Editoriale

Un permanente assalto alla diligenza

Foto tratta dall'archivio di Nuovo Dialogo
13 Nov 2023

di Emanuele Carrieri

È dagli inizi degli anni Ottanta che i leader di tutti gli schieramenti politici – più i leader che gli schieramenti – suggeriscono di ovviare alle inefficienze del sistema dei partiti e del loro modo di governare modificando la Costituzione. Un permanente assalto alla diligenza, o come scrisse Michele Ainis, saggista, costituzionalista, opinionista, la “Costituzione è finita sotto assedio, circondata da truppe armate e senza alcuna vergogna di sé e delle proprie proposte”. Modifiche ce ne sono state, ma non hanno mai intaccato il nucleo della Carta quanto all’equilibrio dei poteri, alle funzioni di governo e presidente della Repubblica e al modo in cui vengono scelti. Ogni tentativo di modificarne alla radice l’assetto è fallito, o perché i partiti non sono riusciti a trovare l’accordo o perché gli elettori hanno bocciato nelle urne le leggi costituzionali che in Parlamento non avevano avuto la maggioranza qualificata e dunque andavano sottoposte al giudizio popolare. All’elenco di politici che, scaricando sul “sistema che non funziona” offrivano la cura della riforma costituzionale, si è aggiunta anche Giorgia Meloni, che se fino al giorno prima di mettere piede a Palazzo Chigi propugnava la elezione diretta del presidente della Repubblica, una volta al governo ha cambiato idea e ora lo slogan è il premierato, in altre parole l’elezione diretta del capo del governo. La premier ha definito il disegno di legge di appena cinque articoli la “madre di tutte le riforme” e “un’enorme rivoluzione” per il Paese. Dopo un anno di governo, ha calato la sua carta più pesante: quella volta a cambiare la Costituzione, ridisegnando l’equilibrio dei poteri fra il capo dello Stato (eletto dal Parlamento, che perde poteri e va a finire in un chiaroscuro notarile) e il capo del Governo (eletto dal popolo e che di poteri senza dubbio ne acquisisce). E poi c’è l’avanti tutta a dritta alla norma cosiddetta “antiribaltone” per assicurare la stabilità dei governi e che impedirà la formazione degli esecutivi di “tecnici” o di governi retti da maggioranze politiche diverse rispetto a quelle risultate vincenti alle elezioni. L’ipotesi dell’elezione diretta del presidente della Repubblica, molto ardita, si è dissolta nei primi mesi di governo per far posto all’elezione diretta del presidente del Consiglio, ritenuta più praticabile se si considera la sua l’età e la sua storia politica: difficilmente potrebbe immaginare di poter salire al Quirinale sull’onda di un voto popolare che si pronuncerebbe solo sulla persona e non sulla persona sostenuta da un partito e da una intesa politica. La premier ha deciso di stare sul palcoscenico anche dopo la fine della legislatura: l’essenziale era cercare una soluzione forte e capace di catalizzare l’interesse di uno elettorato stanco che continua a frequentare poco le urne. Ecco la rivoluzione promessa e il “mai più governi tecnici” mettendo in disparte il fatto che questi più che frutto di complotti internazionali sono stati l’esito obbligato di crisi profonde alle quali la politica non riusciva a offrire le risposte adeguate. I governi tecnici sono il sintomo di una malattia, non una cura: tant’è che, quando hanno avuto successo nel medicare alcuni elementi patologici del sistema italiano, il successo è stato precario e oggetto di tentativi di revisione. Se il progetto andasse in porto, il primo effetto non è la governabilità ma l’alterazione degli equilibri costituzionali espressi dalla carta, spostando la bilancia a favore del capo del governo. Si pensi al risultato elettorale: lampante è che la coalizione vincente abbia la maggioranza assoluta nella valutazione popolare, ma se, la coalizione ottiene una maggioranza relativa, per di più scarsa e di pochissimo superiore alla coalizione avversaria, in presenza anche di un’alta astensione, il premio di maggioranza del cinquantacinque per cento è un regalo inconsueto. Con la nomina dei ministri nelle mani del premier si toglie una delle prerogative, e fonte di equilibrio, finora attribuite al presidente della Repubblica, il quale nomina i ministri su indicazione del presidente del Consiglio incaricato. Ciò significa che fino ad oggi, il capo dello Stato aveva la possibilità di evitare la nomina di persone inadeguate o portatrici di interessi diversi. Ed è accaduto. Quanto poi alla sfiducia costruttiva, è vero che sarebbero più difficili le imboscate parlamentari o quegli intrighi interni alla coalizione di maggioranza che in passato hanno portato a crisi di governo. Ma la soluzione che prevede che il nuovo presidente del Consiglio sia scelto nella maggioranza che ha vinto al voto sarebbe in conflitto con l’impianto costituzionale voluto: chi supplisse al posto dello “sfiduciato costruttivamente” non sarebbe stato scelto dagli elettori e quindi svanirebbe la ratio su cui si fonda la modifica della Carta. E non sarebbe la prima volta che a scegliere non siano gli elettori. Le ultime riforme elettorali, dettate anzitutto dal desiderio dei partiti che le hanno via via pensate e approvate, si fondano sul principio che sono i partiti, e non gli elettori, a decidere chi sarà parlamentare, perché con le liste bloccate si priva l’elettore della possibilità di scegliere. Sarebbe un bel risultato se si arrivasse alla consapevolezza che le riforme vanno fatte negli interessi della collettività e, soprattutto per quella costituzionale, siano approvate e condivise dalla più ampia maggioranza parlamentare e di tutto il Paese. Nel 2016 Renzi propose una riforma costituzionale, perse e si dimise: la premier dice di non voler legare il suo destino all’esito di un referendum, ma è chiaro che se dovesse materializzarsi un “no” avrebbe il sapore di una sentenza sul suo governo e forse anche sul suo destino.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Angelus

La domenica del Papa – Vegliare, ovvero essere preparati

foto Vatican media/Sir
13 Nov 2023

di Fabio Zavattaro

Israele e Palestina, Sudan e Ucraina, teatri di guerra cui papa Francesco volge il suo sguardo e la sua preghiera. È un momento buio, e per questo si dice vicino a tutti coloro che soffrono palestinesi e israeliani: “ogni essere umano, che sia cristiano, ebreo, musulmano, di qualsiasi popolo e religione, ogni essere umano è sacro, è prezioso agli occhi di Dio e ha diritto di vivere in pace”. In Sudan una guerra civile, “che non accenna a spegnersi”, sta provocando “numerose vittime, milioni di sfollati interni e rifugiati nei paesi limitrofi, e una gravissima situazione umanitaria”. Appello ai responsabili, alla comunità internazionale perché si favorisca “l’accesso degli aiuti umanitari” e perché si lavori “alla ricerca di soluzioni pacifiche”.
Quindi la guerra a Gaza: “le armi si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi. Basta, fratelli basta”. Forte, in queste parole, la preoccupazione di una escalation, alla luce anche delle minacce che provengono dal Libano e dall’Iran. Così chiede che a Gaza “si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari a quella popolazione stremata. Si liberino gli ostaggi, tra i quali ci sono tanti anziani e bambini”. Le parole del papa: non si perda la speranza, “preghiamo e lavoriamo senza stancarci perché il senso di umanità prevalga sulla durezza dei cuori”.
Infine, non dobbiamo dimenticare l’Ucraina dove il conflitto, che non sembra volersi fermare, purtroppo è passato in secondo piano; così Francesco, rivolgendosi ai fedeli ucraini dice: “Prego con voi per la pace nel vostro martoriato paese”.
Appelli nella domenica in cui il Vangelo ci propone la parabola delle dieci vergini, “una storia che riguarda il senso della vita di ciascuno”, dice il vescovo di Roma. In questa parabola c’è un verbo al centro del racconto: vegliare. Un verbo che indica un’azione precisa, cioè, “essere pronti, attendere un evento che può avvenire in ogni momento del giorno e della notte: ecco l’immagine delle dieci vergini che attendono l’arrivo dello sposo”.
Va ricordato che l’evangelista ritrae una usanza palestinese, che precede il giorno delle nozze e che avviene dopo il tramonto: il promesso sposo, si recava con gli amici, a casa della fidanzata, la quale lo attendeva assieme ad alcune sue amiche. Di qui la necessità di avere delle lampade per illuminare la scena. Ma nel racconto di Matteo manca, meglio non si parla della sposa; poi lo sposo arriva a mezzanotte, un’ora un po’ tarda anche per gli usi del tempo. Particolare, quest’ultimo, che rafforza il verbo vegliare, restare in vigile attesa.
Infine, le dieci vergini. Cinque hanno le lampade e dell’olio in vasetti; le altre, le stolte come sono chiamate da Matteo, sono venute solo con i lumi e devono correre a comperare l’olio: così le prime possono andare incontro allo sposo, fare luce e partecipare al banchetto. Papa Francesco si sofferma sulla differenza tra saggezza e stoltezza, differenza che non è nella buona volontà, né nella puntualità, ma nella preparazione. La differenza, dunque, per il vescovo di Roma è nell’olio, “non si vede, sta dentro le lampade, non è appariscente, ma senza di esso le lampade non danno luce”. Così la nostra vita: “tante volte si è molto attenti alle apparenze, l’importante è curare bene la propria immagine, fare bella figura davanti agli altri”. Ma per Gesù, dice Francesco, “la saggezza della vita sta altrove: nel curare quello che non si vede, ma è più importante, curare il cuore. La custodia della vita interiore. Vuol dire sapersi fermare per ascoltare il proprio cuore, per vigilare sui propri pensieri e sentimenti”; poi “fare spazio al silenzio, per essere capaci di ascoltare noi e gli altri”; saper rinunciare “a un po’ di tempo passato davanti allo schermo del telefono per guardare la luce negli occhi degli altri, nel proprio cuore, nello sguardo di Dio su di noi”; ancora, vuol dire non lasciarsi intrappolare dall’attivismo”.
Dal Vangelo ci viene un consiglio, dice il papa: non trascurare la vita interiore, questa “non si improvvisa, non è questione di un attimo, di una volta ogni tanto, di una volta per tutte; va preparata dedicando un po’ di tempo ogni giorno, con costanza, come si fa per ogni cosa importante”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Formazione cristiana

I 40 anni della Gi.fra della San Lorenzo da Brindisi

13 Nov 2023

di Angelo Diofano

La parrocchia San Lorenzo da Brindisi, dei frati minori cappuccini, in viale Magna Grecia, festeggia questa sera, lunedì 13 novembre, i quarant’anni dalla nascita della Gioventù francescana. Alle ore 18.30 sarà celebrata la santa messa cui seguirà nel salone parrocchiale un momento di festa.

Queste le testimonianze degli inizi:

“Erano gli anni ’80. Un gruppo di circa una trentina di giovani dai 15 ai 20 anni cominciano ad incontrarsi in parrocchia spinti dal desiderio di stare insieme, intorno ad attività teatrali e musicali, e con un grande amore per San Francesco: “I diapason”, dal nome dello strumento che vibra di moto armonico semplice e che produce un suono che serve per accordare tutti gli strumenti. Decisivo per la nostra vocazione francescana è l’incontro con padre Luigi Monaco, che ci fa comprendere che per essere  discepoli di Cristo bisogna essere veri uomini e vere donne e diventare autentici cristiani e francescani che hanno un solo mandato: portare la fraternità in ogni luogo. Così 16 giovani il 13 novembre del 1983 nella parrocchia San Lorenzo da Brindisi in Taranto scelgono di emettere la prima promessa e fondano la gioventù francesca, Gi.Fra. sotto la guida dell’ assistente padre Bonaventura Mossuto e lo sguardo amorevole e la presenza costante della ministra dell’Ordine francescano secolare, l’indimenticabile Bianca Attanasio.

Inizia la collaborazione con i frati della provincia cappuccina di Bari, nella persona di padre Lorenzo Invidia e di giovani frati studenti, ed insieme portano avanti un progetto vocazionale partendo da uno spettacolo su San Francesco ispirato a ‘Forza Venite gente’ e che ha il suo culmine con un campo scuola nell’eremo di Cassano nella foresta di Mercadante e che riunisce nel nome di Gesù un vasto numero di giovani nelle varie province della Puglia.

Da allora in poi la Gioventù Francescana di Taranto  si è impegnata nelle diverse attività parrocchiali e sociali e ha ispirato diversi giovani che dal 1983 ad oggi hanno scelto di vivere la propria giovinezza , sull’esempio del mite Poverello di Assisi, per essere una comunità di fede che ha l’Eucaristia come centro, il Vangelo come guida, la Chiesa come madre, i poveri e gli umili come fratelli”.

L’attuale assistente ecclesiastico della Gi.Fra , che conta oltre venti iscritti, è il vice parroco padre Francesco Simone mentre i responsabili sono Giulia Leone, Rita Sgobio e Francesco D’Arcangelo.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Volontariato

L’arcivescovo con i volontari della Colletta alimentare

13 Nov 2023

di Angelo Diofano

In occasione dell’inizio della settimana della “𝐂𝐨𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐚 a𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞”, una rappresentanza dei volontari del Banco alimentare Puglia Onlus con il presidente Luigi Riso ha partecipato, nella chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù, alla santa messa officiata dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero insieme al vicario episcopale e parroco Paolo Oliva e al suo vicario don Giacomo Salomone.

La sua è stata un’omelia ricca di significato, in cui ha auspicato che, attraverso la carità, sia possibile alleviare il bisogno di tante famiglie, anziani e bambini che soffrono la fame. Alla fine mons. Miniero ha impartito la sua benedizione ai volontari, posando poi per la foto di gruppo.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Alla San Francesco De Geronimo festeggiato il ritorno da sacerdote di don Gianluca Loperfido

13 Nov 2023

di Angelo Diofano

Nella chiesa di San Francesco de Geronimo, al quartiere Tamburi, sabato sera si è festeggiato il ritorno, questa volta da sacerdote, di Gianluca Loperfido, che ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 15 agosto a Genk, in Belgio; attualmente è alla guida di ben dieci parrocchie oltre a occuparsi della pastorale giovanile. Davanti a una folta assemblea, con don Gianluca (che ha iniziato il suo cammino di fede in questa parrocchia nelle fila dell’Agesci) hanno celebrato il parroco don Nino Borsci e il suo vicario don Marcello Lacarbonara, don Ezio Succa, don Mimino Damasi e don Arturo Messinese.

Il sacerdote ha dedicato la santa messa alla Madonna di Guadalupe, cui è molto devoto, alla quale ha invitato a rivolgere preghiere per la fine di ogni conflitto e a confidare in Lei senza timore per ciò che potrà accadere. E a tal proposito don Gianluca ha ricordato le parole della Beata Vergine rivolte nell’apparizione all’umile Juan: ‘Non aver paura, non sono qui io, che sono tua madre?’”. In Belgio la Madonna di Guadalupe è particolarmente venerata da una folta comunità latino-americana e a Lei si rivolgono, implorando la pace, i numerosi profughi dell’Ucraina e della Palestina.

Nel pomeriggio di domenica il sacerdote ha invece presieduto l’eucarestia, assieme a don Nino Borsci, nella cappella del “San Cataldo vescovo”, il centro di accoglienza notturno per i senza fissa dimora, dove è stato anche volontario (ha sempre mostrato grande sensibilità verso i poveri e gli immigrati) posando poi per l’immancabile foto di gruppo con gli operatori e gli ospiti.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Sport

Serie C, verso Sorrento-Taranto: è atteso il riscatto degli ionici

L'ultimo match dei rossoblu allo Iacovone - foto G. Leva
10 Nov 2023

di Paolo Arrivo

Riprendere la corsa. Ritrovare la vittoria, e quel bel gioco che aveva entusiasmato, affascinato, al punto da aver portato allo stadio 31.508 spettatori nelle tre partite giocate tra le mura amiche dello Iacovone: è l’obiettivo del Taranto calcio, che domenica prossima dodici novembre (ore 18.30, diretta Antenna Sud) sarà impegnato in trasferta sul campo del Sorrento, per la 13esima giornata della serie C – girone C.

A Sorrento per dimenticare la capolista

Facendo un passo indietro, alla partita persa contro la Juve Stabia, c’è da ricordare la prova opaca della formazione ionica, all’interno di un incontro dove certamente hanno pesato anche la sfortuna, e gli episodi. Pensiamo a cosa sarebbe successo se Pietro Cianci non avesse sbagliato il calcio di rigore. Oppure se all’82’ l’ennesima giocata di Alfredo Bifulco, il match winner della gara vinta col Messina, avesse avuto un esito migliore. Mister Capuano se l’è presa anche con la terna arbitrale dichiarando che la Juve Stabia ha “picchiato” per tutto l’incontro. Inutile recriminare, ad ogni modo. Occorre voltare pagina. Un inciampo ci può stare, nel percorso di crescita generale. Quello che appare intollerabile è il primo posto “conquistato” dal Taranto nella classifica delle multe. Merito dell’ultima ammenda da 3mila euro comminata dopo la partita persa con la capolista. Occorre più attenzione, senso di responsabilità da parte di tutti.

Campionato, 13° Giornata

Oltre al Taranto, l’altra pugliese impegnata in trasferta è il Foggia, che in uno dei tre posticipi di lunedì 13 dovrà vedersela proprio con la Juve Stabia. I dauni non stanno attraversando un momento positivo. E in settimana, sconfitti dall’Avellino, hanno dovuto salutare anche la Coppa Italia. In campionato erano stati bloccati in casa dal prossimo avversario degli ionici. Sopra la testa del Taranto, l’Avellino sarà impegnato a Brindisi; il Benevento ospiterà il Giugliano nel posticipo di lunedì. Mentre l’altra pugliese, la Virtus Francavilla, giocherà in casa contro la Casertana, che condivide il quarto posto in classifica con il Picerno e con i rossoblu. Il Sorrento è penultimo a quota 9.

Taranto-Juve Stabia, l’ultimo match allo Iacovone: la fotogallery di Giuseppe Leva

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

In provincia

Marco Ferrari: a Lizzano un appello a quanti lo hanno conosciuto

10 Nov 2023

di Angelo Diofano

Non si spegne nella comunità di Lizzano il dolore per l’improvvisa scomparsa del 22enne Marco Ferrari a causa di un incidente stradale a Cosenza. Così la parrocchia di San Pasquale Baylon lo ricorda: “Il convento era la tua casa. Sei cresciuto amando e servendo Dio e il prossimo. Hai messo amore in tutto quello che hai fatto lasciando una traccia indelebile in tutti quelli che hai incontrato. Ringraziamo Dio per averti donato a noi, anche se per poco tempo. Ci hai insegnato con l’esempio l’umiltà di Francesco. Oggi, accompagnato dalle preghiere di chi ti ama, sei tornato al Padre. La nostra consolazione è la certezza della Risurrezione”.

Quindi la parrocchia lancia un appello a quanti hanno conosciuto questo splendido giovane, modello di fede e di entusiasmo nella vita: “La vita di Marco è stata straordinaria perché ha vissuto la Fede in Dio autenticamente nell’ordinarietà. Ragazzo semplice, umile, rispettoso sempre sorridente che ha messo Dio al centro della sua vita e questo amore lo ha riversato nel prossimo fino a donarsi completamente per salvare altre vite..Siamo fortemente convinti che sia un esempio di speranza per i giovani pertanto il parroco don Pompilio Pati, ha deciso di raccogliere tutte le testimonianze, scritte e foto, di tutti i suoi parenti, amici, Gi.Fra, scuola, colleghi, amici amanti della pizzica, insomma tutti coloro che hanno voluto bene a Marco. Ogni scritto può essere inviato o tramite whatsapp o via email direttamente al parroco:
cellulare: 3275418499 – mail: pompilio.pati@gmail.com

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Eventi culturali in provincia

Passi Di-Vini a Fragagnano

10 Nov 2023

di Angelo Diofano

PassiDiVini è finalmente realtà, grazie all’idea progettuale della Proloco Fragagnano, Proloco Marciana e Proloco Manduria, con il finanziamento della Regione Puglia, attraverso l’Avviso alle Proloco e gode del patrocinio del Comune di Fragagnano, Manduria e di San Marzano di San Giuseppe.
Si tratta di un evento ideato per tutte le età e che, tra le sue finalità, si pone anche quella della valorizzazione dei talenti locali e della volontà di ragionare in un’ottica di fare rete tra associazioni. Il progetto – spiegano i promotori – è espressione del valore di una rete associativa che intende ottimizzare gli strumenti di coordinamento, con l’obiettivo di promuovere il territorio in ambito turistico, economico-sociale e culturale, in un’ottica di qualità e sostenibilità, affinché sia gli ospiti che i residenti si sentano protagonisti di un percorso di conoscenza di una delle produzioni tipiche quali i vitigni autoctoni ed i vini che identificano i territori delle tre Proloco. L’obiettivo è creare una sinergia tra il turismo sostenibile, la valorizzazione dei prodotti agro-alimentari locali e l’adozione di pratiche a basso impatto ambientale.

La prima tappa sarà sabato 11 novembre a Fragagnano, a cura della Proloco in collaborazione con FunKit, associazione costituita da giovani fragagnanesi. Nello scenario del settecentesco palazzo Marchesale un ricco programma attende chi ha voglia di vivere un’esperienza unica che celebra la passione per il vino e l’amore per il  territorio. Il programma prevede alle ore 18 l’inaugurazione a cura dei Tamburini del Barone di Freganius e un’esperienza sensoriale con i sommelier dell’Ais Puglia all’infopoint Gal-Terre del primitivo (prenotazioni al 347 4775105); alle ore 19.30 , laboratorio di scrittura creativa per bambini, da 6 a 12 anni, a cura della dott.ssa Anna Zingarello Pasanisi, nella biblioteca Elena Dell’Antoglietta. Nella sala convegni del palazzo Marchesale avrà luogo un’esposizione di arte enoica curata dalla prof.ssa Anna Rosaria Piccione dal giovane fragagnanese Francesco Pentassuglia e dall’artista tarantina Rosa Cacace, con un’originale performance della pittrice Carmelinda Petraroli.
Alle ore 21 è previsto, in piazza Regina Elena, il concerto di Salvatore Galeanda trio/Ashèblasta /live set Trevize. Ci sarà un’area riservata alla gastronomia e alle birre artigianali. Alla manifestazione saranno presenti alcune cantine del territorio quali Giustini, Masseria Cicella, De Quarto, Cantolio, Vinerie Andrisano e Campi Deantera. Partner dell’evento è Salento delle Murge, una rete di imprese che si occupa di promuovere percorsi eno-gastronomici.

Domenica 12 novembre, il tour farà tappa a San Marzano di San Giuseppe, nell’area del santuario Madonna delle Grazie, il cui programma è stato da noi già riferito.

Ultima tappa, il 26 novembre a Manduria.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Ecclesia

Al SS. Crocifisso, apertura dell’anno scolastico dell’”Archita”

10 Nov 2023

di Angelo Diofano

Alla parrocchia-santuario del Santissimo Crocifisso ha avuto luogo nella mattinata di mercoledì 8 la cerimonia di apertura dell’anno scolastico del liceo “Archita”. In apertura c’è stato il saluto di benvenuto del parroco don Andrea Mortato, incentrato sul senso dell’essere famiglia e della necessità di saperlo alimentare nei rapporti personali. Hanno fatto seguito l’intervento del preside prof Francesco Urso e la distribuzione delle magliette con il simbolo della scuola a tutti gli studenti. Al termine, la benedizione impartita da don Andrea a tutta la comunità scolastica.
La cerimonia è stata resa particolarmente festosa dalle musiche eseguite dalla fanfara dell’“Archita”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Rns: domenica 12, Giornata di effusione al Sacro Cuore

10 Nov 2023

di Angelo Diofano

Domenica 12 alla chiesa del Sacro Cuore, in via Dante a Taranto, avrà luogo la preghiera per una nuova effusione dello Spirito Santo per quanti hanno partecipato al seminario di vita nuova tenuto dal gruppo Ruah del Rinnovamento nello Spirito, appartenente alla parrocchia della Don Bosco.

Alla presenza del parroco don Francesco Venuto e di don Massimo Caramia, la giornata prevede alle ore 15 l’accoglienza e la preghiera di lode ecumenica con la partecipazione del pastore pentecostale Giuseppe Farina; alle ore 15.30, le riflessioni sulla Parola a cura del fratello evangelico valdese Gianfranco Ricchiuti; alle ore 15.45 l’insegnamento di Aldo De Matteis, delegato regionale del Rinnovamento nello Spirito per l’animazione della preghiera; seguirà l‘atto di consacrazione a Gesù Signore e la preghiera sui fratelli effusionandi. Al termine, le testimonianze e un momento di convivialità.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Crisi economica

L’inflazione continua a incidere pesantemente sui consumi

foto Ansa/Sir
10 Nov 2023

L’Istat ci fa sapere che l’inflazione continua a incidere pesantemente sui consumi delle famiglie. A settembre le vendite al dettaglio sono diminuite rispetto ad agosto dello 0,3% se si considera il valore, dello 0,6% se invece si considera il volume degli acquisti. Nel confronto con il 2022 la spesa è aumentata dell’1,3% mentre le quantità acquistate in volume sono scese del 4,4%. Si spende di più per comprare di meno, insomma. Cambiano anche le modalità di acquisto: vanno sempre forte i discount, mentre per la prima volta dal giugno 2022 scende il commercio elettronico: -1,6%, un calo superiore a quello dei piccoli negozi (-1,2%). E aumenta dell’1,6% il ricorso al commercio ambulante. Un altro indicatore significativo – la rinegoziazione dei mutui – registra un boom nei primi nove mesi di quest’anno, con un ammontare di 17,4 miliardi contro i 5,1 dell’analogo periodo del 2022, secondo gli ultimi dati dell’Abi.
Le rilevazioni dell’Istat sui consumi indicano una tendenza coerente con quanto segnalato nei giorni scorsi dall’Ocse (l’organizzazione dei Paesi più sviluppati) sui redditi reali delle famiglie: se in tutta l’area si riscontra un aumento medio dello 0,5%, in Italia il reddito reale è diminuito dello 0,3%, unico dato negativo tra gli Stati membri del G7. Così pure per il Prodotto interno lordo reale per abitante, cresciuto negli altri sette grandi e sceso dello 0,3% nel nostro Paese.

Come si conciliano questi numeri con quelli che riguardano l’occupazione? A settembre, sempre secondo le rilevazioni Istat, essa è cresciuta di 43 mila unità (+0,2%). Rispetto al settembre 2022 l’aumento è stato superiore al mezzo milione, 512mila occupati in più (+2,2%). Per spiegare questa contraddizione – reddito e Pil pro capite in calo, occupati in crescita – fermo restando che si tratta di fenomeni dalle cause complesse, bisogna prendere in considerazione almeno due fattori: il numero di ore effettivamente lavorate e il livello delle retribuzioni. Nel secondo trimestre di quest’anno, per esempio, a fronte di un aumento di 129 mila occupati sul primo trimestre, l’input di lavoro (che viene misurato in ore lavorate) è diminuito di mezzo punto percentuale. Quanto alle retribuzioni, il recente dato dell’Ocse sui redditi reali conferma un problema ormai cronico del nostro Paese. Secondo i calcoli del sito Openpolis (ancora su dati Ocse e sulla base dei prezzi del 2020), negli ultimi trent’anni i salari reali medi degli italiani sono diminuiti del 3,6%, mentre in Spagna sono aumentati del 6%, in Francia del 31% e in Germania del 34%. Torna ancora una volta il tema del lavoro povero perché il concetto statistico di “occupato” può voler dire molte cose e la politica dovrebbe tenerne conto nel valutare la situazione reale di persone e famiglie.
Qualche segnale relativamente positivo, soprattutto in prospettiva e a livello globale, arriva dal versante dell’inflazione. In Italia, secondo le stime preliminari di ottobre, il tasso è sceso dello 0,1% su base mensile e nel confronto con l’anno precedente è passato addirittura dal 5,3% all’1,8%. L’Istat ha messo in guardia da facili entusiasmi e ha parlato di “effetto statistico” perché il paragone viene effettuato con l’ottobre del 2022 quando ci fu un’impennata dei beni energetici, oggi decisamente in ribasso rispetto ad allora. Un moderato rallentamento della crescita dei prezzi è rilevabile, anche se per sentirne gli effetti ci vorrà tempo e difficilmente si tornerà ai livelli di prima. Resta comunque intatta nella sua gravità e urgenza la questione epocale di un lavoro che anche quando c’è non basta per assicurare una vita dignitosa.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Crescono gli espatri: sono sei milioni, soprattutto giovani, gli italiani all’estero

09 Nov 2023

di Silvano Trevisani

È inutile pensare di fermare le partenze, ma siamo tutti chiamati a fermare le emorragie di persone, competenze, saperi, creatività, soprattutto se giovani in un Italia che continua a sgretolarsi. Un’Italia che diventa sempre più vecchia e sola in cui i bambini non nascono e i giovani vanno via. Muore lentamente l’Italia che resta all’interno dei confini nazionali mentre si rigenera, annualmente, quella che risiede all’estero”.

Sono le parole con le quali il cardinale Matteo Zuppi ha commentato i dati del XVIII RIM – Rapporto Italiani nel Mondo presentato dalla Fondazione Migrantes, che fotografa l’emigrazione degli italiani. Il rapporto descrive un progressivo impoverimento del Paese, nonostante una percentuale di ritorni, non ancora però rilevante. La fotografia che il rapporto presenta resta preoccupante: sono 6 milioni gli italiani che risiedono all’estero e sono sempre più giovani.

Al 1° gennaio 2023, infatti, i connazionali iscritti all’AIRE (cioè l’Anagrafe italiana dei residenti all’estero) sono 5.933.418, il 10,1% dei 58,8 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia continua inesorabilmente a perdere residenti (in un anno -132.405 persone, lo -0,2%), l’Italia fuori dell’Italia continua a crescere anche se in maniera meno sostenuta rispetto agli anni precedenti. Il 46,5% dei quasi 6 milioni di italiani residenti all’estero è di origine meridionale Crescono le classi di età centrali costituite da giovani, giovani adulti e adulti maturi: il 23,2% (oltre 1,3 milioni) ha tra i 35 e i 49 anni; il 21,7% (più di 1,2 milioni) ha tra i 18 e i 34 anni. Guardando alle classi di età più mature il 19,5% (oltre 1,1 milioni) ha tra i 50 e i 64 anni mentre gli anziani over 65 anni sono il 21,1%. Tra questi, la fascia più rappresentata è quella dei 65-74 anni (9,6%, 570 mila circa). I minori sono più di 855 mila (14,4%). Il 51% è all’estero da più di 15 anni, il 19,3% da meno di 5 anni. Il 49% è all’estero per espatrio, il 40,4% è nato all’estero da cittadini italiani. Aumentano sia il lavoro di rettifica di posizioni irregolari (reiscrizioni da irreperibilità) al 4,4% e sia le acquisizioni di cittadinanza (3,3%).

Il diritto a restare, il diritto a migrare, il diritto di ritornare sono tre facce dello stesso dilemma esistenziale provato dal migrante”, si legge nel Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. “Ma il – continua il Rapporto – presuppone un territorio e una comunità che siano rimaste ad aspettare, che ti riconoscano e che ti valorizzino nel cambiamento che la migrazione ha necessariamente prodotto nella persona migrante, nel suo status (di persona, lavoratore, genitore, membro di una coppia e di una comunità) e nei suoi ruoli”.

Il realtà i “ritorni” sono più che raddoppiati e sono stati, l’anno scorso, oltre 70.000 ma del tutto insufficienti a rimpiazzare numericamente gli espatri.

E questo sembra confermare e aggravare il calo demografico che il Paese sta conoscendo sia per la repentina caduta delle nascite che per gli espatri. Della qual cosa si è detto preoccupato lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, nel suo messaggio alla Fondazione Migrantes, scrive: “Se, dopo un percorso formativo in Italia, si è costretti a lasciare il territorio nazionale per mancanza di occupazione e di soddisfacenti prospettive, e sopratutto una volta acquisite preziose conoscenze di esperienze, non si riesce più a tornare, si è di fronte a una patologia, alla quale bisogna porre rimedio. Individuare percorsi concreti per garantire a chi lo desidera il ritorno in Italia in condizioni di lavoro soddisfacenti, è una sfida fondamentale che la politica e le istituzioni devono saper raccogliere”.

Per quanto riguarda, invece, i movimenti migratori interni, quelli dell’anno scorso (1 milione 484 mila) sono risultati in crescita: +4% rispetto al 2021 e +10% rispetto al 2020. Si sta lentamente tornando ai livelli di prima della pandemia, ma – spiegano i ricercatori di Migrantes – ancora una volta a farne le spese è il Meridione d’Italia.

Dati che fotografano il drammatico svuotamento delle regioni meridionali in atto da anni e che sarà accentuato ancora di più se sarà attuata dal governo l’autonomia differenziata, che toglierà sempre più risorse al Sud spostandole al Nord.

La libertà di partire – conclude da parte sua il cardinale Zuppi – non nega la libertà di restare o di ritornare nella propria patria. Anzi, un percorso di accoglienza, tutela, promozione e integrazione dei migranti (e rifugiati) – contrariamente ai respingimenti e alla grave limitazione della protezione speciale – può significare la migliore premessa per iniziare un cammino di ritorno in un paese a cui ridonare una storia di libertà e costruire sviluppo”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO