Settimana santa a Taranto

L’allocuzione dell’arcivescovo Miniero per il passaggio dei Misteri dal balcone del Carmine

29 Mar 2024

Pubblichiamo l’allocuzione dell’arcivescovo Ciro Miniero pronunciata dal balcone della chiesa del Carmine, al passaggio del pellegrinaggio dei Misteri per i riti della Settimana santa tarantina.

Cari sorelle e fratelli,
per le nostre strade sono esposti alla venerazione i Misteri dolorosi della Passione di Nostro Signore. Dio si è mostrato. Si è fatto vedere. Questo scenario di pietà popolare è offerto ai nostri occhi e ci comunica più di tante parole la fragilità umana assunta da Dio.
Le sofferenze inferte al Figlio di Dio sono il frutto del peccato e il peccato non è che il cammino sbagliato dell’uomo.
L’uomo che si lascia dominare dal male produce tutto questo.
Gesù cade sotto le bombe di Gaza e dell’Ucraina, le sue vesti sono divise fra popoli che hanno la presunzione di contendersi i territori invocando il nome di Dio. Vediamo l’innocente che paga con la vita la cattiveria. Quanti scherni all’indirizzo della dignità umana vilipesa in ogni modo! Quanti schiavi ancora nel mondo, tutti simbolicamente legati a quella colonna. Nel Cristo denudato, assetato e solo, ci sono tutti i poveri del mondo, le persone abbandonate. Il respiro ansimante di Gesù, che consegna alla sua anima al Padre, si asfissia all’unisono insieme a quello dei migranti che annegano in mare. Il manto nero che protegge il simulacro dell’Addolorata, nella foggia tipica delle donne in lutto del nostro Meridione d’Italia, è un segno che ci rimanda a tutte le sofferenze delle donne, alla loro fatica nella società e nel lavoro e purtroppo ai tanti fatti di violenza e di femminicidio  che quasi quotidianamente ascoltiamo.

Incede così Dio nelle nostre strade. La lentezza con cui i simboli procedono ci suggerisce di fissare bene, nelle nostre menti e nei nostri cuori, il modo con cui il Signore vuole stare al centro della nostra attenzione. Dio viene a visitare la nostra vita salvandola con la sua passione e risurrezione. L’amore vince ogni odio, la misericordia supera la nostra malvagità, così che l’amore di Gesù che si dona riempie la nostra umanità trasfigurandola.
Mi permetto di suggerirvi un piccolo esercizio spirituale. Fra i tanti simboli soffermatevi sulla Croce dei Misteri. Potrebbe sembrare il segno più scarno eppur è pieno di particolari. A questa croce, con dovizia di particolari, sono affissi tutti gli strumenti della passione. Quasi a dire: «o tu che incroci questo corteo, mira e scorgi in quello che segue gli oggetti con cui il Signore ha patito la morte per te».

Fra i tanti oggetti solo due segni hanno un messaggio positivo ovvero il volto santo sul fazzoletto di Veronica e la croce stessa. La croce, come un polo irresistibile, vuole attirare a sé i nostri peccati e le nostre sofferenze. La croce di Cristo è qui per legare a sé inesorabilmente la bruttezza delle nostre vite e restituirci una vita risorta. A quella croce ognuno deve lasciar andare la scala del proprio arrivismo, i soldi prezzo di sangue innocente, la lanterna del tradimento subito e praticato, i chiodi delle nostre malattie, le fruste delle cattiverie dette con la lingua, gli schiaffi all’indifeso, il canto del gallo che talvolta è la paura che il tempo fugga via da noi, i dadi del gioco d’azzardo, le vesti della nostra dignità bistrattata o strappata da altri, la spugna delle droghe e dell’alcol, la corona di spine della depressione e dei mali dei nostri pensieri, la lancia delle diagnosi mediche irreversibili, il martello del nostro egoismo.  Su questo oggetto di devozione c’è quello che Dio vuole da Dio oggi: egli è desideroso della nostra conversione. Dobbiamo inchiodare alla croce tutto ciò che ci è di peso.

Getta fratello o sorella sul Signore il tuo affanno
ed egli ti darà sostegno,
perché mai permetterà che il giusto vacilli
. (Sal 155)

Nel mentre contempliamo il Dio che perde ogni cosa per amore, contempliamo l’amore che non può morire. E l’amore vince su tutto. Non c’è nulla che l’amore di Dio non possa trasfigurare, non c’è nulla che l’amore di Dio non possa cambiare e far risorgere.

Per questo siamo qui per pregare meditando sui segni della Passione: Raccogli nel tuo cammino verso la croce, o uomo dei dolori, ogni dolore di questa nostra città, degli ammalati, dei più fragili, dei precari, dei giovani.
Non siamo solo colpiti, siamo anche derisi e beffeggiati.
Tu Sai o Signore e non c’è bisogno che io sia qui a ricordarti i motivi della preghiera e le nostre emergenze.
Perché tu conosci le nostre preghiere prima ancora che te le rivolgiamo.
Piuttosto, mio Signore, ricorda tu a noi con il tuo sacrificio, il valore supremo della vita, dell’onestà, della comunità.
Le nostre preghiere non siano pagane come chi, sotto la croce, bestemmiando, ti chiedeva segni.
Voglio che sia tu l’unico segno: tu che ami, tu che preghi, tu che perdoni, tu che mi doni tua madre.
Si mio Signore niente parole inutili. Insegnami a pregare ad amare a perdonare, donami la tua mamma e il mondo cambierà, il nostro modo cambierà.
Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo perché con la tua croce hai redento il mondo.

Saluto, incoraggio e ringrazio l’arciconfraternita del Carmine, il suo padre spirituale mons. Marco Gerardo, il priore Antonello Papalia le autorità qui convenute.

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Alla riscoperta degli antichi canti della Passione

29 Mar 2024

di Angelo Diofano

Particolarmente impegnato nella riscoperta degli antichi canti penitenziali, un tempo in uso nei paesi del versante orientale della provincia jonica, è anche don Cosimo Lacaita, alla guida della minuscola parrocchia di San Pietro apostolo a Monacizzo. “È da tempo che son impegnato in questo lavoro di riscoperta di questo notevole patrimonio delle nostre liturgie assieme a Francesco Pastorelli dei Mandatari – dice il sacerdote, intento ai preparativi della “sua” processione dei Misteri composta di quattro statue: il Crocifisso, la Sindone, Gesù Morto e l’Addolorata. “Fino allo scorso anno – aggiunge – svolgevamo anche quella dell’Addolorata, alle cinque del mattino del Venerdì santo, in un orario, cioè, cui potevano partecipare anche coloro che lavoravano sui campi. Ma ora con l’abbandono dell’agricoltura non è rimasto quasi nessuno e pochi sono disposti a tale levataccia. Così, dopo l’ultima partecipazione di appena otto fedeli, abbiamo preferito abolirla”.

Don Cosimo racconta di come questi canti in dialetto avessero un notevole potere aggregante fra la popolazione, in quanto ne rispecchiavano appieno i sentimenti di partecipazione al dolore della Passione, soprattutto i quello della Madre. “Era anche il  dolore di questa gente, per le fatiche della vita, la lontananza della persone care (emigrate per motivi di lavoro) ed i vari lutti. E questo dolore, accostato a quello di Gesù e della Madre – commenta -, acquistava nuovo valore e significato, quasi divinizzato”.

“In questa ricerca– dice – abbiamo riscoperto soprattutto un antico canto in uso dalle nostre parti, che le donne eseguivano al seguito dell’Addolorata: “Chiangi chiangi Maria”, davvero toccante, che apparteneva a una serie di nenie funebri, ora, come tanti altri brani, in disuso”.

“Sono perciò grato a Francesco Pastorelli e agli altri componenti dei Mandatari per questo lavoro – aggiunge – e spero che alla fine questi canti non vengano relegati solo ai concerti ma ridiventino componenti essenziali delle nostre processioni, come le tradizionali marce funebri”.

Attualmente don Cosimo è anche padre spirituale di una confraternita inattiva da decenni quella del Rosario, un tempo organizzatrice dei Riti, per la quale recentemente ha riaperto le iscrizioni. “Vi hanno aderito appena cinque persone – conclude –. Effettivamente sono poche, ma considerato l’esiguo numero di abitanti di Monacizzo ciò può costituire un buon inizio”.

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A Taranto

La casa di cura della Cittadella della carità può tornare ad accogliere pazienti

foto G. Leva
29 Mar 2024

La Regione Puglia, dopo aver attentamente valutato le memorie difensive fatte pervenire dalla Fondazione Cittadella della Carità,  ha revocato il  provvedimento di sospensione delle autorizzazioni all’esercizio e degli accreditamenti in capo alla Fondazione Cittadella della Carità in ordine alla Casa di Cura ‘Arca’. Dunque  la struttura può tornare ad accogliere i pazienti.
Le prescrizioni impartite alla Fondazione da funzionari dei vigili del fuoco di Taranto sono state totalmente ottemperate; in ragione di ciò la Regione ha valutato positivamente gli sforzi compiuti per riavviare le attività.

Questa revoca rappresenta un segnale importante, sia dal punto di vista sociale che lavorativo. Sono stati dieci giorni di grande lavoro per il  presidente Salvatore Sibilla, il cda ed i suoi collaboratori con gli uffici regionali e l’assessore alla Salute, Rocco Palese, per il raggiungimento dell’ importante risultato per la Fondazione.

“Oggi tiriamo un primo sospiro di sollievo – afferma il presidente Sibilla – è innegabile che tutta questa situazione ci ha messi in difficoltà ma possiamo continuare nel nostro percorso di risanamento della struttura,  avendo a cuore sia il futuro dei lavoratori che quello del territorio. Ringrazio l’arcivescovo mons. Ciro Miniero per l’impegno che sta profondendo per l’Opera fondata da mons. Motolese.  Continueremo ad operare affinchè sia tutto in ordine. La Cittadella della Carità ha un grande valore e salvarla è l’obiettivo da perseguire; obiettivo che vogliamo condividere con tutte le organizzazioni sindacali”.

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Diocesi

Le personalità che reggeranno il laccio a Gesù Morto

foto Francesco Paolo Occhinegro
29 Mar 2024

di Angelo Diofano

Per la processione dei Misteri l’arciconfraternita del Carmine ha invitato a reggere il laccio a Gesù Morto le seguenti personalità.

Nella prima parte della processione, fino alla chiesa di San Francesco di Paola, ci saranno:

Avv. Francesco Tacente: figura di spicco nel panorama giuridico e associativo locale, Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro; membro di diverse istituzioni di spicco, ha ricoperto ruoli di responsabilità all’interno di diverse istituzioni.

Dott. Gr. Uff. Angelo Vozza: ha iniziato la sua carriera come odontoiatra nel 1979 esercitandola con passione e competenza. Oltre alla sua attività professionale, ha ricoperto numerosi ruoli di prestigio, tra cui la presidenza provinciale dell’Assonautica, con ampia esperienza espletata nell’insegnamento e nella formazione.

Sig. Michele Papa: fratello dello scomparso arcivescovo mons. Benigno Luigi Papa, vanta una vasta esperienza nel settore della radiologia medica, avendo lavorato all’ospedale di Casarano per oltre trent’anni; è stato anche imprenditore nel settore calzaturiero e della pelletteria.

Ing. Giorgio Tonti: ha partecipato al gruppo di lavoro per la progettazione e direzione di interventi di restauro e valorizzazione per la Arcidiocesi di Taranto. Grazie alla sua competenza e dedizione, ha contribuito al successo di progetti come il restauro del santuario Madonna della Salute e alla ristrutturazione della Chiesa del Carmine.

Nella seconda parte della processione, dall’uscita dalla chiesa di San Francesco di Paola, ci saranno:

Cav. Prof. Giovanni Schinaia: cassiere dell’arciconfraternita del Carmine,  insegna Latino e Greco al liceo Ginnasio Statale Aristosseno di Taranto. È stato autore o coautore di diverse pubblicazioni, tra cui una monografia sui Misteri di Taranto, esplorando simboli e simbologia legati alla Settimana Santa tarantina.

Cav. Nicola Albano: dal 2000 è stato dipendente dell’Arcidiocesi lavorando all’ufficio amministrativo. Nel 2009 ha ricevuto il titolo di Cavaliere dell’Ordine Equestre Pontificio di San Silvestro Papa. È stato commissario arcivescovile della confraternita del Rosario a Grottaglie e dell’arciconfraternita di S. Maria della Neve a Crispiano.

Cav. Giancarlo Speranza Roberti: priore della confraternita SS. Addolorata e San Domenico, ricopre il ruolo di sostituto commissario della Polizia di Stato presso la Digos, ricevendo numerose onorificenze per il suo servizio. Nel dicembre 2020 è stato insignito del titolo di Cavaliere all’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Comm. prof. Antonio Liuzzi: priore emerito della confraternita SS. Addolorata e San Domenico, ha iniziato la sua carriera come insegnante nella scuola primaria, per poi dedicarsi all’insegnamento di italiano e latino nei licei ed istituti magistrali. Ha svolto ruoli di rilievo in ambito ecclesiale, come quello di presidente dell’Azione cattolica diocesana; si è distinto anche come poeta, con la pubblicazione di tre raccolte di poesie.

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Settimana santa a Taranto

Gli scout di Triggiano ospiti a Taranto nella Settimana santa

29 Mar 2024

di Angelo Diofano

Una ventina di scout del ‘clan’ di Triggiano, d’età compresa tra i 16 e t 21 anni il Giovedì e Venerdì santo sono stati ospiti a Taranto per partecipare al triduo pasquale in maniera diversa e scoprire come altri paesi vivano la Pasqua con le proprie tradizioni. In una felice coincidenza, nel primo giorno del loro arrivo è stata a Taranto proprio la banda musicale di Triggiano, diretta dal maestro Davide Abbinante, che ha eseguito per le vie del Borgo le tradizionali marce funebri.

I ragazzi sono partiti da Bari il pomeriggio del Giovedì santo per raggiungere la chiesa dello Spirito Santo dove hanno fatto conoscenza con i rover e le scolte del gruppo Taranto 17. Quindi insieme hanno vissuto un momento liturgico con il parroco don Francesco Tenna in cui è stata ricordata la pasqua ebraica e l’Ultima Cena, cui ha fatto seguito un momento di convivialità per gustare pietanze tipiche e non. In seguito dalle ore 23 fino a mezzanotte i due gruppi hanno partecipato in chiesa a un momento di preghiera precedentemente organizzato dalla “pattuglia veglia”. Nella mattinata del Venerdì santo gli scout baresi hanno partecipato alla processione dell’Addolorata, soffermandosi in commossa preghiera, facendo poi ritorno a casa.

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Festeggiamenti patronali

Festa patronale a Roccaforzata mercoledì 3 e giovedì 4 aprile

29 Mar 2024

di Angelo Diofano

“La tradizionale festa della Madonna della Camera rappresenta per noi cittadini di Roccaforzata un momento di grande identità e devozione che unisce la comunità radicandola nei valori dell’amicizia e della pace. La luce della Pasqua, che rischiara questa festa, ci restituisce l’impegno a promuovere la dignità di ogni persona, la convivenza armoniosa e dialogica e la liberazione da strutture che ostacolano lo sviluppo dell’umano. Buona festa a tutti!”: così il parroco della chiesa madre intitolata alla SS. Trinità di Roccaforzata, don Giuseppe Mandrillo, annuncia i festeggiamenti patronali in onore della Madonna della Camera che si terranno mercoledì 3 e giovedì 4 aprile.

Mercoledì 3 la festa si aprirà con il giro del complesso bandistico per le vie cittadine mentre in serata alle ore 21, in piazza, ci sarà il concerto della band “Alta Frequenza”.

Giovedì 4, festa della Madonna della Camera, alle ore 7 rituale processione dalla chiesa madre al santuario dove alle ore 7.30 celebrerà la santa messa il parroco di Monteparano, don Angelo Pulieri. Alle ore 10.30, in chiesa madre, la solenne celebrazione eucaristica sarà presieduta dal vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti mons. Giuseppe Russo. Alle ore 11.30 circa si snoderà la processione per il paese con il simulacro della Madonna mentre in serata alle ore 19 la santa messa in chiesa madre verrà celebrata dal parroco don Giuseppe Mandrillo.

Alle ore 20.30, in piazza, “Symphonic Sound”: concerto della Giovane Orchestra Jonica diretta dal maestro Fabio Orlando e alle 23 spettacolo pirotecnico conclusivo della ditta Emotion Fireworks di Gioia del Colle.

Nei due giorni di festa agirà la banda musicale di Crispiano diretta dal maestro Francesco Bolognino mentre la piazza e le principali vie saranno illuminate dalla ditta Memmola di Framcavilla Fontana.

 Il Santuario della Madonna della Camera si trova a circa 1.5 km dall’abitato, dove sorgeva l’antico villaggio di Mennano. Sull’altare è conservata una parte della parete di un casale su cui era dipinta l’effigie della Madonna con il Bambino, davanti alla quale uomini armati (turchi o albanesi) che si accingevano a compiere saccheggi, trovarono inginocchiati a pregare donne, vecchi, bambini. I malintenzionati però fuggirono davanti allo sguardo della Madonna, diventato severo. In passato il santuario era metà di scampagnate da parte delle popolazioni dei comuni vicini, che lo raggiungevano a piedi.

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Diocesi

L’entusiasmo dei fedeli per la visita dell’arcivescovo agli altari della reposizione in città vecchia

foto G. Leva
29 Mar 2024

Grande entusiasmo dei fedeli per la visita dell’arcivescovo agli altari della reposizione in città vecchia: come in una sorta di pellegrinaggio, hanno seguito i passi dell’arcivescovo Ciro Miniero e del parroco di tutte le chiese dell’isola, mons. Emanuele Ferro, partendo dalla basilica cattedrale e dirigendosi dapprima verso la Madonna della Salute, poi la chiesa di San Giuseppe e infine la chiesa dei Santi Medici.

Di seguito un video dell’arcivescovo in concattedrale, all’altare della reposizione collocato nel cappellone di San Cataldo.

https://fb.watch/r6d95i62Hq/

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Sport

CJ Basket Taranto, il derby col Ruvo per continuare a giocare a testa alta

Il ritorno di capitan Conte - foto G. Leva
29 Mar 2024

di Paolo Arrivo

Una squadra mai arrendevole. Ha dimostrato di esserlo anche nell’ultimo match casalingo, il Cus Jonico Basket Taranto: al netto della sconfitta pesante inflitta dalla Lux Arm Lumezzane (72-95) nella 29esima giornata del campionato della serie B Old Wild West, il gruppo di coach Cottignoli è stato in partita sino all’ultimo periodo, quando aveva dimezzato lo svantaggio (da -15 a -7) lasciando intravvedere una gran rimonta. Non è bastato il rientro di Gianmarco Conte per strappare un sorriso ai suoi compagni e il ritorno al successo. Proprio la lunga assenza del capitano è stata una delle maledizioni che, in una concatenazione di eventi, hanno condannato il Cus Jonico all’ultimo posto in graduatoria. Ormai si gioca a onor di firma per portare a termine il campionato. Il prossimo avversario, che raggiungerà il PalaMazzola alla vigilia di Pasqua, è la Tecnoswitch Ruvo di Puglia. Un incontro senz’altro proibitivo, sulla carta. Gli ionici sono chiamati semplicemente a giocare. A ritrovare la voglia di stare sul campo di basket.

Il derby col Ruvo

Il Cus Jonico non deve fare altro che replicare la prestazione offerta contro l’Andrea Costa Imola nel turno infrasettimanale della 30esima giornata. Perché sul campo neutro di Santarcangelo di Romagna ha giocato alla grande, sfiorando l’impresa, che nessuno si aspettava, in verità: ne è uscita sconfitta a testa alta con il risultato di 105-100, al termine di una partita complicata, soprattutto nella prima fase, quando lo svantaggio sfiorava i venti punti. Durante lo stesso incontro è stato prezioso il contributo di Conte, oltre a quelli di Giovanni Ragagnin e Matteo Chiapparini. Ora c’è Ruvo da affrontare. Si tratta dell’ex capolista del girone B la quale, sconfitta per un solo punto dai Raggiosolaris Blacks Faenza (80-81), in un finale mozzafiato, si è fatta scalzare in vetta da Roseto. La formazione allenata da Gianpaolo Ambrico verrà pertanto in riva allo Jonio fortemente motivata. Palla a due alle ore 19.00 – nel match col Ruvo il PalaMazzola dovrebbe essere riaperto al pubblico a piena capienza.

La buona notizia

Un gradito ritorno. Quello del PalaRicciardi, che il Cus Jonico ha avuto in gestione dal Comune di Taranto: la storica palestra del quartiere Salinella è messa a disposizione fino alla data di consegna per i lavori dei Giochi del Mediterraneo. Una notizia accolta con grande soddisfazione dal sodalizio rossoblu. Dalla comunità in generale, laddove le ambizioni di tutte le società e degli atleti che vogliono gareggiare si devono scontrare con il principio della realtà, nell’atavico deficit infrastrutturale. Va ricordato che il Cus Jonico, società capofila con il gruppo Support_O e la Virtus Taranto nella gestione della stessa struttura di via Golfo di Taranto, si è occupato per anni dell’impianto realizzando importanti opere come la coibentazione del tetto. L’auspicio è che il PalaRicciardi porti fortuna a chi, tra quelle stesse mura, potrà respirare alcune delle pagine più belle scritte dal basket locale.

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Altari della reposizione

La tradizione incontra i poveri della città

29 Mar 2024

di Angelo Diofano

Per la prima volta nella serata di Giovedì santo le coppie di ‘perdune’ dell’arciconfraternita del Carmine, nel tradizionale pellegrinaggio, si sono fermati in adorazione davanti all’artistico altare della reposizione nella cappellina del centro di accoglienza notturna per i senza fissa dimora San Cataldo vescovo, in vico Seminario. E sono state circa 3000 le persone che, con grande emozione e partecipazione, hanno visitato la struttura, ammirando il caratteristico allestimento nel cortile con i simboli del lavoro sul mare (la barca da pesca con i remi, le reti, le nasse ecc.). Per molti di loro è stata la prima volta che hanno potuto rendersi conto dell’esistenza di questa grande opera di carità, dove trova posto anche la mensa per i poveri. Nel corso della serata c’è stata anche la visita del direttore della Caritas don Nino Borsci il quale, oltre a intrattenersi in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, si è dichiarato entusiasta di questa esperienza, che avrà certamente un seguito, consolidandosi sempre di più. Per tutto ciò la responsabile del centro, Rosanna Putzolu, intende ringraziare quanti hanno collaborato per la migliore riuscita dell’evento: la ditta ‘Sempreverde’ di Lama per gli addobbi floreali, il panificio Doro per l’offerta del pane, ‘Incantesimi’ di Lucia Troia per gli arredi vari, la parrocchia di Santa Lucia e il parroco mons. Luca Lorusso, don Alessandro Giove parroco a Lido azzurro, i detenuti affidati al ‘San Cataldo vescovo’ dal centro dell’ufficio Uepe, l’hotel Akropolis, il vicinato oltre, naturalmente, tutti i volontari della struttura caritativa.

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Settimana santa

Messa crismale, l’omelia dell’arcivescovo

foto G. Leva
29 Mar 2024

di Elena Falcone

Pubblichiamo l’omelia dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero pronunciata durante la santa messa crismale celebrata Giovedì santo in concattedrale.

All’inizio della celebrazione mons. Miniero ha porto gli auguri a mons. Marco Morrone per i 50 anni di sacerdozio, a don Giuseppe Costantino Zito e a don Tommaso Antonio Fina per il 25.mo di ordinazione sacerdotale e di fecondo ministero pastorale ai diaconi Marco Albanese, Federico Marino, Stefano Manente, Paolo Martucci (che il prossimo 8 giugno saranno ordinati presbiteri. Un ricordo poi ed una preghiera infine per don Franco Angelini, mons. Donato Palazzo, don Vincenzo Macripò, padre Angelo Mianulli, fra Virgilio Forcillo e mons. Gianfranco Bramato che in questo anno hanno concluso la propria esperienza terrena.

“Ogni anno in questo giorno Gesù ci dà appuntamento nella sinagoga di Nazareth dove ha pronunciato le parole che ben conosciamo, è come se ripetesse a ciascuno ogni  anno che la Chiesa deve tornare là e abbeverarsi a quelle parole. La venuta di Gesù ha dato inizio all’anno di Grazia del Signore e con Lui è iniziato il tempo della misericordia di Dio e della salvezza per tutti. La Chiesa non esiste se non per dire che con la sua presenza, con la sua azione, con la sua Parola siamo entrati in questo tempo di grazia, che ogni persona è amata da Dio. Il tempo di grazia che Gesù ha inaugurato nella Sinagoga di Nazareth è un tempo di annuncio di gioia, di liberazione, di guarigione a partire dai dimenticati di ogni consesso umano. Basta guardarsi attorno per prendere coscienza dell’attualità delle parole di Gesù. Ogni giorno i mezzi di comunicazione ci aggiornano dell’incremento della percentuale di poveri che nelle nostre città e in tanti paesi del mondo si aggiungono all’esercito di persone da sempre povere. E poi ci sono le guerre, le migrazioni, le calamità naturali che in ogni angolo del mondo fanno  crescere il numero di questi fratelli e sorelle sventurati. Quanta sofferenza prodotta dall’egoismo umano, dai conflitti sociali e dai problemi mai risolti per tante altre cause, quanta gente ferita ed afflitta debole e disorientata oggi, anche nelle nostre società occidentali! Ci dia il Signore occhi attenti e animo grande per vedere e fasciare le piaghe dei cuori spezzati e consolare tutti gli afflitti, la forza di stare sempre in mezzo al suo gregge per pascerlo con tutte le nostre forze e secondo la sua carità. La parola di Gesù è annuncio e dono che deve essere annunciata e vissuta, trasformandola in carità, missione, sostegno.

Nel Vangelo di San Luca, oltre il brano proclamato Gesù a Cafarnao guarisce un uomo dalla mano inaridita e che impone le mani ad un gran numero di malati che si accalca davanti a Lui. Questo modo di agire dona comprensione all’annuncio oggi. Questo agire secondo la grazia è il fare nella carità che soccorre e condivide, dell’accoglienza fraterna, dei sacramenti (porte che si aprono sul mistero di Dio) e permettono l’incontro con Lui, dell’ascolto dell’altro che ci permette di accoglierci come fratelli e sorelle.

Noi battezzati siamo stati unti dallo Spirito Santo e innestati in Cristo siamo diventati in Lui figli di Dio. Per questo ci chiamiamo cristiani, cioè unti con Gesù, per continuare l’annuncio del suo Regno attraverso l’agire evangelico. Il Concilio si esprime in questi termini pensando alla missione che tutti noi battezzati abbiamo ricevuto. La Chiesa, con i doni del suo fondatore, osservando fedelmente i suoi precetti di carità, di umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunciare instancabilmente il regno di Cristo.

A noi sacerdoti  la pagina di Luca ci ricorda che lo Spirito Santo è il vero protagonista del nostro ministero che poggia su tre pilastri: la consacrazione, la fedeltà nella prova, la missione di annunciare a fare presente la Misericordia salvifica di Dio. Non possiamo dimenticare la struttura dei capitoli 3 e 4 sempre di San Luca dove sono posti in sequenza tre scene nelle quali è centrale l’azione dello Spirito Santo, sceso su Gesù nel battesimo e che lo costituisce nella sua missione, conducendolo prima nel deserto dove viene messo alla prova e poi in Galilea per dare inizio al suo ministero pubblico. A partire dall’imposizione delle mani sul nostro capo lo Spirito Santo è sceso su di noi e ci ha consacrato per essere apostoli di Gesù, inviati da Lui. È lo stesso Spirito che continua a guidare la nostra Chiesa, il nostro ministero dentro la Chiesa che, come dice il Concilio, prosegue il suo pellegrinaggio tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio annunciando la passione e la morte del Signore fino a che Egli non venga. Dobbiamo sempre essere in questa consapevolezza della profondità di una del nostro ministero e dell’altissima dignità del nostro servizio. Questa coscienza non toglie la nostra povertà di credenti né ci rende esenti dal peccato e dalla debolezza propria degli uomini e neppure aggiunge nulla alle nostre capacità umane, ma ci aiuta a leggere la nostra vita con gli occhi della fede. Ci aiuta davvero un pochino ad avere più di fiducia e di entusiasmo. Sia che si dedichino alla preghiera e alla adorazione, sia che predichino la parola, sia che offrano il sacrificio eucaristico , sia che amministrino gli altri sacramenti, sia che svolgano tutti gli altri ministeri al servizio dell’uomo, i presbiteri sempre contribuiscono all’aumento della gloria di Dio e allo stesso tempo ad arricchire gli uomini della vita di Dio. Tutte queste cose che scaturiscono dalla Pasqua di Cristo troveranno pieno compimento nella venuta gloriosa di Nostro Signore quando consegnerà il Regno a Colui che è Dio e Padre. E noi potremo finalmente conoscere la trama divina con la quale è stata intessuta la nostra vita in ministri di Gesù Cristo. In questi primi mesi di vescovo di questa diocesi, di grande tradizione ma anche capace di essere presente nel mondo di oggi con le gioie e i dolori della vita quotidiana, dopo aver incontrato tantissimi di voi, sacerdoti, religiosi  e religiose, seminaristi, gruppi e movimenti laicali sia personalmente e sia nelle parrocchie, ho percepito davvero la bellezza di questa comunità diocesana dove le bellissime esperienze di carità e di relazione di fraternità esprimano un tessuto ecclesiale straordinario. Ringrazio ciascuno di voi e vi invito a guardare avanti con fiducia, sicuri che il Signore ci è vicino. Impegnamoci di più e meglio a compiere ciò che Gesù ci chiede di annunciare e di fare. Siamo certi che il suo sostegno Maria Madre di Dio e Madre della Chiesa ci sorregge e ci accompagna nel cammino di servizio e di testimonianza”.

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Settimana santa a Taranto

Venerdì santo, il programma dei Riti e delle celebrazioni

29 Mar 2024

di Angelo Diofano

Pubblichiamo di seguito il programma di quanto si svolgerà oggi, Venerdì santo, a Taranto

Confraternita dell’Addolorata

All’alba, arrivo della processione al Borgo e, attorno alle ore 9, sosta all’istituto Maria Immacolata per iniziare attorno alle ore 10 il ritorno a San Domenico attraverso via D’Aquino.

Attorno alle ore 15, dopo il rientro in San Domenico, Azione liturgica dell’Adorazione della Croce.

Arciconfraternita del Carmine

Alle ore 6, ripresa del pellegrinaggio delle ‘poste’ agli altari della reposizione e per ‘l’abbraccio’ alla Madonna.

ore 11, celebrazione liturgica della Passione del Signore.

ore 17, processione dei Misteri.

ore 20.30, allocuzione di mons. Ciro Miniero per il pellegrinaggio dei Misteri, dal balcone del Carmine.

ore 23.30, sosta della processione nella chiesa di San Francesco di Paola.

Concattedrale

Alle ore 18, in Concattedrale, l’arcivescovo mons. Ciro Miniero presiederà la celebrazione della Passione di Nostro Signore.

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Diocesi

L’allocuzione dell’arcivescovo Miniero per l’uscita dell’Addolorata da San Domenico

foto G. Leva
28 Mar 2024

Pubblichiamo l’allocuzione dell’arcivescovo Ciro Miniero, dal pendio di San Domenico, all’uscita del pellegrinaggio dell’Addolorata per i riti della Settimana santa tarantina.

È presente la Madre di Gesù che è nostra Madre.
Tutto questo è meraviglioso per chi, come noi, è destinatario del dono della fede. Stasera che cosa vedono gli occhi di Maria mentre ci incamminiamo insieme con Lei verso il calvario? Vedono un popolo, un popolo sterminato, commosso e commovente che la invoca unanime:

«Soccorri Addolorata questo popolo che anela a risorgere!»  

L’immagine della Vergine Maria che ora viene offerta alla vostra generosa e sincera venerazione è immediato rimando al messaggio del Dio Creatore che dona vita. Gesù lo dice nel Vangelo:  

«La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16.21). 

Venit ora, amici carissimi. Viene l’ora fissata da Gesù non per la condanna e per il sopravvento della morte ma per il compimento della salvezza. Non dobbiamo dimenticare che quella che la devozione canta come «doglia atroce», è doglia di un parto per la vita eterna. Vi è una gioia che supererà ogni dolore ed è quella che ci farà incontrare il Signore vivo, risorto.  In questo momento in cui, nel dolore e nelle lacrime dell’Addolorata, ci sentiamo così uniti, così vicini, presentiamo le nostre preghiere. Seguire Lei è un atto di coraggio e di fiducia. Se siamo qui è perché crediamo che questo segno così fragile della donna fedele che piange può spostare le montagne. 

Macigni opprimono il cuore dell’umanità come le guerre e il terrorismo. Uniamoci all’accorato appello di Papa Francesco per implorare il dono della pace. Il grande albero della pace non cresce se il suo piccolo seme non è piantato nel terreno nascosto delle nostre famiglie, se non è irrorato nella nostra comunità civile, se non è custodito da ciascuno come germe indispensabile prezioso. Il Vangelo ci insegna che le cose non ci raggiungono dal di fuori ma partono sempre da dentro l’uomo.

foto G. Leva

Il simulacro della Vergine Addolorata di Taranto offre visivamente il suo cuore a ciascuno di noi. Dobbiamo chiedere che ciò che esso contiene si riversi in noi. Contiene le lacrime di questa città, le sue divisioni, le contraddizioni, le ingiustizie. Ma è anche colmo dell’amore del Salvatore che redime. Se davvero vogliamo cambiare, se vogliamo trasfigurare questa nostra terra con la grazia della conversione, chiediamo di ottenere gli stessi sentimenti di Maria.

Purifica, o Vergine Maria,
in nostri volti,
i nostri sguardi, i nostri cuori.
Fa’ scorrere lacrime di penitenza e di perdono.
Non permettere che la paura del calvario
ci faccia desistere dalla nostra chiamata nel seguire il Signore. 

Donaci le lacrime amare di Pietro e allontana da noi la disperazione di Giuda.
Raccogli nel tuo cuore tutto quello
che i tuoi figli lungo questa notte ti chiederanno. 

Così che anche noi, che ora siamo nel dolore
sperimentiamo nuovamente la speranza,
perché il nostro cuore possa finalmente gioire,
cosicché nessuno potrà toglierci la nostra gioia (cfr Gv 16).

Donaci il dono della pace e sospingici verso il mattino della Santa Pasqua,
allora ci mostrerai Gesù, il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente, o Pia, o dolce Vergine Addolorata, Maria.

Auguro ai confratelli di Maria SS Addolorata e San Domenico, nella persona del padre spirituale mons. Emanuele Ferro e del priore Giancarlo Roberti di portare a compimento con un’autentica testimonianza di fede questo pellegrinaggio della Vergine Santa, pellegrinaggio che ora benedico emozionato e di cuore per la prima volta incoraggiandovi e ringraziandovi.

Ave Maria

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