Emergenze ambientali

Maltempo, Coldiretti: “Dopo il grande caldo, allarme grandine”

foto Sir/Marco Calvarese
28 Ago 2023

“Con l’arrivo del maltempo dopo il grande caldo nelle campagne è allarme grandine che è l’evento climatico avverso più temuto in agricoltura per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni in campo”. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’allerta meteo nelle regioni del Nord per forti temporali dopo un lungo periodo di siccità e temperature record. “Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo”. La nuova ondata di maltempo infatti arriva in un 2023 che si classifica fino ad ora in Italia nella top ten degli anni più caldi di sempre con una temperatura superiore di 0,67 gradi la media storica che lo classifica al terzo posto tra le più alte mai registrate nel periodo dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Isac Cnr nei primi sette mesi del 2023 dalla quale si evidenzia peraltro che per il Nord Italia si è trattato del secondo anno più caldo, con l’anomalia del periodo che è stata di ben +0,86 gradi superiore la media. “Il 2023 – continua la Coldiretti – è stato segnato dal clima pazzo con una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature ed infine dal caldo torrido a luglio e a fine agosto”.

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Eventi a Taranto e provincia

Come pellegrini in cammino: ultimo appuntamento de ‘La via petrina’

Sui passi del viaggio di san Pietro dalla Puglia a Roma, attorno alle sponde del Mar piccolo

28 Ago 2023

Un itinerario già diventato imperdibile per i turisti in riva allo Ionio, ma anche per i tanti tarantini che vogliono scoprire luoghi intrisi di fascino. Visto il grande successo registrato l’estate scorsa, anche quest’anno è tornata “La via petrina – Il viaggio di san Pietro dalla Puglia a Roma”. Si tratta di un progetto ideato dalla cooperativa Polisviluppo che punta a valorizzare e far conoscere i luoghi di Puglia che rivendicano il presunto passaggio di San Pietro nel suo viaggio verso Roma. L’ultimo appuntamento è per domenica 3 settembre, alle ore 17, con un itinerario lungo il mar Piccolo di Taranto. Un cammino lento e sostenibile tra luoghi particolarmente suggestivi.
Un percorso di circa 6 km lungo un antico tratturo sulle sponde del Mar piccolo, uno dei luoghi di Taranto più belli ed incontaminati. Il tratturo delle sorgenti condurrà infatti ad uno dei più affascinanti monumenti legati al presunto passaggio di San Pietro dalla città tarantina, la Masseria San Pietro Marrese (oggi Relais Histò), sorta sui resti di una grandissima domus romana, che ha inglobato la basilica medievale dedicata ai Santissimi Pietro e Andrea. La basilica sarà visibile esternamente, l’accesso all’interno dipenderà dalla disponibilità in giornata della struttura ricettiva. Si tratta di un antico possedimento di monaci basiliani e poi benedettini, successivamente divenuto una masseria, sorto a sua volta su una villa romana.
Ma non è tutto: il cammino di ritorno condurrà infine all’affascinante complesso dei Battendieri, convento cinquecentesco sorto sulle sponde del fiume Cervaro per la lavorazione della lana, sui luoghi e le acque che videro il passaggio del principe degli apostoli. Durante il cammino, si potranno ammirare suggestivi scorci del mar Piccolo e i resti di un’antica ferrovia risalente alla prima guerra mondiale che raggiungeva il deposito munizioni dell’Arsenale della marina militare.
Ogni partecipante verrà omaggiato con la “conchiglia del pellegrino”, antico simbolo di coloro che un tempo si incamminavano verso i luoghi toccati dai primi testimoni della fede cristiana, e con un fresco aperitivo di fine cammino nei pressi dell’Oasi dei battendieri che gli organizzatori ringraziano per l’ospitalità.
Il progetto, vincitore nel 2019 del bando regionale Programma straordinario attività culturali 2018  e patrocinato dal Comune, vede Taranto come città-pilota.
Il ritrovo è alle 16:45 all’Oasi dei battendieri con partenza alle ore 17 e rientro alle ore 20 circa. Si consiglia abbigliamento comodo: scarpe da trekking o da ginnastica, cappello, bottigliette d’acqua.
La prenotazione è obbligatoria al numero 340.7641759.
Quota di partecipazione: 12 euro a persona, gratuito per bambini fino a 12 anni accompagnati.

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Viaggio apostolico

Il programma del viaggio di papa Francesco in Mongolia dal 31 agosto al 4 settembre

foto Vatican media/Sir
28 Ago 2023

Papa Francesco si recherà in Mongolia dal 31 agosto al 4 settembre.
È stato diramato dalla sala stampa della Santa Sede il programma ufficiale del viaggio: la partenza dell’aereo papale è in programma da Fiumicino giovedì 31 agosto, alle 18.30, destinazione Ulaanbaatar, luogo dell’intero viaggio, nel cui aeroporto Francesco atterrerà alle 10 ora dell’accoglienza ufficiale. Sabato 2 settembre alle 9 la cerimonia di benvenuto in piazza Sukhbaatar, cui seguirà mezz’ora dopo la visita di cortesia al presidente della Mongolia, nel Palazzo di Stato, stesso luogo che alle 10.20 ospiterà l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico, occasione del primo discorso del papa in Mongolia. Alle 11 l’incontro con il presidente del Grande Hural di Stato, dieci minuti dopo l’incontro con il primo ministro.
Alle 16 si svolgerà invece l’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i missionari, i consacrati, le consacrate e gli operatori pastorali nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, dove Francesco terrà il secondo discorso. Il terzo discorso sarà quello del giorno dopo, domenica 3 settembre, durante l’incontro ecumenico e interreligioso nell’”Hun Theatre”. Alle 16 la messa nella “Steppa Arena”. Lunedì 4 settembre, alle 9.30, l’incontro con gli operatori della carità e l’inaugurazione della Casa della misericordia, occasione dell’ultimo discorso papale in terra di Mongolia, prima della cerimonia di congedo all’aeroporto, in programma alle 11.30. La partenza dell’aereo papale è prevista alle 12, con arrivo a Fiumicino alle 17.20.

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Associazionismo cattolico

Il card. Zuppi all’incontro presidenze diocesane: “L’Ac sta svolgendo un ruolo importantissimo per il percorso sinodale”

foto Siciliani-Gennari/Sir
28 Ago 2023

“Penso che la Chiesa italiana debba molto all’Azione cattolica. Il servizio dell’Ac è un servizio davvero importante, lo è stato e lo è. Qualche volta l’Ac può sembrare un donatore che continua a dare al corpo della Chiesa il proprio sforzo, l’impegno, come delle trasfusioni. L’associazione sta svolgendo un ruolo importantissimo per il percorso sinodale”: così il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, all’incontro delle presidenze diocesane di Ac, che si è svolto a Castel Gandolfo, nei giorni scorsi.

Il presidente della Cei ha poi sottolineato che “L’Europa è un grande dono, frutto di tante sofferenze, frutto di tanti sogni che hanno coinvolto anche i cristiani. Con l’Europa ci siamo liberati da antagonismi, che hanno segnato per secoli i nostri Paesi, e non possiamo dissiparla, darla per scontata. Se non cresce rischiamo, se non c’è un impulso perché ci siano le risposte adeguate, sarà un condominio che rimette in discussione qualcosa di costitutivo e fondativo”.
Mons. Matteo Zuppi ha poi osservato: “In questo senso credo che del codice di Camaldoli ci colpisce il coraggio e il lavoro di preparazione. Prima accennavamo al problema dell’impegno politico. Quando nella ‘Fratelli tutti’ il papa parla di impegno politico dice che dobbiamo dare risposte, per la persona, con amore. La Chiesa per l’Europa e per il mondo deve dare risposte”.

“La Chiesa che sogno è una Chiesa ‘comunità’, per forza – ha continuato il card. Zuppi -. La Chiesa è comunità. Non è stare insieme, non è passare del tempo, non è fare volontariato. Non basta questo. La Chiesa deve essere comunità e comunione. Dobbiamo essere fratelli e sorelle, volerci bene davvero. Poi dobbiamo molto migliorare nel nostro linguaggio. Se non curiamo il linguaggio possiamo dire cose bellissime, ma nessuno ci ascolterà”.

 

“La Giornata mondiale della gioventù è stata una botta per tutti i catastrofismi a cui con eccesso di preoccupazione ci siamo lasciati andare negli ultimi anni. Un anno e mezzo fa nessuno ci avrebbe scommesso – ha aggiunto il presidente della Cei il suo intervento davanti ai 700 responsabili associativi di Azione cattolica -. A Lisbona quella dei giovani è stata una bellissima presenza. Hanno chiesto alla Chiesa di non essere un enigma, che non tratti i giovani come enigmi ma che abbia una proposta diretta, empatica, come quella di papa Francesco. Il papa ha detto pochissime cose, ma dirette. Ha insistito sul ‘tutti’, sulla consapevolezza che il Signore vuole bene a ogni giovane così com’è. I giovani a Lisbona – ha concluso Zuppi – hanno detto che loro ci sono, sono vivi e presenti, che vogliono sentirsi a casa nella Chiesa. Non sono ragazzi nati in ‘laboratorio’, strani, ma normalissimi ragazzi e ragazze, non diversi da quelli che vivono fuori, da quelli che sono stati coinvolti in episodi di violenza in questi giorni. Vivono le stesse debolezze, ma i giovani della Gmg hanno trovato qualcuno che dà un senso diverso alla loro vita, che ricorda loro di essere nati per qualcosa di altro”.

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Angelus

La domenica del Papa – Un dono di Dio

Mai accontentarsi e mai fermarsi alla prima risposta: una seconda, o una terza sono sempre disponibili basta lasciarsi interrogare e riflettere

foto Vatican media/Sir
28 Ago 2023

di Fabio Zavattaro

Nella patria di Gengis Khan tra i millecinquecento battezzati, una delle più piccole comunità di cattolici, e una missione iniziata solo una trentina di anni fa. È il viaggio di papa Francesco che si svolgerà dal 31 agosto al 4 settembre. “Visita tanto desiderata – dice il vescovo di Roma nelle parole che pronuncia dopo la preghiera dell’angelus – che sarà occasione per abbracciare una Chiesa piccola nei numeri, ma vivace nella fede e grande nella carità”. Il viaggio sarà anche l’appuntamento per un incontro interreligioso in una terra dove la maggioranza dei credenti, il 53 per cento, è di fede buddhista.
Angelus nella domenica in cui Matteo ci propone, nel suo Vangelo, la domanda che Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, pone ai suoi discepoli, ovvero cosa dice il popolo di lui, “e voi chi dite che io sia”. Per la gente che Gesù incontrava nel suo cammino, era un profeta come Mosè, Elia, o come Giovanni Battista. Ma Gesù non è un “personaggio del passato”, non è “un bel ricordo di un tempo che fu”. Per questo la domanda ai suoi discepoli chiedendo chi sono per voi adesso: Gesù, dice Francesco, “non vuole essere un protagonista della storia, ma vuole essere protagonista del tuo oggi, del mio oggi; non un profeta lontano: Gesù vuole essere il Dio vicino”.
Matteo, nella sua pagina evangelica, ci fa conoscere la domanda e le risposte, di Pietro “tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, e di Gesù che all’apostolo risponde: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli. Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. È la prima volta che Gesù parla della Chiesa, della missione affidata a Pietro e ai suoi successori, cioè di servire l’unità dell’unica Chiesa aperta a tutte le nazioni, a tutte le culture e a tutti i popoli.
La risposta di Pietro ci dice anche che Gesù “non è un personaggio del passato, ma il Cristo, cioè il Messia, l’atteso; non un eroe defunto, ma il Figlio di Dio vivente, fatto uomo e venuto a condividere le gioie e le fatiche del nostro cammino”. È il Dio del presente non un ricordo del passato, afferma ancora Francesco; “se fosse solo un personaggio storico, imitarlo oggi sarebbe impossibile: ci troveremmo davanti al grande fossato del tempo e soprattutto di fronte al suo modello, che è come una montagna altissima e irraggiungibile; vogliosi di scalarla, ma privi della capacità e dei mezzi necessari”. Gesù è vivo, afferma il papa, “cammina accanto a noi, accoglie le nostre fragilità, condivide i nostri sforzi e appoggia sulle nostre spalle deboli il suo braccio saldo e gentile”.
La risposta di Pietro è importante anche perché, come leggiamo in Matteo, si tratta di un dono ricevuto dall’altro; infatti, il Signore lo chiama Beato “perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.
Un dono che presuppone la volontà di lasciarsi interrogare, di essere sempre in un atteggiamento di ricerca; di non accontentarsi delle proprie certezze né di quanto pensano gli altri, oggi potremmo dire anche dei tanti sondaggi d’opinione, e delle tante chat che ci suggeriscono risposte facili a domande complesse.
Mai accontentarsi, dunque, e mai fermarsi alla prima risposta: una seconda, o una terza sono sempre disponibili basta lasciarsi interrogare e riflettere.
C’è un altro aspetto nella risposta di Gesù che possiamo sottolineare. Quando si rivolge all’apostolo lo chiama Simone, figlio di Giona. È il tema della conversione: Pietro può dare quella risposta perché non più Simone il pescatore chiamato sulle rive del mare di Galilea, segnato dai limiti della povertà umana, ma Cefa, ovvero pietra. E anche in questo caso si tratta di un dono di Dio.
La domanda posta ai discepoli Francesco la propone ai fedeli all’angelus e chiede: è “un grande personaggio, un punto di riferimento, un modello irraggiungibile? Oppure è il Figlio di Dio che cammina al mio fianco, che può portarmi fino alla vetta della santità, là dove non riesco a arrivare … è il mio Signore, mi affido a lui nei momenti di difficoltà?”.

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Diocesi

“Amore e libertà”, le comunità di don Matteo Galloni dove gli ultimi trovano il riscatto

Nella chiesa francescana di Cristo Re, a Martina Franca, la testimonianza del sacerdote romano, figlio dello scomparso ministro alla Pubblica Istruzione

don Matteo Galloni, nella foto al centro
28 Ago 2023

di Angelo Diofano

Motorino a 14 anni, studi al liceo classico con altissimo rendimento, la fidanzatina, una famiglia benestante, capacità e doti intellettive tali da lasciar intravedere brillanti prospettive di vita. Eppure il giovane nutriva una profonda inquietudine, che altro non era che la profonda nostalgia di Dio. Ripeteva spesso: “Perché io, noi abbiamo avuto tanti doni e opportunità, cosa facciamo per i più bisognosi e per cambiare in meglio il mondo?”. Così a Roma scorreva la giovinezza di don Matteo Galloni, fondatore della comunità “Amore e Libertà” che ospita bambini e famiglie in stato di povertà, con centri in Italia e in Congo. La sua testimonianza è risuonata nei giorni scorsi a Martina Franca, nella chiesa francescana di Cristo Re.

Don Matteo, 69 anni, figlio dello scomparso ministro alla Pubblica istruzione Giovanni Galloni e di Magda Franca Rabaglietti (giurista di fama internazionale) ha esordito raccontando della sua giovinezza negli effervescenti anni settanta, quelli delle proteste studentesche, dei sogni di una società più attenta ai bisogni degli ultimi, delle marce per la pace e ai campi di raccolta stracci per il Biafra e il Sud Sudan, degli interventi infuocati a comizi e assemblee e nel contempo delle soddisfazioni nello sport quale campione di atletica leggera. Ma ancora non bastava a colmare il senso di vuoto. “In particolare mi angosciava il pensiero che nella periferia romana vivessero tanti bambini in grande povertà e privi di sostegno familiare, spesso con uniche prospettive di vita quelle della delinquenza e della prostituzione. Perciò decisi di impiantare nel Borghetto Alessandrino, in una baracca, una scuola popolare per bambini tra i 6 e gli 11 anni ispirata a don Milani. In questo mi aiutarono alcuni amici e amiche, con i quali gioimmo degli insperati cambiamenti in questi bambini, diventati desiderosi di studiare e cambiare vita”.

Ma neanche questo fu sufficiente al giovane Matteo che alla fine degli anni 70, laureatosi in filosofia alla Sapienza di Roma e in Teologia dogmatica con indirizzo ecclesiologico alla Lateranense, dopo aver scritto vari libri, andò a lavorare come operaio a Sassuolo per condividere concretamente le problematiche della gente. Sotto la guida dell’arcivescovo di Reggio Emilia, nel 1986 egli fu ordinato sacerdote ed iniziò la sua opera fra i bisognosi, nel contempo insegnando in liceo dove conobbe tanti ragazzi che sarebbero divenuti suoi preziosi collaboratori, fra cui Francesca Termanini, e Leonardo De Angeli, ora parroco nell’arcidiocesi fiorentina: con loro don Matteo fece esperienza “di un Dio che agisce nella storia”.

Nel 1988 egli accettò l’invito di un confratello di Firenze, don Carlo Zaccaro, ad aiutarlo per un anno con i bambini dell’istituto Madonnina del Grappa. “Alla fine dell’esperienza – ha ricordato – quattro di loro mi si erano così affezionati da chiedermi: ‘Matteo, perché non ci prendi a vivere con te? Perché non ci fai da papà?’. Così li accolsi e avviammo questa bella avventura con cui il Signore continua a riservarci bellissime sorprese”.

Don Matteo ha riferito di come i servizi sociali e il tribunale dei minori cominciarono ad affidar loro altri ragazzi, diventando così parte di un gruppo di gruppo di amici, “caotico e divertente”, che offriva loro l’amore di una famiglia, anche se temporanea. Questi gli inizi della comunità “Amore e Libertà”, fondata assieme a Francesca Termanini, un’associazione privata di fedeli riconosciuta dall’Arcidiocesi di Firenze, di fatto una grande famiglia dove persone consacrate, sacerdoti, coppie sposate, bambini e ragazzi camminano insieme alla ricerca continua di Dio, attraverso l’amore per i poveri.

Ben presto gli ospiti cominciarono a essere così numerosi da rendere necessaria l’apertura di altre case, a Firenze e poi in altre città.

“Nel ‘95 – ha proseguito don Matteo – iniziò l’avventura in Congo dove mi recai per constatare la terribile situazione di miseria. La guerra aveva causato più di 5 milioni di persone e nella sola Kinshasa 27mila bambini, perlopiù di tre-quattro anni, vagavano fra le immondizie, completamente abbandonati. Rimasi sconvolto quando ne vidi alcuni che trascinavano una bambina con i piedi sanguinanti: mentre dormiva i cani e i topi le avevano rosicchiato i piedi. Decisi che non era possibile continuare così. Così nel ’97 dopo varie vicissitudini aprimmo la prima casa in quella città”. Le storie che ebbe modo di ascoltare furono terribili. Addirittura una di queste piccine era stata venduta dalla madre per prelevarne gli organi; fortunatamente non fu più ritenuta idonea e rispedita in strada, dove conobbe don Matteo che l’accolse e la fece studiare: ora è addirittura laureata in pedagogia.

“I bambini da noi ospitati aiutano i loro coetanei in difficoltà sull’esempio della scuola di don Milani, secondo il quale chi ha ricevuto qualcosa deve darla agli altri e si cresce amando” – ha sottolineato don Matteo.

Una nuova casa fu poi aperta a Kimpoco, dove è attiva un’azienda agricola con 23 ettari di terreno per dar lavoro ai papà e alle mamme impossibilitati a mantenere i figli. “Siamo stati i primi – ha aggiunto – ad aver promosso adozioni a distanza anche per le famiglie”.

Attualmente la comunità “Amore e Libertà”, tra Firenze e il Congo, conta circa 30membri (sacerdoti, consacrati, singoli e famiglie) e centinaia di amici e volontari quali sostenitori.

La casa madre a Firenze (anche sede un centro socio-educativo per il quartiere), guidata da Francesca Termanini, diventata consacrata, dispone di 27 aule per 218 alunni di scuola materna, elementare e superiore; laboratori di biologia, chimica e di informatica con 30 computer; una biblioteca con 5mila volumi e spazi per attività sportive. Sempre nel capoluogo toscano “Amore e Libertà” ha aperto una casa per giovani maggiorenni nel periodo di pre-autonomia.

La testimonianza di don Matteo di come il Signore possa stravolgere l’esistenza, rendendola un capolavoro di bontà e carità, ha profondamente colpito i fedeli della Cristo Re, molti dei quali alla fine della messa gli si sono stretti intorno, manifestandosi commozione e rendendosi disponibili per un aiuto.

Per maggiori informazioni: www.amoreliberta.org,
tel. 347.1583220 o inviare mail a info@amoreliberta.org

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Festeggiamenti patronali

Grottaglie festeggia il patrono San Francesco De Geronimo

28 Ago 2023

di Angelo Diofano

Grottaglie è in festa nel nome del suo più illustre concittadino, San Francesco de Geronimo, suo patrono principale, secondo la bolla di papa Gregorio XVI del 3 maggio 1844, con festa religiosa dell’11 maggio e festa del patrocinio nella prima domenica di settembre.

I festeggiamenti sono iniziati venerdì scorso, 25 agosto, con la traslazione al monastero di Santa Chiara alla chiesa madre SS.Annunziata (parroco, don Eligio Grimaldi) della statua di San Francesco De Geronimo assieme a quella di Maria SS. della Mutata.

Le celebrazioni proseguiranno ogni giorno con le sante messe vespertine delle ore 19 presiedute da don Andrea Casarano, parroco S. Maria della Croce-Montemesola (lunedì 28), don Antonio Fina, parroco SS. Sacramento-Grottaglie (martedì 29), don Emidio Dellisanti, parroco Madonna delle Grazie-Grottaglie (mercoledì 30), don Franco Spagnulo e don Ciro Monteforte (rettori rispettivamente del santuario San Francesco De Geronimo e della Madonna di Pompei-Grottaglie), don Giovanni Longo, parroco S. Maria in Campitelli-Grottaglie (venerdì 1 settembre), don Ciro Santopietro, parroco Carmine-Grottaglie (sabato 2 settembre).

Domenica 3 settembre, festa di San Francesco De Geronimo, alle ore 18 presiederà l’eucarestia l’arcivescovo mons. Ciro Miniero e alle ore 19 muoverà la processione per le vie principali della città.

Oltre all’illuminazione artistica della ditta Memmola di Francavilla Fontana e il servizio musicale della banda di Grottaglie diretta dal m° Antonio L’Assainato, i festeggiamenti civili prevedono per mercoledì 30 in chiesa madre, alle ore 20.30, il concerto del duo composto da Carmine Fanigliulo (violino) e Francesco Colonna (pianoforte); sabato 2, alle ore 20.30, sempre in chiesa madre, per la quarta rassegna organistica grottagliese, si terrà il concerto di Nicola Procaccini; in seguito, alle ore 22, in piazza Regina Margherita, spettacolo musicale dell’Orchestra Mancina, che proporrà arrangiamenti particolari di pezzi storici della discografia italiana: da De André a Battisti, da Mina a Massimo Ranieri e tanti altri ancora. Infine domenica 3, alle ore 22, sempre in piazza Regina Margherita, spettacolo degli “Humility”, gruppo musicale di ragazzi grottagliesi formatosi nella metà degli anni ’90 e che vantano di numerosi concerti, tutti con scopi benefici, composto da Dino Spagnulo (batteria), Alessandro Favale (basso), Domenico Carlucci (chitarra), Ferdinando Altieri (chitarra), Giuseppe Spagnulo (tastiere), Santo Aquaro (sax), Carlo Santoro (voce).

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Ricordo

La scomparsa del prof. Cosimo Albano, con i suoi quasi 101 anni il più anziano Lettore istituito

26 Ago 2023

di Angelo Diofano

Con i suoi quasi 101 anni (li avrebbe festeggiati a dicembre) era il Lettore istituito più anziano della diocesi al Borgo. Si trattava del prof. Cosimo Albano, insegnante di scuola elementare, i cui funerali sono stati celebrati giovedì pomeriggio da don Andrea Mortato al Santissimo Crocifisso. Il prof. Albano era pressoché un’istituzione di quella parrocchia, che i più anziani continuano a chiamare “San Giovanni di Dio. Il suo apporto durante le sante messe era costante, facendosi apprezzare per la declamazione ben scandita e a voce alta delle letture. Poi quando le forze sono venute meno, la mattina era sempre ai primi banchi, sostenendosi con le stampelle e facendosi accompagnare dall’inseparabile amico, l’avv. Angelo Chiulli, ministro straordinario della comunione, anche lui deceduto da poco. I comparrocchiani non hanno potuto esimersi dal tributargli l’estremo saluto stringendosi attorno all’adorata figlia, Antonella, apprezzata scrittrice nonché esponente di Comunione e Liberazione, che ha ereditato da lui la fede.

Il prof. Albano non mancava di raccontare dei suoi trascorsi in guerra, di quando, in particolare, facente parte delle truppe italiane occupanti in Francia, dopo l’Armistizio, venne catturato coi suoi commilitoni dai tedeschi e inviato in un campo di prigionia in Germania, per essersi rifiutato di prestare giuramento alla Repubblica di Salò. Aveva appena 18 anni.  Il suo essersi ingegnato a fingersi meccanico per riparare (con successo e con buona dose di fortuna, che aiuta sempre gli audaci) la macchina dell’alto ufficiale delle SS gli fu utile per migliorare le condizioni di detenzione. Per il suo eroico rifiuto, assieme ai commilitoni, egli fu anche insignito dallo Stato della medaglia al valore.

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Eventi a Taranto e provincia

“Stelle sulla cattedrale”, lunedì 28, per ammirare la volta celeste

Per partecipare, è necessario prenotarsi entro oggi, sabato 26

26 Ago 2023

di Angelo Diofano

S’intitola “Stelle sulla cattedrale” l’iniziativa che si terrà lunedì 28 agosto, dalle ore 21, a cura della basilica cattedrale di San Cataldo. L’accoglienza dei visitatori avverrà nel coro ligneo della chiesa per conoscere la Parola di Dio, attraverso i salmi, sul tema della serata. Quindi si salirà, in gruppo e in turni di 45 minuti, sulla terrazza della casa parrocchialedove, a cura dell’associazione Gruppo Astrofili del Salento, con l’ausilio di tre telescopi di ultima generazione, sarà possibile estasiarsi del panorama della volta celeste e partecipare a una lezione di astronomia sicuramente interessante e suggestiva.

La terrazza della casa parrocchiale è uno dei punti più alti della città vecchia dove, in un unico colpo d’occhio, è possibile ammirare Mar Grande e Mar Piccolo.

I visitatori saranno sovrastati dal solo campanile e potranno godere dell’affaccio  a ridosso delle antiche architetture della cattedrale più antica di Puglia.

È previsto un contributo (di 5 euro), che sarà devoluto all’oratorio dell’Isola.

Per parteciparvi bisognerà prenotarsi entro oggi sabato 26, attraverso la mail symbolumets@gmail.com, ritirando il ticket al bookshop della cattedrale.

Per info: 332.89268385.

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Emergenze sociali

Stupro di gruppo, Pellai (psicoterapeuta): ”Oggi c’è un deserto educativo. Ragazzi vanno educati a diventare uomini veri”

foto Ansa/Sir
25 Ago 2023

Oggi assistiamo ad un “deserto educativo, in particolare nei confronti dei nostri figli maschi, privi di accompagnamento nel percorso di maturazione emotiva, affettiva, sentimentale e sessuale”, a fronte di un modello maschile “predatorio” sostenuto dal dilagare del porno anche tra i giovanissimi. È l’allarme lanciato in un’intervista al Sir da Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli studi di Milano, e scrittore. Con riferimento allo stupro di gruppo di Palermo, Pellai sottolinea la “fortissima adesione ad un modello predatorio” in ambito sessuale. Del resto, spiega, “gran parte dell’educazione sessuale dei nostri ragazzi avviene attraverso la pornografia, terreno nel quale non esiste l’intimità ma solo l’eccitazione che porta alla predatorietà del corpo dell’altro per il proprio esclusivo piacere. Un porno sempre più violento, come dimostrano i video spesso condivisi sulle chat di adolescenti e pre-adolescenti anche di 12-13 anni: scene di violenze, di stupri ed anche pedopornografiche”.
Di qui l’importanza di educare i ragazzi ad essere non “veri uomini”, secondo il diffuso stereotipo, ma “uomini veri”. Anzitutto con “una buona educazione emotiva che permetta al maschio di avere accesso a tutti gli stati emotivi, senza considerare femminili emozioni che mettono in gioco la dimensione della vulnerabilità come tristezza e paura”, e con un’educazione sentimentale “incentrata sul creare relazioni caratterizzate da un attaccamento sano e da una costruzione del noi non come possesso dell’altro, bensì come condivisione di un senso di appartenenza reciproca per una relazione valida e funzionale”. E ancora “una buona educazione sessuale che aiuti i ragazzi a cogliere l’enorme differenza tra fare sesso e fare l’amore, ossia ad usare la sessualità anche per costruire un percorso di intimità; un’intimità responsabile, empatica, rispettosa, condivisa”. Quindi “educare alla cura della vita” sapendo anche parlare della morte, “uno dei tabù in assoluto più rimossi in ambito educativo”. Infine, “imparare che diventare adulti significa coniugare rispetto e responsabilità attraverso il passaggio dall’io al noi. Così l’altro diventa per me qualcuno del quale devo prendermi cura, e la responsabilità si esprime nel sentire che per l’affermazione di me stesso, dei miei bisogni e delle mie libertà entra in gioco l’attenzione anche ai bisogni e alle libertà dell’altro”, conclude Pellai.

 

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Diritti umani

Salute migranti, Lampedusa: firmato accordo per postazione 118 con medico

foto Cristian Gennari-Siciliani/Sir
25 Ago 2023

L’Inmp, Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà, su specifico mandato del ministero della Salute ha firmato ieri un accordo di collaborazione con la Regione siciliana – dipartimento per la pianificazione strategica dell’assessorato regionale della salute – e Seus Scpa “La Sicilia emergenza-urgenza sanitaria”, per l’attivazione e l’esercizio di una postazione medicalizzata del 118 sull’isola di Lampedusa, per “garantire l’assistenza alla popolazione lampedusana, la presa in carico dei bisogni di salute della collettività e, attraverso l’adozione di specifici protocolli, di quelli della popolazione migrante”, si legge in un comunicato.
L’accordo, di durata triennale, attua la norma decreto Flussi inserita su iniziativa del ministro della Salute per garantire tempestività ed efficienza negli interventi di emergenza-urgenza a tutela della salute degli abitanti dell’isola e della popolazione migrante. L’Inmp avrà il compito di finanziare il progetto, monitorare l’andamento complessivo delle attività e, nel caso di eventuali criticità emerse, apportare i necessari correttivi, in accordo con la Regione siciliana. La Regione assumerà la responsabilità complessiva del progetto, in particolare per ciò che concerne il coordinamento delle attività sul territorio, svolte dalla Seus, garantendo la disponibilità di uomini e mezzi, nonché la disponibilità del personale sanitario sull’ambulanza necessario alla copertura dell’attività h24 della postazione 118.
La Seus assicurerà la disponibilità dell’ambulanza e dell’equipaggio (autisti/soccorritori) necessario per la copertura dell’attività h24 della postazione 118. Nell’ambito dell’accordo, spiega ancora il comunicato, “verranno valutati, definiti e adottati, in maniera condivisa tra tutti i soggetti coinvolti, appositi protocolli operativi per il soccorso, l’accoglienza e la presa in carico della popolazione migrante in arrivo sull’isola di Lampedusa”.

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Meeting nazionale

L’intervento di mons. Santoro al Meeting di Rimini

L’arcivescovo emerito di Taranto è stato chiamato a parlare su “Comunità energetiche e povertà energetica”

25 Ago 2023

Dal 20 al 25 agosto, come oramai da consuetudine, si è svolto il Meeting di Rimini 2023. Tra gli invitati, l’arcivescovo emerito di Taranto, mons. Filippo Santoro, che è stato chiamato a parlare su “Comunità energetiche e povertà energetica”.

Riportiamo ampi stralci dell’intervento di mons. Santoro dall’articolo pubblicato su Avvenire, a firma di Paolo Viana.

“La Chiesa italiana potrebbe rivelarsi più Green dello Stato. Si sta lavorando per creare più di 25mila comunità energetiche, una per parrocchia”: lo ha rivelato monsignor Filippo Santoro, arcivescovo emerito di Taranto e presidente della Settimana Sociale che si è svolta nella città pugliese nel 2021. Nella 49° settimana sociale dei cattolici italiani – ha dichiarato intervenendo all’incontro del Meeting sul tema Comunità energetiche e povertà energetica – abbiamo deciso anche che i nostri investimenti siano carbon free e che la filiera agricola sia caporalato free. Un’alleanza tra i giovani nel segno della transizione energetica è il quarto passo».
Monsignor Santoro ha ricordato che la Chiesa non si occupa di impianti: «la comunità energetica non è solo un fatto tecnico ma di visione, di solidarietà e di comunità: in questo senso è una scelta profetica e sinodale».
La Cei – ha detto – ha costituito un tavolo costante di lavoro per favorire in tutte le diocesi e in tutte la parrocchie la costituzione di queste comunità, proposta creata durante la 49esima Settimana Sociale che si è svolta a Taranto. Abbiamo bisogno di circa 7 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili se vogliamo raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero nel 2050». Costituire almeno una comunità energetica per parrocchia e produrre 200 kw significherebbe diminuire l’emissione del 2% di CO2 nel 2030 e arrivare ad eliminare totalmente le emissioni nel 2050. «Certo, non si può fare in tutte le parrocchie, c’è da studiare soluzioni e vanno rispettati i decreti del governo, però che grande progresso che si riuscirebbe a fare…» ha commentato.
All’incontro è intervenuto anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il quale ha ricordato che “fin dal 2019 la Regione Puglia ha emanato una legge sulle comunità energetiche e ha messo a disposizione qualche milione di euro – potremmo fare molto di più con l’aiuto del governo centrale – consentendo alle famiglie a basso reddito di installare su propria abitazione impianti di produzione di energia, di immettere surplus nella rete e, con quello si riesce a ‘guadagnare’ dal surplus, di ri-alimentare il fondo».
Mario Antonio Scino, Capo di Gabinetto Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha tirato le fila del discorso così: «i soldi ci sono, gli incentivi ci sono, l’11 settembre scade il termine per la nostra risposta, stiamo organizzando una delegazione per andare a chiudere la vicenda a Bruxelles».

 

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