Rigenerazione ecologica

Un “agnostico pio” e un arcivescovo in dialogo a Taranto sulle orme di papa Francesco

22 Feb 2023

di Elena Modio

Papa Francesco aleggiava nel Salone degli specchi di Palazzo di città durante l’incontro tra Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, e monsignor Filippo Santoro, già presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e animatore della Settimana sociale dei cattolici svoltasi a Taranto sul tema “Il Pianeta che speriamo”. Presente all’incontro moderato dall’assessora all’ambiente Laura di Santo, il vicesindaco Fabrizio Manzulli. Ecologia integrale, transizione ecologica, produzione sostenibile, cibo equo e solidale sono alcuni dei temi che sono stati toccati nel dialogo ispirato ai contenuti dell’ultimo libro di Petrini “TerraFutura” (Giunti – Slow Food Editore, 2020).

“Carlin” come Petrini è noto ai più ha raccontato il suo “strano” incontro con Papa Francesco: “Io pensavo di tutto meno che diventare amico di un Papa, mi chiamò lui che conosceva la realtà di Terra Madre e mi ringraziò per il lavoro svolto. Fu una lunga telefonata, abbiamo affrontato tematiche che riguardano l’economia della sussistenza che è stata vilipesa per quella dell’accumulo. Lui è di origini piemontesi, io sono piemontese, ci siamo raccontati aneddoti sulle nostre nonne, la mia diceva che “nel sudario non ci sono le tasche”, sua nonna veniva dalle Langhe, era una cuoca che teneva aperta la sua trattoria solo a mezzogiorno, “Non voglio essere la più ricca del camposanto” diceva. Non è una battuta, quando chiudeva faceva altro, erano due donne sagge. Impostare la vita nel loro stesso modo sarebbe un segno concreto di una rigenerazione dell’economia”. Petrini ha continuato raccontando della sua conversazione con Francesco: “Posso parlare di mia nonna? Gli chiesi. Era cattolica sabauda, a inizio del ‘900 sposa un macchinista ferroviere tra i fondatori del Pci; mia nonna ha continuato a frequentare la Chiesa ma nel ‘48 ci sono le elezioni e il Papa scomunica i comunisti. Mia madre va come sempre a confessarsi e il prete le chiede: “Cosa vota?” – e lei – “Comunista!” – e lui – Sa che l’assoluzione non posso darla?” – e mia madre – “E se la tenga”. il Papa rise dicendo che racconti simili ci sono anche nel Vangelo e che tanta gente dichiara essere credente senza esserlo davvero. Da qui nacque questo rapporto, dalla sapienza contadina che abbiamo condiviso. Arriva quindi l’enciclica, è sotto embargo, le Paoline mi chiedono la prefazione, convoco i tre parroci della mia città e la leggiamo e loro saltano: è un documento straordinario che inizialmente non è stato capito né dai laici né dai cattolici, lui è di un’onestà straordinaria. Mi raccontò che alla Conferenza di Aparecida i vescovi parlavano di ambiente e lui non capiva, dice che il suo è stato un percorso di riconversione, di adesione al grande dramma della Terra. I tempi della politica sono lenti e il disastro è immanente, la Cop di Parigi non ha prodotto alcun passo avanti e il cambiamento climatico genera disastri umanitari grandi. Cosa dobbiamo fare? Preso atto dell’insensibilità politica rafforzata dalla guerra, la società civile deve prendere iniziative virtuose che possano cambiare le cose.

Ho conosciuto Filippo Santoro al Sinodo a cui Francesco mi invitò, gli dissi “lo sa che io sono agnostico”, “Sì ma agnostico pio perché prova pietas per il Creato” rispose lui. Arrivo e trovo gli indigeni che ballavano con i vescovi, vedere la ricchezza della comunità dei vescovi schierati a difesa degli indigeni e dell’ambiente fu sorprendente e incoraggiante. Tre mesi dopo arrivò la pandemia grave a cui l’Amazzonia e il Brasile hanno pagato un prezzo altissimo per la negligenza della politica. Al Sinodo sull’Amazzonia, che è il polmone del mondo, ho vissuto una sensibilità culturale e spirituale mai vista, le donne partecipanti ponevano tutte la questione femminile concludendo i loro interventi con la frase “Le donne Santo Padre, ora”. Quando si pensa agli indigeni si è portati a usare degli stereotipi, lì sul palco salì una donna indigena professoressa di paleontologia che ringrazio il Papa per aver dato dignità alla loro religione ancestrale. Importante la foresta, il grande fiume, ma voglio ricordare a noi che quando veniamo al mondo la prima cosa che vediamo è la vagina di una donna. Non vedo la stessa vitalità della politica in questo Paese in nessun mondo. C’è una questione di merito, il Papa chiede alla Chiesa di organizzarsi così, con il Sinodo, con un metodo che diventa sostanza: da “agnostico pio” ho apprezzato molto. Filippo mi ha invitato a Taranto per la Settimana sociale che è stata una bomba, in cui si è ribadita la buona pratica delle comunità energetiche perché diventi propedeutica per il cambiamento climatico, e questo non lo ha chiesto la politica. Concludo dicendo che è arrivato il tempo di cambiare il sistema alimentare globale che crea disastri e fame, un miliardo e mezzo di tonnellate di cibo si butta, per produrlo si usano 200 milioni di ettari di terra fertile e una quantità enorme di acqua, acqua che ormai scarseggia ovunque, bisogna cambiare. Vorrei condividere un metodo con la società civile e la Cei: se mettiamo in essere una dichiarazione con impegni assunti e tempi di attuazione e la promuoviamo ci facciamo promotori di un nuovo modo di far politica: uno, io mi impegno a favorire cibi locali e stagionali; due, ridurre le proteine animali, il mondo lo cambi con la gioia non con le restrizioni; quanto incide il consumo di carne in produzione di co2 e acqua? E dobbiamo scegliere noi, non gli africani che consumano 5 kg di carne pro capite all’anno; tre, ridurre i cibi processati; quattro, ridurre lo spreco. aprite il frigo e vedete cosa abbiamo…; cinque, non sprechiamo acqua. Se coinvolgessimo 1 o 2 milioni di italiani che succederebbe? La politica, quella lenta, dovrebbe agire per forza. C’è un elemento positivo, i giovani sono sensibili a questo. Sono contento perché ho visto uno spaccato di questa città che mi ha scaldato il cuore: ero condizionato dall’immagine di Taranto, ma vedere la qualità del mare, questo è un tesoro, realtà virtuosa che dobbiamo incrementare: lavoro, storia, immagine. tante microeconomie generarono una grande economia, la rivoluzione ecologica durerà anni, forse secoli, le risorse del pianeta sono finite e siamo portati a rivedere il nostro modo di stare al mondo con elementi innovativi, partendo da quelli individuali, lo dice la Laudato si’. Ho conosciuto una realtà da portare ad esempio, la rigenerazione non si ferma, amministrazione comunale, Capitaneria di porto, miticultori, insieme, questa è la strada giusta” ha concluso Petrini.

Monsignor Santoro è stato contento di partecipare a questo dialogo: “Avevo chiamato Carlin per la Settimana sociale ma lui aveva degli altri impegni, voi l’avete fatto: bravi! Lui cambia l’immagine di Taranto, ce la possiamo fare. Al Sinodo dell’Amazzonia ero nella Commissione presieduta da Bergoglio, e ho conosciuto Carlo la cui sensibilità coincide con la sensibilità con l’Enciclica, c’è una pietas, una passione, c’è amore, come quello del Signore che ci vuole bene. Nel ‘92 alla Conferenza di Rio a cui partecipai, già si affrontavano questi problemi. Condivido, i cambiamenti partono dalle piccole cose ma qui a Taranto si sta realizzando un punto di svolta, ora c’è una sinergia, una collaborazione. Appena insediato convocai delle assemblee in città vecchia, con le famiglie, per sentire loro, quando si parlava solo di hotel a 4 o 5 stelle, l’ascolto, di lì siamo partiti, dalle esigenze del quotidiano che ci manifestavano le persone. Si può ben sperare, ci vuol tempo ma un’alternativa deve partire, oltre il ciclo carbone che tanto ci ha nuociuto. Alla 49ma Settimana di Taranto c’erano 1000 partecipanti, un terzo di ecclesiastici, 300 giovani e 300 donne, un percorso fruttuoso per una Chiesa chiamata alla prova della sinodalità tutto ispirato dalla Laudato si’. Serve l’impegno concreto di ognuno e la speranza cristiana si è manifestata tramite i giovani con un manifesto intergenerazionale, piste di impegno, il cambiamento di vita come dono e rapporto di cura con la natura.

Abbiamo fissato punti pratici e concreti: le comunità energetiche, in Italia ci sono 25.610 parrocchie, se diventassero comunità energetiche insieme ai cittadini producer riduciamo sensibilmente le emissioni di CO2. Noi la proposta l’abbiamo fatta, non corre ma comincia a camminare. Ancora, impegnarsi a sottoscrivere investimenti esclusivamente carbon free e promuovere il consumo di prodotti agricoli caporalato free. Serve un’alleanza intergenerazionale a partire dal catechismo bisogna mettere l’ecologia al centro.

Il vicesindaco Fabrizio Manzulli ha chiuso il dialogo coordinato dall’assessora all’Ambiente Laura di Santo: “A Terra Madre abbiamo supportato i mitilicultori tarantini, il nostro Piano “ecosistema Taranto” va nel senso che abbiamo fin qui ascoltato, sono emozionato per la presenza di Carlin Petrini e dell’arcivescovo Santoro che sono stati fonte di ispirazione per la forte attenzione alle criticità; Ecosistema Taranto nasce per definire un perimetro, un futuro diventato presente, fondato sull’attivismo dei propri cittadini volano del cambiamento che è culturale che serve più di tutto: Per anni altri hanno definito un futuro che non volevamo. I mitilicultori sono stati i protagonisti del percorso cambiamento culturale, anche Taranto avrà la sua food policy, rete conosciuta a Terra Madre. Vogliamo determinare il nostro futuro, anche facendo tornare i nostri giovani, oggi Taranto vuole essere simbolo positivo del cambiamento così come lo siamo stati in negativo, vedo comunità di intenti.

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Udienza generale

Papa Francesco all’udienza del mercoledì: “Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria”

Il pontefice, a un anno dalla guerra in Ucraina, ha ricordato il “triste anniversario” di “una guerra assurda e crudele” e ha rivolto un appello per la fine del conflitto, il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati di pace

foto Vatican media/Sir
22 Feb 2023

“Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria”: si è concluso così l’appello per la pace in Ucraina, lanciato da papa Francesco al termine dell’udienza di oggi, pronunciata in aula Paolo VI e dedicata allo zelo apostolico. “Dopodomani, 24 febbraio, si compirà un anno dall’invasione dell’Ucraina, un anno dall’inizio di questa guerra assurda e crudele. Un triste anniversario – ha detto il papa prima dei saluti in lingua italiana -. Il bilancio di morti e feriti, profughi, sfollati, distruzioni, danni economici e sociali parla da sé. Potrà il Signore perdonare tanti crimini e tanta violenza? Egli è il Dio della pace. Restiamo vicini al martoriato popolo ucraino che continua a soffrire e chiediamoci: è stato fatto tutto il possibile per fermare la guerra? Faccio appello a quanti hanno autorità sulle nazioni perché si impegnino concretamente per la fine conflitto, per raggiungere il cessate il fuoco e avviare negoziati di pace. Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria”.

“Nella Chiesa tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente – ha spiegato Francesco nella catechesi -. Quando si trovano divisioni nella Chiesa, per esempio divisioni ideologiche, dov’è lo Spirito santo? Il Vangelo – ha proseguito il pontefice – non è un’idea, non è un’ideologia: è un annuncio che tocca il cuore e ti fa cambiare il cuore. Se ti rifugi in una ideologia – sia di sinistra, di destra, di centro – stai facendo del Vangelo un partito politico, un’ideologia, un club di gente.

E quanto ci vuole oggi prendere in mano la libertà del Vangelo e lasciarsi portare avanti dallo Spirito!”. “Possiamo avere tempi e spazi ben definiti, comunità, istituti e movimenti ben organizzati ma, senza lo Spirito, tutto resta senz’anima”, il monito, unito all’esortazione, all’inizio della Quaresima, ad invocare spesso lo Spirito santo. “L’organizzazione non basta, è lo Spirito che dà vita alla Chiesa – ha detto ancora Francesco -. La Chiesa, se non lo prega e non lo invoca, si chiude in sé stessa, in dibattiti sterili ed estenuanti, in polarizzazioni logoranti, mentre la fiamma della missione si spegne. È molto triste vedere la Chiesa come fosse un Parlamento. La Chiesa è un’altra cosa: è una comunità di uomini e donne che credono, annunciano Gesù Cristo ma mossi dallo Spirito, non dalle proprie ragioni. Lo Spirito ci fa uscire, ci spinge ad annunciare la fede per confermarci nella fede, ad andare in missione per ritrovare chi siamo”. “Non spegnere lo Spirito Santo, nella comunità cristiana e anche in ognuno di noi”, la consegna per la Quaresima. “È indubbiamente importante che nelle nostre programmazioni pastorali si parta dalle inchieste sociologiche, dalle analisi, dalla lista delle difficoltà, dall’elenco delle attese e delle lamentele. Questo si deve fare”, l’analisi di Francesco: “Tuttavia è assai più importante partire dalle esperienze dello Spirito: è questa la vera partenza. E occorre quindi cercarle, elencarle, studiarle, interpretarle. È un principio fondamentale che, nella vita spirituale, è chiamato primato della consolazione sulla desolazione. Prima c’è lo Spirito che consola, rianima, illumina, muove; poi verrà anche la desolazione, la sofferenza, il buio, ma il principio per regolarsi nel buio è la luce dello Spirito”. “Questo principio aiuta nelle cose che non si capiscono, nelle confusioni, e anche in tanti bui”, ha assicurato Francesco a braccio. “Io invoco lo Spirito Santo? Ognuno si risponda dentro”, l’invito finale: “Quanti di noi preghiamo lo Spirito santo? ‘Ma padre, io prego la Madonna, Gesù, i santi’. ‘E tu non preghi lo Spirito? È quello che ti fa muovere il cuore, che ti porta avanti la gioia di evangelizzare, di fare missione”.” Io prego lo Spirito santo?”, la domanda consegnata dal papa a tutti noi per questo tempo liturgico: “Mi lascio orientare da lui, che mi invita a non chiudermi ma a portare Gesù, a testimoniare il primato della consolazione di Dio sulla desolazione del mondo?”.

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Ecclesia

Azione Cattolica, il presidente Notarstefano: “Dobbiamo rimettere al centro la parola ‘insieme’”

22 Feb 2023

di Carletta Di Biasio

Nato 53 anni fa a Palermo, dove vive attualmente insieme alla moglie Milena Libutti e al figlio Marco, docente nella sede di Palermo dell’Università Lumsa. Collaboratore di svariate società scientifiche ed autore di numerose pubblicazioni sui temi dell’economia, è anche componente del Consiglio direttivo dell’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” di Palermo e membro dell’Osservatorio Mezzogiorno di Eurispes.
Stiamo parlando del prof. Giuseppe Notarstefano che nel 2021 ha ricevuto la nomina a presidente dell’Azione cattolica italiana con il compito di guidare nel periodo 2021-2024 l’associazione di laici che da più di 150 anni vive un cammino di formazione umana e cristiana orientato alla crescita comune, in collaborazione con le sedi episcopali e a servizio del territorio di appartenenza.

foto Sir/Marco Calvarese

Ci racconti un po’ la sua storia. Come è entrato in Azione cattolica e perché?
Sono cresciuto con l’Azione cattolica. Durante le scuole medie ho iniziato a frequentare in parrocchia il gruppo dell’Acr; poi ho proseguito dando una mano agli animatori più grandi e divenendo prima educatore e poi responsabile parrocchiale e successivamente, dopo essere entrato nell’equipe diocesana, anche responsabile diocesano dell’Acr. Infine sono giunto al Nazionale, prima come responsabile dell’Acr, poi come componente del centro studi di Ac, poi ancora come membro del laboratorio nazionale della formazione, poi come consigliere nazionale e vice presidente per il settore adulti, dal 2021 come presidente dell’Aci. L’Azione cattolica ha dato forma alla mia vita. In Ac ho conosciuto la mia fidanzata che ora è diventata mia moglie. In Ac ho stretto le amicizie più importanti della mia vita. In Ac ho anche scelto cosa fare da grande,ovvero diventare ricercatore, perché ho fatto esperienze che mi hanno fatto capire da vicino in cosa consistesse questa professione. Il servizio che vivo al nazionale, insieme ad altri collaboratori, è certamente faticoso, ma è solo la restituzione di qualcosa di grande che abbiamo ricevuto negli anni.

Grazie all’incarico che svolge al nazionale, sta viaggiando molto per l’Italia e sta incontrando tante realtà parrocchiali e diocesane. Cosa accomuna tutti i gruppi Ac che incontra nei suoi viaggi?
Già da un anno il ritmo delle visite è abbastanza intenso e con la presidenza, su base regionale, stiamo incontrando tutti i presidenti parrocchiali insieme ai parroci che fanno da assistenti. Stiamo cercando in ogni modo di ascoltare l’associazione e, attraverso l’associazione, di ascoltare le nostre comunità.Non solo durante i grandi momenti di convocazione a livello nazionale (come gli incontri riservati ai giovani, agli studenti, agli educatori), ma anche attraverso momenti diversi, in cui andiamo a visitare realtà più piccole, regionali o diocesane, dove possiamo avere contatti più diretti ed ascoltare meglio le persone. Quello che rileviamo è sicuramente un grande entusiasmo. È bello ritrovarsi come stasera ed iniziare una progettualità, guardando al futuro con fiducia. Dall’altro lato, ci sono anche le grandi sfide a cui questo tempo ci chiama. Una di queste riguarda le nuove generazioni. La pandemia non è passata senza lasciare traccia: in questi anni è successo qualcosa che ha profondamente cambiato le persone ed, in particolar modo, i più giovani. La nostra associazione non ha il problema della mancanza dei giovani, in quanto abbiamo tantissimi iscritti; abbiamo però un problema di trasmissione della fede, di accompagnamento, di capacità di far riscoprire ai giovani la dimensione vitale della fede. La fede è per la vita e questo va trasmesso con i comportamenti. Ecco allora l’altra faccia della medaglia di questa sfida, quella che che riguarda la Chiesa da vicino, ovvero il compito delle nostre comunità di essere più inclusive, da un lato ascoltando con attenzione e cura e dall’altro lato parlando a misura delle persone.

Si celebrerà oggi pomeriggio nella nostra diocesi la Festa della pace 2023 organizzata dall’Azione cattolica dei ragazzi. Come si costruisce la pace?
Nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, papa Francesco si chiede se questo tempo che abbiamo vissuto durante la pandemia ci abbia reso migliori e, dopo varie riflessioni, conclude che la pace non è qualcosa di astratto, bensì una conversione personale e comunitaria. Questo significa che dobbiamo ricostruire la comunità dentro di noi, coltivare interiormente il senso di comunità. Questo è il compito di noi cristiani. Nella vita, tutti, a volte, siamo influenzati da uno stile individualistico, anche spinti da logiche di mercato più grandi di noi; al contrario, dobbiamo impegnarci a vivere uno stile di condivisione, ad avere un approccio comunitario. Dobbiamo rimettere al centro la parola ‘insieme’, ripartendo dalla rigenerazione dei legami, sperimentando nel profondo valori come l’accoglienza, la cordialità, la solidarietà, la collaborazione, la cooperazione.

Cosa può fare l’Azione cattolica per accrescere il senso di comunità nelle parrocchie e nelle diocesi, più di quanto già non faccia?
Io credo che il sinodo sia un tempo dello Spirito. Laicamente è una grande opportunità per rigenerare la vita comunitaria. La pandemia ha solo portato alla luce alcune fragilità che erano presenti nella nostra società già da diversi decenni. In questo contesto l’Azione cattolica ha il compito di mettere insieme. Chi? Sia la vita degli associati tra di loro sia la vita degli associati con quella del resto della comunità. Ovviamente l’Ac è una grande organizzazione, ma è anche innanzitutto relazione, stare insieme, condividere la vita. Non dobbiamo smarrire mai ciò che nutre la vita comunitaria, che ha il suo cuore nella mensa Eucaristica, in quella condivisione del Pane che diventa condivisione della vita. Da lì parte tutto il resto: le attività, la formazione, i progetti, la carità, la formazione politica. Tutte ha inizio da lì e si dirama da lì.

Infine le chiedo di dare un messaggio agli associati dell’Ac delle nostre diocesi e a tutti i lettori.
Prima di tutto voglio dire un grande grazie per questo lavoro che si sta facendo e che comprende anche voi giornalisti della stampa diocesana. Negli ultimi anni la comunicazione è divenuta reticolare e di fatto si è persa quella capacità di rielaborazione delle notizie che, invece, è molto importante per la qualità della democrazia. Se vogliamo mantenere la democrazia, dobbiamo mantenere anche questo sistema della stampa e dell’informazione. Nei giornali diocesani questa capacità ancora un po’ resiste. Il mio invito quindi, rivolto a tutti, è di sostenere la stampa diocesana in ogni modo possibile: in particolare invito i parroci e i responsabili degli uffici diocesani a collaborare in maniera attiva, condividendo informazioni su progetti ed eventi, leggendo quotidianamente il giornale diocesano e facendolo diventare fonte di formazione; invito poi i lettori a seguirlo con continuità, a leggerlo e a diffonderlo, facendo circolare sui vari social gli articoli più interessanti. Il sostegno al giornale diocesano, oltre che economico, deve essere inteso anche in tal senso.

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Diocesi

Il Sussidio “Lent Street” per la Quaresima
proposto dalla commissione regionale per la catechesi

Il Sussidio è uno strumento prezioso dedicato ai ragazzi e agli adulti con la riscoperta della ricchezza della Parola di Dio nell’itinerario quaresimale del ciclo liturgico A

22 Feb 2023

di Paolo Simonetti

Già disponibile il Sussidio per la Quaresima 2023 Lent Street – Verso Gerusalemme 2023, a cura della commissione regionale per la catechesi, guidata da don Francesco Nigro.

Il Sussidio è uno strumento prezioso dedicato ai ragazzi e agli adulti con la riscoperta della ricchezza della Parola di Dio nell’itinerario quaresimale del ciclo liturgico A.

Le 19 diocesi di Puglia, con il contributo diretto di alcuni responsabili, hanno ideato una serie di proposte e stilato ricchi e significativi commenti per l’animazione di momenti liturgici e di catechesi.

Il Sussidio contiene anche la proposta di una Via crucis.

Per scaricare i contenuti si possono usare i seguenti link:

Pagina Facebook Catechisti Puglia: https://fb.watch/iEYWHz9ID5/

Pagina Commissione Regionale: https://www.istitutopastoralepugliese.org/commissione…/

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Eventi religiosi cittadini

A Grottaglie, dal 24 al 26 febbraio, il saio “delle stimmate” di padre Pio

21 Feb 2023

“Ero nel coro, a farmi il ringraziamento della messa, e mi sentii piano piano elevarmi aduna soavità sempre crescente che mi faceva godere nel pregare, anzi più pregavo e più questo godimento aumentava. Ad un tratto una grande luce colpì i miei occhi ed in mezzo a tanta luce mi apparve il Cristo piagato. Nulla mi disse, scomparve. Quando me ne resi conto ero per terra, piagato. Le mani, i piedi e il costato sanguinavano e doloravano da farmi perdere ogni forza per alzarmi. Carponi mi trascinai dal coro alla cella, attraversando tutto il lungo corridoio. I padri erano tutti fuori dal convento, mi misi a letto e pregai per rivedere Gesù, ma poi rientrai in me stesso, rimirai le piaghe e piansi, sciogliendo inni di ringraziamento e di preghiere”: è questo il racconto, in una lettera indirizzata ad un suo carissimo amico, che il santo frate di Pietrelcina fa della sua esperienza mistica che lo ha visto protagonista il 20 settembre 1918: l’impressione delle sacre stimmate.

La comunità della parrocchia Maria ss.ma del Rosario in Grottaglie vivrà un’esperienza di grazia dal 24 al 26 febbraio, nell’accoglienza del saio che padre Pio indossava quel giorno. La reliquia sarà accompagnata da fra Pasquale Cianci, vice rettore del santuario di San Giovanni Rotondo, insieme a suoi due altri confratelli.

Il saio arriverà a Grottaglie nella piazza Padre Pio venerdì 24 febbraio alle ore 17.30 a cui seguirà la processione aux flambeaux fino in chiesa. All’arrivo sarà celebrata una santa messa presieduta da fra Pasquale. Seguirà la via crucis animata dall’Unitalsi. La chiesa rimarrà aperta fino alle 22.30.

Sabato 25 febbraio la prima celebrazione eucaristica sarà celebrata alle 8:30, seguita da un momento di incontro con i ragazzi e le famiglie della catechesi. Alle 12 verrà recitato l’angelus e il rosario meditato. Anche nel pomeriggio ci sarà la possibilità di incontro con i ragazzi e le famiglie della catechesi. Alle 18.30 la messa verrà presieduta da mons. Giuseppe Ancora, responsabile diocesano dei Gruppi di preghiera di Padre Pio. Alle 20 seguirà la veglia di preghiera animata dai Gruppi di preghiera di Padre Pio diocesani. La chiesa rimarrà aperta fino alle 22.30.

Domenica 26 febbraio la prima celebrazione eucaristica sarà celebrata alle ore 8 e animata dal gruppo famiglie della parrocchia. Alle 10 celebrerà l’eucarestia mons. Ciro Miniero, arcivescovo coadiutore della nostra diocesi con i bambini e i ragazzi della catechesi. Alle 11.30 la santa messa sarà animata dai volontari della Caritas. La sera l’ultima celebrazione eucaristica sarà alle 18:30, animata dagli ex-allievi rogazionisti, con la presenza del Cvs diocesano. Dopo la messa la reliquia tornerà a san Giovanni Rotondo.

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Diocesi

Beato Carlo Acutis, un giovane tra i giovani

L’esperienza di missione nelle scuole durante la peregrinatio delle reliquie

21 Feb 2023

di Francesco Mànisi

Intervista di Mimmo Laghezza a padre Carlos Ferreira ofm cap., rettore e parroco del Santuario della Spogliazione di Assisi

 

La settimana appena trascorsa ha rappresentato un tempo di grazia per l’intera comunità diocesana, impegnata nell’accogliere le reliquie del Beato Carlo Acutis (1991-2006), giovane testimone della fede che ha fatto dell’eucarestia e del servizio ai più poveri le colonne portanti della sua breve ma intensa esistenza. E mentre sul palco dell’Ariston di Sanremo si rimaneva folgorati da alcune esibizioni artistiche considerate dai più “trasgressive”, il servizio diocesano per la pastorale giovanile della nostra diocesi era in azione per proporre ai giovani e agli adolescenti del nostro territorio una forma di “trasgressione” diversa, paradossale ma probabilmente più efficace: quella della santità.

Per otto giorni, dal 12 al 19 febbraio, la testimonianza di questo teenager, proclamato beato dalla Chiesa nel 2020, ha toccato i cuori di numerosissime persone appartenenti alle nostre comunità parrocchiali. Tanta fede, tanta grazia, tanta vita è passata davanti all’immagine e alle reliquie del Beato Carlo che ogni pomeriggio venivano accolte, con una impressionante partecipazione dei fedeli, nelle vicarie della nostra diocesi. Ad accompagnare la peregrinatio, oltre ai sacerdoti dell’ufficio diocesano per la pastorale giovanile, si è fatto presente padre Carlos Ferreira ofm cap., rettore e parroco del Santuario della Spogliazione di Assisi. Occhi profondi, temperamento gioioso e cuore caldo, con una vivacità e un brio tipicamente brasiliano, il francescano ha saputo coinvolgere con grande successo ciascuna delle realtà incontrate, portando a tutti il commovente racconto della vita di questo adolescente che ha saputo preservare la sua originalità e la sua bellezza dalle correnti omologanti del mondo.

Ciò che, senza dubbio, ha rappresentato il cuore di questa travolgente esperienza diocesana è stata soprattutto la visita in alcune scuole del nostro territorio. Si è trattato di una vera e propria “missione”, così come l’ha vissuta padre Carlos e chi lo accompagnava, in cui si è cercato di raggiungere quanti più giovani possibile per proporre non tanto la storia di un santo da emulare eroicamente quanto l’amicizia di un nuovo compagno che sicuramente può essere una spalla su cui poggiarsi negli anni così complessi e meravigliosi dell’adolescenza e della prima giovinezza.

Grazie alla collaborazione e alla disponibilità dei dirigenti scolastici e dei docenti sono stati raggiunti circa 700 giovani alunni di cinque istituti di Taranto e dell’hinterland. In modo particolare le reliquie del Beato e la testimonianza di padre Carlos è stata accolta dagli Istituiti Alberghieri “Mediterraneo” di Pulsano e “Elsa Morante” di Crispiano, dal Liceo Artistico “V. Calò” di Grottaglie, dal Liceo “Tito Livio” di Martina Franca e dal Liceo “G. Ferraris” di Taranto. In questi luoghi di formazione, padre Carlos ha potuto incontrare gioie, attese, speranze e fatiche dei nostri ragazzi in modo particolare in relazione alla “questione fede”. La risposta dei ragazzi è stata sorprendente: il grado di attenzione e di partecipazione all’incontro-dialogo è stato sempre molto alto e ciascuno dei ragazzi incontrati ha saputo coinvolgersi e confrontarsi con quanto veniva offerto loro.

Dopo una breve presentazione, padre Carlos proponeva con semplicità la figura di Carlo Acutis come giovane coetaneo dei ragazzi incontrati, dei quali ha condiviso hobby, talenti, interessi ma anche fatiche e ansie vissute però non nella chiusura in sé stessi ma in una grande apertura a Dio e agli altri. In modo particolare, prendendo spunto da parole e da episodi della vita del Beato Acutis il racconto appassionato di Padre Carlos si incentrava poi su tematiche particolarmente calde e vicine al mondo giovanile di oggi, intercettando così il loro vissuto concreto.

Su tutte le espressioni del beato dei millennials, il suo famoso monito “tutti nasciamo originali ma molti muoiono fotocopie” ha fornito la giusta occasione per riflettere nelle classi su un grave rischio che accomuna la maggior parte dei giovani del nostro tempo: l’omologazione assoluta a canoni prestabiliti e incontestabili che lasciano poco spazio all’originalità e alle peculiari bellezze del singolo. Spesso, suggeriva padre Carlos, alla radice dei fenomeni giovanili di omologazione c’è una compromettente difficoltà ad accettare sé stessi, situazione esistenziale che Carlo ha saputo attraversare con uno sguardo di misericordia su sé e sugli altri.

Il giovane Acutis è stato anche un abile programmatore informatico e un grande esperto dell’utilizzo degli strumenti digitali, tanto che potrebbe a breve essere dichiarato particolare protettore dell’internet. Ciò ha fornito l’occasione per poter dialogare con i ragazzi incontrati nelle classi anche circa la relazione con i social e il pericolo ricorrente di diventare dipendenti dai nostri Smartphone, compromettendo gravemente le capacità relazionali di ciascuno. A tal proposito, padre Carlos proponeva un piccolo e simpatico esperimento, chiedendo ad alcuni volontari la disponibilità ad offrire il proprio cellulare per verificare la possibilità di dipendenze in atto. Singolare allora assistere alla moltiplicazione dei cellulari che venivano posti sulla cattedra proprio accanto alle reliquie del Beato Carlo, giovane tra giovani.

Altra tematica che ha suscitato un attivo coinvolgimento dei ragazzi nelle scuole è stata quella del dolore e della morte su cui ci si è soffermato a partire proprio dall’esperienza della malattia di Carlo Acutis, morto improvvisamente per una leucemia fulminante. Si è riflettuto su come molto spesso una persona che soffre si senta quasi in diritto di far soffrire altri: l’esperienza di Carlo insegna invece che anche nel momento più alto della sofferenza, il dolore si riveste di luce se vissuto per amore.

Un episodio fra tutti resta impresso nella memoria: padre Carlos chiede in una classe “Volete vedere un miracolo?” Tutti restano esterrefatti e tra stupore e un po’ di razionale diffidenza, sussurrano un timido “”. “Lo volete vedere?” incalza il buon francescano con le braccia in aria. “Siete voi il miracolo!”.

Come darti torto padre Carlos? L’esperienza di missione nelle scuole è stata davvero un miracolo: sono stati incrociati gli sguardi e i cuori di circa 700 giovani, sguardi e cuori colmi di speranza, di luce, di insicurezze e paure. Sguardi e cuori benedetti da un amico speciale che dal cielo, a partire da questa settimana, fa il tifo per tutti i giovani della nostra diocesi: il beato Carlo Acutis.

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Fari di pace

Stopthewarnow, nuova carovana dal 28 marzo al 3 aprile: “Noi non ci rassegniamo alla guerra”

foto d'archivio Sir
21 Feb 2023

Una nuova carovana della pace in terra ucraina dal 28 marzo al 3 aprile (via terra e via aereo). È Stopthewarnow, una rete di oltre 180 organizzazioni impegnate per la costruzione della pace, a promuoverla per “ribadire con forza che non ci rassegniamo alla guerra”. “Non possiamo accettare che l’unica parola resti quella delle armi con il loro carico di distruzione, sofferenze e morti”, si legge in una nota diffusa dalla Comunità papa Giovanni XXIII che, insieme alle reti nazionali Focsiv, Aoi, Rete italiana pace e disarmo e Libera contro le mafie, coordina l’iniziativa. “Tanti morti. Peraltro anche gli strateghi della guerra, generali ed analisti, affermano che non ricorrono le condizioni per ottenere la pace con lo strumento militare. Per queste ragioni saremo nuovamente in Ucraina dal 28 marzo al 3 aprile (via terra e via aereo). La Domenica delle Palme che nella tradizione cristiana (cattolica ed ortodossa) è caricata di un forte significato simbolico di pace, saremo accanto ad alcune comunità. Non ci rassegniamo alla guerra e per questo, insieme ai generi di prima necessità, consegneremo le palme agli abitanti di Odessa, di Mykolaiv, Kherson ed altre città e deporremo ramoscelli di ulivo sulle tombe delle vittime di questa follia. Non ci rassegniamo alla guerra e, al di là delle parole dei salotti mediatici, continuiamo a metterci i nostri corpi. Siamo consapevoli di non partecipare a un intervento risolutivo. Semplicemente chiediamo di non contribuire ad infliggere altro dolore. I risultati di chi ha scelto la via dell’uso della forza sono sotto gli occhi di tutti e nelle lacrime delle vittime. Noi non ci rassegniamo alla guerra e vogliamo continuare a dirlo con la nostra presenza”. Per info e iscrizioni: Info@stopthewarnow.eu.

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Emergenze sociali

Autonomia differenziata, p. Occhetta: “Se mal applicata, spaccherà davvero il Paese”

21 Feb 2023

“All’inizio del mese di febbraio è riemerso il grande tema dell’autonomia differenziata che, invece di unire le diversità nell’unità dello Stato, sta dividendo il Paese. Eppure, la Costituzione prevede che lo Stato possa attribuire alle Regioni ordinarie maggiore autonomia su alcune materie legislative. Il Parlamento, infatti, può trasferire la competenza legislativa su temi specifici alle Regioni attraverso un’intesa”: lo scrive il gesuita padre Francesco Occhetta, nell’ultimo numero di Vita pastorale. Un testo in cui ricorda che oggetto dell’autonomia è la competenza legislativa che diventa esclusiva per la Regione e non è concorrente (ex art. 117 Cost.). Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, il disegno di legge sull’autonomia differenziata è destinato a un “duro percorso” prima della sua attuazione: il ministro Calderoli prevede per fine anno, dopo l’analisi del Governo e del Parlamento, della Conferenza unificata e delle Regioni.
Il gesuita evidenzia che, “da una parte, l’autonomia territoriale ben temperata valorizza i territori secondo il principio di sussidiarietà, dall’altra troviamo il potere-dovere dello Stato di garantire in ogni parte del Paese i diritti basilari dei cittadini, secondo i princìpi di equità e di uguaglianza sostanziale”. “La partita vera si gioca sul modello di contabilità pubblica che l’autonomia differenziata capovolge. Attualmente le tasse dei cittadini le gestisce lo Stato centrale, che le ridistribuisce ai territori rispettando dei parametri di equità e solidarietà tra le Regioni. L’autonomia differenziata, invece, permetterebbe alle Regioni di gestire la maggior parte del denaro pubblico che si raccoglie nella Regione e di cederne allo Stato centrale ciò che avanza. Questo modello potrebbe portare a formare uno Stato nello Stato l’area geografica formata da Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, Trentino-Alto Adige, Friuli e Valle d’Aosta”. Ricordando, infine, il giudizio di alcuni studiosi, p. Occhetta segnala che “ne contestano sia gli aspetti tecnici, sia i possibili effetti sociali in grado di aumentare le disuguaglianze inter-regionali col rischio di dividere in due il Paese, in cui le Regioni Calabria, Basilicata, Molise, Abruzzo, Lazio, Liguria diventerebbero al traino delle Regioni del Nord”.

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Libri

Dal 20 febbraio, in libreria ‘Lettere’ di don Lorenzo Milani

21 Feb 2023

Leggere don Milani è il miglior modo per conoscerlo e comprendere il suo impegno totalizzante per migliorare la Chiesa, la scuola e la società civile.

Queste 140 lettere – curate da Michele Gesualdi – dal 1950 al Testamento spirituale, sono pagine «così ricche e importanti per capire don Lorenzo, la sua opera e le ragioni delle sue scelte» che ancora oggi offrono uno stimolo alle coscienze di ognuno nel pretendere e lottare per un mondo più giusto ed equo. Con le sue posizioni ferme, nette e coerenti, il linguaggio tagliente e preciso, la logica stringente, il priore di Barbiana attirava facilmente grandi consensi o grandi dissensi, con schieramenti preconcetti che hanno spesso offuscato la sua vera dimensione. I suoi scritti, a cent’anni dalla nascita, sono testimonianza viva e conferma di una straordinaria esperienza umana, religiosa e educativa. Questa raccolta vuol offrire la sinossi delle sue lettere più famose e incisive tra cui quella a Pipetta, ai cappellani militari e ai giudici, a Nadia o ai ragazzi di Piadena.

Lettere, Edizioni San Paolo 2023, pp. 365 euro 20,00

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Diocesi

Don Pasquale Fedele di Lizzano è tornato alla Casa del Padre

21 Feb 2023

Don Pasquale Fedele di Lizzano è tornato alla Casa del Padre. La parrocchia in cui ha prestato servizio per alcuni decenni ha pubblicato una nota che riportiamo testualmente: “Nella luce della Fede, vi comunichiamo che ha concluso il suo pellegrinaggio terreno il nostro caro don Pasquale Fedele, parroco per 39 anni della nostra Chiesa Madre “San Nicola”.
La camera ardente sarà allestita nell’aula liturgica della stessa Chiesa Madre a partire dalle 9 di oggi, martedì 21 febbraio, mentre la liturgia esequiale verrà celebrata nel pomeriggio alle ore 15,30 e sarà presieduta dall’arcivescovo, mons. Filippo Santoro.
La certa speranza della Risurrezione ci unisce tutti nella comunione dei santi mediante la preghiera di suffragio per l’anima benedetta di don Pasquale”.

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Eventi a Taranto e provincia

Transizione ed ecologia integrale: oggi, 21 febbraio, dialogo tra monsignor Santoro e Carlo Petrini

21 Feb 2023

Martedì 21 febbraio alle 17, nel Salone degli specchi di Palazzo di città, si terrà l’evento “Taranto, la città che cambia”, dialogo sull’ecologia integrale e sulla transizione ecologica tra l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, e il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini.
L’appuntamento, organizzato dall’amministrazione Melucci con la collaborazione di Slow Food Puglia, affronterà temi di stringente attualità per Taranto, ispirandosi ai contenuti dell’ultimo libro di Petrini “TerraFutura” (Giunti – Slow Food Editore, 2020).
L’evento, aperto alla partecipazione degli organi di informazione, vedrà anche la partecipazione del vicesindaco di Taranto, Fabrizio Manzulli, e dell’assessore comunale all’Ambiente, Laura Di Santo, che modererà gli interventi.

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L'argomento

Acli, in piazza con la coalizione Europe For Peace per chiedere il cessate il fuoco e apertura negoziato

21 Feb 2023

Le Acli si uniscono alla mobilitazione lanciata dalla coalizione Europe For Peace ad un anno dall’inizio della guerra in Ucraina per chiedere l’immediato cessate il fuoco e l’apertura di un vero negoziato. In tutta Europa e in oltre 50 città italiane, sono centinaia i convegni, i sit-in a cui tutte le donne gli uomini di buona volontà sono chiamati per chiedere con forza la pace. Le iniziative culmineranno con la marcia notturna straordinaria da Perugia ad Assisi la notte di giovedì 23 febbraio e con la fiaccolata di pace a Roma, in Campidoglio, sabato 25 febbraio.
Dopo la grande manifestazione nazionale di Roma dello scorso novembre, con oltre 100.000 partecipanti, le Acli torneranno in piazza nella Capitale in solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre. “Quello che unisce tante sigle diverse è la speranza, di cui vogliamo essere costruttori”, ha detto Lidia Borzì, componente della presidenza nazionale delle Acli, durante la conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nella sala della Protomoteca del Campidoglio, a Roma, per illustrare le iniziative in programma. “Chiediamo che il Governo si faccia promotore, in Europa, di aprire un negoziato di pace concreto. È questo il messaggio che porteremo in piazza sabato prossimo, fermamente convinti che non esiste una guerra giusta, solo la pace è giusta, avendo piena consapevolezza di chi è l’aggressore e chi l’aggredito”.
Le Acli sono impegnate con un’azione diffusa e capillare nei territori per tenere alta l’attenzione sul dramma del popolo ucraino, accogliere le persone che fuggono dalla guerra e promuovere azioni volte ad educare al dialogo. “La politica della pace comincia dalle pareti domestiche, dai nostri gesti quotidiani, da una incessante azione delle organizzazioni sociali, perché se la guerra la fanno gli eserciti, la pace la facciamo noi tutti”, ha concluso Borzì.

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