Angelus

La domenica del Papa – Non abbiate paura

foto Vatican media/Sir
26 Giu 2023

di Fabio Zavattaro

Nel Vangelo di Matteo troviamo due inviti che Gesù rivolge ai suoi discepoli: non temete gli uomini e temete Dio. Due inviti ritmati per ben tre volte dalle parole “non abbiate paura”, e da una immagine: la Genna. Le scritture ricordano che chi teme Dio non ha paura e il timor di Dio, ricordava papa Benedetto XVI, è “il principio della vera sapienza”.
La paura è compagna della nostra esistenza fin dall’infanzia; anche oggi la paura ha tanti volti, forse qualcuno nuovo, dalla violenza, la guerra – e in questi ultimi giorni le lancette della storia sono tornate indietro, mentre gli uomini della compagnia Wagner avanzavano verso Mosca, ricordandoci il golpe del 2001 con Gorbaciov sequestrato, e altre simili vicende accadute negli anni – la solitudine, una delle grandi malattie del nostro tempo, il chiudersi nel proprio io e non relazionarsi con gli altri, “tagliare i ponti”.
Non abbiate paura, le parole di Gesù che leggiamo in Matteo, perché chi teme Dio ha la sicurezza di un bambino in braccio alla madre, affermava Benedetto XVI: “chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura”. E in Geremia leggiamo: se il Signore “è al mio fianco… i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere”.
Papa Francesco, all’angelus, ricorda le parole di Gesù ai discepoli, quel non avere paura delle persecuzioni – “l’annuncio del Regno di Dio è un messaggio di pace e di giustizia, fondato sulla carità fraterna e sul perdono, eppure riscontra opposizioni, violenze, persecuzioni” – e questo “non perché nel mondo andrà tutto bene”, ma perché per il Signore “siamo preziosi e nulla di ciò che è buono andrà perduto”.
C’è una poesia brasiliana che racconta un uomo, giunto alla fine dei suoi giorni, che ripercorre la sua vita con accanto il Signore; sono passi, quattro orme sulla spiaggia. A un certo punto rimangono solo due impronte: lì è quando io mi sono trovato in grande difficoltà, quelli sono stati i giorni più tristi, duri, disperati della mia vita, e tu mi hai lasciato da solo. Dov’eri tu, in quei giorni in cui più avevo bisogno di te? Il Signore risponde: quelli sono i giorni in cui io ti ho preso in braccio.
Ecco il senso profondo di quel non abbiate paura. Piuttosto, dice Francesco all’angelus, dobbiamo temere la valle della Geenna “luogo che gli abitanti di Gerusalemme conoscevano bene: era la grande discarica dei rifiuti della città”. Una immagine per dirci di non buttare via la propria vita: “non bisogna tanto temere di subire incomprensioni e critiche, di perdere prestigio e vantaggi economici per restare fedeli al Vangelo, ma di sprecare l’esistenza a inseguire cose di poco conto, che non riempiono di senso la vita”.
Anche oggi si può essere discriminati se non si segue la moda, modelli e realtà di secondo piano: “seguire le cose anziché le persone, le prestazioni anziché le relazioni”. Ovvero, genitori che non possono vivere solo per il lavoro togliendo tempo ai figli; sacerdoti e suore che non hanno tempo per la preghiera impegnati nei loro servizi; giovani dai mille impegni, telefonini e social, che per “realizzare dei sogni grandi” hanno bisogno di incontrare le persone e non perdere “tempo in cose che passano e non lasciano il segno”.
Dobbiamo avere il coraggio di qualche rinuncia, dice il vescovo di Roma, “di fronte agli idoli dell’efficienza e del consumismo”, per non “perdersi nelle cose, che poi vengono buttate via, come si faceva allora nella Geenna. E nelle Geenne di oggi, invece, spesso finiscono le persone: pensiamo agli ultimi, spesso trattati come materiale di scarto e oggetti indesiderati”. Per non buttare via la nostra vita dobbiamo “andare controcorrente”, “liberarsi dai condizionamenti del pensare comune”.
Nelle parole che seguono la preghiera mariana, il papa ha ricordato Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa 40 anni fa: “desidero approfittare di questa circostanza per esprimere, ancora una volta, la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che portano il dolore di una persona cara scomparsa”.

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Ricorrenze

Padre Gianni Zampini: da sempre saveriano in serenità e allegria

Venerdì 30 giugno, in Concattedrale, alle ore 19 l’arcivescovo mons. Filippo Santoro presiederà la solenne concelebrazione eucaristica per i cinquant’anni di sacerdozio del missionario saveriani e di don Nino Borsci, don Nicola Frascella, don Luigi Trivisano

26 Giu 2023

di Angelo Diofano

“Io posso dire che amo Gesù e vivo il mio cristianesimo nella misura in cui mi faccio fratello della persona con cui sono accanto. Noi italiani siamo un popolo di buon cuore ma siamo fondamentalmente razzisti. Quando noi  c’imbattiamo in qualcuno di cultura, mentalità e colore della pelle (nera soprattutto) e diverso da noi, siamo portati a trattarlo come un pezzente, che ha solo bisogno dei nostri soldi o ci ruba il lavoro.  Ma questi nostri fratelli hanno bisogno soprattutto di vicinanza. Ad esempio, se ci fermiamo un po’ a parlare con i neri che fuori dai market ci chiedono la moneta, invece di trattarli con disprezzo, vedrete che dopo un po’, magari dopo averci raccontato della loro vita, si saranno già dimenticati di averci chiesto l’elemosina e ci saluteranno con gratitudine: avranno così trovato un fratello che li ha ascoltati!”.

Così parla il missionario saveriano padre Gianni Zampini, 76 anni a novembre, pronto a festeggiare il 50.mo di sacerdozio assieme a don Luigi Trivisano, don Nicola Frascella e don Nino Borsci.

Padre Gianni è nato a Bussolengo (Verona). I suoi genitori, Giuseppe e Maria, avevano una piccola azienda agricola dove coltivavano pesche e uva. “Nella mia famiglia – dice – eravamo tutti praticanti con mia madre che teneva alla frequenza dei primi venerdì e sabati del mese”.

Il saveriano racconta del suo percorso vocazionale iniziato dagli incontri con il curato del suo paese, don Giuseppe Mascanzoni il quale non mancava di invitarlo a farsi prete, vedendo la sua frequenza come ministrante.   “E io –ricorda – ogni volta gli rispondevo che avrei deciso quando sarei diventato più grande”. Determinante è stata l’amicizia con un sacerdote cecoslovacco, don Joseph Motal, che dopo la guerra non poté rientrare nella sua patria per l’avvento del regime comunista, a causa del quale sarebbe stato imprigionato. Racconta che era una persona serena, lineare, solare che riusciva a radunare attorno a sé i ragazzi per una lettura spirituale alternandola a momenti di gioco. “Grazie a lui è sbocciata la mia vocazione – riferisce – Così a 11 anni sono entrato al seminario “San Massimo” di Verona. I genitori furono felici di quella decisione, anche perché in famiglia c’era stato già un altro sacerdote, fratello del padre, don Luigi, morto improvvisamente nel 1951, a pochi anni dall’ordinazione”. Il cammino vocazionale si svolgeva tranquillamente. Il ragazzo studiava con profitto ma non si sentiva soddisfatto, ambiva a qualcosa di più. In occasione di una mostra vocazionale in seminario, egli conobbe un saveriano, padre Tomè, molto sereno e pieno di allegria, con cui tutti i seminaristi s’intrattenevano volentieri. Nel suo stand c’era un libro che attirò la sua attenzione, dal titolo “Hanno scelto Cristo”. “Noi seminaristi – ricorda – non avevamo molti soldi a disposizione e quei pochi li spendevamo in gelati. Ma io quel libro lo volevo fortemente e chiesi al missionario di regalarmelo. Lui mi rispose che lo avrebbe fatto solo se fossi diventato saveriano. Io rifiutai perché non avrei mai barattato la mia vocazione con un libro, che poi lessi ugualmente, prelevandolo nelle ore notturne, quando chiudeva l’esposizione”.

Poi, durante le vacanze estive, l’incontro con un altro saveriano: il tarantino padre Stefano Coronese, di un’allegria tale da non lasciare indifferenti. Il giovane seminarista, avendo la tristezza nel cuore, gliene domandò il motivo. ” Lui mi rispose – dice padre Gianni – che era così da quando aveva deciso di donarsi completamente a Cristo, proprio come quel libro letto di nascosto, e che non vedeva l’ora di partire missionario per l’Indonesia. Quindi cominciai a chiedermi se fare il prete e rimanere localizzato sempre in una parrocchia fosse la scelta giusta. Mi attirava molto la missione, ma ero incerto fra un’esperienza in tal senso in un Paese lontano oppure entrare fra i saveriani, come mi fu consigliato dal mio direttore spirituale e da un missionario di ritorno dall’America Latina. Mi fece decidere la lettura della “Passione di Gesù”: m’impressionò quel suo ‘Ho sete!’: certamente non di acqua o di fiele, ma del desiderio che il suo Regno fosse portato fino agli estremi confini della Terra”. Fu così che, nel 1967, intraprese il noviziato fra i saveriani , nella casa di Parma, nascondendo per il momento ai genitori il vero motivo della partenza (“Temevano che mi volessi recare in quella città per diventare… comunista!”). L’ordinazione sacerdotale giunse nel 1973, assieme ad altri venti confratelli. “Chiesi subito di patire per il Bangla Desh, ma c’erano già molte richieste – continua- Così fui destinato all’animazione missionaria in Emilia Romagna. Successivamente, durante una visita del padre generale, mi fu suggerito di recarmi in Colombia. Partii nel 1980 e fu un’esperienza molto bella e coinvolgente. Mi ritrovai ad operare fra la più grande povertà: volevo fare qualcosa per quelle popolazioni, comprendendo successivamente che il compito del missionario non è quello di risolvere i problemi. Non aveva infatti senso costruire una scuola o un ambulatorio se poi durante una ribellione tutto veniva distrutto, come spesso accadeva. Gesù infatti non ha risolto alcun problema, ma viveva in mezzo alla gente e donava, a chi lo desiderava, lo spirito e la grazia per continuare la sua missione diffondendo la buona notizia del Vangelo in tutto il mondo.”

Nel 1990 padre Gianni fu richiamato in Italia per lavorare sulla sensibilizzazione  ed educazione alla mondialità, facendo conoscere le culture degli altri popoli , diffondendo libri e audiovisivi durante fiere e congressi.

Infine, nel 2020, eccolo a Taranto, dove “… faccio semplicemente il prete, predicando nelle parrocchie una lettura della Parola di Dio molto incarnata nella realtà a livello mondiale, nell’annuncio di Gesù che libera dal nostro egoismo per aprirci all’altro ed evidenziando inoltre che il mondo occidentale deve prendere coscienza che il suo benessere è basato sullo sfruttamento delle risorse e dei beni degli altri popoli, lasciandoli nella povertà. Questa – conclude – è la vera tragedia da cui scaturiscono tutte le guerre!”.

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Eventi di sensibilizzazione

Domenica 25 sfilerà il corteo del Disability pride Taranto

Raduno all’Arsenale militare marittimo (ore 17); la manifestazione partirà alle 17.30 e sarà coloratissima ma silenziosa nel rispetto delle particolarità sensoriali

24 Giu 2023

Domenica, 25 giugno, sarà l’occasione per trovarsi insieme disabili, famiglie, amici e semplici cittadini uniti dalla consapevolezza di essere parte del mondo, parte integrante con cui si misura il grado di civiltà raggiunta da tutta la società umana.

II raduno è fissato alle porte dell’Arsenale militare marittimo  (ore 17), il corteo che partirà (alle  17,30) sarà silenzioso nel rispetto delle particolarità sensoriali ma coloratissimo e pieno di cartelli con slogan e bandiere, si snoderà lungo le vie centrali fino all’arrivo piazza Garibaldi, dove ad attenderlo ci saranno gli stand allestiti seguendo tematiche come: disabili e sport, sessualità e disabilità, la tecnologia al servizio dei più deboli, il senso civico e la sostenibilità anche per un’offerta turistica, la cultura e l’espressione artistica come riscatto dal disagio che spesso accompagna la disabilità.

Medical Project ortopedia center, uno degli sponsor ufficiali, premierà la squadra di basket in carrozzina “Boys Taranto” promossa quest’anno in serie A e sarà anche allestito un mini-campo da  tennis dalla FITP delegazione nazionale italiana di tennis…

Infine il concerto con artisti disabili e no, provenienti da tutta la Puglia come Vincenzo Stefanelli, Francesco Siffa, Marco Guerra, Fabio Mongelli, Leo Tenneriello, Leonardo LaGuardia in duo con Raffaele Convertino, Francesco Narducci,  Elisa Dolcibi e Gabriella Antonazzo della scuola Eufonia (sono solo alcuni), musica e canzoni inframezzate da messaggi importanti di diverse associazioni che hanno aderito all’iniziativa, ci saranno anche testimonianze di vita diretta come quella dello scrittore Davide Simeone.

La chiusura sarà affidata alla voce e al cuore di Marco D’Andria, presidente dell’associazione organizzatrice e motore primo dell’evento.

Dis-Education, associazione di promozione sociale e sportiva dilettantistica che crede nell’importanza dell’inclusione sociale in vista di una vita autonoma per i più fragili e migliore per tutti anche per chi sta loro vicino.

Il Disability pride è nato negli Usa, in Italia si sta diffondendo grazie al supporto della Disability pride network, una rete che coordina le manifestazioni sparse da Ragusa a Torino, Genova, Milano, Bologna e Roma, questa sarà la prima edizione per Taranto, e per la Puglia.

“Ci auguriamo che ci sia un’ampia partecipazione al Disability pride Taranto – hanno scritto gli organizzatori -: portate i vostri cartelli, venite in bicicletta, coi monopattini, con i carrozzini dei bambini, abbiamo tutti bisogno di abbattere le barriere fisiche e culturali. Che soffocano vita e speranze per il futuro”.

La manifestazione ha il patrocinio del Comune di Taranto.

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Sport

Benedetta Pilato, la medaglia più pregiata è tra i banchi di scuola

23 Giu 2023

di Paolo Arrivo

Chissà se l’emozione per l’esame di Stato o Maturità è grande quanto la finale di una gara del campionato del mondo. Di una finale che vale l’oro. Non nell’immediato, di certo; ma quel momento che segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, da lasciare intatto al termine del percorso di studi, ovvero da assicurare anche alle future generazioni, viene ricordato per tutta la vita. L’emozione del grande esame avrà raggiunto anche Benedetta Pilato che è stata tra i banchi di scuola all’istituto Maria Pia. La prima prova scritta, nella città in cui è nata e cresciuta; poi la seconda, ieri, prima di prendere l’aereo per Roma, dove si è presentata al trofeo internazionale Settecolli. Il tutto in poche ore.

Una gara importante, per giunta, il Settecolli: l’obiettivo dei partecipanti è la conquista dei tempi minimi di qualificazione per i prossimi Mondiali in programma in Giappone, a Fukuoka, in programma dal 14 al 20 luglio. Benny è la campionessa in carica dei 100 metri rana e medaglia d’argento nei 50 conquistata lo scorso anno a Budapest.

Benedetta Pilato tra vasca e scuola

Gli impegni ravvicinati si sono fatti sentire in termini di mancata brillantezza. La campionessa tarantina, infatti, impegnata nelle batterie del mattino, non è riuscita a conquistare la finale del 100 metri rana. Prestazioni non esaltanti anche per la primatista italiana Arianna Castiglioni e Martina Carraro. L’atleta tesserata per Fiamme Oro e Aniene, allenata da Vito D’Onghia, ha chiuso la prova in 1’07”96, all’undicesimo posto – il miglior tempo lo ha fatto registrare la giapponese Reona Anoki (1’06”20), terza la Castiglioni. Significa che Benedetta Pilato non è riuscita a strappare il pass per i mondiali.

Ad ogni modo, potrà partecipare alla massima competizione nei 50, la distanza prediletta, nella quale la sua esplosività va rimessa in moto. La priorità adesso è tra i banchi di scuola. Dopo le due prime prove scritte, c’è l’orale da sostenere, tra qualche giorno. Successivamente potrà dedicarsi a tempo pieno a ciò per cui è stata messa al mondo.

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Eventi religiosi cittadini

San Francesco di Paola: entrano nel vivo i festeggiamenti

foto G. Leva
23 Giu 2023

di Angelo Diofano

Entrano nel vivo a Taranto in questo fine i solenni festeggiamenti in onore di San Francesco di Paola, patrono della gente di mare, nella cui chiesa da mercoledì è giunto il mantello del santo, proveniente dal Protocenobio di Paola, che servì nella sua prodigiosa traversata dello Stretto di Messina.

Sabato 24, vigilia della festa, alle ore 10.30, la santa messa sarà  presieduta da padre Omar Javier Solis Rosales con l’amministrazione del sacramento dell’Unzione degli infermi; alle ore 19, santa messa celebrata da padre Luigi Lia; alle ore 20, in chiesa, l’atteso concerto della Fanfara di Presidio del Comando Interregionale Marittimo Sud diretto dal maestro Donato Taddei.

Domenica 25, festa del santo, alle ore 8.30 santa messa celebrata da padre Omar Javier Solis Rosales; alle ore 11, solenne concelebrazione presieduta dall’arcivescovo mons. Filippo Santoro con la presenza dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro; alle ore 18, solenne concelebrazione presieduta da padre Luigi Lia.

Alle ore 19 uscirà la processione con il simulacro del Santo e il Sacro Mantello, con la partecipazione dell’arciconfraternita del Carmine e dei Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Questo l’itinerario: via Regina Elena, via Di Palma, piazza Immacolata, via D’Aquino, piazza Giovanni XXIII (con breve omaggio da parte della parrocchia e dell’arciconfraternita del Carmine), via D’Aquino, corso Ai Due Mari.

Davanti al Monumento ai Marinai (dove sarà schierata la Fanfara di Presidio della Marina Militare) ci sarà la sosta per la preghiera della gente di mare e di quella del marinaio, con benedizione al mare e alla città e lancio in mare di una corona d’alloro in memoria dei Caduti da parte dell’Associazione nazionale Marinai d’Italia. Seguirà dagli spalti del castello aragonese lo spettacolo pirotecnico a cura della ditta Itria Fireworks di Martina Franca.

Al termine, rientro in chiesa (la cui facciata sarà illuminata a festa) attraverso il lungomare e via Anfiteatro.

Presterà servizio la Grande Orchestra di fati “Santa Cecilia-Città di Taranto” diretta dal maestro Giuseppe Gregucci.

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Formazione

Convegno su “Riforma del terzo settore e sport”

23 Giu 2023

di Angelo Diofano

“Riforma del terzo settore e dello sport: Runts, bilanci, lavoro sportivo, adeguamenti statutari e altre novità di prossima introduzione” è il tema del convegno che si terrà martedì 27 giugno dalle ore 14 alle 19 nell’aula magna Giovanni Paolo II in piazza Santa Rita, a cura dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Taranto e della Fondazione dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Taranto.

L’evento è accreditato ai fini della formazione professionale obbligatoria dei dottori commercialisti ed esperti contabili e dei consulenti del lavoro.

Questo il programma: ore 14, registrazione dei partecipanti e saluti istituzionali di Francesco Vizzarro (presidente Odcec Taranto),  Laura Baccaro (presidente Fondazione Odcec Taranto), Giovanni Prudenzano (presidente Cdl  Taranto); ore 14.30, Angelo Giliberto (presidente Coni Puglia) su “Registro Coni 2.0 e Registro delle attività sportive dilettantistiche”; ore 15, Giovanni Romanazzi (componente commissione di  studio enti no profit e cooperative – Fondazione Odcec Taranto) su “Adempimenti Runts relativi al bilancio degli Ets entro il 30 giugno 2023; ore 15.30, Enrico Savio (dottore commercialista, revisore Contabile e Autore di pubblicazioni) su “La gestione dei collaboratori per associazioni e società sportive: il nuovo lavoro sportivo/ La figura del volontario/ Pubblici dipendenti: la scelta tra volontariato e lavoro sportivo/ I punti di contatto tra enti sportivi dilettantistici e Terzo settore: la Aps sportiva dilettantistica”; ore 17.15, coffee break ; ore 17.30, Roberto Cazzato (Cdl Taranto) su “Adempimenti amministrativi in materia di lavoro sportivo dilettantistico, tra criticità e limiti operativi”; ore 18, Maurizio Mottola (presidente commissione di studio enti no profit e cooperative- Fondazione Odcec Taranto) su “Lavoro autonomo in ambito sportivo dilettantistico/adeguamenti statutari per Asd e Ssd”;  18.30, quesiti dei partecipanti; ore 19, termine dei lavori

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Festeggiamenti patronali

Festa patronale a Talsano per la Madonna delle Grazie

23 Giu 2023

di Angelo Diofano

Con l’intronizzazione del simulacro nel santuario della Madonna di Fatima di Talsano, inizieranno a Talsano domenica 25 giugno, i festeggiamenti patronali in onore della Madonna delle Grazie, la cui statua sarà traslata privatamente dalla rettoria. Nella medesima serata prenderà il via il solenne settenario di predicazione che prevede ogni sera alle ore 18.10  la recita del santo rosario meditato con il canto delle litanie in latino; alle ore 19, santa messa con riflessione mariana e canto dell’inno alla celeste patrona.

Domenica 2 luglio, solennità della Madonna delle Grazie, sante messe alle ore 8 e alle ore 10; alle ore 18.30 la solenne concelebrazione eucaristica verrà presieduta da don Maurizio Donzella, animata dal coro diocesano; alle ore 18.30 si terrà la processione con l’effige della Patrona, portata a spalla dalle locali confraternite per le vie del quartiere;  presterà servizio il complesso bandistico “Città di Crispiano” diretto dal maestro Francesco Bolognino.

I festeggiamenti civili prevedono l’illuminazione del corso principale, dove sarà allestito il tradizionale mercatino, e spettacoli in piazza delle cover band “Roby Facchinetti Pooh” (sabato 1) e “Ultimo Stadio” (domenica 2).  A conclusione, alla mezzanotte circa, spettacolo di fuochi pirotecnici nei pressi del santuario.

Domenica 9, dopo la santa messa delle ore 19, il simulacro sarà riportato in processione alla rettoria di Santa Maria di Talsano, dove viene custodita tutto l’anno. Sarà anche l’occasione per visitare questa graziosa chiesetta che, secondo lo storico De Vincentis, sarebbe stata edificata come badia nel 1350 dai padri basiliani greci, attorno alla quale sorse il primo nucleo di Talsano. La chiesetta fu poi ampliata e restaurata nel 1845 dall’allora re di Napoli Ferdinando II, come attesta una lapide murata nel luogo di culto. Nel 1973, allora in stato di abbandono, la chiesetta fu visitata dai ladri che asportarono, fra l’altro, un quadro di inestimabile valore raffigurante la Madonna di Costantinopoli, giunta dall’Oriente nell’ottavo secolo. Il 25 marzo del 2017 il rettore mons. Antonio  Caforio provvide a far giungere un nuovo quadro della Madonna di Costantinopoli, realizzato dall’artista Gianluigi Marzo, sacerdote della diocesi di Ugento, che fu esposto solennemente al posto di quello trafugato.

Il pregevole simulacro della Madonna delle Grazie, invece,  è stato nei mesi scorsi restaurato dalla dott.ssa Maria Gaetana Di Capua nel suo laboratorio di Martina Franca che, dopo quattro mesi di lavoro, lo ha riportato all’antica bellezza. Leffige fu realizzata tra il 1700 e il 1725 da Giacomo Colombo, un artista padovano che ebbe la sua formazione artistica a Napoli dove giunse al seguito di Pietro Barberis; sue opere si trovano in molte località di Abruzzo, Molise, Campania e Puglia. Solo grazie alla generosità dei fedeli – riferisce don Tonino Caforio, rettore della chiesetta alla periferia di Talsano – siamo stati in grado di affrontare le spese di un recupero che abbiamo affidato alla restauratrice martinese su suggerimento di un esperto come don Francesco Simone”.

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Ricorrenze

Venerdì 30, in Concattedrale, la celebrazione per i cinquant’anni di quattro sacerdoti

Si tratta di don Nino Borsci, don Nicola Frascella, don Luigi Trivisano e di padre Gianni Zampini, missionario saveriano

23 Giu 2023

di Angelo Diofano

Venerdì 30 giugno nella concattedrale “Gran Madre di Dio” alle ore 19 l’arcivescovo mons. Filippo Santoro presiederà la solenne concelebrazione eucaristica per i cinquant’anni di sacerdozio di don Nino Borsci, don Nicola Frascella, don Luigi Trivisano e di padre Gianni Zampini, missionario saveriano.

Prendendo spunto da una delle parole consegnateci dall’arcivescovo nell’incontro a San Giovanni Rotondo per l’avvio dell’anno pastorale del 2018, cioè “appartenenza”, nei prossimi giorni dedicheremo una serie di servizi a questi sacerdoti di cui ricorre il mezzo secolo dall’ordinazione presbiterale che  vivono con grande energia, dedizione e saggezza il loro ministero, nonostante gli acciacchi dell’età, costituendo vero esempio e stimolo per i giovani all’inizio del cammino sacerdotale. Racconteremo il loro percorso vocazionale e l’esempio delle persone che hanno inciso sulla loro scelta vocazionale, non trascurando l’importanza di vivere in una famiglia che è principale maestra di vita cristiana. Ci soffermeremo sulle aspettative per il ministero sacerdotale durante gli anni del seminario, le ansie vissute nella vigilia della tanto attesa celebrazione per l’ordinazione, i loro primi passi nel presbiterato, i primi incarichi. Infine, il bilancio di questi “primi” cinquant’anni vissuti nel servizio di Cristo e dei  fratelli, nella certezza che “nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi” (Salmo 92.15), sia per una propria crescita personale sia come bagaglio e ricchezza da donare agli altri, soprattutto ai più giovani.

A loro, i più fervidi auguri da parte di tutta la comunità diocesana e, in particolare, di noi di “Nuovo Dialogo”.

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Giubileo2025

“Giubileo 2025. Pellegrini di speranza” in onda su Rai1 domenica 25 giugno

22 Giu 2023

Papa Francesco e il cammino verso il Giubileo riscoprendo il Concilio e i suoi documenti. Con Rai Vaticano prosegue l’avvicinamento al prossimo Anno Santo con la nuova puntata di “Giubileo 2025 – Pellegrini di Speranza” il programma di Stefano Ziantoni scritto con Nicola Vicenti in onda su Rai1 domenica 25 giugno alle 24.45 e su Raiplay. “È vero che è difficile in parte, da parte dei fedeli laici testimoniare Cristo ma è vero anche che chi lo fa ha fede e la fede è sempre espansiva, è sempre empatica”. Così a Rai Vaticano la sociologa Cecilia Costa delinea il compito a cui sono chiamati i laici nella Chiesa. Due mesi fa, l’alluvione in Romagna ha messo in ginocchio paesi e territori. Tante le iniziative immediate anche del mondo cattolico. Giovani che spalano, parrocchiani che cucinano, conventi che si aprono. Una mobilitazione silenziosa e viva anche di giovani dell’Azione Cattolica. “Se si fermasse questa azione – dice ancora la professoressa Costa, che è anche consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi – questa capacità di essere presenti nelle situazioni di disagio, probabilmente il mondo quasi si fermerebbe perché è un’azione capillare, sottile, gentile, quasi criptata alcune volte, ma che riesce a portare quel sollievo, quella solidarietà e quella azione che sana situazioni che invece non vengono sanate molte volte dalle istituzioni pubbliche”. In Africa, Dream è il programma della Comunità di Sant’Egidio che nasce per combattere l’Hiv garantendo gratuitamente la più alta qualità di cura possibile. Laici, da oltre vent’anni si occupano di formare e affiancare personale locale e migliorare le condizioni di vita di migliaia di persone in dieci Paesi del continente. Essere laici, tuttavia, ed è questa la grande novità introdotta dal Concilio, significa anche riallacciarsi allo spirito di vita e condivisione delle prime comunità cristiane. Oggi, lettori, diaconi, catecumeni, contribuiscono da protagonisti alla vita della comunità cristiana. “La prima volta che ho distribuito l’eucaristia è stata un’emozione indescrivibile, ho continuato a pensarci per mesi, è stato il mio pensiero felice a lungo”, dice Alida Accardo, una dei tanti ministri dell’eucaristia che in Italia aiutano tanto sacerdoti nello svolgimento del loro ministero e nel servizio della liturgia.

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Società

Caso Emanuela Orlandi: l’ufficio del promotore di giustizia ha trasmesso la documentazione alla Procura di Roma

22 Giu 2023

“In merito alla vicenda di Emanuela Orlandi, nei mesi scorsi questo ufficio ha raccolto tutte le evidenze reperibili nelle strutture del Vaticano e della Santa Sede, anche cercandone attestazione tramite conversazioni con le persone responsabili di alcuni uffici all’epoca dei fatti”. Lo rende noto l’Ufficio del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti, pervenute alla Sala Stampa della Santa Sede e inoltrate all’Ufficio citato, che “ha proceduto all’esame del materiale confermando alcune piste di indagine meritevoli di ulteriore approfondimento e trasmettendo tutta la relativa documentazione, nelle scorse settimane, alla procura di Roma, perché questa possa prenderne visione e procedere nella direzione che ritiene più opportuna”. “Il Promotore proseguirà la sua attività in questo senso nei mesi a venire, vicino al dolore della famiglia di Emanuela e consapevole della sofferenza che si prova per la scomparsa di un congiunto”, dichiara l’Ufficio a proposito dell’attività del Promotore di Giustizia vaticano, Alessandro Diddi, che ha riaperto l’inchiesta sulla ragazza allora diciassettenne scomparsa esattamente quarant’anni fa. E proprio oggi, a quarant’anni da uno dei casi giudiziari insoluti più noti del nostro Paese, l’auspicio della famiglia – fa sapere il suo legame, Laura Sgrò – è che il papa “ricordi con parole di speranza” domenica prossima, durante l’angelus, Emanuela, “una sua cittadina che manca da quaranta anni”: “Sarebbe un gesto importante, di carità, in pieno spirito evangelico, che metterebbe fine a ogni polemica e rafforzerebbe la volontà di tutti nel cercare la verità”.

 

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Naufragio di migranti

Naufragio in Grecia, Alverti (Caritas Hellas): “Vicenda scioccante perché potevano essere salvati”

Del drammatico naufragio della settimana scorsa in Grecia (82 i corpi recuperati finora e almeno 600 i dispersi) ci parla la direttrice di Caritas Hellas: “Penso sia il peggior naufragio in tutto il Mediterraneo

foto Ansa/Sir
22 Giu 2023

di Patrizia Caiffa

“Come è stato possibile?”. È questa grande, tormentata domanda, che risuona in questi giorni tra gli operatori umanitari greci dopo il naufragio della settimana scorsa, vicino alle coste del Peloponneso, del peschereccio con a bordo oltre 750 persone: 104 i sopravvissuti accolti nella città di Kalamata, 82 finora corpi recuperati e almeno 600 dispersi (tra cui un centinaio di bambini e 300 persone di nazionalità pakistana). Se lo chiede Maria Alverti, direttrice di Caritas Hellas (la Caritas greca), mentre affiorano controverse ricostruzioni della vicenda: “Penso sia il peggior naufragio in tutto il Mediterraneo. La cosa scioccante non riguarda solo il numero di persone morte tutte insieme ma il fatto che potevano essere salvate”.

Una vicenda controversa

Secondo i superstiti e alcuni video resi noti dai media internazionali l’imbarcazione sovraffollata non si sarebbe mossa per almeno 7 ore. Appena la nave si è ribaltata la guardia costiera greca si sarebbe allontanata per poi tornare dieci minuti dopo con dei barchini per aiutare chi cercava di mettersi in salvo a nuoto. La guardia costiera greca respinge le accuse sostenendo che le persone dicevano di voler andare in Italia e di rifiutare i soccorsi. Intanto nel Mediterraneo si continua a morire: la scorsa notte al largo di Lampedusa è affondato un barchino con 44 migranti, fra cui 6 donne (una incinta), tratti in salvo da una motovedetta della Guardia costiera italiana. A bordo, secondo i superstiti, ci sarebbero state altre 3 persone che al momento risultano disperse. Anche al largo del Marocco, secondo Alarm Phone, 24 persone di una barca alla deriva con 59 migranti, 3 morti a bordo e acqua che entrava nello scafo, sono state salvate dalla marina marocchina. Almeno 35 persone risultano ancora disperse. La barca era partita da Agadir, città costiera del Marocco, ed era diretta in Spagna. La piccola Caritas Hellas, molto attiva con un centro per rifugiati nella cittadina di Mitilene nell’isola di Lesbo, non è però presente con sedi Caritas e volontari a Kalamata e nel sud della Grecia. I sopravvissuti al naufragio sono stati aiutati dalla protezione civile locale e trasferiti nelle strutture governative per rifugiati.

Le ultime immagini del peschereccio sovraffollato di migranti tratte da un video di Frontex

Qual è la posizione della Caritas greca in merito al naufragio?

Siamo in campagna elettorale (domenica ci saranno le elezioni politiche, ndr), c’è un forte dibattito interno tra governo e opposizioni e non vogliamo identificarci con gli uni o gli altri. La nostra è solo una prospettiva umanitaria. Il naufragio però solleva molte domande. Siamo molto addolorati e scioccati e ci chiediamo come è stato possibile che accadesse con tante navi intorno e di giorno. Di solito i naufragi succedono quando non ci sono imbarcazioni vicine e nel mezzo della notte.
Nessuno lo sa. La più grande domanda è: come è stato possibile? La guardia costiera dice che le persone volevano andare in Italia e hanno rifiutato l’aiuto ma quando le persone sono in pericolo non è importante quello che dicono! Qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa. Se questa imbarcazione fosse stata piena di turisti o di studenti e persa nel mare non l’aiuteremmo solo perché a parole dicono di non avere bisogno di aiuto? Ci sono video pubblicati dalla Bcc che dimostrano che il peschereccio è stato fermo in quel tratto di mare per sette ore. Ci chiediamo anche: se le persone fossero rimaste vive, quali Paesi europei se ne sarebbero fatte carico? Questo accade spesso. Esprimiamo tristezza, proclamiamo il lutto nazionale ma la triste verità è che nessun Paese li vuole.

È il peggior naufragio nella storia della Grecia?

Penso sia il peggior naufragio in tutto il Mediterraneo. La cosa scioccante non riguarda solo il numero di persone morte tutte insieme ma il fatto che potevano essere salvate. Siamo anche perplessi sui 9 presunti trafficanti arrestati, che si dichiarano innocenti, e mi chiedo: se fossero stati colpevoli si sarebbero imbarcati anche loro, rischiando di morire?

In questi giorni c’è grande enfasi a livello mediatico sulle operazioni di soccorso per salvare, giustamente, i cinque miliardari del Titan, il sommergibile sparito due giorni fa nel Nord Atlantico. Cinque navi si trovano ora sul luogo del naufragio del Titanic, altre quattro stanno arrivando. Del naufragio in Grecia si è parlato invece pochissimo e sui social è scoppiata la polemica per l’indifferenza che procurano le morti nel Mediterraneo rispetto ad altre. Che ne pensa?

Possiamo anche fare un paragone con la guerra in Ucraina: perché un approccio differente per gli europei e per persone di origine diversa, provenienti dal Medio Oriente o dall’Africa? Con i profughi ucraini abbiamo constatato che l’accoglienza è possibile, è stato un ottimo esempio, una buona pratica da seguire. Dipende molto se le persone in pericolo sono cittadini del governo che dovrebbe salvarli. Non so se dipende dal biglietto di 250.000 dollari pagato dai miliardari rispetto ai 5/6.000 euro per il viaggio della speranza ma la domanda non può essere che una: perché? Ci chiediamo: e se il peschereccio naufragato fosse stato carico di turisti europei a pesca? Li avremmo lasciati al loro destino senza dare aiuto? O avremmo offerto i soccorsi a metà?

C’è ancora fiato per un appello all’Europa? Sembra che l’unica preoccupazione sia fare accordi con i Paesi di transito e partenza per esternalizzare le frontiere.

Esatto, questo accade da sempre. C’è una chiara direttiva di lasciare le persone alle frontiere ma questo è un problema greco, italiano, spagnolo, non dell’Unione europea. Nessuno pensa che chi parte mette a rischio la vita solo perché è già in pericolo e non può entrare in maniera regolare. Siamo anche noi parte dell’Europa ma apparentemente nessun membro dell’Ue sta adottando un approccio diverso: è come se facessimo appello a qualcosa di esterno a noi. Si parla tanto di umanità, solidarietà, rispetto, democrazia ma sono valori che valgono solo per noi, non per gli altri.

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Eventi di sensibilizzazione

Domenica 25 sfilerà il corteo del Disability pride Taranto

Raduno all’Arsenale militare marittimo (ore 17); la manifestazione partirà alle 17.30 e sarà coloratissima ma silenziosa nel rispetto delle particolarità sensoriali

22 Giu 2023

Domenica, 25 giugno, sarà l’occasione per trovarsi insieme disabili, famiglie, amici e semplici cittadini uniti dalla consapevolezza di essere parte del mondo, parte integrante con cui si misura il grado di civiltà raggiunta da tutta la società umana.

II raduno è fissato alle porte dell’Arsenale militare marittimo  (ore 17), il corteo che partirà (alle  17,30) sarà silenzioso nel rispetto delle particolarità sensoriali ma coloratissimo e pieno di cartelli con slogan e bandiere, si snoderà lungo le vie centrali fino all’arrivo piazza Garibaldi, dove ad attenderlo ci saranno gli stand allestiti seguendo tematiche come: disabili e sport, sessualità e disabilità, la tecnologia al servizio dei più deboli, il senso civico e la sostenibilità anche per un’offerta turistica, la cultura e l’espressione artistica come riscatto dal disagio che spesso accompagna la disabilità.

Medical Project ortopedia center, uno degli sponsor ufficiali, premierà la squadra di basket in carrozzina “Boys Taranto” promossa quest’anno in serie A e sarà anche allestito un mini-campo da  tennis dalla FITP delegazione nazionale italiana di tennis…

Infine il concerto con artisti disabili e no, provenienti da tutta la Puglia come Vincenzo Stefanelli, Francesco Siffa, Marco Guerra, Fabio Mongelli, Leo Tenneriello, Leonardo LaGuardia in duo con Raffaele Convertino, Francesco Narducci,  Elisa Dolcibi e Gabriella Antonazzo della scuola Eufonia (sono solo alcuni), musica e canzoni inframezzate da messaggi importanti di diverse associazioni che hanno aderito all’iniziativa, ci saranno anche testimonianze di vita diretta come quella dello scrittore Davide Simeone.

La chiusura sarà affidata alla voce e al cuore di Marco D’Andria, presidente dell’associazione organizzatrice e motore primo dell’evento.

Dis-Education, associazione di promozione sociale e sportiva dilettantistica che crede nell’importanza dell’inclusione sociale in vista di una vita autonoma per i più fragili e migliore per tutti anche per chi sta loro vicino.

Il Disability pride è nato negli Usa, in Italia si sta diffondendo grazie al supporto della Disability pride network, una rete che coordina le manifestazioni sparse da Ragusa a Torino, Genova, Milano, Bologna e Roma, questa sarà la prima edizione per Taranto, e per la Puglia.

“Ci auguriamo che ci sia un’ampia partecipazione al Disability pride Taranto – hanno scritto gli organizzatori -: portate i vostri cartelli, venite in bicicletta, coi monopattini, con i carrozzini dei bambini, abbiamo tutti bisogno di abbattere le barriere fisiche e culturali. Che soffocano vita e speranze per il futuro”.

La manifestazione ha il patrocinio del Comune di Taranto.

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