Diocesi

Concattedrale, conclusione del mese mariano

ph ND
30 Mag 2024

di Angelo Diofano

Due appuntamenti concluderanno il mese di maggio in concattedrale: questa sera, giovedì 30, alle ore 19.30, è in programma un momento di riflessioni musicali mariane il cui titolo prende spunto da una famosa frase dell’indimenticato papa San Giovanni Paolo II: ‘Non abbiate paura…!’. Diretto da Pino Ciracì e accompagnato all’organo dal maestro Palmo Liuzzi, protagonista sarà il gruppo vocale ‘Angeli Cantores’ composto da Franca Nigro, Rosaria Carovigno, Angela Siliberto, Marianna Laporta, Mina Ligorio, Maria Santoro, Mariella Miccoli, Vita Siliberto, Maria Lonoce e Cosimo Suma, con il gruppo tecnico composto da Nicola Cantoro, Donato Venza e Cosimo Suma. La serata sarà presentata da Mimma Arpino.

L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’associazione Omnia e la corale Maria Immacolata di Villa Castelli e l’Arcopu (Associazione regionale cori pugliesi).

Venerdì 31, infine, dopo la santa messa che sarà celebrata dalle ore 18.30 dal parroco mons. Ciro Marcello Alabrese , alle ore 19.30 si terrà la processione con l’immagine della Madonna per le vie del territorio parrocchiale. Al rientro, attorno alle ore 21, nel cortile retrostante la chiesa, avrà luogo una festa comunitaria.

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Popolo in festa

Con la visita del reliquiario della Madonna delle lacrime di Siracusa
iniziano i festeggiamenti al Sacro Cuore di Taranto

foto G. Leva
30 Mag 2024

“Sono stati giorni di grazia per l’afflusso continuo di fedeli (non solo adulti, ma anche ragazzi e bambini) che hanno manifestato grande sete di Dio e devozione alla Madonna. Sono stati anche giorni di grande commozione durante la visita del reliquiario nelle case degli ammalati (una trentina circa) con quelle lacrime che lasciavano intendere la tenerezza di Maria davanti a tanta sofferenza”: così ha riferito don Francesco Venuto, amministratore parrocchiale al Sacro Cuore, a conclusione della visita in parrocchia del reliquiario della Madonna delle lacrime proveniente dal celebre santuario di Siracusa.

foto G. Leva


“Sono grato a Dio perché si è servito di me per seminare così tanto bene e ringrazio il vescovo di Siracusa e mons. Ciro Miniero che hanno permesso di avere il prezioso reliquiario in mezzo a noi – ha continuato -. Devo porgere i miei ringraziamenti anche a don Carlo Fattuzzo e al suo collaboratore Massimino Guida per tanta disponibilità e pazienza. Inoltre ho avuto la gioia di poter ospitare nella santa messa domenicale delle ore 10.30 l’arcivescovo emerito mons. Santoro, nel giorno del suo onomastico, il quale mi ha ordinato e mi ha permesso di prestare servizio in questa parrocchia: gli sarò grato per sempre. Infine un grazie va anche ai ragazzi del ‘clan’ Taranto 2 per l’allestimento del musical su Madre Teresa, domenica sera, e che la prossima estate presteranno servizio alla Santa Casa di Loreto”.

La tappa tarantina della peregrinatio ha costituito degno prologo ai festeggiamenti in onore del Sacro Cuore, che sono iniziati ieri, mercoledì 29, con la novena – cui sono stati invitati diversi sacerdoti della diocesi – che sarà celebrata ogni sera alle ore 18.30. Mercoledì, il parroco del Carmine mons. Marco Gerardo; oggi giovedì 30, mons. Pasquale Morelli parroco alla Santa Famiglia di Martina Franca, il 31 don Francesco Venuto (ma alle ore 20, nel cortile parrocchiale), sabato 1 giugno mons. Ciro Marcello Alabrese parroco alla concattedrale, lunedì 3 don Antonio Rubino parroco alla San Roberto Bellarmino, martedì 4 don Marco Peluso. vicario parrocchiale alla Madonna della Fiducia, il 5 don Martino Mastrovito, parroco alla Regina Mundi di Martina Franca, giovedì 6 don Nino Borsci, parroco alla San Francesco De Geronimo e il 7, ma alle ore 18, don Francesco Venuto, con la successiva processione per le vie del quartiere.

Non mancheranno i festeggiamenti esterni, di cui scriveremo nei prossimi giorni.

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Francesco

Bruni (sala stampa Santa sede): “Il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi; scuse a coloro che si sono sentiti offesi”

foto Vatican media/Sir
29 Mag 2024

“Il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso di un termine, riferito da altri”: lo precisa il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, rispondendo alle domande dei giornalisti: “Papa Francesco è al corrente degli articoli usciti di recente circa una conversazione, a porte chiuse, con i vescovi della Cei. Come ha avuto modo di affermare in più occasioni, ‘Nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti’”.

 

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Rassegna corale

Rassegna corale alla Sant’Antonio

29 Mag 2024

di Angelo Diofano

La parrocchia di Sant’Antonio, in via Duca degli Abruzzi, in preparazione ai festeggiamenti in onore del titolare, organizza la rassegna corale dal titolo ‘Maria, Madre di eterna bellezza’ che avrà luogo venerdì 31 maggio alle ore 19.30. Vi parteciperanno le seguenti corali: Chiara di Dio-parrocchia San Pio X, accompagnato da Pierpasquale Antonante alla tastiera, Stefano Castronuovo e Marco Schiavone alle chitarra e da Salvatore Di Sabato al cajon; San Pasquale Baylon, diretto da fra Gabriele, con Giusi Tagariello all’organo; Frutti di (Don) Bosco, diretto da Elena Gullotta, con Roberto Lecci e Davide Pagano alle chitarre; Madonna di Loreto dell’Accademia musicale G. Verdi di Monteiasi, diretto dal maestro Giuseppe Giovanni Parabita; Sun Singers della parrocchia San Giovanni Bosco, diretto dal maestro Roberto Ceci, con Antonella Cozza all’organo e Salvatore Di Sabato alle percussioni; parrocchia Sant’Antonio, diretto dal maestro Giuliana Carenza, con Francesco Buccolieri all’organo.

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Drammi umanitari

Sudan, Msf: “Ospedali colpiti e vittime in aumento. Nessun luogo è risparmiato dai combattimenti”

foto Medici senza frontiere
29 Mag 2024

di Patrizia Caiffa

A El Fasher, in Sudan, “non c’è più un luogo sicuro e anche i pazienti e il personale medico sono vittime dei combattimenti incessanti”. È quanto dichiara Medici senza frontiere (Msf) che chiede la protezione dei civili, del personale e delle strutture sanitarie. Mentre continuano gli scontri tra le Forze armate sudanesi (Saf) e le Forze di supporto rapido (Rsf), le tre principali strutture mediche della città di El Fasher sono state danneggiate e solo due rimangono ancora in funzione. “Vediamo un bagno di sangue davanti ai nostri occhi a El Fasher. L’intensità dei combattimenti non lascia tregua ai civili, gli ospedali sono sempre più coinvolti nei combattimenti ed è sempre più difficile curare i feriti” dichiara Claire Nicolet, responsabile delle attività di Msf per il Sudan. “Le strutture sanitarie dovrebbero essere protette e le parti in conflitto devono rispettarle in quanto luogo dove le persone malate e ferite possano ricevere cure mediche”. Il South Hospital, supportato da Msf, è stato colpito due volte in pochi giorni. Il 25 maggio un colpo di mortaio ha colpito il reparto di cure pre e post-natali uccidendo una persona e ferendone otto, tra pazienti e familiari. Il giorno successivo una granata è scoppiata all’interno dell’ospedale, ferendo altre tre persone, mentre i frammenti dell’esplosioni hanno infranto le finestre della sala parto e di un’ambulanza. Altri tre proiettili sono caduti fuori dall’ospedale. “Il South Hospital è congestionato: è l’unico ospedale in grado di fornire cure al grande afflusso di persone ferite e ha ricevuto oltre 1000 pazienti da quando sono iniziati i combattimenti in città il 10 maggio. Purtroppo, 145 di loro erano in condizioni critiche e sono morti a causa delle loro ferite. Ora l’ospedale si trova in prima linea, con un rischio molto elevato di dover cessare le attività”,  dichiara Abdifatah Yusuf Ibrahim, coordinatore del progetto di Msf. Inoltre, neonati e bambini non hanno più accesso a cure specialistiche da quando una bomba caduta vicino all’unico ospedale pediatrico di El Fasher l’11 maggio ha ucciso due bambini in terapia intensiva e ha danneggiato la struttura. Anche l’ospedale di maternità saudita è stato colpito lo scorso 19 maggio. Un operatore di Msf è stato ucciso il 25 maggio, dopo che un’esplosione ha colpito la sua casa vicina al mercato centrale della città. Questo dimostra come non esista alcun luogo sicuro a El Fasher.

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Ordinazione diaconale

Ordinazione diaconale per Giuseppe Basile

29 Mag 2024

di Angelo Diofano

Venerdì 31 maggio, festa liturgica della Visitazione della Beata Vergine Maria, nella chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi, a Martina Franca, durante la santa messa delle ore 18, l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ordinerà diacono l’accolito Giuseppe Basile. La cerimonia avverrà proprio nella parrocchia d’appartenenza del giovane, in cui esercita il suo ministero. “È qui che ho avuto la vocazione al sacerdozio, sognata da quando ero piccolo e facevo il ministrante – racconta – Fu l’allora parroco don Martino Costantini, quando avevo 12 anni, a discernere la chiamata e a incoraggiarmi a partecipare agli incontri vocazionali, al termine dei quali entrai al seminario arcivescovile e, successivamente, a quello maggiore di Molfetta”.

“I successori di don Martino, don Luigi De Giorgio, don Giuseppe Russo, attuale vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, e l’attuale amministratore don Giuseppe Ancora – continua – mi hanno sempre sostenuto nel mio cammino, soprattutto nei momenti di difficoltà e scoraggiamento. Particolarmente vicini mi sono stati, e lo sono tuttora, anche don Paolo Martucci, prossimo sacerdote, e don Marcello Lacarbonara, ora vicario parrocchiale alla ‘San Francesco De Geronimo’, con cui ho condiviso il cammino vocazionale, essendo tutti della stessa comunità parrocchiale”.

E ora, il momento tanto atteso dell’ordinazione diaconale, che il 24enne Giuseppe Basile non mancherà di dedicare ai genitori, per tutti i sacrifici compiuti, e alla comunità parrocchiale di San Francesco d’Assisi, che ha tanto pregato per lui e si stringerà intorno a lui in questo momento così importante della sua vita.

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Oratori Anspi

L’olimpiade degli oratori Anspi di Puglia

Domenica 2 giugno, a San Giorgio jonico, la Festa regionale degli oratori del centro-sud della Puglia

29 Mag 2024

San Giorgio jonico, capitale dello sport giovanile, domenica 2 giugno: lì si riuniranno centinaia di ragazzi degli oratori Anspi del centro-sud della Puglia per dare vita all’edizione 2024 della Festa regionale degli oratori, che il Comitato regionale Anspi della Puglia, quest’anno in collaborazione con il Comitato zonale Anspi di Taranto, propone a ogni inizio estate con gare e tornei di calcio a 7, calcio a 5, a cui si uniscono le discipline del Progetto SportOratorio.

Lo “Sportoratorio” è un insieme di giochi sportivi e ha come scopo quello di praticare gli sport più diffusi negli oratori. L’iniziativa ha preso spunto dall’istanza educativa contenuta nella nota pastorale della Commissione Ecclesiale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport: “Sport e vita cristiana”, sui temi della Gratuità, Agonismo, Corporeità, Vittoria, Sconfitta e Comunitarietà.

SportOratorio si pone in continuità con il Manifesto dello sport educativo, promosso dall’ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana, per quanto riguarda la sfida educativa e in linea con il documento “Dare il meglio de sé” del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita del 2018 per quanto riguarda i valori dello sport come la gioia, il coraggio, il sacrificio, il gioco di squadra. Nel rispetto delle diversità di genere e di possibilità personali, contro ogni tipo di scarto, il progetto di Sportoratorio si propone come modello di sport ludico/educativo da poter giocare in ogni oratorio.

L’evento del 2 giugno a San Giorgio jonico è un’esperienza che il presidente del Comitato zonale di Taranto, don Ettore Tagliente, descrive come entusiasmante: “La Festa regionale degli oratori Anspi è un momento importante per i nostri circoli e per il nostro Comitato. Saranno presenti gli oratori del centro-sud della Puglia: Bari, Castellaneta, Taranto, Conversano-Monopoli, Oria, Brindisi, Lecce, Otranto, Nardò-Gallipoli, Ugento. Il carattere sportivo della manifestazione è unificante e rappresenta un linguaggio educativo privilegiato, semplice e di facile attuazione. Tuttavia, come Anspi abbiamo l’ambizione di andare oltre la pura competizione sportiva. Il nostro intento è quello di rappresentare l’ambiente, lo stile che caratterizza le nostre parrocchie e che ha importanti riflessi sulle dinamiche sociali”.

Giocare per divertirsi, competere con gli altri, gioire per il trofeo conquistato e per la vittoria altrui: questo è il valore vero che si vuole trasmettere ai partecipanti alla Festa regionale degli oratori che sarà una preziosa occasione anche per partecipare alla Festa Nazionale degli Oratori che si svolge ogni anno a Bellaria – Rimini.
3,2,1… via! Che vinca… la gioia di stare insieme!

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Udienza generale

L’udienza generale di papa Francesco di mercoledì 29 maggio

foto Marco Calvarese/Sir
29 Mag 2024

“Lo Spirito Santo fa l’armonia: l’armonia nella vita, l’armonia nel mondo”: lo ha detto papa Francesco, che oggi in piazza San Pietro ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi sul tema: “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. “Non faremo archeologia biblica”, ha precisato il santo padre: “Scopriremo invece che quanto è donato come promessa nell’Antico Testamento si è realizzato pienamente in Cristo”. Commentando i due primi versetti della Bibbia, Francesco ha osservato che “lo Spirito di Dio ci appare qui come la potenza misteriosa che fa passare il mondo dal suo iniziale stato informe, deserto e tenebroso, al suo stato ordinato e armonioso. Lo Spirito fa l’armonia: l’armonia nella vita, l’armonia nel mondo. In altre parole, è Colui che fa passare dal caos al cosmo, cioè dalla confusione a qualcosa di bello e di ordinato. È questo, infatti, il significato della parola greca kosmos, come pure della parola latina mundus, cioè qualcosa di bello, di ordinato e pulito, armonico, perché lo Spirito è l’armonia”. Nei saluti nelle varie lingue, Francesco ha citato il card. Wyszyński, definendolo ”il primate del millennio”, e San Paolo VI, esortando a rileggere l’Evangelii nuntiandi, ancora attuale. Al termine dell’udienza, dopo aver espresso vicinanza alle vittime della frana in Papua Nuova Guinea, un nuovo appello affinché “finisca la guerra”, che “è sempre una crudeltà”.

“I bambini nella guerra soffrono tanto”, ha ribadito Francesco citando il suo recente incontro con i bambini dell’Ucraina: “questi bambini e bambine devono cominciare a camminare, a muoversi con gambe e braccia artificiali. Hanno perso il sorriso. È molto brutto molto, è molto triste quando un bambino perde il sorriso”. Citando la Lettera ai Romani, dove san Paolo parla di un universo che “geme e soffre come nelle doglie del parto”, a causa dell’uomo che lo ha sottoposto alla “schiavitù della corruzione”, il papa nella catechesi ha commentato: “questo resta vero oggi come allora”.

“Vediamo lo scempio che del creato ha fatto e continua a fare l’umanità, soprattutto quella parte di essa che ha maggiori capacità di sfruttamento delle sue risorse”, la denuncia. L’antidoto, come ci insegna San Francesco nel suo Cantico delle Creature, è “anteporre la gioia del contemplare a quella del possedere. E nessuno ha gioito delle creature più di Francesco d’Assisi, che non ne ha voluto possedere nessuna”.

“Il nostro cuore assomiglia a quell’abisso deserto e tenebroso dei primi versetti della Genesi. In esso si agitano sentimenti e desideri opposti: quelli della carne e quelli dello spirito”, l’immagine della parte finale della catechesi. “Siamo tutti, in un certo senso, quel ‘regno diviso in sé stesso’ di cui parla Gesù nel Vangelo”, ha attualizzato Francesco: “Intorno a noi possiamo dire che c’è un caos esterno, sociale e politico – pensiamo alle guerre, a tanti bambini che non hanno da mangiare, a tante ingiustizie sociali – e un caos interno ad ognuno di noi”.

“Non si può sanare il primo, se non si comincia a risanare il secondo!”, la tesi del Papa, che ha concluso a braccio: “Facciamo un bel lavoro per fare della nostra confusione interiore una chiarezza dello Spirito Santo. E’ la potenza di Dio che fa questo, e noi apriamo il cuore perché lui possa farlo. Che questa riflessione susciti in noi il desiderio di fare esperienza dello Spirito creatore. Da oltre un millennio la Chiesa ci mette sulle labbra il grido per chiederlo: ‘Veni creator Spiritus!’, Vieni o Spirito creatore! Visita le nostre menti. Riempi di grazia celeste i cuori che hai creato. Chiediamo allo Spirito Santo che venga a noi e ci faccia persone nuove, con la novità dello Spirito”.

 

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Eventi religiosi in diocesi

La processione del Corpus Domini

29 Mag 2024

di Angelo Diofano

Domenica 2 giugno, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, si svolgerà la grande processione eucaristica per le vie del Borgo. Alle ore 19 ci si ritroverà, come ogni anno, nel Nuovo tempio di Sant’Antonio, in via Duca degli Abruzzi, per la santa messa solenne presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero. Per l’occasione sarà aperta la cripta di Santa Rita da dove partirà la processione introitale. Al termine della celebrazione eucaristica, attorno alle ore 20, si snoderà la processione con la partecipazione degli scout, di tutte le confraternite, dell’Unitalsi, del Centro volontari della Sofferenza, dei ministranti, dei ministri istituiti, dei Cavalieri del Santo Sepolcro e di quelli dell’Ordine di Malta, dei diaconi, del clero diocesano e religioso, del Capitolo Metropolitano, con l’ostensorio che sarà retto dall’arcivescovo. Questo l’itinerario: via Duca degli Abruzzi, via Di Palma, piazza Immacolata, via D’Aquino fino a piazza della Vittoria, dove la processione si concluderà con l’allocurazione dell’arcivescovo che impartirà la solenne benedizione eucaristica.

L’apposita segnaletica renderà evidente il divieto di sosta su entrambi i lati delle strade interessate alla processione. Gli abitanti delle vie comprese nell’itinerario sono invitati ad addobbare i balconi, così come i commercianti, nelle loro possibilità, a lasciare accese le insegne dei loro negozi per un degno omaggio al passaggio del Santissimo Sacramento. Per permettere la massima partecipazione, in tutte le chiese la messa vespertina verrà opportunamente anticipata.

La festa del Corpus Domini fu istituita l’8 settembre 1264 da papa Urbano IVcon la Bolla “Transiturus de hoc mundo”, promulgata da Orvieto, residenza del Pontefice. L’anno precedente si era verificato il famoso miracolo di Bolsena, le cui reliquie si conservano nel duomo di Orvieto. La venerazione del Santissimo Sacramento ebbe origine in Belgio nel 1246 come festa della diocesi di Liegi. Il suo scopo era quello di celebrare la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia. L’introduzione di questa festività nel calendario cristiano si deve principalmente a suor Giuliana di Cornillon, agostiniana, vissuta nella prima metà del tredicesimo secolo. Nel 1208 la religiosa ebbe una visione in cui le sarebbe apparso Cristo stesso, che le chiese di adoperarsi perché venisse istituita la festa del Santissimo Sacramento, per ravvivare la fede dei fedeli e per espiare i peccati commessi contro l’Eucarestia. Dal 1222 suor Giuliana chiese consiglio in merito ai maggiori teologi ed ecclesiastici del tempo e scrisse una petizione anche all’arcidiacono di Liegi, Jacques Pantaléon (futuro Urbano IV) e a Roberto de Thourotte, vescovo di Liegi. Furono proprio l’iniziativa e le insistenti richieste della suora a far sì che nel 1246 si convocasse un sinodo per ordinare, a partire dall’anno successivo, la celebrazione della festa del Corpus Domini. All’epoca i vescovi avevano infatti la facoltà di istituire festività nell’ambito delle loro diocesi. Si dovette aspettare però il 1264 perché la celebrazione fosse estesa a tutta la Chiesa universale da papa Urbano IV.

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Qualità della vita

L’Italia non è un paese per giovani… E Taranto è in fondo alla classifica

28 Mag 2024

di Silvano Trevisani

Non è un paese per giovani. Quello che vale per l’Italia, dalla quale milioni di giovani sono fuggiti in questi anni, vale in assoluto per Taranto, che ancora una volta è in fondo alle classifiche per la qualità della vita. Sembra non accorgersene chi amministra la città e chi è chiamato a rappresentarla in tutte le sedi. Chi si vanta di creare occupazione solo incentivando lavori effimeri e malpagati nel settore turistico o di donare felicità con qualche evento effimero e progetti che fanno più gola ai gestori che ai fruitori. Ma la verità è questa e non si può sfuggire alla realtà. La classifica annuale della Qualità della vita per il 2024, realizzata dal quotidiano economico “Il Sole 24Ore”, colloca Taranto, per il benessere giovanile, al 106° posto. Fa peggio solo la provincia Sud Sardegna, per altro un’eccezione per l’isola, dove tutte le altre province se la cavano abbastanza bene. A differenza della Puglia, dove il posto più “alto” in classifica se lo aggiudica Lecce, che è soltanto 92sima.

Disoccupazione

Insomma, se per gli anziani e i bambini le cose vanno un po’ meglio, è proprio per i giovani, le generazioni del domani, che la cose vanno proprio male. È proprio la disoccupazione giovanile, assieme al bassissimo numero di laureati, a spingere più in fondo la città. Non c’è lavoro (è occupato meno del 32% dei giovani); i laureati sono pochissimi, e qui raggiungiamo il fondo della classifica, al 107° posto, aiutati in questo dalla mancanza di una vera università. Ma è piuttosto vero che tutti i giovani che si laureano, naturalmente in giro per l’Italia o per il mondo, quasi mai tornano. Male anche nella classifica relativa della trsformazione dei posti di lavoro a termine in tempo determinato: solo l’8,9%

È una vecchia storia: già nel 2000 realizzammo col nostro settimanale “Nuovo Dialogo” un’inchiesta tra tutti i giovani maturandi e diplomandi di Taranto e alla domanda: “dove immagini il tuo futuro dopo il diploma”, oltre il 65% rispondeva: “lontano da Taranto”. E infatti per l’indicatore dei “residenti giovani” siamo al posto 101.

Abbiamo un bel riempirci la bocca con la “bellezza” di Taranto, la sua attrattività, le crociere e i vari tour: il consumo turistico non ha mai aumentato la qualità della vita di un territorio. Semmai l’ha peggiorata. Tant’è vero che al primo posto nella classifica della qualità della vita dei giovani italiani c’è Gorizia, non proprio la capitale turistica d’Italia, seguita da Ravenna e Forlì-Cesena, e poi da Ferrara e da Cremona! La grandi città turistiche: Firenze, Venezia, Roma, Milano, no vanno più su di metà classifica. Anche Bari e Lecce, assediate da turisti avvertiti ormai come fastidio intollerabile dalla stragrande maggioranza della popolazione (cioè da chi non lavora nel settore) non brillano certo in questa classifica.

Così l’indice

Ricordiamo che, così come ci spiegano i compilatori, “l’indice della Qualità della vita dei giovani è composto da 12 indicatori. Per ciascun indicatore, mille punti vengono dati alla provincia con il valore migliore e zero punti a quella con il peggiore. Il punteggio per le altre province si distribuisce in funzione della distanza rispetto agli estremi (1000 e 0). L’indice sintetico finale è dato dal punteggio medio riportato nei 12 indicatori di riferimento, ciascuno pesato in modo uguale all’altro”.

Occorre invertire la rotta ma per farlo occorre una nuova classe politica che abbia a cuore l’interesse dei giovani e della città e non solo il proprio.

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Cinema

La distopia seducente e fracassona di “Furiosa: A Mad Max Saga”

28 Mag 2024

di Sergio Perugini

A distanza di 45 anni dal primo capitolo della saga “Mad Max” (“Interceptor”, 1979) e quasi a 10 dal suo rilancio con “Fury Road” (2015), il regista, sceneggiatore e produttore australiano George Miller si presenta in sala con una nuova, sfidante, avventura (la quinta): “Furiosa: A Mad Max Saga”, una seducente distopia visiva, dall’anima fracassona, che accosta suggestioni disturbanti di matrice sociale a una ferocia a briglia sciolta. Al centro della scena non c’è più Max Rockatansky (Mel Gibson, Tom Hardy), l’ex poliziotto guerriero della strada, ma la giovane Furiosa, in un cammino di “formazione” giocato tra sopravvivenza e grammatica della violenza, ai danni della sua dimensione valoriale e morale. Una “Odissea” che fa perno sulla vendetta. Targato Warner Bros., diretto e scritto da Miller (il copione è firmato anche da Nico Lathouris), il film ha come protagonisti Anya Taylor-Joy e Chris Hemsworth. E se il racconto è un road movie disperante e vorticoso, a colpire ancora una volta è l’orizzonte visivo, lo scenario di un deserto post-apocalittico dai colori giocati tra il Pianeta Rosso e il mondo fantastico di Arrakis, scenario in cui la dimensione antropologica è settata sulla frequenza “Homo homini lupus”.

Il cammino di formazione e vendetta di Furiosa

Terre Desolate. Furiosa (Alyla Browne) ha 10 anni e vive in un’oasi di pace nota come Luogo Verde delle Molte Madri, in mezzo a un mondo desertico, senza acqua e con scarsità di cibo. Un giorno si imbatte in un gruppo di motociclisti-predatori che la rapiscono e la portano all’accampamento guidato dal guerrafondaio Dementus (Chris Hemsworth). A provare a salvarla è la madre Mary (Charlee Fraser), che viene però torturata e uccisa dal tiranno. La giovane rimane dunque prigioniera dell’accampamento, esposta a sofferenze e cultura dell’odio. All’età di 26 anni Furiosa (Anya Taylor-Joy) ha un unico obiettivo: vendicarsi. Ad aiutarla è un guerriero solitario detto Praetorian Jack (Tom Burke). La caccia a Dementus si complica però per la battaglia di quest’ultimo con Immortan Joe (Lachy Hulme), con cui si contende le principali roccaforti di cibo, carburante e potere…

Tra “Odissea” e deserto fanta-medievale

George Miller ha disegnato il suo “Furiosa. A Mad Max Saga” come un viaggio allegorico nelle terre del male e della ferocia della giovane protagonista Furiosa, ritratta dai 10 ai 26 anni. Un cammino di “salvezza” capovolto, direzionato nel buco nero dell’odio e della vendetta a ogni costo. Furiosa è stata privata dell’infanzia e della sua famiglia, del suo mondo verde ancora incontaminato, per scoprire precocemente un universo adulto senza più regole, moralità e decenza. Una società che ha perso tutto, senso e sostanza, attraversata solo da guerrieri a cavallo di motociclette oppure alla guida di imponenti camion.
Furiosa fa esperienza del degrado e trova un modo per sopravvivere, ancorando tutto al desiderio di vendetta e al contempo di poter rivedere, almeno una volta, la sua casa. Nel corso di questa interminabile notte buia dell’umanità, a ricordare all’eroina – che l’angloamericana Anya Taylor-Joy sagoma con grinta ed efficacia – la dimensione della tenerezza è il solitario apolide Praetorian Jack; un legame però spezzato ancora una volta dalla furia cieca di Dementus.
In questo andirivieni per le Terre Desolate, a colpi di inseguimenti epici in chiave western futuristico, a conquistare non è tanto il viaggio dell’eroina, l’impianto narrativo, quanto la dimensione estetica. Cuore del film non risiede nell’azione, ma nella veste visiva. Se guardiamo infatti a “Mad Max: Fury Road” (2015), di cui “Furiosa” è lo spin-off-prequel, a lasciare un segno lì era stata proprio la componente formale: vincitore di 6 Premi Oscar tutti tecnici, in particolare per montaggio, sonoro, scenografie e costumi. E “Furiosa. A Mad Max Saga” abita lo stesso perimetro estetico, facendo però un ulteriore scatto in avanti e componendo uno scenario post-apocalittico più seducente e coinvolgente, marcato da un uso incisivo del deserto – sembra di oscillare tra la geografia di Marte e la dimensione fantastica di Arrakis in “Dune” –, riducendo quella carica narrativa fumettistica che puntellava fin troppo “Fury Road”. C’è dunque un potente e inquietante uso del deserto in chiave metaforica, come spazio post-apocalittico simbolo di una società deragliata, misera e allo sbando, senza più tracce di “Grazia”; e ancora, un deserto dell’anima, dove non ci sono più oasi di umanità e di moralità. Un mondo condannato irreparabilmente all’infelicità.

Distopie che inquietano il presente

“Anche se le storie sono ambientate in un futuro degradato – sottolinea il regista – fondamentalmente torniamo a comportamenti quantomeno medievali, pre-medievali o neo-medievali, quelli in gioco nelle dinamiche delle strutture di potere (…). Quindi, in un certo senso, è un salto nel passato. E mentre lo osserviamo nel presente, lo misuriamo con lo zeitgeist attuale e con le cose che stiamo sperimentando nel nostro tempo, perché questi modelli sono fondamentalmente gli stessi”.
George Miller inquieta, disturba e sfida con il suo film “Furiosa. A Mad Max Saga”, perché ci lancia una provocazione allegorica che trova punti di contatto con le nostre paure, l’incubo di un domani non troppo lontano dove regole e schemi sociali possono saltare per poche risorse naturali, dando libero campo a una violenza senza ritorno. In questo Miller è stato tra gli apripista delle narrazioni distopiche tra gli anni ’70-’80 con i primi tre titoli della saga di “Mad Max”, rinverdita poi nell’ultimo decennio. Riflessioni sempre più ricorrenti a ben vedere tra cinema e serie Tv: basta richiamare “Blade Runner” (1982) e “Blade Runner 2049” (2017) oppure la serie rivelazione Hbo “The Last of Us” (2023, su Sky e Now), come pure le saghe young adult “Hunger Games” (2013-23) e “Divergent” (2014-16). Uno storytelling di incubi e angosce su un mondo disordinato e votato alla ferocia, dove l’umanità perde la sua civiltà e prossimità. Il passaggio fosco dal Noi all’Io, senza vie di ritorno.
“Furiosa. A Mad Max Saga” si muove su questa scacchiera con grande efficacia, data l’esperienza narrativa di Miller e la sua carica “visionaria”. Un film ovviamente di genere, per appassionati e palati forti, capaci di governare una violenza insistita e metafore nere di un’umanità senza più speranza.

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Gaza sotto assedio

Striscia di Gaza, Amnesty International: “Attacchi aerei hanno ucciso 44 civili”. Nuova indagine sui crimini di guerra israeliani

foto Afp-Sir
28 Mag 2024

Amnesty International ha reso nota una nuova indagine su attacchi aerei israeliani che, lo scorso mese, hanno ucciso 44 civili palestinesi tra cui 32 bambini nella Striscia di Gaza. Almeno altre 20 persone sono rimaste ferite. L’organizzazione per i diritti umani ha dichiarato che “questi nuovi attacchi dovrebbero essere indagati dalla Corte penale internazionale come crimini di guerra”. Per l’organizzazione gli attacchi – uno su al-Maghazi il 16 aprile e due su Rafah il 19 e il 20 aprile – costituiscono “ulteriori prove dell’ampio schema di crimini di guerra commessi dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza negli ultimi sette mesi”. “Dalle nostre ricerche sono emerse prove conclusive di attacchi illegali delle forze israeliane proprio mentre il procuratore della Corte penale internazionale chiedeva mandati di cattura per alti dirigenti di Hamas e di Israele, compreso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Di fronte all’espansione dell’offensiva israeliana via terra a Rafah, questi casi illustrano l’urgente necessità di un immediato cessate il fuoco”, ha dichiarato Erika Guevara Rosas, direttrice delle ricerche di Amnesty International. “Nonostante le crescenti richieste che si ponga fine ai trasferimenti di armi verso Israele, una risoluzione del Consiglio di sicurezza che ordina il cessate il fuoco e le dichiarazioni dei leader del mondo contrari all’offensiva di terra a Rafah – ha aggiunto Guevara Rosas – l’esercito israeliano ha continuato a espandere le sue operazioni, compresi gli incessanti attacchi contro i civili”. “Quelli che abbiamo documentato oggi illustrano uno schema palese, attuato negli ultimi sette mesi, di attacchi israeliani contrari al diritto internazionale che hanno ucciso civili palestinesi nella totale impunità e che hanno mostrato uno spietato disprezzo per la vita umana”, ha commentato Guevara Rosas. Dall’ottobre 2023 Amnesty International ha condotto indagini approfondite su 16 attacchi aerei delle forze israeliane che hanno ucciso 370 civili, tra cui 159 bambini, e ferito altre centinaia di persone. Amnesty International ha riscontrato, si legge in una nota, “prove di crimini di guerra israeliani, tra cui attacchi diretti contro civili o attacchi indiscriminati così come altri attacchi illegali e punizioni collettive nei confronti della popolazione civile della Striscia di Gaza”. Per realizzare quest’ultima indagine, Amnesty International ha intervistato 17 tra sopravvissuti e testimoni, ha visitato i luoghi degli attacchi e un ospedale dove erano ricoverati i feriti, ha fotografato e messo a disposizione di esperti i resti delle munizioni usate, ha analizzato fotografie e video ottenuti da fonti locali o disponibili sulle piattaforme social, nonché immagini satellitari. In tutti e tre i casi, Amnesty International non ha rinvenuto alcuna prova che, nei luoghi presi di mira dall’esercito israeliano o nei loro dintorni, vi fossero obiettivi militari. Le prove raccolte da Amnesty International indicano anche che le forze israeliane non hanno avvisato, quanto meno le persone che vivevano nei luoghi colpiti, prima di lanciare gli attacchi. Amnesty International ha anche documentato violazioni del diritto internazionale ad opera di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi il 7 ottobre e in seguito, tra cui l’uccisione intenzionale di civili, la cattura di ostaggi e il lancio di attacchi indiscriminati coi razzi contro Israele. Amnesty International continua a sollecitare Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi a rimettere in libertà tutti i civili che sono ancora in ostaggio a Gaza. La cattura di ostaggi è un crimine di guerra.

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