Ecclesia

Su Tv2000, stasera 24 febbraio, una veglia di preghiera per la pace

foto Vatican media/Sir
24 Feb 2023

Stasera, venerdì 24 febbraio, alle 20, Tv2000 trasmette dalla Basilica di San Giovanni in Laterano la veglia di preghiera “E la pace non avrà fine”, a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, organizzata dalla diocesi di Roma e presieduta dal vicario del papa per la diocesi di Roma, il card. Angelo De Donatis.

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#stopthewarnow

“Europe for peace”: manifestazione a Milano con Acli, Ac, Caritas, Sant’Egidio, Anpi, Libera, Aned, Emergency e sindacati

Andrea Villa - foto Acli Milano
24 Feb 2023

A un anno esatto dall’aggressione russa all’Ucraina e dallo scoppio della guerra, la coalizione Europe for peace promuove mobilitazioni in tutte le città d’Italia. A Milano, Acli, Azione cattolica, Comunità di Sant’Egidio, Caritas, Cgil Cisl e Uil, Anpi, Aned, Libera ed Emergency danno appuntamento venerdì 24 febbraio dalle 17 in piazza Santo Stefano “per chiedere che tacciano le armi e cominci un serio negoziato di pace”. “Ci uniamo all’appello dell’arcivescovo Delpini in occasione della Quaresima – spiega Andrea Villa, presidente delle Acli milanesi illustrando la manifestazione – per affermare che ‘noi vogliamo la pace. I popoli vogliono la pace. I poveri vogliono la pace. I cristiani vogliono la pace. I fedeli di ogni religione vogliono la pace. E la pace non c’è’”.

“Con il presidio di venerdì vogliamo esprimere solidarietà alla popolazione ucraina – prosegue Villa – e a tutte le persone che si trovano oggi a vivere la tragedia della guerra. Dare voce al grido di dolore, alla richiesta di non essere dimenticati, al desiderio di libertà e di giustizia di ogni popolazione e minoranza oppressa. Sappiamo infatti che una pace vera si costruisce solo nel pieno rispetto della libertà dell’altro e rimuovendo le cause di sofferenza e ingiustizia”.
Una pace duratura “si costruisce con il contributo dell’intera comunità internazionale e per questo motivo venerdì sera tutte le associazioni saranno in piazza per chiedere al Governo italiano e all’Unione europea di essere costruttori instancabili di occasioni di dialogo e di ricomposizione delle controversie internazionali”.
La manifestazione si aprirà alle 17 con letture e musiche di vari artisti, alle 18 interverrà Gianfranco Pagliarulo, rappresentante di Europe for peace. Seguirà dalle 18.30 una veglia di preghiera per la pace.

 

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Diocesi

In diocesi, una serie di incontri su La passione per l’evangelizzazione

24 Feb 2023

“Evangelizzare: c’è una passione che ti coinvolge tutto: la mente, il cuore, le mani, andare … tutto, tutta la persona è coinvolta con questo di proclamare il Vangelo, e per questo parliamo di passione di evangelizzare”: così papa Francesco parla dei discepoli che accolgono e trasmettono il messaggio del Vangelo.

L’ufficio catechistico diocesano, in continuità con lo stile suggerito dall’arcivescovo Santoro a San Giovanni Rotondo, e dando seguito al convegno di ottobre e agli incontri tenuti nelle vicarie, propone un itinerario di formazione nelle parrocchie, per trovare gli stili e le parole più adatti a svolgere il compito importante della catechesi al giorno d’oggi.

Il programma del laboratorio Formazione Catechisti 2023 prevede:

  • Primo incontro: La passione per l’evangelizzazione. coinvolgere tutta la propria esistenza nella grande opera della fede.
  • Secondo incontro: Essere attenti a cogliere i segni dei tempi nella nostra epoca: individuare le potenzialità, i desideri, gli ostacoli che si incontrano nella cultura attuale e comunicare senza timore la risposta che offre la fede in Dio. Laboratorio.

Si cercheranno insieme percorsi concreti per rispondere alle esigenze dei catechisti secondo quello stile sinodale che deve caratterizzare il lavoro della nostra chiesa.

Orari e date saranno pubblicate nella sezione Calendario del nostro sito www.catechesi.diocesi.taranto.it

L’augurio migliore all’inizio di questo percorso lo prendiamo dalle parole del nostro papa Francesco che da gennaio sta tenendo le catechesi del mercoledì sul tema della passione per l’evangelizzazione:

“Vado con semplicità. Ecco come si annuncia: mostrando Gesù più che parlando di Gesù”.

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Sport

Claudia De Bartolomeo: “Siamo un diesel, e non ci vogliamo fermare”

Il sorriso della guerriera - foto G. Leva
23 Feb 2023

di Paolo Arrivo

Una giocatrice molto veloce, che ricorda in parte Alessandra Viesti, o meglio Speedy, come viene soprannominata affettuosamente dalla tifoseria più giovane. Lei è dotata anche di cattiveria agonistica e di fisicità. A ben guardarla, la playmaker tarantina (classe 1999) pare essere l’emblema di una generazione cazzuta che quello che vuole se lo sa andare a conquistare: Claudia De Bartolomeo è l’anima rock del gruppo Nuova Orizzonti basket Taranto. Che sconfiggendo la Pink basket Bari in casa ha conquistato la vetta solitaria della classifica al termine della giornata del recupero infrasettimanale. Un’affermazione netta (62-41), fa il paio con il successo di domenica scorsa, anche nella modalità con cui è maturata, dopo un avvio complicato. “Noi siamo un po’ così: come un diesel. Ce lo dice anche il nostro allenatore – dichiara Claudia De Bartolomeo al nostro giornale, nel post gara – pian piano ci riscaldiamo, prendiamo fiducia, poi le cose iniziano a girare. È andata così anche oggi. Abbiamo cominciato male, con un brutto parziale; quando ci siamo riprese e andate sopra nel punteggio sapevamo che sarebbe stata una battaglia: dovevamo staccarle subito perché loro sono una squadra tosta che se rimane in partita ti può mettere in difficoltà, come è successo nella gara d’andata”.

Cosa rappresenta la conquista dei playoff?

“Sì, adesso ci siamo dentro automaticamente. È un risultato importante, ma il nostro obiettivo è finire primi: vogliamo vincere a San Pancrazio e a Trani, per poi giocare qui le gare contro quella che sarà la nostra avversaria”.

Il tour de force continua. Che partita vi aspetta sabato?

“Non ci dobbiamo assolutamente deconcentrare. San Pancrazio viene da qualche sconfitta, ma è una squadra comunque agguerrita con gente di esperienza. Dovremo andare lì per disputare un’altra battaglia. La seconda della serie in cui siamo impegnate”.

Soddisfatta della tua prestazione?

“Sì. Purtroppo vengo da un problema fisico che non sono riuscita ancora a mettermi del tutto alle spalle. Pian piano però sto guadagnando minuti, fiducia, sono contenta. Al di là della mia prestazione, sono contentissima della mia squadra. E anche quando sono in panchina cerco di dare il mio contributo nell’incitare le compagne. Abbiamo fatto una grande partita, vinta con un buon scarto: così l’avevamo preparata, consapevoli che soffrendo sappiamo tirare fuori il meglio”.

Un bilancio della stagione sinora disputata?

“In generale sta andando bene. Ero fuori nelle prime tre gare, ho ripreso e mi sto sciogliendo poco alla volta. Sicuramente posso fare di più. Ma sono soddisfatta, anche di questa gara”.

Una volta hai confidato che tra i tuoi difetti c’è la propensione, in difesa, a rubare la palla all’avversario, anziché stare giù sulle gambe. Confermi?

“In questo sono migliorata! Anche oggi un falletto l’ho fatto, proprio per cercare di rubare palla. Il coach mi dice: stai davanti, non cercare, non farti battere. Quello è il lavoro difensivo principale. Spero di esserci riuscita stasera e sono molto soddisfatta”.

Infatti sei stata tra le protagoniste: eri in campo quando la squadra ha svoltato, preso il largo, alla fine del terzo parziale…

“Sì, ero bella carica. Come le mie compagne: avevamo voglia di riscattare la gara dell’andata. Sono molto contenta: adesso (ieri per chi legge, ndr) si va a festeggiare con la squadra”.

 

Fotogallery by Giuseppe Leva

 

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Ricorrenze

Mons. Pezzi (vescovo di Mosca): “La pace non va preparata con le armi ma con la conversione dei cuori”

foto Ansa/Sir
23 Feb 2023

di Maria Chiara Biagioni

“È triste dover ‘celebrare’ questi anniversari. È triste perché il cambiamento che certamente c’è stato, non va nella direzione che già Romano Guardini suggeriva e cioè quella di incrementare la civiltà della verità e dell’amore. Non mi sembra che in questo anno abbiamo fatto grandi passi in questa direzione”. Esordisce così, con queste parole cariche di dolore, mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi russi, al quale abbiamo chiesto una riflessione sull’anniversario dell’inizio – il 24 febbraio 2022 – della guerra in Ucraina, che quest’anno coincide con l’inizio del tempo di Quaresima.

Ad un anno di inutili tentativi diplomatici, la parola – anche in questi giorni – è sempre più spesso quelle delle armi. Quale via, se c’è, occorre percorrere per dare una chance alla pace?
La via delle armi purtroppo è quella più consona al cuore malato di odio, di rivendicazione, di pretesa, di potere. E questo cuore deve essere liberato, deve essere sanato. Quindi la via da percorrere perché possa esserci una chance per la pace è innanzitutto quella di riconoscere la propria umanità e la propria inclinazione al male non necessariamente come un segno di debolezza ma al contrario come il riconoscimento che da soli e puntando solo su noi stessi non facciamo che allargare il male mentre invece rivolgendoci a Colui che ha vinto il Male, possiamo realmente costruire qualcosa di buono per tutti.

Cosa chiede ai leader politici? Ai presidenti dell’Ucraina e della Federazione russa ma anche alla Unione europea?
Penso sia necessario aggiungere anche i leader degli Stati Uniti dato il forte coinvolgimento. Direi che occorre riscoprire le proprie radici ebraico cristiane. Dobbiamo tornare a dare spazio a Dio nella nostra vita quotidiana. Chissà che in questo tempo di Quaresima che cominciamo, non ci sia la possibilità di comprendere che la Croce non è uno scandalo, che l’apparente sconfitta è in realtà una vittoria per tutta l’umanità, che la pace non va preparata con le armi ma va preparata con la conversione dei cuori.

Quale ruolo, in questo anno di guerra, hanno avuto il papa e la diplomazia vaticana?
Il ruolo del papa e della diplomazia vaticana sono enormi non solo su un piano spirituale ma anche su un piano storico. Per una semplice ragione: oggi il papa e il Vaticano sono l’unica realtà credibile, soprattutto nei conflitti. Lo abbiamo già visto, in Medio Oriente, in Africa, anche in Asia. E quindi questo ruolo è decisivo.

A questo va aggiunto che c’è una stima verso il papa e la diplomazia vaticana il cui impegno non è visto come una forma di scaltrezza ma come una sincerità volta a raggiungere degli scopi, in questo caso, la pace, che almeno nella convinzione di Francesco, è un bene per tutti.

Ma lei ci crede nella pace?
Sì, io ci credo! Ogni giorno quando celebro la messa mi colpisce che nel ricordo della pace, sono chiamato a credere nella pace, ma soprattutto sono chiamato a riconoscere questa pace già presente in Cristo crocifisso e risorto. Gesù dice: vi do la mia pace. Non la pace del mondo. Io credo in questa pace, nella pace che non può dare un uomo perché è l’uomo che deve essere pacificato ma nella pace che può dare Gesù, che è il pacificatore.

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Francesco

Papa Francesco alla messa delle Ceneri: “Dobbiamo ritornare all’essenziale”

foto Vatican media/Sir
23 Feb 2023

“La Quaresima è il tempo favorevole per ritornare all’essenziale, per spogliarci di ciò che ci appesantisce, per riconciliarci con Dio, per ravvivare il fuoco dello Spirito santo che abita nascosto tra le ceneri della nostra fragile umanità”: lo ha detto papa Francesco, nell’omelia della messa per le Ceneri, presieduta nella basilica di Santa Sabina. “Ritornare alla verità di noi stessi e ritornare a Dio e ai fratelli”: sono questi, per Francesco, i due inviti da raccogliere in questo tempo liturgico. “Le ceneri ci ricordano chi siamo e da dove veniamo, ci riconducono alla verità fondamentale della vita: soltanto il Signore è Dio e noi siamo opera delle sue mani”, ha sottolineato il papa: “Noi abbiamo la vita mentre Lui è la vita. È lui il Creatore, mentre noi siamo fragile argilla che dalle sue mani viene plasmata. Noi veniamo dalla terra e abbiamo bisogno del Cielo, di lui; con Dio risorgeremo dalle nostre ceneri, ma senza di lui siamo polvere. Mentre con umiltà chiniamo il capo per ricevere le ceneri, riportiamo allora alla memoria del cuore questa verità: siamo del Signore, apparteniamo a lui. Esistiamo, cioè, perché lui ha soffiato il respiro della vita in noi. E, come Padre tenero e misericordioso, vive anche lui la Quaresima, perché ci desidera, ci attende, aspetta il nostro ritorno. E sempre ci incoraggia a non disperare, anche quando cadiamo nella polvere della nostra fragilità e del nostro peccato”.

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Emergenze sociali

La carità, come la solidarietà, non è disgiunta dalla lotta alle disuguaglianze

foto diocesi di Prato
23 Feb 2023

di Paolo Bustaffa

“Anche la Chiesa cattolica che è accogliente nei confronti degli stranieri, lo fa per una questione di buon cuore. È un errore, si tratta di esigenze vitali del Paese, è questione di sviluppo organico della società”. Franco Ferrarotti, sociologo, 97 anni, è intervenuto nei giorni scorsi nel dibattito sul razzismo in Italia. Il suo accenno al “buon cuore” arriva in un mondo, vicino e lontano, sconvolto dalla crudeltà.
C’è una parte mancante nella valutazione del sociologo: il “buon cuore” nella vita e nella visione del cristiano e dell’uomo pensante richiama il ruolo della coscienza. La carità, come la solidarietà, non può fare a meno della lotta alle disuguaglianze, non può rinunciare alla difesa e alla tutela della dignità della persona.
Cosa vuol dire il sociologo con l’affermazione che “l’Italia ha un estremo bisogno di manodopera straniera” perché “siamo un popolo senescente”? Se si vedesse nell’immigrazione solo una risorsa senza volto per risolvere i problemi economici e sociali non si compirebbe un’ulteriore offesa alla persona?
Il cuore non batte per sé stesso, fa circolare il sangue nel corpo rendendolo vivo e attivo.
C’è una dottrina sociale della Chiesa, c’è un magistero di papa Francesco, ci sono pensieri e azioni di laici a confermarlo. La carità si svuota se non è unita al coraggio di prendere la parola per denunciare disuguaglianze, disattenzioni e chiusure, se non ritiene importante educarsi ed educare al bene comune, se si esonera dal costruire un rapporto critico e responsabile con la politica.
La carità dice che la collaborazione con le istituzioni non basta, occorre che diventi corresponsabilità e c’è corresponsabilità se i cittadini partecipano ai progetti e alle scelte, se verificano l’attività istituzionale alla luce dei principi fondamentali della Costituzione.
Questo è il passo necessario per vincere la sfiducia e lo scoramento che alimentano l’astensionismo e l’indifferenza, due voraci tarli della democrazia.
Il “buon cuore”, cioè l’umano, può dunque aprire un capitolo nuovo della storia, può ridare vita al pensiero politico, può fare della politica una forma alta ed esigente di carità, può esigere ad alta voce l’attuazione dei diritti della persona e della casa che abita.
Anche in un tempo di debolezza culturale il “buon cuore”, che nulla ha a che fare con il buonismo autoconsolatorio, fa scorrere nelle venne del corpo sociale la passione per l’uomo.
E’ vero, questo percorso non è nel campo di osservazione del sociologo ma al sociologo dice che il “buon cuore” della Chiesa anche nell’accoglienza degli stranieri non è un errore.

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Cei

Card. Zuppi nell’anniversario dell’inizio del conflitto: “Si intensifichi la spinta verso il dialogo”

foto Siciliani-Gennari/Sir
23 Feb 2023

“Speriamo che si intensifichi la spinta verso il dialogo”. È l’auspicio espresso dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina. “Occorre cominciare almeno un dialogo esplorativo”, ha spiegato il cardinale a margine della cerimonia di inaugurazione dell’Università Roma Tre, “altrimenti il rischio del nucleare diventa incombente. Speriamo che la diplomazia e le istituzioni percorrano la via, non facile, del dialogo”. “Il dialogo non è mai cancellare le responsabilità”, ha puntualizzato Zuppi: “C’è bisogno di pace e di giustizia, noi lavoriamo per questo”. “Se pensiamo che il dialogo e il cessate il fuoco significhino annullare le responsabilità, non c’è altro che la guerra”, il monito del presidente della Cei: “La pace è sempre possibile, è difficile ma possibile. Non c’è vita senza la pace e la guerra mette in discussione tutto. La via del dialogo e della pacificazione è possibile per tutti: dobbiamo essere artigiani di pace e architetti di pace. Se diventiamo più artigiani di pace, ci saranno anche più costruttori di pace”.

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Catechesi

I vescovi pugliesi introducono ‘Le linee comuni per il catecumenato in Puglia’

Pubblicato un Sussidio della Conferenza episcopale pugliese

23 Feb 2023

di Paolo Simonetti

“Anche oggi la Chiesa è chiamata a osare, a prendere l’iniziativa di annunciare a tutti che Gesù è il Signore della vita. È invitata, inoltre, a coinvolgersi nelle vicende storiche di persone concrete che accompagna con pazienza e carità per rileggersi alla luce della Parola di Dio e, così, sperimentare nella sua misericordia sanante la forza dello Spirito che rinnova tutto e tutti”: così i vescovi di Puglia introducono il testo “Linee comuni per il catecumenato in Puglia”, frutto di un lavoro a lungo condiviso e di prassi già consolidate e che ora diventa uno strumento a disposizione delle diocesi per la pastorale del Primo annuncio.

Durante l’incontro della Commissione regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi del sabato 18 febbraio scorso, organizzato da don Francesco Nigro, coordinatore della stessa commissione, si sono delineati i punti di forza di questo nuovo strumento offerto alle chiese di Puglia.

La mattinata si è svolta a Molfetta nella sede del Pontificio seminario regionale “Pio XI” e vi hanno preso parte alcuni vescovi di Puglia, tra cui monsignor Donato Negro, arcivescovo di Otranto e presidente della Conferenza episcopale pugliese, monsignor Domenico Caliandro, arcivescovo emerito di Brindisi Ostuni e presidente della Commissione per la dottrina della fede della stessa Cep. Erano presenti anche i direttori degli uffici catechistici diocesani con le loro equipe.

Nella stessa mattinata, monsignor Valentino Bulgarelli, direttore dell’ufficio catechistico nazionale, dopo aver espresso il plauso della Conferenza episcopale italiana per l’originalità della proposta pugliese, ha affermato che il catecumenato è un dono prezioso: alcune persone si convertono, chiedono di entrare nell’esperienza di vita cristiana. Questa apertura dell’umano a Dio, però, si stenta a riconoscerla come un segno. Occorre una nuova attenzione alle situazioni che oggi ci interpellano, mettendo a frutto la lunga tradizione di accoglienza della puglia e la ricchezza di vita delle nostre comunità.

Il testo “Linee comuni per il catecumenato in Puglia”, è pensato come uno strumento a disposizione delle parrocchie, contiene infatti alcune informazioni generali sui soggetti implicati, gli obiettivi delle varie tappe del cammino iniziatico e la durata del percorso. Segue una presentazione del percorso che prevede: l’Annuncio, con alcune indicazioni e suggerimenti per la catechesi, sia nel metodo, nella didattica che nei contenuti; le Celebrazioni previste per questa tappa e la Fraternità e servizio, con alcune attenzioni pastorali alla cura della vita fraterna e all’inserimento nella vita comunitaria.

Sono proposte anche alcune indicazioni riguardanti coloro che devono completare il cammino iniziatico in età adulta o in età di catechismo, i battezzati in altre Chiese o comunità ecclesiali che chiedono di essere ammessi nella Chiesa cattolica, infine coloro che hanno chiesto di essere “sbattezzati”, ossia di uscire dalla piena comunione ecclesiale e che successivamente chiedono di essere riammessi. È anche offerto uno schema sintetico con alcune attenzioni pedagogiche per i catecumeni che provengono da altre esperienze religiose e un quadro sintetico di tutto l’itinerario.

In appendice sono allegati alcuni “Moduli” dei documenti da compilare per le varie fasi di passaggio del cammino dei catecumeni, così da poter uniformare in tutta la Regione i moduli e avere, così, delle linee comuni.

Il testo sarà consegnato a tutte le parrocchie di Puglia

 

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Lavoro

Il nuovo decreto salva Ilva passa al Senato ma viene reintrodotto lo “scudo penale”

22 Feb 2023

di Silvano Trevisani

Alla fine, lo scudo penale per gli amministratori dell’Ilva è stato varato dal Governo. L’impegno che in merito aveva assunto il ministro Adolfo Urso è quindi vanificato a tutto vantaggio di chi avrà mano libera nella gestione dello stabilimento siderurgico, senza rispondere dei danni alla salute e all’ambiente che produrrà.

Il Senato ha approvato il decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2 che introduce “Misure urgenti per gli impianti di interesse strategico nazionale” con 78 voti favorevoli, 57 contrari e 7 astenuti. Il provvedimento passa alla Camera per l’approvazione definitiva e va convertito in legge entro il 6 marzo ed è difficile pensare che possa subire cambiamenti a meno che non intervengano novità significative per ora da escludere. Varato lo scorso 5 gennaio, il provvedimento permette di trasferire 680 milioni ad Acciaierie d’Italia, in forma di prestito ponte che sarà utilizzato per coprire i debiti, soprattutto nei confronti delle aziende energetiche, ed evitare di portare i libri in tribunale, oltre a sostegni a favore di altre aziende strategiche. Viene quindi instaurato una sorta di scudo che impedirà, da parte dell’autorità giudiziaria, sanzioni interdittive che mettano in discussione la “continuità dell’attività” degli stabilimenti considerati di interesse strategico nazionale.

“Viene escluso – ha spiegato il relatore senatore Pogliese – che le sanzioni interdittive relative alla responsabilità dell’ente siano applicate qualora esse pregiudichino la continuità dell’attività svolta in stabilimenti industriali, o in parti di essi, dichiarati di interesse strategico nazionale e l’ente abbia eliminato le carenze organizzative alle quali è conseguito il reato mediante l’adozione e l’attuazione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi”.

Ma dall’opposizione si sono levate voci polemiche, di tutt’altro tenore. “Ci troviamo a discutere di un provvedimento che è del tutto inadeguato – ha dichiarato il senatore Martella del Pd – Perché non muove dalla comprensione di una realtà, quella di Taranto, che da anni vive una situazione drammatica e perché è privo di una strategia nazionale per il nostro Paese”.

Per il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S “è un provvedimento pericoloso. Con il ripristino dello scudo penale si reintroduce l’autorizzazione a mettere a rischio la salute dei cittadini in violazione del diritto alla vita e alla sicurezza sociale. Si priva la magistratura e le istituzioni stesse di quegli strumenti necessari per impedire che impianti dannosi per la salute e l’ambiente possano continuare a inquinare sollevando tutti da ogni responsabilità”.

Insomma, siamo ancora in presenza della netta contrapposizione tra produzione e ambiente, lavoro e diritto alla salute, che non trovano, in questo provvedimento, un adeguato equilibrio.

Intanto, sul fronte dell’impegno del governo a sottoscrivere un accordo di programma con il Comune, si registra la positiva valutazione del sindaco Melucci che, dopo aver incontrato il ministro Urso, ha dichiarato: “Bene la road map del Mimit, accordo di programma sull’ex Ilva e Tecnopolo del Mediterraneo, si parte”, affermando di aver “trovato il signor ministro molto consapevole e seriamente al lavoro sui nostri dossier, nonostante la loro intrinseca complessità e le tante urgenze del Paese, questo mi conforta davvero”. Ma, anche su questo, è tutto da verificare. Il Tecnopolo è già finanziato ma la sua realizzazione e la realizzazione dei progetti per lo “sviluppo alternativo e sostenibile per l’area di crisi industriale di Taranto” sono tutti da scrivere, come ci insegnano i vari piani di reindustrializzazione che tra gli anni Ottanta e gli anni Dieci hanno seminato solo sogni.

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Diocesi

Il magnifico rettore della Lumsa, Francesco Bonini, a Taranto per il Graduation Day

foto G. Leva
22 Feb 2023

«La Lumsa è un’università che ha qualcosa da dire. Avere qualcosa da dire significa non accontentarsi del mainstream, ma  riuscire a portare qualcosa di nuovo nelle professioni. L’Università può dire qualcosa attraverso i propri studenti, attraverso le proprie ricerche, attraverso il proprio interagire con la società. Non è un qualcosa da dire di tipo ideologico, ma è un qualcosa da dire interagendo con il presente e con il futuro delle nostre società». Il magnifico rettore della Lumsa, Francesco Bonini, a Taranto per il Graduation Day, ha sottolineato così il carattere peculiare di una realtà accademica che mette al centro la persona e che è in continuo dialogo con la società.
foto G. Leva

Alla manifestazione, che ha visto protagonisti i laureati in Scienze del servizio sociale e No profit (L39) e in Programmazione e direzione delle politiche dei servizi sociali (LM87), hanno partecipato anche l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, il professor don Antonio Panico, coordinatore delle attività didattiche e di ricerca, don Giuseppe Carrieri, presidente del CdA dell’Edas, monsignor Emanuele Tagliente, già presidente del cda dello stesso ente diocesano, la professoressa Marinella Sibilla coordinatrice del tirocinio professionale. Presenti a livello istituzionale: in rappresentanza del presidente della Regione Michele Emiliano, il suo consigliere per l’attuazione del Piano Taranto Mino Borraccino, e in rappresentanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, l’assessore ai Lavori pubblici Mattia Giorno.

«Insieme alla vostra professionalità, basata su solide basi scientifiche, – ha detto il vescovo rivolgendosi ai neo dottori – si compie la vostra vocazione. Un assistente sociale sui suoi rapporti gioca la sua vita, sapendosi fare vicino a chi è nella sofferenza, nella difficoltà. Si costruisce così il bene comune per superare la bolla dell’individualismo».
Don Giuseppe Carrieri ha ringraziato «l’Arcidiocesi che, attraverso l’Edas, offre un’attenzione continua all’Università, gli studenti e i docenti per l’impegno e la passione profusi ogni giorno».
Don Antonio Panico ha ricordato l’impatto positivo che la Lumsa di Taranto ha sul territorio, poiché quasi tutti i laureati, già dopo la triennale, trovano subito occupazione. «La richiesta di assistenti sociali – ha ricordato – è maggiore del numero di professionisti formati dalla nostra università. Per esempio. Quasi tutti gli assistenti sociali del Comune di Taranto – si sono laureati alla Lumsa».
La Lumsa è anche ricerca scientifica. «La collaborazione con il Comune di Taranto – ha spiegato Panico – ha prodotto un’occasione di servizio e crescita per noi e per il nostro territorio con la partecipazione al Progetto Calliope (Casa dell’innovazione per il One Health) che ha lo scopo di creare una struttura che possa fornire risultati di ricerca traslazionale in ambito One Health con l’impegno di disseminarli sia da un punto di vista formativo che di comunicazione pubblica, sfruttando il supporto delle tecnologie emergenti IoT e 5G. Siamo impegnati anche in un altro importante progetto di ricerca ‘Life’ (The Italian System Wide Frailty Network) che ha come capofila l’Istituto Superiore di Sanità.  I risultati di questa iniziativa scientifica saranno particolarmente utili per capire meglio quale sia la situazione socio-sanitaria nel nostro territorio attraverso la creazione di una rete di condivisione ed elaborazione di dati eterogenei nella tipologia (clinici, strumentali, radiomici, socioeconomici e ambientali) e nella derivazione (enti locali, regionali e ospedali ultra-specializzati)». È stata elaborata una proposta di potenziamento e monitoraggio dei servizi alla persona che potrebbe trovare un felice approdo tra i progetti che saranno finanziati con il Programma “Just Transition Fund”. La Lumsa di Taranto è  impegnata anche nella formazione ed attivazione delle Comunità energetiche delle quali si è tanto parlato a partire dalla ultima Settimana sociale.
La cerimonia si è conclusa con la consegna di una borsa di studio da parte della famiglia Basile in memoria dello scomparso figlio Alessandro, studente della Lumsa, alla studentessa più meritevole tra quelle che si sono immatricolate nel corso di laurea magistrale dopo aver concluso la triennale nella stessa sede.

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Teatro

Sabato 25 febbraio, all’auditorium TaTÀ, “Dei figli”: lo sguardo sul presente di Mario Perrotta

22 Feb 2023

Mutazioni genetiche goffe, incerte, malvestite. Per il cartellone “Periferie”, rassegna di teatro, sabato 25 febbraio, alle ore 21 all’auditorium TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, in scena “Dei figli”, uno spettacolo di Mario Perrotta, consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati, aiuto regia Marica Nicola, costumi Sabrina Beretta, luci e scene Mario Perrotta, video Diane, mashup Vanni Crociani e Mario Perrotta, coproduzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Sipario Toscana onlus, La Piccionaia, Permàr, vincitore premio Ubu 2022. Durata 90′. Biglietto 12 euro, ridotto 10 euro (under 30 e over 65).

Info e prenotazioni al numero 366.3473430 attivo anche WhatsApp.

 

“Dei figli” conclude la trilogia “In nome del padre, della madre, dei figli”, provando a ragionare su quella strana generazione allargata di “giovani” tra i 18 e i 45 anni che non ha intenzione di dimettersi dal ruolo di figlio. Non tutti, per fortuna, e non in ogni parte del mondo. Ma in Italia sì, e sono tanti…

«Una casa che è limbo, che è purgatorio, per chiunque vi passi ad abitare. Vite in transito che sostano il tempo necessario – un giorno o anche una vita – pagano un affitto irrisorio e in nero e questo li lascia liberi di scegliere quanto stare, quando andare. Solo uno sosta lì da sempre: Gaetano, il titolare dell’affitto. Al momento, le vite in casa sono quattro. Vediamo tutti gli ambienti come se i muri fossero trasparenti», annota l’attore, regista e drammaturgo leccese.

«Una delle grandi mutazioni antropologiche del nostro tempo riguarda la cronicizzazione dell’adolescenza. Quando questo accade in primo piano è la difficoltà del figlio di accettare la separazione dai genitori per riconoscersi e viversi come adulto. Il nuovo spettacolo di Mario Perrotta indaga queste e altre sfumature dell’esser figlio sine die, senza però dimenticare la forza, lo splendore e l’audacia straordinaria della giovinezza», afferma Massimo Recalcati, noto psicanalista milanese, nonché interlocutore principale di Mario Perrotta per questo progetto.

La scena è una casa, fluida come le vite che vi abitano. Le uniche certezze sono quattro monitor di design, bianchi, come enormi smartphone. Su ognuno di essi stanziano, incombenti, le famiglie di origine degli abitanti: genitori, sorelle, cugini… Mario Perrotta intreccia nel suo lavoro (premio Ubu 2022 miglior nuovo testo/scrittura drammaturgica) i vissuti di tredici personaggi per una trama amaramente comica, un avvitamento senza fine di esistenze a rischio, imbrigliate come sono nel riflettere su sé stesse. Sul palco, con Perrotta, Luigi Bignone, Dalila Cozzolino, Matteo Ippolito, in video Arturo Cirillo, Alessandro Mor, Marta Pizzigallo, Paola Roscioli, Maria Grazia Solano e in audio Saverio La Ruina, Marica Nicolai, Paola Roscioli, Maria Grazia Solano.

nota biografica di Mario Perrotta

Autore, attore e regista teatrale leccese. È considerato una delle voci più significative del panorama teatrale italiano. Il suo percorso artistico è da sempre incentrato su drammaturgie originali e progetti artistici articolati che nascono dall’urgenza di indagare la contemporaneità. Già fondatore nel 1993 del Teatro dell’Argine, nel 2015 inaugura il suo nuovo percorso fondando Permàr – Compagnia Mario Perrotta. Le sue drammaturgie dal forte impatto civile, da lui stesso dirette e interpretate in Italia, sono tradotte e messe in scena anche all’estero in diverse lingue e in contesti importanti. Tra i riconoscimenti: quattro premi Ubu nel 2011, 2013, 2015 e 2022, due premi Hystrio nel 2008 e 2014, un premio della Critica nel 2015 e un premio come migliore drammaturgia straniera (la versione inglese del primo capitolo del progetto “Un bès. Antonio Ligabue”) al New York Solo Festival nel 2018).

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