Popolo in festa

Crispiano, festa patronale in onore della Madonna della neve

30 Lug 2024

Sono entrati nel vivo a Crispiano i solenni festeggiamenti patronali in onore della Madonna della neve (3-4-5 agosto) a cura della parrocchia della chiesa madre retta da don Michele Colucci. “La festa patronale che torniamo a celebrare con rinnovato entusiasmo deve ricordarci ogni anno chi siamo e da dove veniamo. Veniamo da una storia antica della quale celebriamo quest’anno un anniversario importante: i 70 anni dell’incoronazione della statua della Vergine e del Bambino con le nuove corone in oro donate generosamente dai crispianesi nel 1954” – dice il 55enne sacerdote crispianese. La novena in preparazione alla festa (27 luglio – 4 agosto, ore 8 e ore 19) viene predicata dal parroco. 

Il programma civile prevede, per la serata del 3 agosto in piazza Madonna della neve, l’esibizione dei “Febi armonici”, gruppo musicale crispianese. Nella serata del 4 agosto farà tappa a Crispiano l’Etnodance tour 2024 dei “Tarantolati di Tricarico”, formazione musicale lucana che vanta quasi mezzo secolo di attività e collaborazioni con artisti importanti come Modena City Ramblers, Pitura Freska, Antonella Ruggiero, Jovanotti, Giorgia, Eugenio Finardi, Biagio Antonacci, oltre che la partecipazione alle dirette televisive di due Capodanno su Raiuno (“L’anno che verrà”, edizioni 2017 e 2019) presentate da Amadeus. Nella serata del 5, esibizione del gran concerto bandistico “Città di Francavilla Fontana” diretto dal maestro Ermir Krantja. Le giornate del 3 e 4 agosto saranno allietate dalla bassa musica del “Tamburo di Mola di Bari”. Il 5 agosto, a conclusione della festa, intorno alla mezzanotte, spettacolo di fuochi pirotecnici sulla via per Martina Franca a cura della Pirotecnica Moderna di Genzano di Lucania (Potenza). L’artistica illuminazione (con accensione musicale) sarà predisposta dalla ditta Memmola di Francavilla Fontana.

Il giorno centrale della festa è il 5 agosto, solennità della Madonna della neve, la cui data è quella indicata nel Messale romano come “festa della dedicazione della basilica di Santa Maria maggiore”, il cui titolo latino è Sancta Maria ad nives. Il soffitto della chiesa madre di Crispiano riprende architettonicamente, anche se in maniera più modesta, quello della celebre basilica romana. La pia tradizione vuole che sia stata la stessa Vergine Maria a indicare e ispirare la costruzione di una chiesa a lei dedicata sull’Esquilino. Apparendo in sogno contemporaneamente al pontefice Liberio (papa dal 352 al 366) e al patrizio romano Giovanni, la Madonna chiese la costruzione di un tempio in suo onore, in un luogo che lei stessa avrebbe miracolosamente indicato. E infatti, il mattino del 5 agosto 352 (o, secondo altre fonti, 358) il colle romano dell’Esquilino apparve inspiegabilmente ammantato di neve. Il Papa tracciò il perimetro della nuova chiesa e il nobile Giovanni provvide alla costruzione dell’edificio, ritenuto il tempio mariano più antico dell’Occidente e da sempre una delle più importanti basiliche di Roma. L’arrivo a Crispiano di questo titolo attribuito alla parrocchia si deve a mons. Giuseppe Antonio de Fulgure, arcivescovo di Taranto dal 1818 al 1833, il quale nel 1826 istituiva la prima parrocchia crispianese denominandola appunto “Santa Maria della neve”, quando Crispiano era ancora un villaggio dipendente amministrativamente da Taranto (sarebbe divenuto comune autonomo nel 1919). Da allora il popolo di Crispiano, che già onorava la Madonna col semplice titolo di “Santa Maria di Crispiano” presso la cosiddetta “Chiesa vecchia” risalente al sec. XIV e situata vicino alle grotte del Vallone, si è messo sotto la protezione di Maria. Subito dopo la Seconda guerra mondiale, la Madonna della neve venne proclamata protettrice di Crispiano (5.8.1945). La statua della Vergine venne solennemente incoronata durante l’Anno mariano (5 agosto 1954).

La festa richiama ogni anno un gran numero di crispianesi che per vari motivi dimorano lontano dal paese d’origine. Questo il programma delle celebrazioni del 5 agosto: alle ore 8, santa messa presieduta da don Alessandro Fontò, viceparroco della basilica di San Martino in Martina Franca; alle ore 9,30 presiede don Franco Bonfrate, collaboratore della Concattedrale Gran Madre di Dio, con  professione dei nuovi aderenti dell’arciconfraternita di Santa Maria della neve e del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo; alle ore 11 santa messa dei parroci, dei sacerdoti e dei religiosi crispianesi presieduta da don Diego Semeraro, già parroco della Santa Famiglia in Martina Franca, per il suo 80° compleanno. Alle ore 18 santa messa presieduta dal parroco, al termine della quale avrà luogo la tradizionale consegna delle chiavi della città alla celeste patrona da parte del sindaco Luca Lopomo e la suggestiva, partecipatissima processione dell’immagine della Madonna della neve che quest’anno per la prima volta raggiungerà la frazione di San Simone, dove la santa messa sarà presieduta dal parroco don Francesco Simone per i 20 anni di ordinazione sacerdotale.

Informazioni: 099616027-3407702255 – Facebook: parrocchiasantamariadellanevecrispiano

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Oratori estivi

Dalla strada al Paradiso: l’oratorio al piazzale Nenni (quartiere Paolo VI)

29 Lug 2024

di Edoardo Belfiori e Marco Melis *

“Li avete sempre con voi” (Mc 14, 7), si intitola così il sussidio che ci sta accompagnando in questa nostra esperienza missionaria nel quartiere Paolo VI di Taranto. Questa frase del Vangelo, che fu ripresa da papa Francesco in occasione della quinta Giornata Mondiale dei Poveri, è perfetta per noi. Breve ed efficace, ci è arrivata dritta al cuore appena l’abbiamo letta, nel momento in cui ci è stato presentato il sussidio, ricco al suo interno di documenti e storie relative all’oratorio e all’educativa di strada. Gesù ci dice che i poveri sono davvero sempre con noi, in ogni momento, specialmente nel nostro cuore. Lo sono sia quando siamo fisicamente con loro e ci mettiamo al loro servizio sia quando, per qualsiasi motivo, ce ne dobbiamo allontanare.

I poveri sono in mezzo a noi e non possiamo ignorarli, né tantomeno contarli. L’invito che ci fa Gesù è di farli diventare parte della nostra vita e strumento di salvezza. Dobbiamo amarli e abbracciarli tutti. È dunque fondamentale che non esista niente che possa abbattere il nostro carisma missionario.
In questa esperienza missionaria siamo stati chiamati come servizio primario all’animazione di strada, ovvero al tentativo di portare la gioia e il sano divertimento dell’oratorio per le strade del quartiere Paolo VI. Più precisamente, la comunità con cui stiamo lavorando ci ha indicato come zona di interesse specifico il piazzale Nenni del quartiere Paolo VI. Questo nostro servizio con l’oratorio di strada si è svolto di mattina con l’obiettivo di portare ai ragazzi del quartiere, che vivono ogni giorno la strada, una proposta sana di divertimento e gioco insieme per capire come si possa approcciare alla vita di strada in maniera moderata e un minimo organizzata pur non rinunciando al divertimento ma, contrariamente, ampliandolo.

 

Il piazzale

Piazzale Nenni sembra un luogo dimenticato da Dio e sicuramente dagli uomini, tranne che per chi ci vive: un luogo indimenticabile. Un enorme piazza bruciata dal sole e dagli incendi dolosi della spazzatura abbandonata che è evidente come si espandano in tutta la piazza ricoperta di sterpaglie secche e rifiuti abbandonati.

Un luogo disabitato? No: la piazza è circondata da enormi palazzi che ne seguono precisamente il contorno. I cosiddetti “grattacieli” – grigi palazzoni residenziali – si stagliano sopra la piazza di terra e spazzatura bruciate. Il binomio cromatico formato dal grigio dei palazzi e dal giallastro e il nero delle sterpaglie della piazza è impressionante.

Dalle finestre e dai terrazzi, ammassati come celle d’api, si affacciano timidi volti mezzi nascosti a causa del caldo e per chissà quali sentimenti di vergogna o di diffidenza ma che comunque portano a preferire il nascondimento.  Una luce che non brucia come il sole sono queste suore che sfidano gli occhi minacciosi di chi sa che la loro opera ha il potenziale di svuotare i vivai della malavita, di chi sa che l’Amore libera e di chi vuole persone schiave della loro povertà. Queste donne consacrate sfidano il caldo e l’imbarazzo, tutto ciò per far scendere dalle loro case-celle questi giovani dai cuori ancora incorrotti, ancora permeabili all’Amore. Sfidano le minacce della criminalità e della sua cultura mafiosa, le richieste assurde delle famiglie del posto disincentivando l’assistenzialismo e incarnando la Carità, ma solo nella Giustizia e nella Verità.

Il quartiere Paolo VI è difficile, di periferia pura, i ragazzi subiscono tanto la povertà e la microcriminalità. Il Piazzale è un concentrato all’ennesima potenza di tutto ciò. Tutti i ragazzi vivono situazioni molto complicate, vittime innocenti della cultura mafiosa che pervade le strade del quartiere. Tra parenti in carcere o che vivono attivamente il giro di criminalità della zona, genitori con problemi di tossicodipendenza e tutti i traumi che ne derivano, i ragazzi di questo quartiere crescono indubbiamente di fretta, obbligati a capire e interiorizzare le regole della strada fin dai primi anni d’infanzia. La loro vita incomincia in questo modo e si sviluppa di conseguenza: pochissime le speranze di un futuro diverso e ancor meno sono proprio le possibilità anche solo di immaginarselo. È impressionante vedere come facciano fatica ad ipotizzare, sognare, un futuro più onesto e roseo.

Dalla strada all’oratorio

Nonostante tutto ciò, la cui narrazione è chiaramente necessaria per comprendere il contesto di questa esperienza e le sue dinamiche, stiamo assistendo a tanti piccoli grandi miracoli e siamo assolutamente consapevoli di star vivendo un’esperienza meravigliosa che ci sta insegnando tanto.

Nel concreto, stiamo facendo un’attività di oratorio di strada, che abbiamo deciso di intitolare a Michele Magone, nella sua forma più semplice e concreta: andiamo in piazza la mattina, facciamo scendere i ragazzi e giochiamo con loro a casa loro, ovvero per strada.  La ricetta di questo lavoro? Megafono, musica, due palloni e una bella dose di audacia. Tra qualche parolaccia, qualche bestemmia, qualche litigio e un po’ di polemiche qua e là, siamo riusciti a portare i ragazzi di strada in oratorio!

Non solo si sono fidati di noi e si sono lasciati introdurre e accogliere in oratorio, ma si stanno trovando bene e dicono che hanno intenzione di tornare anche a settembre – preghiamo! – e pensiamo non ci sia risultato più bello di questo! I ragazzi di qua sono davvero speciali: nonostante vivano situazioni estremamente gravi, delicate e precarie – o forse proprio grazie a ciò -, si sono subito affezionati a noi apprezzando profondamente il nostro stare con loro, sprizzando gioia quando giochiamo insieme e mettendosi immediatamente in gioco nelle attività dell’oratorio che gli sono proposte. Dal canto nostro, ci siamo altrettanto velocemente affezionati a loro. Sono bellissimi: hanno dei volti innocenti e gioiosi, con un semplice sguardo riescono a comunicare il loro bisogno di amore e cura e la loro necessità di trovare un qualcosa che possa donargli – e nel tempo alimentare – la speranza di un futuro migliore: saperli in pericolo ci tormenta.

Li avete sempre con voi – conclusione

Quanto stiamo vivendo è per noi veramente testimonianza di come il Signore sia davvero ovunque, soprattutto nei luoghi e nei cuori dei ragazzi più poveri e dimenticati. Quest’esperienza ci sta consentendo di comprendere quanto i poveri li abbiamo davvero sempre con noi. Non solo, siamo sicuri che ce ne andremo da qui con la speranza viva che i ragazzi che il Signore ha messo sulla nostra strada in questa esperienza compiranno il loro percorso di crescita e riusciranno a completare il proprio itinerario dalla strada al Paradiso.

 

*Gruppo missionario Taranto

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Iniziative estive

Mercoledì 31, sull’Isola di San Pietro, Enzo Gragnaniello e l’Orchestra della Magna Grecia

29 Lug 2024

Mercoledì 31 luglio alle 20.00 sull’Isola di San Pietro, progetto in via eccezionale ospitato dalla Marina Militare: “Tiempo ‘e veleno”, concerto con Enzo Gragnaniello e l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Piero Romano. Insieme con il cantautore napoletano, i musicisti Martino De Cesare (chitarra) e Marco Caligiuri (batteria).
Prenotazione obbligatoria traghetto (6.10 euro), imbarco alle 18.30.

Quinto appuntamento con il Magna Grecia Festival dal sapore doppiamente speciale: la spettacolare bellezza del sito che ospiterà il programma musicale in questione che coincide con la pubblicazione dell’album fresco di stampa legato allo stesso progetto che vede protagonisti l’ico Magna Grecia e Gragnaniello, artista con il quale l’orchestra in passato ha realizzato momenti musicali di grande spessore.

Enzo Gragnaniello, cantautore napoletano, è considerato uno dei maggiori autori e interpreti italiani. Durante la sua attività ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui quattro Targhe Tenco. Ha scritto testi e composto musica anche per altri artisti. Tra questi, Andrea Bocelli, Mia Martini, Roberto Murolo, Ornella Vanoni e Adriano Celentano. Ha frequentato le elementari nella scuola “Oberdan”, dove ebbe come compagno di classe Pino Daniele.

Fra i progetti condivisi con l’Orchestra Magna Grecia, anche “Viento ‘e terra”, un sentito tributo al suo amico fraterno Pino Daniele. «Ci eravamo incontrati spesso – dice Gragnaniello – anche in Toscana, dove risiedeva. Non mi rivolgevo mai a Pino “l’artista”, parlavo con Pino “l’amico”, mio vecchio compagno di scuola: quando ci guardavamo e restavamo in silenzio, quei momenti li riempiva la musica, eseguita con le nostre due chitarre. “Viento’ ‘e terra” è stato uno dei progetti condivisi con l’Orchestra della Magna Grecia, con la quale ho grande affiatamento, tanto da aver realizzato anche l’album legato a quest’ultimo progetto. Pino, a proposito di questa collaborazione, avrebbe parlato di “feeling sicuro”, un sentimento che diventa ogni volta più forte».

«La nostra città – dichiara il direttore Piero Romano – è ricca di luoghi nei quali è possibile avvertire cultura e, di conseguenza, amarla incondizionatamente; l’Orchestra della Magna Grecia lo scorso anno in occasione del MAP Festival, è stata la prima a tenere un concerto all’Isola di San Pietro, motivo che ci ha reso orgogliosi, tanto che resteremo eternamente grati alla Marina Militare».

Scopo dell’intera rassegna è quello di rivolgere con la musica e l’Orchestra della Magna Grecia una dedica ai nostri incomparabili tramonti, offrendo al pubblico e ai turisti momenti di grande emozione, bellezza e alto profilo culturale. Protagonisti della rassegna giunta alla ventunesima edizione, siti, masserie e villaggi fra i più noti e attrattivi della nostra provincia.

La rassegna, con la direzione artistica del maestro Piero Romano è a cura dell’Orchestra della Magna Grecia, in collaborazione con il Comune di Taranto e la Marina Militare. Particolare ringraziamento, inoltre, a titolari e direttori dei lidi che in queste settimane offrono ospitalità e collaborazione all’intero programma. Il Magna Grecia Festival è stato realizzato anche grazie al sostegno di Banca BCC di San Marzano di San Giuseppe, Teleperformance, Varvaglione Vini, Ninfole Caffè, Programma sviluppo, Baux cucine e Five Motors. Patrocinio della Regione Puglia.

“Tiempo ‘e veleno”, concerto con Enzo Gragnaniello e l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Piero Romano.
Prenotazione obbligatoria (online vivaticket) traghetto (6.10 euro), imbarco alle 18.30.
Info: Orchestra Magna Grecia Taranto – Via Ciro Giovinazzi 28 (392.9199935): orchestramagnagrecia.it .
Il Magna Grecia Festival è presente anche su Facebook e Instagram.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Lotta all'emarginazione

Funerali a Scampia, mons. Battaglia: “Evitare un crollo sociale in tutte le periferie d’Italia”

foto Ansa-Sir
29 Lug 2024

di Riccardo Benotti

“Gli abitanti di Scampia, che per già molto tempo hanno subito etichette mediatiche frettolose e generalizzanti, che hanno tanto lottato per scrollarsi di dosso un’opinione pubblica che legge le situazioni con una superficialità spesso più attratta dalla decadenza del male che dai tanti segni primaverili di riscatto, oggi si ritrovano qui, insieme all’intera città, per piangere Roberto, Patrizia, Margherita e per pregare per la guarigione di Carmela, Martina, Giuseppe, Luisa, Patrizia, Mya, Anna, Greta, Morena Suamy e Annunziata, vittime di un crollo che va ben oltre le macerie di cemento e ferro, assurgendo a simbolo di un crollo sociale che deve essere arginato, prevenuto, evitato, non solo qui ma in tutte le periferie della nostra città, del nostro Sud, della nostra Italia”: così mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nell’omelia pronunciata questa mattina per i funerali delle vittime del crollo del ballatoio della Vela Celeste. “Periferie che possono rinascere, che possono diventare simbolo di una resurrezione possibile, come ci insegna proprio la nostra Scampia che, al di là di certe narrazioni parziali e stereotipate, ha saputo sempre rialzarsi, diventando un esempio di autentica resilienza e riscatto, grazie all’onestà e all’impegno di tanti suoi figli e figlie, Chiesa, società civile e istituzioni che, quando si alleano per il bene comune, possono compiere veri e propri miracoli”, ha precisato l’arcivescovo.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Angelus

La domenica del Papa – Offrire, rendere grazie, condividere

foto Vatican media-Sir
29 Lug 2024

di Fabio Zavattaro

Le parole del quarto Vangelo ci fanno riflettere sulla famosissima pagina della moltiplicazione dei sei pani e due pesci, il mistero di Gesù come nutrimento di vita. Domenica scorsa Marco ci ha raccontato il momento in cui, per lasciarsi alle spalle la folla e dare un riposo ai suoi, arrivati all’altra riva trovano ancora folla. Qui l’aspetto interessante – non possiamo pensare che Gesù non sapesse che avrebbero trovato numerosi uomini e donne a attenderli – è proprio il dialogo che si sviluppa tra il Signore e gli apostoli, in quei giorni in cui “era vicina la Pasqua”, scrive Giovanni. Sottolineatura non indifferente nel nostro riflettere, quasi a significare qual è il vero cibo che nutre la vita dei discepoli.
Il dialogo allora. È Gesù che, vista la folla, chiede a Filippo: dove possiamo comperare il pane perché tutta questa gente abbia da mangiare. Gesù, i dodici non sono certo ricchi, e infatti la cifra raccolta – duecento denari – non basta a sfamare nemmeno un quinto di quella folla. Ma ecco che Andrea avvicina un ragazzo che possiede sei pani d’orzo, il pane dei poveri, e due pesci. Ancora una volta il racconto dell’evangelista ci mostra la differenza tra gli apostoli che ragionano in termini di mercato, con la logica del mondo, e Gesù con la certezza che “tutto è possibile a Dio”. Il Signore ordina di far sedere la gente sull’erba – ecco l’eco del salmo “il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare” – e poi benedice quel poco nella cesta del ragazzo, che diventa il tanto che sfama la folla.
Già il pane, come dire il cibo: non è che siamo attenti se, come dicono le inchieste, nel 2022 un miliardo di tonnellate di cibo è andato sprecato a livello mondiale, pari al 19% del totale, mentre 783 milioni di persone soffrono la fame; in Italia lo spreco alimentare, si legge in un rapporto del Wwf, vale in Italia 15 miliardi di euro all’anno, circa un punto di Pil. Scriveva padre David Maria Turoldo: “credo sia più facile moltiplicare il pane, che non distribuirlo. C’è tanto di quel pane sulla terra che a condividerlo basterebbe per tutti”.
Ma torniamo al brano del Vangelo. Papa Francesco, all’Angelus, si sofferma proprio sul ragazzo e il suo cesto per coniugare tre verbi: offrire, rendere grazie e condividere. Offrire “è il gesto con cui riconosciamo di avere qualcosa di buono da dare, e diciamo il nostro ‘sì’, anche se ciò che abbiamo è troppo poco rispetto alle necessità”. L’immagine è quella del celebrante durante la Messa quando “offre sull’altare il pane e il vino, e ciascuno offre sé stesso, la propria vita. È un gesto che può sembrare poca cosa, se pensiamo agli immensi bisogni dell’umanità”. Ma il miracolo più grande, ricorda il Papa, è proprio quello del Signore che “si rende presente in mezzo a noi, per la salvezza del mondo”.
Poi, rendere grazie: “dire al Signore con umiltà, ma anche con gioia: tutto quello che ho è dono tuo, Signore, e per ringraziarti io posso solo ridarti quello che Tu per primo mi hai donato, assieme al tuo Figlio Gesù Cristo, aggiungendovi quello che posso”. Tutti possiamo aggiungere qualcosa, anche semplicemente “Signore, ti amo”, e “il Signore lo accoglie”.
Infine, il terzo verbo: condividere. E torniamo così alla celebrazione, alla comunione “quando insieme ci accostiamo all’altare per ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo: frutto del dono di tutti trasformato dal Signore in cibo per tutti”. Momento bellissimo, dice il Papa, “che ci insegna a vivere ogni gesto d’amore come dono di grazia, sia per chi dà sia per chi riceve”.
Angelus nel quale Francesco ricorda che “nel mondo c’è tanta gente che soffre per le calamità e la fame”, mentre “si continua a costruire e vendere armi e a bruciare risorse alimentando guerre grandi e piccole. Questo è uno scandalo che la comunità internazionale non dovrebbe tollerare, e contraddice lo spirito di fratellanza dei Giochi Olimpici appena iniziati. Non dimentichiamo, fratelli e sorelle: la guerra è una sconfitta”.
Ha quindi parole per la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani e, ricordando il tema – Nella vecchiaia non abbandonarmi” – dice: “l’abbandono degli anziani è, infatti, una triste realtà alla quale non dobbiamo abituarci”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Martina Franca celebra Maria ss.ma del Rosario e san Domenico

29 Lug 2024

di Angelo Diofano

“Carissimi, ci ritroviamo insieme per celebrare con gioia la festa di Maria SS.ma del Rosario e di San Domenico. La speranza e l’augurio per tutti è che questa festa continui a segnare la vittoria del bene contro il male presente in noi e intorno a noi, la vittoria della preghiera sulle parole vuote e spesso offensive, la vittoria del Rosario su ogni forma di discordia e divisione. Che la splendida preghiera del Santo Rosario possa accrescere in tutti un autentico sguardo di fede”: così a Martina Franca il parroco di San Domenico, don Piero Lodeserto, e il priore della confraternita di Maria SS.ma del Rosario, Domenico Carrieri, annunciano i festeggiamenti in onore dei titolari che si terranno dall’1 all’8 agosto.

Le sante messe del triduo (1-2-3 agosto, alle ore 19) saranno presiedute da padre Marino Gemma, missionario della Consolata.

Domenica 4, solenni celebrazioni eucaristiche si terranno alle ore 7.30 (il parroco don Piero Lodeserto), ore 9 (il missionario padre Marino Gemma), ore 10.30 (mons. Salvatore Ligorio, vescovo emerito di Potenza) dal parroco don Pietro Lodeserto, ore 11.30, con supplica finale (don Federico Marino), ore19(padre Marino Gemma) e ore 20.30 (don Paolo Martucci). Sempre domenica le vie del paese saranno allietate dalla street band ‘Vagaband’ mentre lo spettacolo pirotecnico, alle ore 23 della ditta Itria Fireworks, sarà visibile da viale De Gasperi. Non mancherà l’artistica illuminazione allestita dalla ditta Vito Ciaccia di Cisternino.
Altre celebrazioni si terranno lunedì 5 alle ore 7.30-9 (per i confratelli e le consorelle defunte) – 19 e giovedì 8, festa di San Domenico, alle ore 19 con la benedizione impartita con la reliquia del Santo.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Martina Franca celebra Maria ss.ma del Rosario e san Domenico

ph Ottavio Cristofaro
29 Lug 2024

di Angelo Diofano

“Carissimi, ci ritroviamo insieme per celebrare con gioia la festa di Maria SS.ma del Rosario e di San Domenico. La speranza e l’augurio per tutti è che questa festa continui a segnare la vittoria del bene contro il male presente in noi e intorno a noi, la vittoria della preghiera sulle parole vuote e spesso offensive, la vittoria del Rosario su ogni forma di discordia e divisione. Che la splendida preghiera del Santo Rosario possa accrescere in tutti un autentico sguardo di fede”: così a Martina Franca il parroco di San Domenico, don Piero Lodeserto, e il priore della confraternita di Maria SS.ma del Rosario, Domenico Carrieri, annunciano i festeggiamenti in onore dei titolari che si terranno dall’1 all’8 agosto.

Le sante messe del triduo (1-2-3 agosto, alle ore 19) saranno presiedute da padre Marino Gemma, missionario della Consolata.

Domenica 4, solenni celebrazioni eucaristiche si terranno alle ore 7.30 (il parroco don Piero Lodeserto), ore 9 (il missionario padre Marino Gemma), ore 10.30 (mons. Salvatore Ligorio, vescovo emerito di Potenza) dal parroco don Pietro Lodeserto, ore 11.30, con supplica finale (don Federico Marino), ore19(padre Marino Gemma) e ore 20.30 (don Paolo Martucci). Sempre domenica le vie del paese saranno allietate dalla street band ‘Vagaband’ mentre lo spettacolo pirotecnico, alle ore 23 della ditta Itria Fireworks, sarà visibile da viale De Gasperi. Non mancherà l’artistica illuminazione allestita dalla ditta Vito Ciaccia di Cisternino.
Altre celebrazioni si terranno lunedì 5 alle ore 7.30-9 (per i confratelli e le consorelle defunte) – 19 e giovedì 8, festa di San Domenico, alle ore 19 con la benedizione impartita con la reliquia del Santo.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Archeologia

La Via Appia patrimonio dell’umanità: riconoscimento importante per il Sud

28 Lug 2024

La Via Appia è entrata a far parte del Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Lo ha decretato il Comitato del Patrimonio mondiale riunito a Nuova Delhi nella 46esima sessione, che ha valutato e accolto la candidatura della Via Appia, la prima promossa direttamente dal ministero della Cultura italiano. A gennaio 2023 era stato firmato il protocollo d’intesa alle Terme di Diocleziano a Roma per la candidatura della Regina Viarum, avvicinando la strada consolare al riconoscimento come sito Patrimonio dell’umanità. Un riconoscimento importantissimo che premia anche le popolazioni dei territori lungo i quali si sviluppa il suo plurimillenario tragitto e certamente per la regioni meridionali che attraversa.

Fu il poeta romano Stazio a definirla, nel I secolo dopo Cristo: “Regina viarum”, ovvero regina delle vie consolari con le quali Roma si collegava al “mondo del tempo” che corrispondeva grosso modo al suo impero. Ma molte sono le definizioni attribuite all’itinerario di oltre mille chilometri, che congiungeva Roma a Brindisi, passando per Taranto: “insignis”, “nobilis”, “celeberrima”. Un flusso ininterrotto di persone, merci, idee, civiltà, ha percorso nei secoli l’Appia, che è stata scenario e passaggio di eventi storici fondamentali. Ricordiamo tra questi la ribellione dei gladiatori guidati da Spartaco, che vennero catturati e crocifissi lungo la via fino a Capua; i pellegrinaggi diretti in Terra Santa e il passaggio degli eserciti dei Crociati e così via. Ma la via Appia fu importante anche per l’espansione del cristianesimo e poi per i grandi pellegrinaggi verso Roma, sollecitati dagli eventi giubilari. Anche per questo sono coinvolti nel progetto, oltre al ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e le istituzioni coordinate dal ministero della Cultura, anche la Pontificia commissione di archeologia sacra.

L’iscrizione alla lista del Patrimonio mondiale ha alle spalle un intenso lavoro che ha visto la partecipazione delle Regioni Lazio, Campania, Basilicata e Puglia, 13 Province e Città metropolitane, 73 Comuni, 14 Parchi e 25 poli universitari italiane e straniere. Con l’iscrizione nella Lista del Patrimonio mondiale, la Via Appia diviene il 60esimo sito italiano riconosciuto dall’Unesco. Grande la soddisfazione del ministero della Cultura, che ha promosso l’iter predisponendo tutta la documentazione necessaria. “Una straordinaria opera ingegneristica – l’ha definita, con soddisfazione il ministro Sangiuliano – che nei secoli è stata essenziale per gli scambi commerciali, sociali e culturali con il Mediterraneo e l’Oriente”.

I lavori per la costruzione dell’Appia iniziarono nel 312 a.C. per volere del censore Appio Claudio Cieco e divenne presto una delle principali grandi strade di comunicazione costruite dai Romani. Collegava Roma a Capua e poi a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi. La Via Appia è considerata un capolavoro di tecniche ingegneristiche e modello del sistema viario dell’Impero. Numerosi archeologi si sono occupati del suo tragitto e, per quanto riguarda il nostro territorio, ha lungo lavorato e pubblicato importanti lavori Arcangelo Fornaro, docente di archeologia all’Università di Bari.

Per celebrare questo importante traguardo, mercoledì 31 luglio si terrà a Roma una manifestazione alla presenza del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, del Sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, e di tutte le istituzioni pubbliche e private coinvolte in questo percorso. Ora il ministero è impegnato alle candidature “per le ville-fattorie del Chianti” e “per la cucina italiana”, ricorda il ministro.

 

 

 

 

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

L’incontro dell’arcivescovo Ciro Miniero con il Serra club di Taranto

In quell’oasi di bellezza e serenità che è la villa del diacono Mino Gentile, a Luogovivo

26 Lug 2024

Il tradizionale appuntamento estivo in quell’oasi di bellezza e serenità che è la villa del diacono Mino Gentile, socio serrano, a Luogovivo, quest’anno è stato impreziosito dall’incontro tanto desiderato con il nostro arcivescovo, Ciro Miniero. Nonostante il pomeriggio torrido i soci del Serra Club di Taranto si sono ritrovati numerosissimi intorno al presule che con grande disponibilità e attenzione ha ascoltato la presentazione delle numerose attività svolte che la presidente Maria Cristina Scapati ha descritto con la consueta amabilità. Particolare attenzione è stata rivolta all’impegno a favore del seminario minore di Poggio Galeso in cui il Serra Club, negli anni, ha arredato e costituito una cappella per la preghiera dei sacerdoti anziani grazie particolarmente alla fattiva capacità del past president Mimmo Chiffi. Importante anche il sostegno ai percorsi estivi di formazione, a Napoli l’anno scorso e a Palermo quest’anno, dei giovani seminaristi e la partecipazione attiva ai momenti principali delle loro attività.

Il ruolo del seminario è stato al centro anche delle parole di mons. Miniero che ha sottolineato come, nonostante la formazione sia rivolta solo alla piccola cerchia di sette seminaristi, essa sia determinante per aiutare i ragazzi a crescere nella loro vocazione alla vita. L’impegno fedele e quotidiano in un percorso cristianamente vissuto, nelle diverse modalità in cui il Signore ha voluto chiamarci, trova nella preparazione che si ha in età adolescenziale un momento formativo essenziale indipendentemente dalle scelte future. Il ruolo della famiglia, ha ricordato l’arcivescovo, è fondamentale, pur nella consapevolezza di come oggi sia in grande difficoltà, fra esigenze economiche e un sentire sociale sempre più distante dal dettato evangelico. Il compito dei serrani è quello di amici e sostenitori di questo percorso, di alternativa laica, per un sostegno culturale alle vocazioni costruita su una coerente testimonianza cristiana.

Maria Silvestrini, governatrice del Distretto 73 di Puglia e Basilicata, ha illustrato brevemente il tema dell’anno del Serra International: Silenzio, ascolto e comunicazione: verso relazioni autentiche. Un argomento ampio e bellissimo con molteplici sfaccettature, così come di uguale spessore quello proposto per il concorso scolastico: Il coraggio di vivere in bellezza. A mons. Ciro Miniero il Club ha chiesto il regalo di un intervento da proporre ad un più vasto pubblico per sottolineare la rispondenza della cultura cattolica ai tanti temi che i cambiamenti tumultuosi del presente ci propongono.

La serata è proseguita con la santa messa concelebrata dall’allora segretario, don Damiano Nigro, e da mons. Giuseppe Ruppi con la collaborazione del diacono Mino Gentile, davanti ad un numerosissimo pubblico di fedeli. Questa chiesa en plein air che è in Luogovivo crea una sintesi meravigliosa fra natura e preghiera, un emozionante filo che collega cielo e terra.
Una serata coinvolgente in cui il senso della prossimità e dell’amicizia è stata palpabile nell’amabilità del nostro arcivescovo, nell’ospitalità del diacono Mino Gentile, nella costante attenzione che Maria Cristina Scapati ha posto in ogni momento dalla presentazione del club fino al momento conviviale che ha concluso la serata.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Eventi formativi

Si conclude domenica a Sant’Egidio l’esperienza residenziale per i giovani

26 Lug 2024

Con la santa messa presieduta alle ore 20 nella chiesa di Sant’Egidio dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero si conclude domenica 28 l’esperienza estiva residenziale di ascolto, servizio e missione a cura del servizio diocesano per la pastorale giovanile, iniziata venerdì 26 coi giovani dai 16 ai 30 anni delle comunità parrocchiali e delle realtà degli oratori. Nella medesima celebrazione sarà ricordato l’amico Luca D’Amore, scomparso lo scorso 5 febbraio, a lungo e generosamente impegnato nel servizio di pastorale giovanile. 

L’iniziativa, dal titolo “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome” (Mt 18,20), vissuta nella parrocchia Sant’Egidio (Tramontone) è stata programmata con momenti di preghiera, ascolto di sé stessi e della Parola di Dio, esperienze di servizio in alcuni centri di volontariato, di evangelizzazione porta a porta nel territorio parrocchiale e di missione nella casa circondariale e nell’ospedale Santissima Annunziata.
La proposta del servizio diocesano è stata finalizzata a coinvolgere i ragazzi, i giovani e gli educatori della nostra diocesi in un’esperienza di Chiesa capace di arricchire il vissuto umano e di fede delle vite personali, nella certezza che la presenza di Cristo Risorto nel mondo continua attraverso l’impegno di chi lo ha incontrato e sceglie di condividerne la bellezza con ogni uomo, specialmente chi è più lontano e provato da fatica e sfiducia.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

#stopthewarnow

Gaza: i numeri dell’emergenza umanitaria

foto Afp-Sir
26 Lug 2024

di Daniele Rocchi

Sono quasi 39mila i morti nella Striscia di Gaza per i raid israeliani dall’inizio della guerra. Oltre 89mila invece i feriti, secondo il ministero della sanità di Gaza controllato da Hamas. Dal fronte israeliano, fonti dell’esercito (Idf) parlano di oltre 1.526 israeliani e cittadini stranieri uccisi, la maggior parte il 7 ottobre e nel periodo immediatamente successivo. Di questi 326 uccisi a Gaza o lungo il confine in Israele dall’inizio dell’operazione di terra. I soldati feriti sono oltre 2100. Centoventi israeliani e cittadini stranieri sarebbero ancora prigionieri a Gaza, comprese le vittime i cui corpi sono stati trattenuti. È il bilancio della guerra in corso a Gaza tra Hamas e l’esercito israeliano, dopo il 7 ottobre 2023.

Sfollati

I combattimenti proseguono intensi in tutta la Striscia e a farne le spese è la popolazione civile: stime di organismi internazionali come Oms e Onu parlano di 1,9 milioni di gazawi sfollati interni (il 90% circa del totale degli abitanti) che hanno trovato rifugio in ricoveri di fortuna, tende, scuole e strutture dell’Unrwa.

Insicurezza alimentare

L’insicurezza alimentare è diffusa: l’assistenza è insufficiente e non raggiunge allo stesso modo tutte le famiglie. Per l’Oms 346mila bambini sotto i 5 anni e 160mila donne in stato di gravidanza necessitano di ulteriore alimentazione e di integratori. Secondo la Fao, il 63% dei terreni coltivati e il 33% delle serre hanno riportato gravi danni. Si registra scarsità d’acqua, anche quella desalinizzata per scopi potabili viene distribuita tramite autocisterne a intervalli molto irregolari. Due impianti di desalinizzazione su tre lavorano a intermittenza (Fonte Oms).

Igiene

Le condizioni igienico-sanitarie sono degradanti: la maggior parte dei servizi igienici nei siti collettivi non sono funzionanti, a causa di danni alla rete e problemi settici, con conseguente fuoriuscita di liquami nelle strade in alcuni siti, e un numero limitato di servizi igienici disponibili con porte mancanti o senza acqua per lo scarico. Il caldo torrido e l’accumulo di rifiuti solidi (340mila tonnellate circa, per l’Oms) nelle vicinanze attirano insetti e zanzare, e cumuli di rifiuti vengono spesso bruciati dalle comunità nel tentativo di contenere la proliferazione di insetti e la trasmissione di malattie, con fumi tossici che rappresentano ulteriori rischi per la salute. A riguardo, dopo che nei giorni scorsi è stata rilevata la presenza del virus che causa la poliomielite in campioni di acque reflue nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano (Idf) ha comunicato di avere avviato una campagna di vaccinazione dei suoi militari e di aver attivato organizzazioni internazionali per rendere disponibili altri vaccini ai civili di Gaza.

Sanità

La mancanza di servizi di trasporto e ambulanze – 130 quelle colpite e danneggiate nel conflitto (fonte Hamas) – combinata con una grave carenza di farmaci essenziali, limita l’accesso all’assistenza sanitaria. Secondo l’Oms, a Gaza sono attualmente disponibili circa 1.500 letti ospedalieri per coprire i bisogni di oltre due milioni di persone, rispetto ai 3.500 letti prima della guerra. La mancanza di posti letto è aggravata dalla mancanza di forniture e attrezzature mediche, che portano a “morti inutili, ferite infette e amputazioni non necessarie”. Ad oggi, a Gaza, gli ospedali parzialmente funzionanti sono 15 (fonte Oms), gli ospedali da campo operativi sono 8, di cui 4 in modo parziale, i centri clinici dell’Unrwa in funzione sono 10 su 26. Diarrea (oltre 570mila casi) e infezioni respiratorie acute (circa 1 milione di casi) sono, per l’Oms, le patologie emergenti strettamente collegate alla situazione sul terreno.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Sport

La squadra olimpica dei rifugiati, testimoni universali dello spirito olimpico

26 Lug 2024

di Massimo Lavena

Quando si parla di spirito olimpico, di olimpismo, oggi molti esperti e storici dello sport ritengono che la massima espressione di questo sentimento universale di armonia e pace risieda nel “Refugee olympic team”, la squadra olimpica dei rifugiati: è stata creata dal Comitato internazionale olimpico (Cio) nel 2015, in vista dei Giochi della XXXI Olimpiade di Rio de Janeiro del 2016. A Parigi sarà quindi presente per la terza volta consecutiva ai Giochi Olimpici, e sarà composto da 37 atleti di diversa provenienza, che vivono in 15 Paesi ospitanti, e gareggeranno in 12 sport diversi: un numero crescente rispetto agli originali 10 del 2016 e ai 29 di Tokyo 2020. A Parigi il Team rappresenterà oltre 100 milioni di sfollati a livello globale. Dopo un primo periodo di accoglienza in Francia, a Bayeux – dove hanno partecipato ad alcune celebrazioni per l’80° anniversario dello sbarco in Normandia – gli atleti si trasferiranno, in vista delle gare, nel Villaggio Olimpico di Parigi, e parteciperanno alla cerimonia di inaugurazione il 26 luglio, con la novità della crociera delle squadre nazionali sulla Senna. Secondo il calendario delle reciproche gare ad alcuni atleti verrà data l’opportunità di tornare nel proprio Paese ospitante o in un campo di allenamento di propria scelta per garantire una preparazione ottimale per i Giochi Olimpici.
Il Refugee olympic team e il Refugee athlete support programme, entrambi gestiti dall’Olympic refugee foundation (Orf), consentono agli atleti d’élite che si trovano ospitati da un Paese come rifugiati politici, in quanto profughi o richiedenti asilo, e che quindi non avrebbero l’opportunità di competere ai Giochi Olimpici, di potervi partecipare sotto la bandiera dei 5 cerchi.
La stragrande maggioranza degli atleti è stata selezionata tra gli atleti rifugiati supportati dal Cio attraverso un programma dedicato all’assistenza sportiva nei campi profughi e finanziato dal programma di solidarietà olimpica del Cio e gestito dalla Orf. I 36 atleti selezionati sono ospitati dai Comitati olimpici nazionali di Austria, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Israele, Italia, Giordania, Kenya, Messico, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera e Usa. Gareggeranno in atletica, badminton, boxe, breaking, canoa, ciclismo, judo, tiro sportivo, nuoto, taekwondo, sollevamento pesi e lotta. Un progetto che parte dalle scuole, ipotizza la realizzazione in futuro anche di team anche per gli sport di squadra.

L’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha affermato: “Il team olimpico dei rifugiati dovrebbe ricordarci la resilienza, il coraggio e le speranze di tutti coloro che sono stati sradicati dalla guerra e dalla persecuzione. Questi atleti rappresentano ciò che gli esseri umani possono fare, anche di fronte a estreme avversità”. Secondo Grandi, “Lo sport può offrire sollievo, una via di fuga dalle preoccupazioni quotidiane, un senso di sicurezza, un momento di divertimento. Può dare alle persone la possibilità di guarire fisicamente e mentalmente e di tornare a far parte di una comunità”.
Per la prima volta, la squadra olimpica dei rifugiati gareggerà sotto un proprio emblema, un simbolo unificante che unisce atleti diversi e conferisce alla squadra un’identità unica. Al centro dell’emblema c’è un cuore, che trae origine dal logo della Olympic refugee foundation, per rappresentare il senso di appartenenza che la squadra vuole ispirare e che gli atleti e gli sfollati di tutto il mondo hanno trovato attraverso lo sport.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO