Giornata mondiale

“Un meraviglioso poliedro”: il tema della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

Per vivere al meglio questo importante appuntamento, la nostra chiesa diocesana propone due momenti importanti, venerdì 28 e domenica 30 aprile

19 Apr 2023

Domenica 30 aprile si celebra in tutta la Chiesa la sessantesima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
Siamo invitati a guardare alla nostra vita come una vocazione, un modo di seguire il Signore a servizio della Chiesa e per la costruzione di un mondo più giusto.
Ogni vocazione riflette qualcosa del mistero di Cristo e della ricchezza dei doni dello Spirito che sono nella Chiesa: la reciprocità e la comunione delle vocazioni esprimono a pieno il mistero della comunione ecclesiale, fanno risplendere la bellezza del Cristo Risorto. La vocazione libera la vita dal ripiegamento autoreferenziale su se stesso e da ogni egoistica chiusura a Dio, alla vita, agli altri. Nel rapporto di amicizia con il Signore, in una storia che si scrive insieme si intuisce la migliore interpretazione della propria esistenza che è la vocazione. Soltanto in una coralità armoniosa le differenti vocazioni esprimono tutto il mistero della Chiesa, corpo di Cristo.

Per vivere al meglio questo importante appuntamento, la nostra chiesa diocesana propone due momenti importanti:

  • venerdì 28 aprile, alle ore 20, nella cappella del seminario arcivescovile di Taranto, mons. Filippo Santoro presiederà una veglia di preghiera per le vocazioni.
    La veglia di preghiera è rivolta a adulti, giovani, giovanissimi delle nostre comunità.
  • domenica 30 aprile, dalle ore 8.30 alle ore 13, nel seminario arcivescovile di Taranto, si vivrà la Giornata diocesana dei ministranti.
    Sono invitati a prendere parte a questo evento tutti i ministranti delle nostre parrocchie.
    Alleghiamo il programma della giornata.

Si chiede di sensibilizzare la partecipazione a questi due momenti diocesani nelle nostre realtà parrocchiali e associative!

Inoltre, per vivere al meglio la Giornata mondiale per le vocazioni, il centro diocesano per le vocazioni propone uno schema di adorazione eucaristica(clicca qui) da vivere nelle singole comunità e la preghiera (clicca qui) da recitare durante la santa messa domenicale.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Viaggio apostolico

Dal 28 aprile, il viaggio apostolico di papa Francesco a Budapest

Don Csaba Torok, coordinatore dei programmi cattolici nella tv statale: “Aspettiamo un messaggio per il futuro”

foto Ansa/Sir
19 Apr 2023

“Il motto ufficiale di questa visita è ‘Cristo è il nostro futuro’. Non conosco i discorsi che il papa farà a Budapest. La Chiesa di Ungheria sente fortemente i cambiamenti sociali e culturali, il venir meno della religiosità tradizionale e adesso aspettiamo un messaggio per il futuro. Come ripartire? Come trovare il nostro futuro? Come dimostrare che Cristo e la fede sono la strada per il futuro del nostro paese. La parola centrale di questa visita è futuro e il nostro futuro è Cristo”. È don Csaba Török, amministratore parrocchiale della Cattedrale di Esztergom, e coordinatore dei programmi cattolici nella tv statale, a presentare in un incontro online organizzato da Iscom (Pontificia Università della Santa Croce) le attese del popolo ungherese in vista del viaggio apostolico di papa Francesco in Ungheria. Dal 28 al 30 aprile il santo padre arriverà a Budapest dove per il suo “stato fisico”, lo staff vaticano ha deciso di concentrare tutti gli avvenimenti e gli incontri.

Riguardo alla possibilità di una presenza a Budapest del patriarca Kirill o di un suo rappresentante, don Török ha risposto che “già nel 1996 quando papa Giovanni Paolo II arrivò a Pannonhalma, c’era la questione aperta” e cioè se “quella visita poteva essere occasione per un incontro con l’allora patriarca di Mosca Alessio II”. “La chiesa di Ungheria – ha quindi sottolineato il sacerdote – ha cercato sempre di servire come ponte tra l’ortodossia e la chiesa cattolica latina. Anche adesso ci sono domande aperte, vista la situazione politica” anche se al momento, “non se ne parla”. Il sacerdote ricorda che al Congresso eucaristico internazionale del 2021 a Budapest, erano presenti il patriarca ecumenico e i rappresentanti delle Chiese ortodosse. “Il card. Erdö – ha poi aggiunto – parla molto bene il russo, ha ottimi rapporti con la gerarchia russa, ma ufficialmente non ne sappiamo niente”.

La pace e il dialogo saranno comunque tra i temi centrali di questa visita. A Budapest, il papa avrà incontri protocollari anche con il capo dello Stato, il premier Viktor Orban e le autorità e i rappresentanti della società civile e il corpo diplomatico. A questo proposito, don Török ricorda che sempre nel 2021 quando il papa si recò a Budapest per il Congresso eucaristico internazionale, il premier Victor Orban ha donato al santo padre “un regalo molto speciale”, un’antica lettera risalente all’invasione mongolica a seguito della quale la metà della popolazione fu annientata. “Victor Orban ha donato la lettera del re di allora al papa al quale chiedeva aiuto per salvare e conservare la cristianità in Ungheria e in tutta l’Europa. “È stato un segnale. Victor Orban si presenta come protettore del cristianesimo e cerca consapevolmente una connessione verso il papa”. Il sacerdote ricorda che nel febbraio scorso, in un discorso pubblico di bilancio, “Orban ha detto che in Europa ci sono esclusivamente solo due Stati che combattono per la pace in Ucraina e questi Stati sono il Vaticano e l’Ungheria”, perché il papa è “il portavoce della pace” e l’Ungheria è contro l’invio delle armi all’Ucraina. In sostanza, Orban sta dicendo: “noi siamo gli alleati del Vaticano e l’unico Stato in Europa che protegge il cristianesimo e in politica estera stiamo facendo tutto il possibile per la pace seguendo la figura del papa”.

Altro tema spinoso, la questione migratoria. “La chiesa cattolica è silenziosissima”, ha detto il sacerdote, ma “molti cattolici lavorano in ong” e “stanno cercando di dare il loro aiuto”. “Le istituzioni caritative della Chiesa cercano di trovare la porta piccola se non si può entrare per la porta grande e in questo contesto i servizi dell’Ordine di Malta e della Caritas hanno fatto molto”. Don Török spiega ai giornalisti in quale contesto si trovano a operare i cattolici. “La chiesa cattolica di Ungheria non ha nessuna indipendenza nei suoi finanziamenti. Le scuole, gli istituti, gli ospedali, e anche le diocesi sono finanziati dallo Stato. Ogni volta se c’è qualche tensione politica, interna o esterna, si preferisce non dire niente perché mettiamo a rischio il nostro finanziamento. Se un governo diventa nemico della Chiesa, in alcuni mesi può guidare la Chiesa fino alla bancarotta”. Lo spazio di movimento è dunque limitato. “La chiesa di Ungheria, a livello dei vescovi e della conferenza episcopale, si tiene alle direttive del governo cercando di adattarsi alla situazione. Ma se parliamo della Chiesa come comunità dei fedeli, ci sono molte iniziative che cercano di dare una risposta evangelica a questa situazione”. Il sacerdote ricorda il lavoro fatto dalle ong e dalle istituzioni caritative della Chiesa “sulla frontiera verso la Serbia”. “Erano di grande aiuto per i migranti”, dice. “Adesso l’Ungheria ha chiuso la frontiera e ufficialmente quelli che entrano nel paese sono migranti illegali e come tali devono essere sottoposti ad un processo giudiziario alla fine del quale vengono fatti ritornare in Serbia”. “Poiché molte strade per l’Europa passano per l’Ungheria, c’è un traffico molto forte di persone”, anche se il governo preferisce non vederlo. E su questo fronte, molti cattolici cercando di dare il loro aiuto “fuori dei limiti visibili della chiesa istituzionale”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Don Antonio Di Reda: “La Divina Misericordia mi ha accompagnato al sacerdozio”

foto Martino Marzella
19 Apr 2023

di Marina Luzzi

Tra tutti era il più anziano ma non nello spirito. Don Antonio Di Reda, quarantatreenne timido, discreto, sempre sorridente, venerdì pomeriggio, nella Concattedrale, è stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo Filippo Santoro venerdì scorso nella Concattedrale. Una vocazione arrivata tardi, con un mutuo, una fidanzata, un lavoro lasciati andare per far posto al desiderio più intimo del cuore, venuto fuori pian piano, dopo un lungo percorso di discernimento. Intorno a don Antonio negli anni e in queste giornate di festa, la famiglia, gli amici, i sacerdoti e la sua comunità di appartenenza, quella della parrocchia Spirito Santo, dove al momento sta prestando servizio, in attesa che l’arcivescovo lo destini a nuovo incarico. «La mia storia si intreccia con quella della Divina Misericordia. Sono stato ammesso agli ordini sacri nella seconda domenica di Pasqua di qualche anno fa. L’ordinazione diaconale dello scorso anno – ci racconta – è avvenuta sempre in questa ricorrenza. Stavolta in questa giornata è accaduto che dicessi la mia prima Messa, con don Martino Mastrovito, con cui ho trascorso 17 anni di crescita personale e spirituale, che nella sua omelia mi ha fatto emozionare, quasi commuovere, ricordando il mio percorso e citando anche mia madre, seduta in prima fila insieme al resto dei miei familiari. Mi sono preparato all’ordinazione facendo silenzio nei giorni precedenti. Poi è stato un susseguirsi di emozioni e incontri. Quella dell’ordinazione è stata una celebrazione sentita, bellissima. Ho avuto qualche piccolo problemino fisico dovuto ad un ginocchio malmesso, durante l’imposizione delle mani, che prevede di stare inginocchiati ma l’avevo messo in conto». Una sofferenza che è durata poco a confronto della gioia del momento. «Mi resteranno nel cuore le parole dell’arcivescovo che ha detto “il Signore è veramente risorto perché siamo qui ad ordinare nuovi presbiteri”. Ricorderò – prosegue don Antonio – anche la gratitudine del sentire che questo momento è stato desiderato da me ma anche da tantissima gente che nel tempo mi ha sostenuto, pregando per me e facendomi sentire la sua vicinanza. Non so ancora dove andrò ma la mia speranza è quella di essere destinato ad una parrocchia in cui il parroco sia una guida nell’accoglienza e nella crescita, perché sotto l’aspetto del ministero ho tanto da imparare».

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Udienza generale

L’udienza generale di papa Francesco di mercoledì 19 aprile

Il pontefice: “Non si deve mai uccidere in nome di Dio”

foto Sir/Marco Calvarese
19 Apr 2023

”Non si deve mai uccidere in nome di Dio, perché per lui siamo tutti fratelli e sorelle. Ma insieme si può dare la vita per gli altri. Preghiamo dunque, perché non ci stanchiamo di dare testimonianza al Vangelo anche in tempo di tribolazione”. Così papa Francesco ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla testimonianza dei martiri. “Tutti i santi e le sante martiri siano semi di pace e di riconciliazione tra i popoli per un mondo più umano e fraterno, nell’attesa che si manifesti in pienezza il Regno dei cieli, quando Dio sarà tutto in tutti”, l’auspicio finale, dopo la citazione della testimonianza cristiana offerta nello Yemen, “una terra da molti anni ferita da una guerra terribile, dimenticata, che ha fatto tanti morti e che ancora oggi fa soffrire tanta gente, specialmente i bambini”. “Proprio in questa terra ci sono state luminose testimonianze di fede, come quella delle suore Missionarie della Carità, che hanno dato la vita, ancora oggi, ma vanno avanti”, l’omaggio del papa: “Ancora oggi esse sono presenti nello Yemen, dove offrono assistenza ad anziani ammalati e a persone con disabilità. Accolgono tutti, di qualsiasi religione, perché la carità e la fraternità non hanno confini”.

“Nel luglio 1998 suor Aletta, suor Zelia e suor Michael, mentre tornavano a casa dopo la messa sono state uccise da un fanatico, perché erano cristiane”, ha ricordato Francesco: “Più recentemente, poco dopo l’inizio del conflitto ancora in corso, nel marzo 2016, suor Anselm, suor Marguerite, suor Reginette e suor Judith sono state uccise insieme ad alcuni laici che le aiutavano nell’opera della carità tra gli ultimi. Sono i martiri del nostro tempo”. “Tra questi laici uccisi, oltre ai cristiani c’erano fedeli musulmani che lavoravano con le suore”, ha fatto notare il Papa: “Ci commuove vedere come la testimonianza del sangue possa accomunare persone di religioni diverse”. “I martiri non vanno visti come eroi che hanno agito individualmente”, l’esordio della catechesi: “Oggi ricordiamo tutti i martiri che hanno accompagnato la vita della Chiesa. Sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli”. “Oggi sono tanti i martiri nella Chiesa, tanti, perché per confessare vita cristiana sono cacciati via dalla società o vanno in carcere: sono tanti!”, ha spiegato Francesco a braccio. “I martiri, a imitazione di Gesù e con la sua grazia, fanno diventare la violenza di chi rifiuta l’annuncio una occasione suprema di amore, che arriva fino al perdono dei propri aguzzini”, ha commentato. “I martiri perdonano sempre gli aguzzini”, ha proseguito ancora fuori testo: “Stefano, il primo martire morì dicendo: ‘Perdonali, non sanno cosa fanno’”. “Sebbene siano solo alcuni quelli a cui viene chiesto il martirio, tutti però devono essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini e a seguirlo sulla via della croce durante le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa”. “Oggi ci sono delle persecuzioni dei martiri nel mondo: sono più i martiri di oggi che quelli dei primi tempi”, ha ribadito ancora una volta il papa. In questo modo, ha concluso, “i martiri ci mostrano che ogni cristiano è chiamato alla testimonianza della vita, anche quando non arriva all’effusione del sangue, facendo di sé stesso un dono a Dio e ai fratelli, ad imitazione di Gesù”. “Perseveriamo nella vicinanza e nella preghiera per la cara e martoriata Ucraina, che continua a sopportare terribili sofferenze”, l’appello durante i saluti ai fedeli di lingua italiana.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Politica italiana

Acli: “Decreto Cutro sui migranti è anacronistico e ingiusto!”

“È triste – ribadisce il presidente Emiliano Manfredonia – che il governo alimenti diseguaglianze che bisognerebbe combattere”

foto Ansa/Sir
19 Apr 2023

“Il decreto Cutro è anacronistico e ingiusto perché cerca di porre un freno al fenomeno dell’immigrazione in maniera del tutto irrazionale, costringendo degli esseri umani che fuggono da situazioni disperate ad entrare dentro l’anonimato dell’irregolarità, senza alcuna prospettiva di integrazione e di riscatto”. Così le Acli nazionali in una nota a margine della sit-in organizzato dal Tavolo Asilo e immigrazione contro il decreto Cutro a cui ha partecipato il presidente nazionale, Emiliano Manfredonia. “L’immigrazione non è un’emergenza, è un fenomeno che va gestito, soprattutto in un Paese come il nostro dove ormai non si fanno più figli e dove le pensioni sono sorrette anche dal lavoro dei migranti”, ammoniscono le Acli.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Fari di pace

L’incontro in Concattedrale tra Agnese Moro e l’ex brigatista Franco Bonisoli

18 Apr 2023

di Silvano Trevisani

Percorsi di umanità sono quelli che possono legare vittime e carnefici. Quando la capacità di perdonare, soprattutto a se stessi, e di capire prende il posto dell’odio. “Percorsi di umanità” era il titolo dell’incontro promosso dall’Associazione La città che vogliamo, che voleva mettere a confronto Agnese Moro, la figlia di Aldo, e uno degli assassini: la brigatista Adriana Faranda. L’incontro si è svolto lunedì sera in una Concattedrale affollata. Al posto di Adriana Faranda, però, ricoverata domenica per un malore di una certa importanza, c’era, collegato però a distanza, Franco Bonisoli. L’ex terrorista da circa 15 anni ha intrapreso un percorso di riconciliazione con Agnese Moro.

Beati i costruttori di pace

L’esigenza di organizzare questo incontro era scaturita dal ciclo “Beati i costruttori di pace”, svoltosi nelle scorse settimane. L’evento aveva visto protagonista la stessa figlia dallo statista. Intervenendo sul tema “giustizia riparativa”, aveva raccontato del suo incontro con gli ex brigatisti che avevano ucciso suo padre. Un avvicinamento inizialmente non facile con gli uomini e le donne delle Brigate rosse, che poi aveva dato lentamente il via a un rapporto di amicizia. Non erano più i “mostri” ma avevano un nome e una identità. Il racconto di quell’incontro, trasformatosi in relazione di amicizia, aveva indotto gli organizzatori, Gianni Liviano e don Ciro Marcello Alabrese, a promuovere un nuovo approfondimento. Questa volta  Agnese si sarebbe confrontata con Adriana Faranda, una delle menti delle Br.

L’incontro in Concattedrale

Quello svoltosi lunedì 17 in Concattedrale, introdotto dal parroco e coordinato da Liviano, è stato un incontro dai tratti intensi e coinvolgenti. E questo nonostante il ritardato inizio dovuto all’interruzione del traffico ferroviario, e l’audio non proprio perfetto, che ha in parte penalizzato l’ascolto. Franco Bonisoli ha ripercorso i momenti salienti della sua storia. Ha raccontato come, dopo l’arresto e la condanna, si sia reso conto di come fossero da considerare giusti i loro ideali, ma sbagliati i modi di raggiungerli. Sbagliato il provocare tanto dolore a tante famiglie per colpire rappresentanti dello Stato, dandosi per giustificazione l’idea che proprio lo Stato aveva aperto la stagione delle stragi. Ha poi finito per ammettere di aver capito una cosa importante: se egli fosse arrivato al potere, avrebbe finito col commettere gli errori dei governanti che si volevano eliminare. “Un cammino duro, difficile di avvicinamento tra persone – lo ha descritto Bonisoli – che non ha cancellato il dramma, ma che ha tenuto separato l’errore dall’errante”. Ed è questo un tratto importante del percorso di comprensione che ha portato a riconciliarsi con se stesso, prima di avviare un percorso di riconciliazione con le vittime. Tra le quali ha incontrato Agnese Moro, così interessata a comprendere e ad avviare un percorso di umanizzazione.

Da parte sua, Agnese Moro ha ripercorso brevemente l’esperienza di conoscenza, avviata nel 2010, nella consapevolezza che “ognuno di noi ha un suo inferno ma anche la possibilità di attraversarlo insieme”. Questo ritrovarsi insieme ci ha cambiato la vita. “Se non avessimo guardato le cose insieme non ci saremmo riusciti”. Nel suo intervento Agnese Moro ha usato parole intense sul perdono e sull’umanità. “L’umanità – ha detto – significa conoscere qualcuno e vederlo uguale a te”.

A proposito del caso Moro

Entrambi gli ospiti non si sono sottratti alle numerose domande del pubblico, neanche sul sequestro Moro, che non era l’argomento di discussione. Interrogata sulle tante inchieste aperte nel corso degli anni, Agnese Moro ha risposto con ironia: “Dopo la mafia, la Cia, i servizi segreti e il Kgb, ci manca solo che vengano coinvolti i marziani”. Queste ipotesi. ha commentato, sembrano tentativi di alleggerire le responsabilità dei rappresentanti dello Stato che avevano responsabilità in quel momento.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Sport

Basket, il Cus Jonico surclassa Pescara: è festa del basket al Tursport

foto G. Leva
18 Apr 2023

di Paolo Arrivo

La premessa è una non notizia: la settimana scorsa si era aperto un caso che ha coinvolto l’Happy Casa Brindisi, come parte lesa, segnatamente il giocatore Ky Bowman, vittima di un episodio di razzismo. Ne è seguita un’ondata di indignazione. Alla vigilia del match col Pescara, aveva espresso la sua piena solidarietà anche il Cus Jonico. Condannare la violenza in ogni sua forma è un atto doveroso. Va sottolineato, però, che al netto di uno sparuto episodio, quello del basket è un mondo sano (un po’ meno il calcio) dove trionfano i veri valori dello sport. Li abbiamo respirati anche domenica scorsa al Tursport. Quando il Cus Jonico ha surclassato Pescara, davanti al festante pubblico amico, che ha raggiunto il palazzetto di San Vito, noncurante della pioggia.

Taranto-Pescara, il match

La cronaca non può essere dettagliata: mancano spunti interessanti da offrire al lettore, perché l’incontro è stato giocato a senso unico dalla formazione ionica. L’equilibrio è durato poco più di una manciata di secondi. Al primo canestro, infatti, una tripla messa a segno da Cena, ha risposto l’altro numero 17 Capitanelli. Il divario tra le due squadre si è fatto netto. Già nel primo quarto, il vantaggio del Cus Jonico ha raggiunto e superato la doppia cifra. Ordinaria amministrazione gli altri parziali di gioco. Il risultato finale di 76-43 rispecchia l’andamento del match. In doppia cifra Corral, Rocchi e Sampieri, coach Olive ha dato spazio anche ai giocatori più giovani.

Il campionato

Archiviata la 27esima giornata della serie B Old Wild West 2022/23 – girone D, domenica prossima ventitré aprile il Cus Jonico basket Taranto sarà impegnato in trasferta contro la White Wise Basket Monopoli, che ha sconfitto fuori casa la Diesel Tecnica Sala Consilina. Sette giorni dopo il ritorno al Tursport per sfidare l’attuale capolista Luiss Roma. L’obiettivo è il raggiungimento dell’ottavo posto, occupato dall’Avellino, ora. La classifica è tutta da definire e ci sono gli spareggi post season nel mirino degli ionici.

Photogallery by Giuseppe Leva

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Vita sociale

Si è conclusa la nona conferenza nazionale delle persone sordocieche della Lega del filo d’oro

18 Apr 2023

“Avanti con coraggio, oltre ogni umana fragilità”, è questo il titolo della nona Conferenza Nazionale delle Persone Sordocieche promossa dalla Lega del Filo d’Oro, che si è svolta dal 13 al 16 aprile a Tivoli Terme (Rm). Un’importante occasione di incontro e di confronto, che oggi è anche un segnale di ripartenza forte, nonché di ritorno alla vita nella relazione con l’altro dopo il duro stop imposto dalla pandemia che, con le misure di distanziamento, ha fatto vivere una condizione di doppio isolamento alle persone con sordocecità, le quali comunicano prevalentemente con il tatto.

“In questi anni, in cui la pandemia ci ha fatto vivere una condizione di doppio isolamento a causa del blocco dei servizi che permettono la nostra autonomia e del distanziamento sociale che ci ha privati della possibilità di usare il tatto, per noi indispensabile per orientarci e comunicare, ci siamo scoperti ancora più fragili, ma abbiamo compreso che era necessario andare oltre, superando giorno dopo giorno le nostre difficoltà. In questo periodo per noi doppiamente buio e silenzioso, però, non ci è mai mancato il supporto della Lega del Filo d’Oro, che ha saputo riadattare il proprio modello di intervento per non farci mai sentire soli – sottolinea Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle persone sordocieche della Fondazione – Questa Conferenza è un’occasione molto importante perché ci permette di ricordare ciò che chiediamo da sempre, ovvero che ci siano riconosciuti gli stessi diritti degli altri e di essere messi nelle condizioni di vivere le nostre vite perseguendo la massima autonomia possibile e partecipando alla vita del Paese. Il coraggio ce lo ha insegnato Sabina Santilli, l’impegno ad andare oltre le difficoltà, oltre ogni umana fragilità, ce lo mettiamo noi. Chiediamo semplicemente di avere tutti gli strumenti necessari per farcela”.

La nona conferenza nazionale delle persone sordocieche, che si sarebbe dovuta svolgere nel 2020 con il titolo “Avanti con coraggio” per rendere omaggio all’insegnamento della  fondatrice della Lega del Filo d’Oro Sabina Santilli – il cui motto era “avanti e buon coraggio senza mai tirarsi in indietro” – ha voluto mettere in evidenza la fragilità della condizione umana, che non è solo espressione di chi convive con una disabilità specifica e complessa come la sordocecità, ma che accomuna tutti e, nonostante la quale, bisogna sempre trovare la forza di andare oltre. Da qui il titolo scelto per l’edizione 2023, che ha visto la partecipazione di oltre 70 persone sordocieche seguite dalla Fondazione provenienti da tutta Italia e il coinvolgimento di circa altre 200 persone fra volontari, interpreti e tecnici per le tecnologie assistive.

In Italia, secondo un recente studio Istat – Lega del Filo d’Oro (2023), si stima che le persone con disabilità sensoriali e plurime alla vista e all’udito e contemporaneamente con limitazioni di tipo motorio siano oltre 360mila. Si tratta di una fascia di popolazione spesso invisibile, che rischia di essere confinata nell’isolamento imposto dalla propria disabilità, la cui stima complessiva deve essere però vista verso l’alto, tenendo in considerazione anche i minori al di sotto dei 15 anni, non inclusi nella rilevazione, e le persone che presentano, oltre alla minorazione sensoriale, anche una disabilità intellettiva.

STORIE DI SPERANZA, OLTRE OGNI UMANA FRAGILITÀ

Il focus delle sedute plenarie che hanno animato la Conferenza è stato incentrato su 4 storie di persone sordocieche con età differenti, ognuna delle quali ha raccontato la propria esperienza e la voglia di non arrendersi mai, nonostante le difficoltà imposte dalla propria disabilità. Si tratta di Lucia, Stefano, Patrizia e Ivana che, pur consapevoli della propria fragilità, vanno avanti con coraggio, oltre il buio e il silenzio.

Lucia, osimana di origini calabresi, classe 2000, ha studiato presso l’istituto alberghiero Einstein-Nebbia di Loreto (MC), dove attualmente svolge l’attività di bibliotecaria. Nutre una grande passione per la letteratura e il suo sogno è di lavorare nel mondo dell’editoria. E, mentre sogna, ogni giorno si impegna in prima persona, andando avanti con coraggio per costruire il proprio futuro.

Stefano, classe 1983, di Castel Volturno (CE), è laureato in giurisprudenza. Uomo colto, animato da una grande curiosità, ha intrapreso, a dispetto della propria disabilità, un percorso per diventare giornalista professionista, iscrivendosi alla scuola di giornalismo presso l’Università S. Orsola Benincasa di Napoli, che tutt’ora frequenta. Stefano va avanti con coraggio inseguendo le sue passioni.

Patrizia, classe 1969, di origini straniere, ha sempre vissuto in Italia, più precisamente a Milano. È nata sorda, ma senza problemi apparenti alla vista, che si sono poi manifestati nel corso della vita. Finché ha avuto un buon residuo visivo, Patrizia ha viaggiato molto per il mondo. L’insorgere della cecità le ha sconvolto la vita. Dopo l’iniziale smarrimento non si è persa d’animo: ha sviluppato nuove abilità e approfittando dei tempi vuoti della pandemia ha imparato il Braille. Patrizia non viaggia più fisicamente come una volta, ma non si è fermata e va orgogliosamente avanti con coraggio in cammino per il mondo.

Ivana, classe 1935, è nata a Tagliacozzo, in Abruzzo, ma fin dall’infanzia ha vissuto a Roma, dove ha studiato nel locale istituto per sordi. Autonoma, fiera e determinata, Ivana ha lavorato finché ha potuto, partecipando attivamente alla vita della comunità. Ancora oggi, nonostante lo scorrere degli anni e la vista che cala, Ivana va ancora avanti con coraggio come ha fatto per tutta la sua vita.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diritti umani

Mons. Redaelli (presidente Caritas italiana): “Migrazione non è emergenza, ma realtà da governare nella sua complessità”

Carlo Roberto Maria Redaelli - foto F. Carloni /Caritas italiana
18 Apr 2023

La migrazione “non è una emergenza ma una realtà con cui fare i conti con lucidità, realismo e capacità innovativa. Non è un problema da risolvere ma una realtà da governare nella sua complessità, dando attenzione ai diversi valori: alla vita fisica delle persone, ossia se uno sta morendo va salvato; alla dignità delle persone, al loro desiderio di pace, giustizia e di un cammino di vita migliore. Sul tema dell’integrazione vorremmo che i migranti fossero tutelati dalle leggi e non limitati dalle leggi. Serve poi un lungo e paziente lavoro per eliminare le cause delle migrazioni forzate”. Lo ha affermato oggi pomeriggio a Salerno mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas italiana, nel suo intervento in apertura del 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane intitolato “Agli incroci delle strade. Abitare il territorio, abitare le relazioni” in corso fino a giovedì 20 aprile. Come Caritas, ha detto l’arcivescovo, “vogliamo essere al servizio dei poveri, farci voce verso le istituzioni e le Chiese a nome dei poveri. Importante è avere una grande attenzione non per indulgere necessariamente alla denuncia ma per essere una realtà attiva che sappia ascoltare e farci voce verso le istituzioni”. Ad esempio sul tema “della revisione del reddito di cittadinanza, sulla perdita del lavoro o la fatica ad inserirsi nel mondo lavoro, sulla situazione di povertà cronicizzata che richiede un intervento complessivo non solo legato al dare soldi ma una attenzione alla persona e alla famiglia”. Sul tema della pace in Ucraina e “in tante altre parti del mondo funestate da conflitti” ha precisato: “La pace implica rispetto reciproco, attenzione alle minoranze, una diplomazia un po’ creativa, con l’impegno delle nazioni più che nell’invio di armi nella giustizia”. Mons. Redaelli ha ricordato anche i gemellaggi con Caritas di altre Chiese nella crescita o nelle emergenze, come la colletta a favore dei terremotati in Turchia e Siria, l’impegno per aiutare l’Africa orientale e tante situazioni di povertà nel mondo.

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diritti negati

Migranti, Comunità papa Giovanni XXIII: “Preoccupazione per le scelte fatte dal Governo”

foto Sos Mediterranée
18 Apr 2023

“Esprimiamo come Comunità la nostra preoccupazione per le scelte fatte dal Governo in materia di immigrazione. Consapevoli della complessità della situazione riteniamo la scelta del Consiglio dei ministri di dichiarare lo stato di emergenza per sei mesi e le conseguenti azioni non sufficienti ad arginare un problema di entità mondiale e non volte a dare soluzioni efficaci in termini di accoglienza e integrazione.

Le preoccupazioni della Comunità Giovanni XXIII

Ci preoccupano in particolare i provvedimenti che mirano a smantellare la protezione speciale, senza la quale ci saranno decine di migliaia di persone irregolari in più, con il conseguente aumento del lavoro nero, lo sfruttamento e l’evasione fiscale e contributiva”: così la Comunità papa Giovanni XXIII in una nota. Per l’associazione fondata da don Oreste Benzi “è necessario aprire nuove vie legali di accesso, implementare a livello europeo i corridoi umanitari, salvare la vita delle persone in pericolo in mare e in altri luoghi indipendentemente dalla loro origine e dal loro status. Non si può affrontare il tema delle migrazioni solo in termini di difesa e chiusura”. “Sono coinvolti i popoli affamati, quelli che sono in guerra, quelli che vivono in periodi di carestia. Il problema dei flussi migratori è mondiale e per tanto va affrontato in maniera globale”, osserva la Comunità papa Giovanni XXIII, secondo cui “ogni persona scartata rischia soltanto di accentuare le tensioni sociali e le sacche di miseria nel nostro tessuto sociale”. “È necessario collaborare tutti perché questa emergenza della storia dei nostri tempi diventi un occasione che umanizza la nostra società e non il contrario”, conclude la nota: “La nostra associazione, da sempre al fianco degli ultimi e degli scartati, dà piena disponibilità a cercare insieme al mondo del terzo settore ed alle Autorità la via migliore possibile per affrontare questa emergenza”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Eventi formativi

Emergency: giovedì 20 aprile, oltre 20mila studenti di tutta Italia collegati in streaming per capire come i media raccontano la guerra

Roma, 16 ottobre 2021: manifestazione contro fascismo di Cgil, Cisl e Uil in piazza San Giovanni - foto SIR/Marco Calvarese
18 Apr 2023

“La comunicazione della guerra. Guida pratica per farsi le domande giuste”. Questo il tema al centro dell’annuale iniziativa promossa da Emergency per le scuole e in programma giovedì 20 aprile. Dalle 10 oltre 20mila alunni delle scuole secondarie di II grado di tutta Italia saranno collegati in streaming con Casa Emergency, a Milano, per capire come i media raccontano la guerra. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con Unisona Live, sarà moderata da Michela Grasso, fondatrice e curatrice di @spaghettipolitics e ospiterà cinque relatori che si occupano di narrazione di guerra, ognuno con un linguaggio specifico: il regista Andrea Segre approfondirà come fiction e documentari possono sensibilizzare il pubblico; Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale, parlerà di come le immagini rappresentano “il dolore degli altri”, prendendo spunto dall’opera di Susan Sontag; Giammarco Sicuro, giornalista del Tg2, racconterà la necessità della testimonianza diretta e come si comunica questo tema in televisione e sulla stampa; Giorgio Taverniti, tech educator @WMF, esperto di Seo e digital marketing e co-fondatore di Search On Media Group, spiegherà come lavora l’algoritmo e come essere responsabili sui social per informarsi; mentre Luca Radaelli, infermiere e responsabile dello staff planning dei progetti di Emergency, porterà la propria testimonianza come operatore umanitario che ha fatto numerose missioni in Afghanistan.
Attraverso il racconto degli ospiti, sottolinea l’Ong, gli studenti avranno la possibilità di riflettere e discutere sul modo in cui la comunicazione della guerra, attraverso i vari mezzi di comunicazione di massa, può influenzare drasticamente l’opinione pubblica.
Nella sede milanese di Emergency, in via Santa Croce 19, saranno presenti gli alunni di due classi milanesi: la V O del liceo C. Tenca e la IV B Sia del iss C. Cattaneo ma anche gli studenti in streaming potranno interagire con gli ospiti in studio: Grasso lancerà, infatti, una serie di sondaggi su ogni tema affrontato per stimolare il dibattito tra i partecipanti che potranno esprimere dubbi e opinioni.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Confraternite

Un convegno sui “tesori” delle confraternite guardando al gemellaggio con la città di Granada

foto Francesco Paolo Occhinegro
18 Apr 2023

di Silvano Trevisani

Il legame tra Taranto e la Spagna si consolida grazie al ruolo storico e culturale dei riti pasquali. Questo legame, che punta tra l’altro al gemellaggio tra la città dei due mari e Granada, sarà al centro del convegno in programma il 29 e 30 aprile. Stiamo parlando de: “Il patrimonio artistico delle confraternite, una ricchezza culturale per la città”. Sarà, infatti, questo il tema del X convegno internazionale di studi sulla cultura popolare religiosa” che si svolgerà nel Salone degli specchi di Palazzo di città. E che sarà meglio illustrato nel corso di una conferenza stampa in programma per il 20 aprile.

Il convegno, organizzato dall’Associazione La Veste Rossa, è dedicato alla memoria del compianto monsignor Cosimo Quaranta che, come ci spiega l’organizzatore e studioso dei riti pasquali e giornalista, Gigi Montenegro, fu tra i fautori della manifestazione. Al collega Montenegro abbiamo rivolto alcune domande.

I contenuti del convegno

Tema del convegno è il patrimonio artistico che fa capo alle confraternite, ma il fil rouge della manifestazione sembra essere l’amicizia con la Spagna e in particolare con Granada.

Proprio così. Alla luce del protocollo d’intesa sottoscritto con l’associazione che rappresenta le confraternite di Granada, firmato dal precedente presidente, è avviato un percorso che, per volontà delle amministrazioni comunali, porterà al gemellaggio tra le città. Rappresentanti dell’importante centro spagnolo saranno presenti alla manifestazione nei prossimi giorni. Tra loro sarà anche il nuovo presidente del sodalizio.

Veniamo ai contenuti del convegno.

Esso verterà sul variegato patrimonio culturale che le confraternite possono vantare e che è composto da statue, simboli, opere d’arte ma anche decori e affreschi che abbelliscono chiese e cappelle che costituiscono le loro sedi. A parlarne, per la nostra comunità, saranno don Francesco Simone, direttore del Mudi, Larialucrezia Logrieco, restauratrice specializzata nel restauro ligneo, e Alessandro Carucci, che si occuperà della produzione artigianale. Ha assicurato la sua presenza l’arcivescovo Filippo Santoro.

Ma vi sono similitudini artistiche tra Granada e Taranto?

Non molte, ma è importante il raffronto da tradizioni diverse che, nel caso di Granada, ad esempio, assorbono degli elementi derivanti dalla tradizione araba. Interessanti alcuni elementi, che saranno ripresi nel convegno, come il ruolo dei ricamatori e designer che, dopo la “riforma” delle celebrazioni proposte da Ojedo nei primi del Novecento, svolgono un ruolo importante nell’uniformare consuetudini e tradizioni e riti in Andalusi, Siviglia, Granada. Negli anni precedenti, infatti, i riti popolari si svolgevano in maniera dal tutto diversa nei vari territori. Anche simbologie e abiti erano molo differenti, assieme al modo di intendere le cerimonie.

Ma la reciprocità spesso vantata tra i nostri riti e quelli spagnoli sussiste? Ha dei fondamenti?

Certo! Ha dei fondamenti storicamente provati ma che vanno in direzione diametralmente opposta a quella che molti indicano. Infatti, non fu la Spagna a influenzare l’Italia nelle celebrazioni popolari ma tutto l’opposto. Fonti storiche dimostrano che fu un italiano, Tommaso Pesare, a portare le nostre tradizioni in Spagna nel Cinquecento. E che fu lui a dare inizio al celeberrimo rito del Santo Entierro.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO