni di fede, attraverso la rappresentazione della Passione di Gesù, dell’Addolorata e di altri momenti del mistero della Redenzione, un’espressione altamente artistica. Costituiscono un’unità tra la fede, il dramma umano e l’arte. Ti colpiscono, ti feriscono, ti fanno guardare. Guardando al Signore sofferente, che porta la croce, che muore in croce, viene spontanea un’invocazione: “salva quelli che stanno soffrendo oggi, quelli che sono morti per il terremoto, per la guerra, per i drammi dell’uomo: un sentimento di vicinanza ai miseri della vita e il desiderio che questo mistero sia totalmente redento della ricchezza della resurrezione”.
È importante saper guardare, quindi. La pastorale può dunque comprendere anche un’educazione allo sguardo?
Certo, perché nel modo di guardare si vive il rapporto. Perché lo sguardo può mostrare distrazione, o vacuità, oppure relazione, cioè interesse nei confronti della gente, degli altri. Sapere guardare e scegliere cosa e come guardare è fondamentale.
Foto G. Leva